Thread Alitalia - Dicembre 2016


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Ecco, Farfallina, cosí, ad esempio...
Argomenti di cui parlare, da smentire o da commentare. O aspettiamo lo faccia Dragoni per poi dire che attinge dal forum?
Dai, inizio io; che JH non ne stesse azzeccando poi molte era evidente. Spezzatino di minor-carriers come se fosse al mercato delle pulci, rivendicando poi di avere in mano chissà che carte. Tra tutte è davvero AZ la migliore, ma o non l'ha saputa giocare o ci è arrivato con superficialità, incapace fin dal principio di prendere il management per le palle e strizzargliele. Affidare poi la presidenza a un dinosauro patinato è stato il suo boomerang. Il colmo per un Aussie...
 
che JH non ne stesse azzeccando poi molte era evidente. Spezzatino di minor-carriers come se fosse al mercato delle pulci, rivendicando poi di avere in mano chissà che carte. Tra tutte è davvero AZ la migliore, ma o non l'ha saputa giocare o ci è arrivato con superficialità, incapace fin dal principio di prendere il management per le palle e strizzargliele. Affidare poi la presidenza a un dinosauro patinato è stato il suo boomerang. Il colmo per un Aussie...
Bisognerebbe conoscere meglio la mission conferita ad Hogan e i reali poteri che gli sono stati attribuiti per adempierla. Credo che la collezione di cadaveri volanti sia un vezzo dell'emiro, non certo una scelta imprenditoriale ragionata. Personalmente ho l'impressione che il manager australiano si sia trovato nella scomoda posizione di dover gestire un gruppo che faceva acqua da tutte le parti, con limitate possibilità di movimento all'interno delle varie aziende per tutta una serie di problemi politico/sindacali che hanno impedito le indispensabili ristrutturazioni draconiane necessarie.
Da notare che in questo momento, a dispetto dei recenti accordi per limitarne la produzione, il petrolio quota 53.70 $/barile. Un valore che probabilmente sta inducendo a più miti consigli la casa reale. Non che siano nella miseria (i vari fondi sovrani di Abu Dhabi passano i 1.000 Mld USD di valore), ma probabilmente si stanno stancando di buttare miliardi in un'avventura dettata soprattutto dall'orgoglio e dalla volontà di emulare i "colleghi" di Dubai e Doha. E diversamente da questi ultimi, collezionando quasi esclusivamente figure di merxa. Forse qualcuno in famiglia sta realizzando che una pur dolorosa marcia indietro nella loro collezione aviatoria (almeno parziale), sarebbe la scelta più sensata.
 
Dal Sole:

Piano di rilancio Alitalia, ancora nessun accordo con le banche


  • Mercoledí 21 Dicembre 2016
[FONT=sole_text]Non c'è accordo sul finanziamento del piano industriale di Alitalia. Il cda della compagnia si è riunito ieri alle17,30, ma non è stato trovato un accordo tra le banche azioniste e il socio forte, Etihad, detentore del 49% del capitale e, soprattutto, di una robusta disponibilità finanziaria. Rinviata nuovamente l'approvazione del piano industriale e del piano finanziario.
Il cda rimane “aperto”, ma i problemi finanziari della compagnia, a corto di cassa, si aggravano. Le banche non sarebbero pienamente convinte della bontà del piano elaborato dall'a.d. Cramer Ball, non lo giudicherebbero risolutivo. Secondo indiscrezioni, il piano prevede la divisione dell'Alitalia in due tronconi, una per il breve raggio sul modello low cost, una per il lungo raggio. Ci sarebbero circa 1.600 esuberi complessivi.
Negli ultimi giorni con l'advisor Lazard è stata affrontata l'ipotesi di conversione di parte del debito finanziario in capitale. Le banche e altri creditori, in particolare Generali, sarebbero quindi chiamate a una conversione di crediti in capitale della compagnia, qualcosa di simile al sacrificio che fecero nel 2014 per passare dalla Cai alla “nuova” Alitalia.
UniCredit sarebbe disponibile ad una conversione di crediti in azioni in presenza di un piano serio e credibile e di un'adesione di tutti i creditori. Frena invece Intesa Sanpaolo. I suoi vertici hanno dichiarato che la banca può solo finanziare Alitalia, ma non sottoscrivere capitale. C'è chi fa notare che l'esposizione di Intesa verso Alitalia è superiore a quella di UniCredit e per questo la banca guidata da Carlo Messina frenerebbe su quest'ipotesi. Poi c'è l'incognita Generali: ha sottoscritto 300 milioni di un bond da 375 milioni e non vorrebbe convertirlo in capitale. La possibilità che Etihad inietti nuovo capitale per cassa è legata anche alla disponibilità dei creditori finanziari a convertire i loro crediti in equity.
Alitalia rimane con forti problemi di cassa. Fonti interne segnalano che l'azienda ha comunicato il pagamento “frazionato” di stipendio e tredicesima. La prassi era pagare in unica soluzione la tredicesima e lo stipendio di questo mese, tra il 15 e il 21 dicembre. Quest'anno, secondo fonti interne, l'azienda intende pagare prima solo la tredicesima, entro il 23 dicembre, e successivamente lo stipendio, probabilmente a fine mese.
Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt, Etihad starebbe rivedendo la sua strategia in Europa e l'a.d. James Hogan rischierebbe di saltare entro poche settimane. Nessun commento da Abu Dhabi. In questo gioco dell'oca tanti rischiano di saltare.

