La nuova AirItaly


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Terremoto in Air Italy: via Rigotti e altri manager

Il vicepresidente resta in carica ma la gestione passa nelle mani di Dimitrov

OLBIA. Sulla carta non cambia praticamente nulla. Marco Rigotti resta vicepresidente di Air Italy e presidente di Alisarda e Aqa holding. Ma da ora in poi non avrà più un ruolo esecutivo. In altre parole, l’uomo che fino a questo momento ha rappresentato il volto di Air Italy non sarà più in primissima linea. Il potere esecutivo è tutto concentrato nelle mani di Rossen Dimitrov, manager di fiducia di Qatar Airways, nominato quasi un mese fa direttore operativo della compagnia al posto del dimissionario Neil Mills.

La novità è tutta scritta in una disposizione organizzativa di Air Italy indirizzata ai suoi dipendenti. La compagnia ci tiene quindi a sottolineare che da ora in poi bisognerà fare riferimento sempre e solo a Dimitrov. Insomma, dopo un mese di turbolenze con il vertice della compagnia totalmente rivoluzionato da dimissioni, benserviti e new entry, continua inesorabile la qatarizzazione dell’azienda. E così adesso anche Marco Rigotti, espressione del fondo Akfed che detiene il 51% delle azioni, lascia a un uomo del Qatar le deleghe esecutive che amministrava fin dalla nascita di Air Italy.

Da Rigotti a Dimitrov. Il documento indirizzato ai dipendenti parla chiaro. «In seguito alla nomina, lo scorso 3 ottobre, di Rossen Dimitrov nel ruolo di chief operating officer, il vicepresidente di Ari Italy Marco Rigotti non ha più un ruolo esecutivo e pertanto la responsabilità della gestione operativa aziendale ricade in capo a Dimitrov, in linea con l’indirizzo del cda ed è quindi a lui, necessario, riferirsi in tal senso – si legge nella disposizione organizzativa –. Il cda ha espresso la propria gratitudine a Rigotti per il ruolo di indirizzo, per la gestione e la supervisione del business durante la prima fase del nuovo piano industriale e per il continuo supporto e contributo che vorrà fornire in qualità di membro del cda di Air Italy nella nuova fase di crescita. Il chief operating officer Rossen Dimitrov si è unito ai ringraziamenti di tutto il cda esprimendo la sua profonda gratitudine per il sostegno fornito da Rigotti e per il contributo che continuerà ad assicurare in futuro per lo sviluppo di Air Italy».

Un passo di lato.
Marco Rigotti, dunque, non esce di scena. Ma è chiaro che non rappresenterà più il volto di Air Italy come ha fatto fino a oggi. Rigotti, protagonista dell’ultima e delicata fase di Meridiana fly, è stato in prima linea al momento dell’accordo con la Qatar Airways e nei primi otto mesi di vita della nuova compagnia. Poi era finito nel mirino degli attacchi partiti dai sindacati e anche della giunta regionale, in particolare per la questione del trasferimento di 51 dipendenti del centro operativo da Olbia a Malpensa. Per questa mossa, ad agosto, l’ex deputato Pd Gian Piero Scanu, non proprio uno qualunque in casa Qatar, lo aveva duramente attaccato definendolo «una anomalia da espellere».

La nuova Air Italy.
La compagnia fondata dal principe Aga Khan, che continua a detenere il pacchetto di maggioranza, continua così a cambiare il suo volto. Il peso di Qatar Airways si fa sentire e si vede nei fatti. Nel giro di poche settimane, per esempio, i piani alti della compagnia sono stati letteralmente stravolti. Per l’azienda si tratta di normali riassetti organizzativi, per altri il terremoto sarebbe stato in parte causato dai presunti risultati poco soddisfacenti in questi primi otto mesi di vita di Air Italy. Un mese fa, per esempio, era stata decapitata la direzione commerciale della compagnia. Fuori Marco Picardi, Andrea Andorno e Massimo Crippa. Un paio di giorni più tardi le clamorose dimissioni di Neil Mills, il direttore operativo di Air Italy, prontamente rimpiazzato da Rossen Dimitrov, già responsabile della gestione del frontline.Poi la nomina di altri manager: Elisabeth Milton, vice presidente nel settore delle vendite e dei canali distributivi, Nicola Pozzati, direttore delle risorse umane e dell’organizzazione aziendale, e Simona Paccioretti, responsabile del sistema di controllo interno. È di ieri, invece, la notizia dell’arrivo di Konstantinos Iliakis come nuovo Accountable manager e Chief flight e Ground operations officer. Iliakis ha preso il posto di Domenico Mazza, che controllava il centro operativo.

