Alitalia: management dell’era Etihad alla sbarra?


leerit

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3 Settembre 2019
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Nell'avviso di chiusura indagini la Procura mette in fila quelli che definisce accordi "irragionevoli e dannosi" per l'ex compagnia di bandiera, che ci avrebbe rimesso almeno 87 milioni. Secondo i magistrati, quei contratti sottoscritti tra la fine del 2014 e il 2017 miravano a fare gli interessi del gruppo degli Emirati arabi. Nel 2015 Alitalia comprò in blocco 40 posti su 50 sui voli Ginevra-Firenze e Ginevra-Venezia, a 120 franchi svizzeri l'uno. La partecipata di Etihad non riusciva a venderne più di due o tre.

Accordi “incoerenti, irragionevoli e dannosi per gli interessi di Alitalia Sai“, sottoscritti con Etihad con il risultato di “avvantaggiare” la compagnia degli Emirati arabi causando a quella italiana decine di milioni di euro di perdite. È una delle contestazioni mosse dalla procura di Civitavecchia ai manager che hanno guidato Alitalia tra la fine del 2014, quando fu ufficializzato il matrimonio con il gruppo di Abu Dhabi, e il maggio 2017, quando è scattato il commissariamento. Si tratta degli ex ad Silvano Cassano e Cramer Ball, dell’allora chief operations officer Giancarlo Schisano, del cfo Duncan Naysmith e del capo della pianificazione John Shepley. Più l’allora numero uno di Etihad James Hogan. Al centro dell’accusa – che si aggiunge a quella di aver falsato i bilanci con false plusvalenze – ci sono una serie di accordi per il noleggio di aerei o per l’acquisto di posti su tratte operate da Darwin-Etihad Regional, partecipata svizzera di Etihad. Nell’avviso di chiusura indagini i pm calcolano in almeno 87 milioni il danno causato all’ex compagnia di bandiera. E scrivono che, dando il via libera a queste operazioni “antieconomiche“, gli ex manager hanno contribuito al dissesto “dissipando risorse della società”.

Il primo contratto contestato agli indagati è quello per prendere a noleggio da Etihad Regional due Atr 72 per operare sulle rotte Napoli – Palermo, Napoli – Catania, Napoli – Fiumicino e Pisa – Fiumicino. Poco dopo quell’accordo, sottoscritto nel dicembre 2014, Schisano firmò la disdetta dei contratti “con contenuto analogo” stipulati in precedenza con la controllata di Poste italiane Mistral Air. Che, essendo stata estromessa, chiese un risarcimento di oltre 11 milioni di euro (in seguito alla dichiarazione di insolvenza di Alitalia Sai è stata ammessa al passivo). Il problema, sottolineano i pm nell’avviso di chiusura indagini, è che il nuovo contratto aveva un maggior costo di 3,5 milioni di euro. Peraltro “le rotte Napoli – Fiumicino e Pisa – Fiumicino erano già ritenute non profittevoli, tanto che era stata prevista la loro soppressione per l’inizio del 2015”. Non solo: il 28 giugno 2016 l’accordo fu modificato introducendo “un ulteriore esborso per Alitalia Sai rappresentato da un contributo fisso annuo di CHF 920.000 da corrispondere a Darwin/Etihad Regional per le operazioni di manutenzione e per altri servizi di posizionamento degli aeromobili all’interno dell’aeroporto”. Si tratta di circa 844mila euro in più, al cambio attuale.

Pochi mesi dopo, il 5 marzo 2015, fu stipulato un altro contratto con cui Alitalia comprò “in blocco” 40 posti su 50 sui voli Ginevra – Firenze e Ginevra – Venezia operati sette giorni su sette da Darwin-Etihad Regional, impegnandosi a pagarli 120 franchi svizzeri l’uno “anche ove non fosse riuscita a venderli ai viaggiatori” e a garantire il riempimento dell’80% degli aerei. Questo nonostante “fosse noto che su tali tratte Darwin-Etihad Regional era stata in grado di vendere appena 2 o 3 posti per volo”. Per di più l’efficacia del contratto fu retrodatata all’1 gennaio “benché fossero già noti risultati negativi maturati nei mesi di gennaio e febbraio”. Il contratto, di 12 mesi, fu poi mantenuto fino al 299 ottobre 2016 nonostante già nel 2015 avesse causato perdite per 5,5 milioni. Ciliegina sulla torta, sempre secondo l’accusa, il fatto che “in sede esecutiva, Alitalia Sai ometteva di riaddebitare a Darwin/Etihad Regional il costo dei posti che, pur appartenenti all’insieme dei 40” pagati da Alitalia, “venivano venduti ai passeggeri dalla stessa compagnia Darwin/Etihad Regional”. Le perdite totali, in questo caso, sono stimate in 10 milioni di euro.

