Alitalia, il CdA vara il nuovo Piano


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Firenze, Bologna, Pisa e Napoli sono tratte che potrebbero essere sostituite semplicemente dall'A/V. Il problema sarebbe ricollocare i dipendenti come da prassi in Alitalia.

AZ aveva solo dipendenti a NAP per l'assistenza passeggeri e supervisione di rampa (ma non penso che li abbia più tranne capo-scalo ecc.).

E' più un problema di rendere questi servizi competitivi e la linea di FCO è molto limitante: linea secondaria fuori dall'alta velocità con capolinea dove arriverebbero solo servizi diretti. Non è come ad AMS dove la stazione è nel mezzo della linea principale e dove possono fermare treni nazionali ed internazionali regionali e ad alta velocità.
 
AZ aveva solo dipendenti a NAP per l'assistenza passeggeri e supervisione di rampa (ma non penso che li abbia più tranne capo-scalo ecc.).

E' più un problema di rendere questi servizi competitivi e la linea di FCO è molto limitante: linea secondaria fuori dall'alta velocità con capolinea dove arriverebbero solo servizi diretti. Non è come ad AMS dove la stazione è nel mezzo della linea principale e dove possono fermare treni nazionali ed internazionali regionali e ad alta velocità.

Mi riferivo anche alle rotazioni degli aeromobili.
 
Firenze, Bologna, Pisa e Napoli sono tratte che potrebbero essere sostituite semplicemente dall'A/V. Il problema sarebbe ricollocare i dipendenti come da prassi in Alitalia.
La mia tesi di laurea magistrale, che discuto settimana prossima, parla proprio di questo.

E' più un problema di rendere questi servizi competitivi e la linea di FCO è molto limitante: linea secondaria fuori dall'alta velocità con capolinea dove arriverebbero solo servizi diretti. Non è come ad AMS dove la stazione è nel mezzo della linea principale e dove possono fermare treni nazionali ed internazionali regionali e ad alta velocità.

Non è utopistico pensare che ci possano essere dei collegamenti Alta Velocità verso l'Aeroporto di Fiumicino. Innanzitutto qualche settimana è stato annunciato che la stazione avrà due binari in più ( http://www.romatoday.it/politica/binari-aeroporto-fiumicino.html ). Il problema della saturazione della linea potrebbe essere risolto aggiustando la programmazione dei treni facendo in modo che le frequenze non si accavallino.
Questi collegamenti hanno un senso solo se Trenitalia riesca a stringere accordi con compagnie aeree, tra cui anche Alitalia. Altrimenti questi collegamenti avrebbero lo stesso successo dei collegamenti Frecciarossa Milano Centrale - Malpensa di qualche anno fa.
 
No aspè, non stiamo parlando di collegamenti ferroviari tra gli aeroporti e le città (tipo Malpensa Express, Leonardo Express, Trinacria Express, e via dicendo), ma di aeroporti integrati direttamente nelle principali tratte ferroviarie. In questo senso, l'unico caso italiano mi sembra sia CAG, dove la stazione presente "dentro" l'aeroporto fa parte della principale linea ferrovia regionale. A metà strada tra CAG e i vari MXP/FCO/etc, poi, ci sono degli ibridi intermodali che si avvicinano più al primo che al secondo caso, tipo PSA, BLQ (nel futuro prossimo), FLR (nelle intenzioni), e SUF (nei buoni propositi).

A monte di tutto ciò, infine, scusate per l'OT.

Cioè secondo te PSA e BLQ con i loro people mover sono più integrati di BRI? Che ha una linea ferroviara passante anche se regionale??
 
Fallisse domani, per Roma e per l'Italia il risultato sarebbe simile a quello di Budapest dopo Malev: una contrazione di pax per qualche anno, e poi la sua sostituzione dove il mercato lo consente.