Manager cercasi.
Air Italy comunque non ha ancora terminato di comporre il quadro della dirigenza. Lo si capisce da un documento pubblicato da Dimitrov su Linkedin, dove si legge che la compagnia è alla ricerca di manager da inserire in diversi settori: strategie e pianificazione, trasporti cargo, alleanze e ancillari, tariffe, commerciale e tecnologie informatiche.

http://www.lanuovasardegna.it/regio...-italy-via-rigotti-e-altri-manager-1.17410764
 
Certo che da come erano partiti mi aspettavo tutta un' altra musica...invece mi sa che siamo alle solite!
 
Da lanuovasardegna:

La rivincita dei 51 dipendenti che da Olbia dovevano essere deportati a Malpensa per conservare il proprio posto di lavoro. Ma la vita è più un duro selciato che un comodo sofà. Le scelte di un’azienda sono legate a equilibri e risultati. Una convinzione tutta italiana immagina il Qatar come uno Stato che galleggia su gas e petrolio. Un nababboemirato ricco ma sprovveduto che ha troppi soldi per comprenderne il valore. Ma i manager arabi conoscono il business meglio di molti guru europei dell’economia. I qatarioti si sono comprati pezzo dopo pezzo i tesori pregiati di mezzo pianeta. Da Harrods alla Costa Smeralda, dalla maison Valentino alla casa di produzione Miramax. Solo per parlare di alcuni degli investimenti del Fondo sovrano del Qatar. Nell’ impero economico del colosso globale che ha moltiplicato i suoi petrodollari Air Italy è un piccolo investimento. Ma solo in apparenza. I vertici di Qatar Airways non hanno acquistato Meridiana, società che volava basso, per un atto di gentilezza. Per ingraziarsi i sardi e la Regione. Ma perché era indispensabile avere una compagnia con bandiera europea per dare l’assalto ai cieli del vecchio continente. Meridiana costava poco ed era stata svuotata di dipendenti e costi con l’operazione di salvataggio da parte della Regione e dello Stato. Ma era più un marchio che una compagnia, valeva poco più di 80 milioni di euro e la sua flotta era costituita solo da una manciata di Md80, aerei con oltre 30 anni di servizio. Più adatti al museo che alla pista. L’accordo con l’Aga Khan, proprietario della compagnia, che solo negli ultimi 7 anni aveva versato 600 milioni di euro per evitare il profondo rosso del vettore, consentiva al Qatar di avere il controllo della società. Un cavallo di Troia per entrare dentro uno dei mercati più ricchi. Anche se sulla base delle regole Ue il Fondo sovrano può arrivare al massimo al 49 per cento. Ma di fatto a decidere è il Qatar. Come ha dimostrato lo tsunami di queste ore. È vero che Rigotti è un uomo legato all’Aga Khan, ma in questo momento lui, e gli altri manager accompagnati all’uscita, pagano sia la difficoltà di raggiungere gli obbiettivi industriali, sia i rapporti sempre più tesi con Stato e Regione. Air Italy non ha ancora presentato il suo piano industriale. La volontà di puntare sulle rotte a lungo raggio e su Malpensa non ha prodotto i risultati attesi. Per ora. Le voci di un buco di 140 milioni di euro dopo pochi mesi di attività erano subito state smentite dai manager. Ma nessuno di loro aveva dato cifre, numeri, conti. Vero carburante della fiducia di mercati e investitori. Pesa non solo il passo incerto sul mercato globale dei cieli. Il fallimento sembra più dal punto di vista diplomatico. Nessuno in Sardegna ha percepito la volontà dei manager di voler lasciare il cuore della compagnia nell’isola. Al contrario le prime mosse sono sembrate orientate a catapultare Air Italy lontano da Olbia. Il trasferimento dei 51 dipendenti a Malpensa si è trasformato in un simbolo. Gente che doveva usare un computer non la cloche di un aereo. E avrebbe potuto farlo da Olbia o dalla Cina con la stessa efficacia. Alla fine i dipendenti trasferiti sono stati 8. Ma il contrasto era diventato conflitto. In mezzo ci sono stati un paio di incontri al Ministero dei Trasporti. Un paio di interviste al curaro. Rigotti ha puntato il dito contro la politica regionale. L’assessore ai Trasporti Carlo Careddu non nasconde la sua sfiducia verso l’ex ad di Air Italy e l’ex senatore Gian Piero Scanu ne ha chiesto in modo netto l’allontanamento. L’incontro della delegazione della Regione con l’ambasciatore del Qatar in Italia è diventato un acceleratore della rivoluzione in Air Italy. Nessuno lo dirà mai, ma a pesare sulle scelte c’è anche la geopolitica dei rapporti tra Italia e Qatar. Il Fondo sovrano ha investito molto sul nostro Paese. E la Sardegna è tra i pezzi pregiati. C’è un filo rosso che collega la Costa Smeralda, Air Italy e Mater Olbia. Tre investimenti ad alto valore aggiunto, che il Qatar deve difendere.
Impossibile pensare di non avere rapporti di buon vicinato con la politica. La Regione vuole che Olbia resti il cuore di Air Italy. E anche i freddi manager qatarioti dovranno dimostrare di avere sensibilità, perché mai come ora le ragioni del cuore fanno bene anche alla ragione sociale.