E ancora: nonostante anche in questo caso il business case fosse negativo, nell’aprile 2015 fu stipulato un accordo analogo a quelli delle tratte su Napoli anche per le rotte Roma – Pescara e Roma – Perugia. Idem per le rotte dalla Sicilia a Lampedusa e Pantelleria, che fino ad allora erano coperte da Mistral Air: il contratto fu rimpiazzato con uno meno vantaggioso sempre con Etihad Regional “senza alcuna previa valutazione di profittabilità.

Infine, dal marzo 2015 le tratte Venezia – Abu Dhabi e Milano Malpensa – Abu Dhabi, insieme alla rotta Fiumicino – Abu Dhabi, furono “trattate con modalità “block space free flow combo” in assenza di modifiche contrattuali che riequilibrassero il rapporto”, con “conseguente pregiudizio per gli interessi di Alitalia Sai e indebito vantaggio per Etihad Airways”. Infatti, annotano i magistrati, benché ad Etihad fosse assegnato un numero di posti sui voli predeterminato da Alitalia Sai, che operava le tratte, Etihad “poteva restituire i biglietti non venduti (pagando ad Alitalia Sai solo quelli venduti) in prossimità con la partenza del volo, limitando di fatto significativamente la possibilità” per la compagnia italiana di venderli. Le perdite stimate per Alitalia? Ben 44 milioni di euro.

Il fatto quotidiano
 
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Re: Alitalia: cambia tutto?

Nell'avviso di chiusura indagini la Procura mette in fila quelli che definisce accordi "irragionevoli e dannosi" per l'ex compagnia di bandiera, che ci avrebbe rimesso almeno 87 milioni. Secondo i magistrati, quei contratti sottoscritti tra la fine del 2014 e il 2017 miravano a fare gli interessi del gruppo degli Emirati arabi. Nel 2015 Alitalia comprò in blocco 40 posti su 50 sui voli Ginevra-Firenze e Ginevra-Venezia, a 120 franchi svizzeri l'uno. La partecipata di Etihad non riusciva a venderne più di due o tre.

Accordi “incoerenti, irragionevoli e dannosi per gli interessi di Alitalia Sai“, sottoscritti con Etihad con il risultato di “avvantaggiare” la compagnia degli Emirati arabi causando a quella italiana decine di milioni di euro di perdite. È una delle contestazioni mosse dalla procura di Civitavecchia ai manager che hanno guidato Alitalia tra la fine del 2014, quando fu ufficializzato il matrimonio con il gruppo di Abu Dhabi, e il maggio 2017, quando è scattato il commissariamento. Si tratta degli ex ad Silvano Cassano e Cramer Ball, dell’allora chief operations officer Giancarlo Schisano, del cfo Duncan Naysmith e del capo della pianificazione John Shepley. Più l’allora numero uno di Etihad James Hogan. Al centro dell’accusa – che si aggiunge a quella di aver falsato i bilanci con false plusvalenze – ci sono una serie di accordi per il noleggio di aerei o per l’acquisto di posti su tratte operate da Darwin-Etihad Regional, partecipata svizzera di Etihad. Nell’avviso di chiusura indagini i pm calcolano in almeno 87 milioni il danno causato all’ex compagnia di bandiera. E scrivono che, dando il via libera a queste operazioni “antieconomiche“, gli ex manager hanno contribuito al dissesto “dissipando risorse della società”.

Il primo contratto contestato agli indagati è quello per prendere a noleggio da Etihad Regional due Atr 72 per operare sulle rotte Napoli – Palermo, Napoli – Catania, Napoli – Fiumicino e Pisa – Fiumicino. Poco dopo quell’accordo, sottoscritto nel dicembre 2014, Schisano firmò la disdetta dei contratti “con contenuto analogo” stipulati in precedenza con la controllata di Poste italiane Mistral Air. Che, essendo stata estromessa, chiese un risarcimento di oltre 11 milioni di euro (in seguito alla dichiarazione di insolvenza di Alitalia Sai è stata ammessa al passivo). Il problema, sottolineano i pm nell’avviso di chiusura indagini, è che il nuovo contratto aveva un maggior costo di 3,5 milioni di euro. Peraltro “le rotte Napoli – Fiumicino e Pisa – Fiumicino erano già ritenute non profittevoli, tanto che era stata prevista la loro soppressione per l’inizio del 2015”. Non solo: il 28 giugno 2016 l’accordo fu modificato introducendo “un ulteriore esborso per Alitalia Sai rappresentato da un contributo fisso annuo di CHF 920.000 da corrispondere a Darwin/Etihad Regional per le operazioni di manutenzione e per altri servizi di posizionamento degli aeromobili all’interno dell’aeroporto”. Si tratta di circa 844mila euro in più, al cambio attuale.