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http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2016-12-21/piano-rilancio-alitalia-ancora-nessun-accordo-le-banche-064036.shtml?uuid=AD5dipHC[FONT=sole_text]

Qualcuno può confermare la parte evidenziata?




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Bisognerebbe conoscere meglio la mission conferita ad Hogan e i reali poteri che gli sono stati attribuiti per adempierla. Credo che la collezione di cadaveri volanti sia un vezzo dell'emiro, non certo una scelta imprenditoriale ragionata. Personalmente ho l'impressione che il manager australiano si sia trovato nella scomoda posizione di dover gestire un gruppo che faceva acqua da tutte le parti, con limitate possibilità di movimento all'interno delle varie aziende per tutta una serie di problemi politico/sindacali che hanno impedito le indispensabili ristrutturazioni draconiane necessarie.
Quoto. Non e' una novita' che fino a fine 2013 lo stesso Hogan, interpellato varie volte sul tema se EY fosse interessata o meno ad investire in AZ, diceva sempre vade retro. Poi qualcosa e' cambiato.
 
Roma, 21 dic. (askanews) - Aut aut di Alitalia alle banche in un clima febbrile di riunioni, di cda, due dei quali rimasti aperti mentre nelle ultime ore rimbalzava dalla Germania la voce di una possibile uscita di James Hogan, ad di Etihad e vicepresidente del vettore italiano. Lo riporta il quotidiano "Il Messaggero" segnalando che il presidente di Alitalia Luca Cordero di Montezemolo ha inviato nelle ultime ore una lettera ai capi azienda di Intesa SanPaolo e Unicredit nel duplice ruolo di principali azionisti - rispettivamente con il 20,59% e il 12,99% - nonchè principali creditori di un pool per complessivi 180 milioni. "La compagnia - scrive il quotidiano romano sintetizzando il contenuto della missiva - è a un passo dall'asfissia finanziaria e serve al più presto ossigeno per far fronte ad alcuni pagamenti: se in tempi strettissimi le banche non riapriranno il rubinetto Alitalia sarà costretta a portare i libri in tribunale".
 
Alitalia rischia di non decollare più. Le stime sui flussi di cassa - scrive il quotidiano torinese La Stampa - rivelano che venerdì sera, nei conti della compagnia, ci potrebbe essere un buco di oltre 50 milioni, cifra destinata a raddoppiare al 31 dicembre. "E’ questione di poco perché la società non sia in grado di pagare il carburante, gli scali, i servizi e il personale", ammette una fonte che segue il dossier. Se tutto andasse male, nel giro di 48 ore o poco più, l’ad Cramer Ball potrebbe vedersi costretto a considerare l’invio dei libri in tribunale. A meno di un accordo fra da Etihad, azionista al 49%, che invoca una ristrutturazione e una riorganizzazione pesanti per tutte le parti in causa. Possibile? Martedì sera si è riunito il cda. Consapevole che solo se i sindacati non costruiranno barriere troppo alte, e se il combinato fra soci e creditori italiani troverà un accordo probabilmente oneroso, si potrebbe salvare il salvabile.