Concordo. L'altro paragone che mi viene in mente all'istante è quello di LOT (che, okay, si è ripresa benino as we speak) - altro carrozzone (fino a pochissimi anni fa) che ha rischiato il deliquio non una volta e di cui in pochi avrebbero sentito la mancanza per quei 10 punti in croce sul mappamondo, con Lufty che ha mare e monti di frequenze e che va a prendersi passeggeri da aeroporti di 3 voli contati al giorno come Bydgoszcz e Rzeszów (e mettiamoci anche Łódź con Adria per MUC), senza parlare delle low-cost che, come in Italia, hanno un peso considerevole sul mercato in questione. In Italia, appunto, un eventuale collasso di AZ avrebbe risvolti maggiormente politici, con le varie consuete guerre tra fazioni (politiche, s'intende) che si scatenerebbero nei giorni a seguire e con i sindacati a fare le vittime e ad accusare a destra-e-manca. Discorso diverso per i dipendenti che, divisi da sempre tra quelli che hanno sempre fatto il loro dovere con professionalità e dedicazione (meritando, pertanto, altra immediata collocazione) e coloro, invece, ai quali un ceffone del genere non farebbe poi tanto male e li costringerebbe a rimettersi in gioco altrove (and good luck with that). In termini di aviazione e collegamenti, come già ampiamente detto, un ritocco verso il plus alle frequenze da parte degli usual suspects AF, BA, LH, IB, KL, LX ecc. et voilà.

G
 
Finalmente una analisi sensata figlia di una visione lungimirante !

Uk, Germania ,Olanda , Francia , Spagna....sono loro che non hanno capito nulla e osservano con attenzione mista ad invidia le politiche industriali italiane.

Certo le loro compagnie aeree bene integrate in un organico sistema di trasporti nazionale macinano utili da tanti anni ma ,ciononostante , sono loro a non aver ancora capito come questo non significhi granché per l'economia del paese.

Le compagnie "di bandiera" di tutti i paesi da te citati hanno chiuso in attivo abbondante, AZ no, e non fa 1 cent di utile da 30 anni.
Per l' economia del paese, AZ è solo un peso da decenni.
Il problema è proprio quello che dici te, e cioè che non lo abbiamo ancora capito (chi ci governa), speriamo lo capiscano.
 
E' spuntato in nome di Invitalia come garante pubblico.

Alitalia, corsa per evitare il commissario. Lo scoglio degli esuberi

Ultime 24 ore per arrivare a un accordo fra i sindacati e l'azienda sul numero degli esuberi. Incontri al Mise. Unicredit restia a nuovi prestiti di emergenza

Deja vù su Alitalia. Il tempo per chiudere la trattativa e salvare Alitalia è quasi scaduto. Oggi è l'ultimo giorno utile per trovare una difficile intesa tra l'azienda e i sindacati sugli esuberi e sul taglio al costo del lavoro. Ci sono meno di ventiquattr'ore per mettere in sicurezza la compagnia aerea ed evitare il commissariamento, obiettivo che si è complicato nel pomeriggio di ieri quando il dialogo tra le sigle di categoria e i tecnici dell'azienda ha subito una battuta d'arresto: il tavolo è stato sospeso da Alitalia e i sindacati hanno chiesto l'intervento del governo. Appello raccolto dal ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda che sarà presente ai tavoli e alle riunioni con i sindacati. La firma dell'accordo è fondamentale per la sopravvivenza del vettore. Gli azionisti hanno infatti subordinato il rifinanziamento di Alitalia all'intesa tra le parti.
Al Ministero dello Sviluppo economico sono partite le riunioni a oltranza che potrebbero proseguire anche fino a notte inoltrata. L'accordo comunque se dovesse essere firmato verrà poi sottoposto al voto dei lavoratori con un referendum, passaggio che potrebbe allungare ancora i tempi. Sul piano finanziario inoltre Generali Assicurazioni, creditore con un bond da 300 milioni, avrebbe la volontà di andare incontro all'azienda. Il colosso assicurativo non ha intenzione di convertire l'obbligazione in azioni, ma sarebbe disponibile a rinegoziare il debito. Oggi riprendono gli incontri, a partire da quello tra governo e i vertici dei sindacati che era in programma ieri sera. Intanto, le turbolenze di Alitalia non si diradano del tutto nemmeno sul fronte finanziario. Uno spiraglio di sereno si apre sul fronte delle garanzie alle banche.
Potrebbe essere Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, di proprietà del Ministero dell'Economia, a sostituire la Cdp nella fideiussione richiesta da Intesa Sanpaolo e Unicredit a fronte del committment su 210 milioni (105 milioni a testa) dei 400 del contingent equity prevista dalla manovra complessiva. Ma il raggio di sole potrebbe essere oscurato da una nuova nuvola. Nelle ultime ore, infatti, si sarebbe irrigidita ulteriormente la posizione di Unicredit a prendere parte pro quota al cuscinetto di emergenza da utilizzare nel caso in cui, tra un anno, la compagnia aerea non dovesse rispettare la rotta e avesse necessità di capitale.