EDIT - aggiunto il link:

http://www.lanuovasardegna.it/regione/1.17410633?ref=search
 
Ultima modifica:
Se l'Aga Khan lascia comandare ad ogni livello i Qatarioti credo voglia dire che formalmente avranno pure il 49 % delle quote ma probabilmente la loro quota effettiva sarà ben maggiore e quindi li lascia fare ( linee ; strategie ; servizio, etc ). Credo che le perdite quindi non verranno ripianate per % di possesso "apparente" ma "effettiva". Viceversa sarebbe un disastro per Lui , viste le prime proiezioni economiche....
Prima Pippobello , poi Rigotti , Mazza : manca il centralinista e li avranno sistemati un po' tutti.
Qatar e i suoi non sono capaci di gestire realtà non di Lungo Raggio , esattamente come le altre Compagnie di quella Regione. Farebbero meglio a tirarsi fuori e rapidamente.
Penso che il loro tonfo economico in % farà apparire Cramer Ball come un esperto di prim'ordine.
 
Re: Articolo della "nuova sardegna" citato da AZ209

Io vorrei solo far notare la frase "i dipendenti deportati a Malpensa" ma quello che l'ha scritta ha idea di cosa voglia dire essere deportati? Per non parlare della differenza fra deportati e trasferiti. Per me quella frase squalifica tutto il contenuto dell'articolo.

Roba da matti
 
Re: Articolo della "nuova sardegna" citato da AZ209

Io vorrei solo far notare la frase "i dipendenti deportati a Malpensa" ma quello che l'ha scritta ha idea di cosa voglia dire essere deportati? Per non parlare della differenza fra deportati e trasferiti. Per me quella frase squalifica tutto il contenuto dell'articolo.

Roba da matti

Come al solito, straquoto
 
E' da ebeti continuare a non rendersi conto che i politici sono lo specchio della società che li elegge.
Per cui se Pili scrive cose fuori dal mondo, è perchè c'è una parte di cittadini-elettori che a quelle caxxate vuole credere.
Quanto ai cittadini sardi, non hanno nessun diritto di attendersi qualcosa da parte di un'azienda che è privata e non è una onlus al loro servizio.

Al momento, mi pare che Pili sia stato trombato in tutte le ultime elezioni alle quali si e' presentato, e quindi non rappresenti piu' nessuno se non se stesso.

Ammetto di non essere informatissimo, ma mi pare che al momento sia solo il Leader di una delle innumerevoli formazioni politiche "identitarie" sarde, assolutamente minoritaria.

Un personaggio che fa rumore per essere notato, come tanti altri in quest'epoca, quindi non prodotto esclusivo della regione sarda ma in ottima compagnia con tanti suoi equivalenti continentali.

La miglior difesa, sta nell'ignorarlo totalmente.


In aggiunta: personalmente, da cittadino sardo, le sorti di Meridiana mi sono sempre interessate piuttosto poco....come credo alla maggioranza dei sardi non gravitanti su Olbia, in genere (sicuramente alla gran maggioranza delle mie conoscenze).

Ovvio che ad Olbia le cose siano diverse, come lo sono a Roma quando si parla di AZ etc....e quindi che la "Regione Sarda" (ente istituzionale) si possa occupare di una realta' industriale che e' comunque una delle piu importanti sul suo territorio.....mi sembra legittimo.
Cosi come mi sembra legittimo il fatto che IG possa ignorare le rimostranze della regione e gestire in autonomia e liberta, secondo le leggi vigenti, il suo Business.
Ognuno e' giusto faccia la sua parte, no?
 
Re: Articolo della "nuova sardegna" citato da AZ209

Io vorrei solo far notare la frase "i dipendenti deportati a Malpensa" ma quello che l'ha scritta ha idea di cosa voglia dire essere deportati? Per non parlare della differenza fra deportati e trasferiti. Per me quella frase squalifica tutto il contenuto dell'articolo.