Storia infinita, forse uno degli stalli più lunghi della storia dell’aviazione civile. A sedici anni dal primo tentativo di risanare l’Alitalia, riecco le lacrime e il sangue. Così Etihad, due anni dopo aver acquistato il 49% del capitale (soglia invalicabile a meno di perdere il titolo di vettore europeo) deve prendere forbici e righello. L’azionista del Golfo ha messo sul tavolo di un consiglio d’amministrazione aperto dieci giorni fa, e mai ufficialmente chiuso, un programma variegato che comprende sino a duemila tagli (si parla di 600 teste a terra e un centinaio di piloti). Ci sarebbe più di un piano che, secondo gli azionisti bancari, è necessario, ma non ancora sufficiente.

Intesa Sanpaolo e Unicredit sono i due pezzi grossi della Midco Spa, il veicolo al quale è stato conferito il 51 per cento delle azioni Alitalia. Alla loro partecipazione sono legate due linee di credito da 180 milioni di euro alle quali, però, la ex compagnia di bandiera non è stata autorizzata a pescare. Dietro le quinte, il confronto sul da farsi viene dipinto come «molto acceso». Risultano contatti diretti fra i vertici di Intesa Sanpaolo e Etihad, certo non aiutati dalle voci che rimbalzano dalla stampa tedesca, secondo cui l’ad della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, starebbe per essere allontanato nel giro di tre mesi.

Gli italiani, dal canto loro, hanno messo per iscritto la disponibilità a fare la loro parte purché tutti facciano altrettanto. Hanno riconosciuto l’esigenza ormai imprescindibile di immettere nuove risorse nel carrozzone volante. Necessario, si diceva. Perché per arrivare a fine marzo, in assenza di proventi straordinari, si stima che servano almeno 350 milioni.

Unicredit attende, «la situazione è in piena evoluzione». Altre fonti fanno però sapere che l’istituto guidato dal francese Jean Pier Mustier sarebbe disposto a partecipare a pieno titolo al rilancio, purché ci sia un piano adeguato e il concerto degli stakeholder. Che aspettano i sindacati. Per questa sera alle diciotto è in programma un incontro coi rappresentanti dei lavoratori, riunione già saltata lunedì. E’ un passaggio cruciale, con nuove alleanze possibili (Lufthansa?) e i sindacati che lamentano la prospettiva dell’ennesimo scalpo, mentre gli osservatori si chiedono se si sarebbe arrivati a questo punto se la politica non avesse voluto procrastinare artificialmente un finale considerato scontato.

La ricetta per l’epilogo assume dunque la forma di una ricapitalizzazione e dell’attivazione della linea di credito. Le fonti parlano di un obiettivo complessivo da 680 milioni. Fra i soci della Midco c’è chi auspica un coinvolgimento delle Generali, a cui si vorrebbe far convertire 300 milioni di un prestito obbligazionario in essere da 375. La compagnia del Leone non intende per il momento trasformare lo status di creditore in quello di azionista, anche se alla lunga è sempre possibile. Nell’attesa si guarda alla tremenda crisi di liquidità e al lungo tempo che può finire in fretta. Sedici anni di polemiche e ora qualche giorno per salvare la flotta. Sperando sia l’ultima volta
 
Che EY in Europa stia fallendo è chiaro a tutti, considerando che Az è quella che va meglio. Ma erano tutti cadaveri e tali sono rimasti. Il disimpegno di EY credo non includerà Az con la quale ha importanti guadagni dai feeder per AUH, dai contratti in essere che compensano, almeno in parte, le perdite avute.
Sui problemi di cassa di AZ sono parecchie settimane che lo dico, problema che viene prima di quello patrimoniale, e del nuovo piano. Da quello che so le banche, ad oggi, non vogliono partecipare all' aumento di capitale (almeno 3 delle 4).
 