Per questo il super consulente Enrico Laghi, professionista romano molto quotato che affianca Calenda nella sistemazione del piano finanziario, si sarebbe messo all'opera per trovare chi potrebbe prendere il posto di Piazza Gae Aulenti. E' una specie di puzzle, dove però le tessere sembrano muoversi secondo dinamiche precarie e comunque le stesse garanzie di Unicredit sono richieste da Intesa Sanpaolo. La manovra complessiva è di 1,9 miliardi di cui 1,1 miliardi a carico delle banche e 790 milioni di Etihad. L'ultimo consiglio di Unicredit ha esaminato un'informativa su Alitalia, di cui l'istituto è azionista con il 12,99% e ha un'esposizione complessiva non lontana da 500 milioni.
A seguito di quella discussione, sembra che l'istituto milanese sia sempre meno disposto ad aprire ancora il rubinetto, nemmeno se davvero Invitalia accettera' di scendere in campo garantendo parte del contingent equity. Oltre a questo, Unicredit potrebbe tirarsi indietro anche dalla sua quota-parte (23 milioni sul totale di 46) di rcf nell'ambito dei 175 milioni di nuova finanza prevista dal piano.
Il motivo del passo indietro di Unicredit sarebbe giustificato dal fatto che la garanzia eventualmente prestata da qualcuno per conto dello Stato (Invitalia) sarebbe tecnicamente condizionata a una serie di eventi e la banca non intende più aumentare il rischio verso Alitalia. Restano quindi intatte le incognite finanziarie in una partita dominata soprattutto dalla trattativa sugli esuberi, sempre di più in una fase di stallo. Un accordo andrebbe trovato entro oggi: questa la deadline posta alle banche per riaprire il rubinetto e iniettare liquidita' nelle casse sociali ormai agli sgoccioli.

http://www.affaritaliani.it/economi...missario-lo-scoglio-degli-esuberi-473907.html
 
E' spuntato in nome di Invitalia come garante pubblico.

Alitalia, corsa per evitare il commissario. Lo scoglio degli esuberi

Ultime 24 ore per arrivare a un accordo fra i sindacati e l'azienda sul numero degli esuberi. Incontri al Mise. Unicredit restia a nuovi prestiti di emergenza

Deja vù su Alitalia. Il tempo per chiudere la trattativa e salvare Alitalia è quasi scaduto. Oggi è l'ultimo giorno utile per trovare una difficile intesa tra l'azienda e i sindacati sugli esuberi e sul taglio al costo del lavoro. Ci sono meno di ventiquattr'ore per mettere in sicurezza la compagnia aerea ed evitare il commissariamento, obiettivo che si è complicato nel pomeriggio di ieri quando il dialogo tra le sigle di categoria e i tecnici dell'azienda ha subito una battuta d'arresto: il tavolo è stato sospeso da Alitalia e i sindacati hanno chiesto l'intervento del governo. Appello raccolto dal ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda che sarà presente ai tavoli e alle riunioni con i sindacati. La firma dell'accordo è fondamentale per la sopravvivenza del vettore. Gli azionisti hanno infatti subordinato il rifinanziamento di Alitalia all'intesa tra le parti.
Al Ministero dello Sviluppo economico sono partite le riunioni a oltranza che potrebbero proseguire anche fino a notte inoltrata. L'accordo comunque se dovesse essere firmato verrà poi sottoposto al voto dei lavoratori con un referendum, passaggio che potrebbe allungare ancora i tempi. Sul piano finanziario inoltre Generali Assicurazioni, creditore con un bond da 300 milioni, avrebbe la volontà di andare incontro all'azienda. Il colosso assicurativo non ha intenzione di convertire l'obbligazione in azioni, ma sarebbe disponibile a rinegoziare il debito. Oggi riprendono gli incontri, a partire da quello tra governo e i vertici dei sindacati che era in programma ieri sera. Intanto, le turbolenze di Alitalia non si diradano del tutto nemmeno sul fronte finanziario. Uno spiraglio di sereno si apre sul fronte delle garanzie alle banche.
Potrebbe essere Invitalia, l'agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, di proprietà del Ministero dell'Economia, a sostituire la Cdp nella fideiussione richiesta da Intesa Sanpaolo e Unicredit a fronte del committment su 210 milioni (105 milioni a testa) dei 400 del contingent equity prevista dalla manovra complessiva. Ma il raggio di sole potrebbe essere oscurato da una nuova nuvola. Nelle ultime ore, infatti, si sarebbe irrigidita ulteriormente la posizione di Unicredit a prendere parte pro quota al cuscinetto di emergenza da utilizzare nel caso in cui, tra un anno, la compagnia aerea non dovesse rispettare la rotta e avesse necessità di capitale.