Pochi mesi dopo, il 5 marzo 2015, fu stipulato un altro contratto con cui Alitalia comprò “in blocco” 40 posti su 50 sui voli Ginevra – Firenze e Ginevra – Venezia operati sette giorni su sette da Darwin-Etihad Regional, impegnandosi a pagarli 120 franchi svizzeri l’uno “anche ove non fosse riuscita a venderli ai viaggiatori” e a garantire il riempimento dell’80% degli aerei. Questo nonostante “fosse noto che su tali tratte Darwin-Etihad Regional era stata in grado di vendere appena 2 o 3 posti per volo”. Per di più l’efficacia del contratto fu retrodatata all’1 gennaio “benché fossero già noti risultati negativi maturati nei mesi di gennaio e febbraio”. Il contratto, di 12 mesi, fu poi mantenuto fino al 299 ottobre 2016 nonostante già nel 2015 avesse causato perdite per 5,5 milioni. Ciliegina sulla torta, sempre secondo l’accusa, il fatto che “in sede esecutiva, Alitalia Sai ometteva di riaddebitare a Darwin/Etihad Regional il costo dei posti che, pur appartenenti all’insieme dei 40” pagati da Alitalia, “venivano venduti ai passeggeri dalla stessa compagnia Darwin/Etihad Regional”. Le perdite totali, in questo caso, sono stimate in 10 milioni di euro.

E ancora: nonostante anche in questo caso il business case fosse negativo, nell’aprile 2015 fu stipulato un accordo analogo a quelli delle tratte su Napoli anche per le rotte Roma – Pescara e Roma – Perugia. Idem per le rotte dalla Sicilia a Lampedusa e Pantelleria, che fino ad allora erano coperte da Mistral Air: il contratto fu rimpiazzato con uno meno vantaggioso sempre con Etihad Regional “senza alcuna previa valutazione di profittabilità.

Infine, dal marzo 2015 le tratte Venezia – Abu Dhabi e Milano Malpensa – Abu Dhabi, insieme alla rotta Fiumicino – Abu Dhabi, furono “trattate con modalità “block space free flow combo” in assenza di modifiche contrattuali che riequilibrassero il rapporto”, con “conseguente pregiudizio per gli interessi di Alitalia Sai e indebito vantaggio per Etihad Airways”. Infatti, annotano i magistrati, benché ad Etihad fosse assegnato un numero di posti sui voli predeterminato da Alitalia Sai, che operava le tratte, Etihad “poteva restituire i biglietti non venduti (pagando ad Alitalia Sai solo quelli venduti) in prossimità con la partenza del volo, limitando di fatto significativamente la possibilità” per la compagnia italiana di venderli. Le perdite stimate per Alitalia? Ben 44 milioni di euro.

Il fatto quotidiano

Questi sono quelli a cui i dipendenti AZ avrebbero dovuto dare di nuovo fiducia votando SI?
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Questi sono quelli a cui i dipendenti AZ avrebbero dovuto dare di nuovo fiducia votando SI?



Alitalia - nella versione Alitalia Sai, quella del matrimonio con Etihad - sarebbe stata mantenuta artificiosamente in vita, facendo apparire il bilancio migliore di quello che era. Nel contempo il socio Etihad, che aveva il 49%, si sarebbe avvantaggiato «spolpando» di fatto la compagnia.

La procura di Civitavecchia chiude l'indagine sul crack della compagnia di bandiera contestando, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico a 21 indagati eccellenti: vertici, componenti del Cda, commissari e consulenti che nel corso di quasi tre anni, dal 2014 al febbraio del 2017, si sono alternati alla guida della società. A rischiare il processo, gli ex Ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Cramer Ball, l'Ad di Etihad James Hogan e diversi dirigenti e componenti del Cda e del collegio sindacale. Ma anche soggetti di cui finora non si sapeva fossero indagati: tra gli altri, l'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, il vice presidente di Intesa Sanpaolo Paolo Andrea Colombo, la vicepresidente di Confindustria Antonella Mansi - in qualità di membri del Cda -. Tra gli indagati anche l’ex sindaco di Alitalia Corrado Gatti, adesso nel cda di Intesa (autosospeso), ed Enrico Laghi, l'ex Commissario appena nominato liquidatore di Air Italy che risponde sia in qualità di consulente nonché in quella di amministratore di Midco, la società che deteneva il 51% del capitale di Alitalia Sai. Indagata in base alla legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti, anche la stessa Alitalia.