... per arrivare a fine marzo, in assenza di proventi straordinari, si stima che servano almeno 350 milioni....
.....Le fonti parlano di un obiettivo complessivo da 680 milioni.....
Quindi nel migliore di casi a fine Marzo sarebbero disponibili 330 M€ per lo sviluppo. Lo voglio proprio vedere il piano industriale con il forte rilancio del LR con quel capitale.
 
Vari articoli, vari giornalisti, varie esposizioni; di fatti e circostanze NON ancora disponibili su questo forum e aventi un denominatore comune, l'asfissia finanziaria e l'assenza di un piano industriale che sia davvero la soluzione definitiva di questa agonia.
Direi che il famoso "galantuomo", il tempo, stia ampiamente dando ragione a tanti, ottimi, forumisti che vedevano nel management e negli interessi trasversali la rovina prossima.
E c'è chi, invece, incensava divise e rebranding con giochi di luce e parole improprie...
 
Che EY in Europa stia fallendo è chiaro a tutti, considerando che Az è quella che va meglio. Ma erano tutti cadaveri e tali sono rimasti. Il disimpegno di EY credo non includerà Az con la quale ha importanti guadagni dai feeder per AUH, dai contratti in essere che compensano, almeno in parte, le perdite avute.
Sui problemi di cassa di AZ sono parecchie settimane che lo dico, problema che viene prima di quello patrimoniale, e del nuovo piano. Da quello che so le banche, ad oggi, non vogliono partecipare all' aumento di capitale (almeno 3 delle 4).

il fatto che non vogliano partecipare è legittimo e sostanzialmente legato alla non presenza di un piano aziendale.
 
Pensate veramente che in 4-5 giorni possono rimanere gli aerei a terra bloccando di fatto mezzo paese durante le feste? Lasciando a casa tutti i dipendenti ? Dai su non scherziamo. Qualcosa, come sempre, si inventeranno.
 
Divide e aggiunge incertezza a una situazione già critica la proposta di convertire anche i bond Alitalia in strumenti partecipativi. Sono stati alcuni dei soci della Midco, la compagine societaria italiana che controlla il 51% della compagnia, a chiedere che anche i sottoscrittori dei prestiti obbligazionari facciano la loro parte, diventando non più creditori ma azionisti.

Tra i nomi più pesanti c'è quello di Generali , che ha sottoscritto il primo bond emesso dalla nuova Alitalia, quello da 375 milioni di euro di luglio 2015 a scadenza 30 luglio 2020 che paga una cedola del 5,25% ed è quotato alla borsa irlandese.

La proposta di riconvertirlo almeno per 300 milioni di euro per il momento sarebbe stata rispedita al mittente, a ribadire che lo status di creditore è ben diverso da quello di socio della compagnia. Alitalia nel frattempo ha collocato altri prestiti obbligazionari attraverso Etihad, raccogliendo circa 231,4 milioni di dollari.
 
ROMA - Alitalia è preda di forti turbolenze e rischia di chiudere col botto il 2016. Un botto annunciato, coi soci spaccati, che sembravano sul punto di chiudere le questioni finanziarie con una stretta di mano. Ma giunti a un passo dall’accordo sul pesante debito, gli azionisti più importanti si sono divisi sulla governance della compagnia. Intesa e Etihad sarebbero pronte a finanziare la seconda fase del piano ma Unicredit invece non avrebbe ancora sciolto le riserve. Restano, infatti, le forti divergenze quando si parla del debito. Generali, ad esempio, valuta la situazione solo dal punto di vista di “obbligazionista” e non da quella di un socio a tutti gli effetti.
Nulla è deciso quindi ma gli scenari si fanno inquietanti al punto che da Abu Dhabui sarebbe partita una “missione” politica del governo diretta a Roma e con l’incarico di definire, una volta per tutte, la questione debito e rilancio.