Per questo il super consulente Enrico Laghi, professionista romano molto quotato che affianca Calenda nella sistemazione del piano finanziario, si sarebbe messo all'opera per trovare chi potrebbe prendere il posto di Piazza Gae Aulenti. E' una specie di puzzle, dove però le tessere sembrano muoversi secondo dinamiche precarie e comunque le stesse garanzie di Unicredit sono richieste da Intesa Sanpaolo. La manovra complessiva è di 1,9 miliardi di cui 1,1 miliardi a carico delle banche e 790 milioni di Etihad. L'ultimo consiglio di Unicredit ha esaminato un'informativa su Alitalia, di cui l'istituto è azionista con il 12,99% e ha un'esposizione complessiva non lontana da 500 milioni.
A seguito di quella discussione, sembra che l'istituto milanese sia sempre meno disposto ad aprire ancora il rubinetto, nemmeno se davvero Invitalia accettera' di scendere in campo garantendo parte del contingent equity. Oltre a questo, Unicredit potrebbe tirarsi indietro anche dalla sua quota-parte (23 milioni sul totale di 46) di rcf nell'ambito dei 175 milioni di nuova finanza prevista dal piano.
Il motivo del passo indietro di Unicredit sarebbe giustificato dal fatto che la garanzia eventualmente prestata da qualcuno per conto dello Stato (Invitalia) sarebbe tecnicamente condizionata a una serie di eventi e la banca non intende più aumentare il rischio verso Alitalia. Restano quindi intatte le incognite finanziarie in una partita dominata soprattutto dalla trattativa sugli esuberi, sempre di più in una fase di stallo. Un accordo andrebbe trovato entro oggi: questa la deadline posta alle banche per riaprire il rubinetto e iniettare liquidita' nelle casse sociali ormai agli sgoccioli.

http://www.affaritaliani.it/economi...missario-lo-scoglio-degli-esuberi-473907.html

Penso che con Invitalia che garantisce si chiuda il quadro e si arrivi all'accordo.
 
Rimane sempre da trovare l'accordo con i sindacati...


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Cioè secondo te PSA e BLQ con i loro people mover sono più integrati di BRI? Che ha una linea ferroviara passante anche se regionale??
BRI è molto integrato ma ha un problema in termini di commercializzazione del servizio: i sistemi di Ferrotramviaria e Trenitalia non comunicano tra loro. È quindi impossibile viaggiare con unico titolo, per esempio, da Bari Aeroporto a Lecce.
Questo, in aggiunta ad una rete poco efficiente e con dei collegamenti non molto affidabili fanno si che i passeggeri che utilizzano la ferrovia per andare a Bari Aeroporto sono davvero pochi.
 
BRI è molto integrato ma ha un problema in termini di commercializzazione del servizio: i sistemi di Ferrotramviaria e Trenitalia non comunicano tra loro. È quindi impossibile viaggiare con unico titolo, per esempio, da Bari Aeroporto a Lecce.
Questo, in aggiunta ad una rete poco efficiente e con dei collegamenti non molto affidabili fanno si che i passeggeri che utilizzano la ferrovia per andare a Bari Aeroporto sono davvero pochi.

Veramente il collegamento ferroviario da Bari a Ruvo e molto ben cadenzato con treni ogni 20/30 minuti... prima dell'incidente ferroviario era comodissimo fino a Barletta dove era possibile cambiare per Foggia... e dai numeri di ferrotramviaria è un collegamento molto usato.... certo appena termineranno i lavori sui nodi di scambio a Bari centrale e Barletta con le FS sarà possibile avere treni che arrivano in aeroporto da tutti i capoluoghi della Regione..
 
Veramente il collegamento ferroviario da Bari a Ruvo e molto ben cadenzato con treni ogni 20/30 minuti... prima dell'incidente ferroviario era comodissimo fino a Barletta dove era possibile cambiare per Foggia... e dai numeri di ferrotramviaria è un collegamento molto usato.... certo appena termineranno i lavori sui nodi di scambio a Bari centrale e Barletta con le FS sarà possibile avere treni che arrivano in aeroporto da tutti i capoluoghi della Regione..
Ho numeri sui passeggeri che utilizzano il treno per arrivare in aeroporto tutt'altro che soddisfacenti, sopratutto in inverno.
 