Secondo la ricostruzione dei pm, gli indagati sarebbero, a vario titolo, responsabili della bancarotta di Alitalia poiché «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbero commesso tutta una serie di falsi nell'approvazione del bilancio. «In tal modo - si legge nell'avviso di chiusura indagine - fornendo indicazione di dati di segno positivo difformi dal vero e consentendo il progressivo aumento dell'esposizione debitoria, cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società, anche aggravandolo».

Quella di Laghi appare una posizione di particolare delicatezza. Il commercialista e docente universitario è anche indagato per falso in atto pubblico poiché accettando l'incarico di Commissario straordinario ha «dichiarato falsamente» al Mise di non aver collaborato con Alitalia nonostante avesse «emesso parere su incarico della citata società» a settembre del 2015. Un parere peraltro che riguarda un passaggio centrale nella ricostruzione della procura. A Laghi era stato infatti richiesto di valutare la partecipazione in Alitalia Loyalty, la società alla quale fa capo il programma Millemiglia. Proprio un parere di Laghi, nel settembre del 2015, consentiva di iscrivere a bilancio la partecipazione a un valore di 13,3 milioni di euro.

Valore, scrivono i pm, «già deciso dal management di Alitalia Sai e già comunbicato agli stakeholder nella trimestrale al marzo 2015 e nella successiva semestrale. Un valore, secondo i pm «falso e frutto di un irragionevole e arbitrario uso della discrezionalità valutativa». I pm ricordano anche che alla sua costituzione a fine 2012, Alitalia Loyalty era sta valutata oltre 151 milioni. E che a febbraio 2014, un anno prima del drastico abbattimento della valutazione, la partecipazione era stata data in pegno a un pool di banche a fronte di un finanziamento da 150 milioni. Ancora, la valutazione era rimasta a 150 milioni in occasione della cessione da Cai a Sai degli asset Alitalia e nell’agosto precedente Etihad aveva valutato 112,5 milioni il 75% di Alitalia Loyalty, che avrebbe acquisito poi nel gennaio successivo sulla base della stessa valutazione.

Dall'avviso di fine indagini risulta che, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così «falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018». Nell'esercizio 2016, invece, le false plusvalenze ammontano a 83 milioni. Ai tre amministratori delegati che si sono succeduti nel periodo preso in considerazione dalle indagini - Cassano, Montezemolo e Cramer Ball -, e al Cfo Duncan Naysmith, viene anche contestato di aver «distratto e dissipato» altri 600 mila euro: 133 mila circa per pagare i catering organizzati in occasioni delle riunioni del Cda, quasi 6mila per una cena di gala alla Casina Valadier, a Roma e 458 mila per eventi aziendali. Spese che sono state sostenute inizialmente da Etihad ma che poi sono state «indebitamente riaddebitate» ad Alitalia.

La Stampa
 
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Re: Alitalia: cambia tutto?

Riporto fedelmente dai quotidiani di oggi:

“I testimoni del tempo parlano di un DREAM TEAM di dirigenti Etihad che la sera si riunivano in un noto hotel con vista sulla capitale cenando e gustando piatti della cucina italiana naturalmente a spese di Alitalia. Ma il punto di non ritorno tra dipendenti e dirigenti della azienda venne raggiunto in occasione del party per la festa di compleanno organizzato nel centro addestramento della nota e ben pagata responsabile dei rapporti con i passeggeri. Un party organizzato a suon di catering di lusso e che mando’ su tutte le furie i dipendenti alle prese con pesanti tagli sugli stipendi”.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Dall'avviso di fine indagini risulta che, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così «falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018». Nell'esercizio 2016, invece, le false plusvalenze ammontano a 83 milioni. Ai tre amministratori delegati che si sono succeduti nel periodo preso in considerazione dalle indagini - Cassano, Montezemolo e Cramer Ball -, e al Cfo Duncan Naysmith, viene anche contestato di aver «distratto e dissipato» altri 600 mila euro: 133 mila circa per pagare i catering organizzati in occasioni delle riunioni del Cda, quasi 6mila per una cena di gala alla Casina Valadier, a Roma e 458 mila per eventi aziendali. Spese che sono state sostenute inizialmente da Etihad ma che poi sono state «indebitamente riaddebitate» ad Alitalia.