Insomma, Alitalia ha due strade davanti a se: un oneroso rilancio del vettore, che potrebbe passare per un nuovo alleato europeo come Lufthansa o un gruppo di proprietà del ministero dell’Economia, oppure il fallimento. Etihad, in particolare, è nel mirino dei soci italiani che hanno creduto al progetto portato nel nostro Paese dai manager di Abu Dhabi. Un piano che ha clamorosamente mancato l’obiettivo: il debito è enorme e il pareggio operativo resta un miraggio. Ecco perché James Hogan, numero uno di Etihad, e Cramer Ball, ad di Alitalia, potrebbero fare un passo indietro visti i risultati ottenuti. Nelle ultime ore la tensione è addirittura cresciuta: Etihad – secondo indiscrezioni – non sarebbe più così interessata a mantenere un piede in Europa o almeno, il suo numero uno James Hogan da molti anni in sella, sarebbe sul punto di lasciare la compagnia araba e le conseguenze sarebbero catastrofiche in questo momento per Alitalia. Un colpo di scena che porterebbe nuovi contenziosi e un pericoloso avvitamento della trattativa. La soluzione, a questo punto, potrebbe prendere la strada di Palazzo Chigi che, digerito il cambio di governo, ha in mano gli strumenti per intervenire, sia sul fronte degli
ammortizzatori sociali sia sui quello del salvataggio affidato a società del Tesoro. Oggi, infine, i sindacati sono stati convocati (è la terza volta in tre giorni) alle 18 dall’azienda. Loro saranno i primi a sapere quale sarà il destino di Alitalia.
 
Che EY in Europa stia fallendo è chiaro a tutti, considerando che Az è quella che va meglio. Ma erano tutti cadaveri e tali sono rimasti. Il disimpegno di EY credo non includerà Az con la quale ha importanti guadagni dai feeder per AUH, dai contratti in essere che compensano, almeno in parte, le perdite avute.
Sui problemi di cassa di AZ sono parecchie settimane che lo dico, problema che viene prima di quello patrimoniale, e del nuovo piano. Da quello che so le banche, ad oggi, non vogliono partecipare all' aumento di capitale (almeno 3 delle 4).

Affermare che Alitalia è a corto di liquidita quando i due principali soci sono anche le due banche più importanti del paese sembra un ossimoro.
Forse il problema vero di alitalia non è liquidità ma la struttura dei costi della rete corto / medio raggio. Aspettiamoci una battaglia cruenta con i sindacati.
 
@simpy
per questioni di correttezza, cortesemente riporta sempre la fonte dell'articolo con relativo link se possibile. Thanks
 
Mai come ora tornano d'attualità quanto disse nel giugno 2008 Jean-Cyril Spinetta: "Per salvare Alitalia ci vuole un esorcista"!
 
Nei giorni scorsi il presidente di Intesa San Paolo, Gros-Pietro, e il consigliere delegato della stessa banca Carlo Messina si sono detti favorevoli a finanziare Alitalia "a condizione che ci sia la struttura societaria e di equity in grado di sostenere il business". " Se le imprese hanno soci che si impegnano a fare bene il proprio business, il nostro mestiere è di finanziarle". "Rimane il principio che una banca se ci sono piani industriali e prospettive del recupero e se può agevolare piani industriali lo fà".
E' chiaro da queste parole che neanche i vertici di banca Intesa (azionista di peso in Alitalia) conoscono il piano industriale di Alitalia. Questo conferma che il piano industriale non esiste ancora. E forse per questo che è saltata la riunione di oggi in cui l'azienda avrebbe dovuto presentare ai sindacati le linee generali del piano?
Inoltre stando a voci aeroportuali sembrerebbe che Alitalia ieri abbia avuto problemi di copertura finanziaria verso i fornitori di fuel per voli diretti a Parigi. Forse anche i fornitori di fuel hanno timori per la scarsa liquidità del vettore aereo? Nel silenzio ormai lunghissimo dell'azienda sulla sua condizione economica e finanziaria qualunque ipotesi appare possibile.
E dunque sembra sempre più probabile, come anticipato già da AVIONEWS che qualunque notizia sul piano industriale e sull'accordo con il sindacato non si avrà prima della fine dell'anno.

avionews
 
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