@nickee, ambo le parti sanno perfettamente che con le norme sul lavoro attuali non vai da nessuna parte, quindi parliamo di missione impossibile. Personalmente, sono dell'avviso che se già venissero meno i distacchi sindacali qualcosa potrebbe anche smuoversi (ricordi i discorsi su permessi e produttività?). Altro segnale forte potrebbe essere una decisione qualunque di un giudice del lavoro che non vada a reintegrare sistematicamente chiunque venisse licenziato (siamo al punto che vengono reintegrati quelli filmati a rubare nei bagagli!). EY vuole avere la certezza (a torto o a ragione in questo momento non importa, sto facendo una riflessione su quanto effettivamente oggetto del contendere) di potere liberamente cacciare la parte improduttiva del carrozzone per farlo funzionare come dovrebbe funzionare una normale azienda: libertà di cacciare i fancazzisti, libertà di ridurre gli organici se e quando necessario, senza ritrovarseli reintegrati siatematicamente ai loro posti. Mio modestissimo parere, naturalmente.
Centrato in pieno, il concetto è quello. In Germania e Svizzera si erano buttati a capofitto trovandosi i governi apertamente ostili, in Italia se ricordate la trattativa è durata a lungo perché hanno richiesto precise promesse per evitare ciò, poi si trovano sdoganati i contributi a FR che era stato promesso fossero fortemente regolamentati, si sono trovati bilaterali modificati favorevolmente per le compagnie dell'altra parte (esempio Cina) senza che il governo abbia trattato slot decenti per la parte italiana a PEK e PVG, si sono trovati un jobs act limitato alle nuove assunzioni ed il governo non certo in sostegno (pensate alle sberle che ha preso la FIOM a differenza...).

Come detto, quando si sono resi conto che non riuscivano a scardinare la situazione hanno lasciato precipitare la situazione perché in Italia è l'unica possibilità di ottenere qualche margine per ristrutturare una grande azienda, specialmente un ex carrozzone statale come AZ.
 
Le compagnie "di bandiera" di tutti i paesi da te citati hanno chiuso in attivo abbondante, AZ no, e non fa 1 cent di utile da 30 anni.
Per l' economia del paese, AZ è solo un peso da decenni.
Il problema è proprio quello che dici te, e cioè che non lo abbiamo ancora capito (chi ci governa), speriamo lo capiscano.

Esatto...ed è ancora più triste vedete come questa visione miope ed ottusa sia condivisa da tanti , anche fra coloro che , purtroppo, hanno ruoli di responsabilità.
 
si trovano sdoganati i contributi a FR che era stato promesso fossero fortemente regolamentati,
L'alternativa era trovarsi FCO invaso dalle LC. Ma se preferisci possiamo far finta che a Roma FR, U2 e W6 non stiano aprendo nulla (anzi, abbiano chiuso varie rotte) per timidezza.
si sono trovati bilaterali modificati favorevolmente per le compagnie dell'altra parte (esempio Cina) senza che il governo abbia trattato slot decenti per la parte italiana a PEK e PVG,
Qui hai straragione.
si sono trovati un jobs act limitato alle nuove assunzioni
Sarebbe stato palesemente insostenibile per le casse dell'INPS un jobs act per tutti. In compenso sono stati facilitati i licenziamenti, anche se tutto il sistema complesso e farraginoso spesso riesce a vanificare qualsiasi riforma.
ed il governo non certo in sostegno
In certi casi eviterei di imitare i superiori quando dicono c...:-)
 
Mi sa ch ci siamo....

http://bit.ly/2oc1g37

Alitalia, verso soluzione personale terra
Posizioni ancora distanti su piloti e hostess

Si va verso una soluzione tra Alitalia e sindacati sul personale di terra, mentre restano ancora distanze significative sulla riduzione del costo del lavoro per il personale viaggiante. Secondo quanto si apprende da persone presenti alla riunione in corso al Mise la mediazione al momento sugli esuberi prevederebbe la cigs per 24 mesi per circa 980 persone e il mancato rinnovo dei contratti a termine per 558 addetti oltre all'uscita di altri 142 all'estero. Sul costo del lavoro del personale viaggiante si tratta su una
proposta di un taglio del 14%.
 
Ormai non si parla più del piano industriale... non si chiede si migliorare il piano a fronte di questi tagli.. non si chiede uno sviluppo più robusto del lungo raggio...
 
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