La Stampa

Ma chi era l'auditor di Alitalia nel 2015?
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Riporto anche la notizia, in conclusione, del fatto quotidiano in cui i magistrati avrebbero contestato anche il passaggio a Sabre ritenuto “meno funzionale e più costoso rispetto alle previsioni” e per la cui implementazione Alitalia abbia “sostenuto altri ingenti costi”.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Non capisco però cosa ci sia di fraudolento e di danno alla compagnia nell'accettare di far operare le rotte con ATR a Darwin invece che Mistral a un costo maggiore ma comunque ad una compagnia del gruppo. Mi chiedo ma un imprenditore privato, a maggiar ragione per un'azienda non quotata, non può scegliersi i fornitori a proprio piacimento? Penso che esistano migliaia di casi di forniture a prezzi superiori alla media di mercato tra aziende intragruppo, i soldi rimangono nel perimetro invece di uscire. Mi pare sia alla base di tutti i processi di aggregazione tra aziende.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Non capisco però cosa ci sia di fraudolento e di danno alla compagnia nell'accettare di far operare le rotte con ATR a Darwin invece che Mistral a un costo maggiore ma comunque ad una compagnia del gruppo. Mi chiedo ma un imprenditore privato, a maggiar ragione per un'azienda non quotata, non può scegliersi i fornitori a proprio piacimento? Penso che esistano migliaia di casi di forniture a prezzi superiori alla media di mercato tra aziende intragruppo, i soldi rimangono nel perimetro invece di uscire. Mi pare sia alla base di tutti i processi di aggregazione tra aziende.

Di privato in Alitalia ci sono solo i nostri soldi
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Frasi effetto a parte, nel 2015 era un'azienda privata come tante.
Cambia poco... se quelle spese le lascio di fatto ad una procedura fallimentare ne rispondo.
L'azienda privata fa quel che vuole (quasi) con i suoi soldi ma non con quelli dei fornitori.

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Re: Alitalia: cambia tutto?

Spero che un giorno i magistrati chiedano conto del noleggio di un certo A345 che sarebbe costato un multiplo della cifra necessaria per l'acquisto.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Questo mi torna, però lo vedo a la stregua di vendere biglietti sottocosto, sono scelte opinabili ma non certo parte di un sistema svuota cassa, anche perchè sono finiti in una compagnia fallita a sua volta.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Questo mi torna, però lo vedo a la stregua di vendere biglietti sottocosto, sono scelte opinabili ma non certo parte di un sistema svuota cassa, anche perchè sono finiti in una compagnia fallita a sua volta.
Non è mai facile capire che giri fanno certe somme e dove finiscano davvero alla fine.
Fatto sta che se così operando crei un debito devi risponderne. Difficile dimostrare la diligenza di tante operazioni.

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Re: Alitalia: cambia tutto?

La mia era una domanda,. e chiedevo! Tu sempre acido come pochi ,,

no , no, che acido; e' che sembra tu ne sappia piu' e meglio di chi ha indagato per mesi/anni sulla questione, tanto che metti in dubbio la fondatezza delle richieste del PM e della GDF. Fai te.

"Dall'avviso risulta che, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così "falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018".
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

no , no, che acido; e' che sembra tu ne sappia piu' e meglio di chi ha indagato per mesi/anni sulla questione, tanto che metti in dubbio la fondatezza delle richieste del PM e della GDF. Fai te.

"Dall'avviso risulta che, per far sopravvivere la compagnia, nell'esercizio 2015 sono state registrate a bilancio false plusvalenze per 136 milioni e 700mila euro, per attestare le perdite a 199 milioni anziché a 335 milioni, facendo così "falsamente rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018".

Forse da come ho scritto si poteva non capire. La mia domanda era come si può definire che a priori ci fosse l'intenzione di sottrarre e cagionare danno in maniera volontaria a un'azienda, riferendomi proprio al caso specifico delle rotte appaltate da Mistral Air a Darwin, e facevo notare che anche vendere biglietti sottocosto è un sottrarre risorse ai creditori.. a maggior ragione ora poi che sono in amministrazione straordinaria.
 
Re: Alitalia: cambia tutto?