Roba da matti

Giornalismo Militante......piaga nazionale.
 
Riferire il termine “deportati” rispetto ad un trasferimento del luogo di lavoro a 40 minuti di volo, peraltro previsto da contratto e norma, qualifica sia chi ha scritto l’articolo sia chi lo legge e non si indigna.
 
Quella delle battute senza nessun tipo di ammonizione. Non cascare dal pero dai...

Attinenza con il mio messaggio? Come potrai facilmente notare da una rapida occhiata al thread sono stati cancellati tutti i messaggi che ad insindacabile giudizio della moderazione del forum erano OT. Le “ammonizioni” qui, sino a prova contraria, non le decidi tu così come quando una questione può dirsi chiusa o aperta.
 
Al momento, mi pare che Pili sia stato trombato in tutte le ultime elezioni alle quali si e' presentato, e quindi non rappresenti piu' nessuno se non se stesso.

Ammetto di non essere informatissimo, ma mi pare che al momento sia solo il Leader di una delle innumerevoli formazioni politiche "identitarie" sarde, assolutamente minoritaria.

Un personaggio che fa rumore per essere notato, come tanti altri in quest'epoca, quindi non prodotto esclusivo della regione sarda ma in ottima compagnia con tanti suoi equivalenti continentali.

La miglior difesa, sta nell'ignorarlo totalmente.


In aggiunta: personalmente, da cittadino sardo, le sorti di Meridiana mi sono sempre interessate piuttosto poco....come credo alla maggioranza dei sardi non gravitanti su Olbia, in genere (sicuramente alla gran maggioranza delle mie conoscenze).
E' un piacere leggere e condividere quanto hai scritto.
Ovvio che ad Olbia le cose siano diverse, come lo sono a Roma quando si parla di AZ etc....e quindi che la "Regione Sarda" (ente istituzionale) si possa occupare di una realta' industriale che e' comunque una delle piu importanti sul suo territorio.....mi sembra legittimo.
Cosi come mi sembra legittimo il fatto che IG possa ignorare le rimostranze della regione e gestire in autonomia e liberta, secondo le leggi vigenti, il suo Business.
Ognuno e' giusto faccia la sua parte, no?
Qui invece sono d'accordo solo in parte. La sostenibilità di una IG "Olbiacentrica", oggigiorno è semplicemente impossibile. E le continue iniezioni di capitale da parte di KAK sono lì a dimostrarlo.
Siccome in via ordinaria la compagnia sarebbe fallita da tempo licenziando tutto il personale, avere la fortuna di aver trovato un secondo, diciamo così, benefattore in QR, dovrebbe rendere chiaro a tutti che qualsiasi opzione che riesca a garantire la sostenibilità di IG, andrebbe accolta come una grazia divina.
Invece dobbiamo assistere ad un circo dove la "sardità" della compagnia si vuole santificata e per i lavoratori trasferiti in Brughiera si usano termini riferibili a periodi bui.
La legittima tutela degli interessi locali e più in generale personali, non dovrebbe essere slegata dalla realtà e dal raziocinio.
Prima ancora del politico-raccattavoti, dovrebbe essere il singolo a capire un'azienda non può vivere in perdita per sempre e muoversi di conseguenza.
Allargando il concetto su scala nazionale, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un autentico mercato delle vacche. Gli 80€ di Renzi, il reddito di cittadinanza e la flat tax, sono tutti figlii di un sentire comune tanto dominante quanto sciagurato: "che bello, lo stato mi regala dei soldi".
Ma lo stato siamo noi e quando incuxiamo lo stato stiamo incuxando noi stessi.
Traslando questo ragionamento su IG, mi piacerebbe vedere tanta gente che PRIMA, fa il tifo per la sopravvivenza della compagnia, POI, se possibile, auspichi di lavorare sotto casa. E non il contrario.
Tanto più che a MXP qualche voletto c'è già e la compagnia sta toccando con mano (e col portafoglio) quanto sia difficile portare avanti il progetto di diventare l'hub carrier dello scalo lombardo. Che è un'impresa immane come costi, ma probabilmente è l'unica strada che forse potrebbe garantire tra tot anni, la sostenibilità e quindi la sopravvivenza di IG. Credo che questo sforzo meriti un rispetto incondizionato anche ad Olbia, sia perchè anche con focus su MXP, una buona fetta degli stipendi tornerebbe sull'isola, sia perchè l'alternativa non è il ritorno agli anni 70, ma è la chiusura.
 
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