Milano, Armando Brunini: «Linate è più sicuro e Malpensa ha superato lo stress test, può crescere»
Parla l’amministratore delegato Sea: «Da migliorare treni e servizio taxi. E va velocizzato il sistema bagagli. Ora Alitalia sfrutti a pieno gli slot»
«Missione compiuta». Scaramantico fino all’ultimo - fedele alle origini napoletane - le tanto sospirate parole Armando Brunini le ha pronunciate mentre l’Airbus A320 di Alitalia veniva sottoposto al doppio getto d’acqua festivo ieri alle 18.02. Linate riapre, Malpensa può tornare a respirare dopo tre mesi eccezionali. «Si è trattato di una sorta di Champions League: non c’è stata soltanto l’andata (il trasloco in provincia di Varese, ndr ), ma anche il ritorno», dice al Corriere nella prima intervista da quando è diventato amministratore delegato di Sea. Per seguire le prestazioni degli scali Brunini alla sinistra della sua scrivania ha uno schermo che indica in tempo reale la puntualità dei voli, i tempi di consegna dei bagagli e l’attesa al controllo passaporti.
Il «Bridge» è terminato: che bilancio si può fare?
«Lo “stress test” è andato bene. Se ci siamo riusciti lo si deve al grande impegno anche di altri soggetti: le istituzioni locali, l’indotto, le compagnie aeree, l’Enac in particolare. Non ci siamo mai sentiti soli. Per non parlare dei passeggeri che sono stati comprensivi».
Sono stati anche tre mesi in cui lei si è giocato molto...
«Lo ammetto: all’inizio il “Bridge” l’ho vissuto come una iattura: non faccio in tempo ad ambientarmi che mi ritrovo questo tsunami operativo? Ma è stata una fortuna».
Addirittura?
«Ho triplicato la velocità con cui ho compreso l’azienda e ha permesso di compattare la squadra: c’è un forte attaccamento alla maglia Sea».
Lei parla di «stress test». Cosa ne è venuto fuori?
«Su Malpensa emergono due cose. La prima: ha retto e meglio del previsto. Il livello di performance operativa è analogo all’anno prima pur con il 40% di traffico in più».
E la seconda cosa?
«Lo “stress test” ci ha anche mostrato le fragilità e questa è una fortuna. Se le stime sono corrette arriveremo ad avere questi numeri a Malpensa tra 7-8 anni: abbiamo questo tempo per lavorarci».
Che genere di criticità?
«Il sistema del processo dei bagagli deve migliorare: nelle partenze e negli arrivi sui tempi di riconsegna. Bisognerà fare qualche intervento».
E poi?
«Toccherà agire per rendere più fluido l’accesso al Terminal 1. Eppoi c’è il tema dell’accessibilità in generale».
Ha retto il flusso su treno?
«Sì, ma dobbiamo fare di più. Le persone devono spostarsi sempre meno in auto».
Come vanno a Malpensa?
«Il 58% in macchina, il 16% in pullman, il 15% in treno. L’ultimo dato è la metà della media europea».
Come sono andati i taxi collettivi?
«All’inizio male, poi in miglioramento. Quando avremo i dati faremo una valutazione, ma non siamo del tutto soddisfatti».
Per Malpensa ora si apre uno scenario con diverse prospettive. Quali?
«L’aeroporto è sottoutilizzato e con il “Bridge” l’abbiamo visto. Deve conquistare quote di mercato».
Ma dove deve crescere?
«Deve essere un gateway regionale con voli punto a punto, ma anche - vista la dinamicità e le dimensioni del territorio - fornire i collegamenti intercontinentali. Deve muoversi su due fronti: su quello delle low cost che fanno volumi e connettività europea e sul lungo raggio perché è questo che merita Milano».
Dove guardate?
«La Cina è al vertice, ma c’è il nodo degli accordi bilaterali. Per questo spingiamo sulle liberalizzazioni: abbiamo il diritto di far crescere la connettività dell’area. Poi puntiamo ad avere più rotte con il Nord America».
E in tutto questo qual è il ruolo della nuova Linate?
«È un city airport e deve essere eccellente, per questo facciamo gli investimenti - 110 milioni di euro nel periodo 2018-2021 - nell’infrastruttura e nella tecnologia. Deve essere smart, veloce, dedicato al segmento d’affari».
C’è però un convitato di pietra a Linate: Alitalia detiene i due terzi degli slot...
«A marzo 2021 Linate sarà un gioiello, un asset riqualificato e lo stiamo consegnando di fatto a un vettore: Alitalia. Facciamo loro un grande in bocca al lupo. Da quello che leggo sui giornali il piano industriale vuole valorizzare lo scalo milanese puntando sui voli con l’Europa. È un piano che sposiamo, ma vigileremo perché gli slot vengano usati in modo efficiente».
Perché tenere sia Linate sia Malpensa?
«Uno: così distribuiamo meglio i flussi. Due: forniamo un servizio più puntuale e offriamo una gamma di prodotti completa, dal city airport premium al gateway intercontinentale e low cost. Senza parlare del cargo».
E la fusione con l’aeroporto di Bergamo-Orio al Serio?
«Se gli azionisti mi chiederanno di guardare al progetto lo farò. In generale se gli aeroporti servono bacini contigui potrebbe avere un senso dal punto di vista industriale».
Cosa fa a Milano quando non lavora?
«Molto sport e pure yoga».
Dove va spesso?
«Nella terrazza della Triennale, all’Arco della Pace per l’aperitivo e al Parco Sempione per l’attività fisica».
L’ad di una società che gestisce aeroporti guarda agli altri scali?
«Continuamente. Faccio foto e le mando allo staff. Fotografo anche i nostri terminal quando c’è qualcosa che non va».
27 ottobre 2019 | 08:48
https://milano.corriere.it/notizie/...re-9b8ab8c4-f88c-11e9-8af8-3023352e2b21.shtml