Daniele Martini sul Fatto Quotidiano racconta oggi il mini-pasto dei piloti di Alitalia: una mela dal diametro di appena due falangi dell’indice, una fettina trasparente di pomodoro e una di melanzana, un panino avvolto nel cellophane e non più grande del mignolo, verdurine anemiche miste in una ciotolina, due fettine esangui di bresaola con fogliette verdi di qualcosa che un tempo somigliava alla rucola. Non male, soprattutto in confronto ai banchetti e ai catering da applausi a cui erano abituati manager e vertici:
DA “RADIO PISTA” gli erano arrivate voci di catering luculliani ordinati a suo tempo dai manager italo-arabi per celebrare le nuove“strategy”, costati nel complesso 600 mila euro, e divorati dai nuovi capi, i quali, come Maria Antonietta a Versailles con la folla fuori che issava i forconi, non si vergognavano di strafare nonostante fosse chiaro a tutti che la compagnia stava perdendo inesorabilmente quota.

Come se la tragedia non li riguardasse, mai sfiorati dal dubbio che mentre ai dipendenti veniva imposto di tirare la cinghia forse loro potevano rinunciare almeno a qualche ostentazione. Qualche giornale l’aveva anche scritto di quei catering fuori luogo, ma il pilota, un tetragono aziendalista, non ci voleva credere.Il pilota ricorda che due anni fa, proprio negli stessi giorni in cui decisero di non pagare la tredicesima ai dipendenti per risparmiare, la flotta aziendale dei capi fu rinnovata con una quarantina di vistosi suv Cherokee. E poi
Come quando successe che una signora presentata come una super-manager dai nuovi padroni arabi volle dare un tocco di classe al look delle assistenti di volo della compagnia italiana imponendo a tutte, comprese compassate signore a due passi dalla pensione, di presentarsi con labbra dipinte rosso fuoco e calze color verde prato. E specificando pure cosa dovessero indossare sotto come intimo.
Repubblica racconta oggi che le accuse principali ai consigli di amministrazione che si sono succeduti tra il 2015 e il 2017 sono due.

Nel 2015 avrebbero iscritto a bilancio per 21 milioni due coppie di “slot”, «i diritti di atterraggio e ripartenza sulla tratta Roma-Londra», scrivono i magistrati, che in realtà valevano molto di più. E questo il cda, secondo la magistratura, lo sapeva bene. In mano avevano un accordo con Etihad in cui si stabiliva che quegli slot valevano 60 di milioni e che sarebbero stati ceduti a Etihad. Da dove veniva fuori quella cifra?

Da una perizia, scrivono i pm, «peraltro redatta da personale della stessa Alitalia» e che era, per la Procura, pacificamente concordata. A meno che il cda di Alitalia non fosse anche in grado di leggere nel futuro. La cifra indicata nella perizia – 21 milioni – viene infatti contabilizzata a bilancio tre giorni prima del deposito della consulenza. Come facevano a conoscerla, si chiedono i magistrati?

Certo è che per Alitalia è un grande affare. Qualche mese dopo, infatti, vendono gli slot a Etihad per 60 milioni e in queste maniera riescono a iscrivere a bilancio una plusvalenza da 39 che consente ai conti di essere più presentabili. In realtà, il grande affare lo fa Etihad che compra per 60 quello che, stando ai consulenti dei pm, valeva in quel momento 4-5 volte di più
Non è l’unica cosa bizzarra. Nel bilancio consolidato, 12 mesi dopo, viene stimata in 13 milioni e 300 mila euro la partecipazione della società in Alitalia Loyalty, il programma Millemiglia. Lo si fa sulla base di un parere rilasciato dal professor Enrico Laghi, che è anche amministratore delegato di Midco, la società proprietaria del pacchetto di maggioranza delle azioni Alitalia. Bene: secondo i periti dei pm quella partecipazione valeva almeno 150 milioni di euro così come era stata valutata nei bilanci precedenti.

Così come l’aveva stimata Ernst & Young nel 2014 (che aveva parlato di una forbice tra 168 e 195 milioni). E così come l’ha poi pagata Etihad: 150 milioni, appunto. Che ha permesso ad Alitalia di fare una grande plusvalenza (136,7) ma anche ad Abu Dhabi di fare un gran business. Ernst & Young aveva valutato che quella partecipazione, in prospettiva, potesse valere il doppio (da 300 a 350 milioni) del prezzo pagato dagli arabi.

https://www.nextquotidiano.it/alitalia-i-manager-con-i-suv-e-la-mini-mela-per-il-pranzo-del-pilota/