Quindi fondare un sistema turistico vincolati ad una compagnia significa fare turismo?Considerazioni simili si possono fare per Alghero, meno per Pescara e Crotone.
Quindi fondare un sistema turistico vincolati ad una compagnia significa fare turismo?Considerazioni simili si possono fare per Alghero, meno per Pescara e Crotone.
Quindi fondare un sistema turistico vincolati ad una compagnia significa fare turismo?
Guarda, tra il 1960 e il 2000 sono verificatesi talmente tante rivoluzioni di carattere culturale e socio-economico che mi sembra quantomeno un azzardo ridurre il fiorire del turismo trapanese a FR e a TPS. Nonostante sarebbe altresì folle non considerarli affatto, i due elementi di cui sopra. Insomma, un po' di equilibrio non guasterebbe.
Chissà in tutti quei posti senza aeroporti come diavolo hanno fatto...
Come già raccontato, io ho esempi di prima mano, familiari, di gente che, preso il primo aereo per Trapani da Milano a fine anno 90, decise di investire tutti i propri averi, più trovarsi altre risorse, nel turismo, aprendo se non il primo, uno dei primi B&B a Trapani. Volando precedentemente da e per Punta Raisi non avevano mai pensato ad un simile investimento. Perché fino a quando la politica locale non è riuscita ad organizzarsi per promuovere lo sviluppo di Birgi, praticamente nessun trapanese pensava ad investire nel turismo?
Tra l'altro, come fatto notare più volte, i primi a riconoscere la bontà della strategia seguita a Birgi sono i dirigenti del gestore di Punta Raisi, con tanto di dichiarazione di fronte alle telecamera.
Per fare il turismo come lo hanno fatto nell'ultimo quindicennio nel trapanese, bottom up, con centinaia di piccoli investitori che si inventano imprenditori investendo e rischiando i propri risparmi, bisogna in qualche modo portargli i turisti. A me pare chiaro che Punta Raisi, che potenzialmente poteva e potrebbe svolgere quella funzione, per decenni non sia riuscito ad interpretare quel ruolo. E mi pare un dato di fatto.
Restando in Sicilia, il siracusano e il ragusano (prima che aprissero Comiso) come pensi si siano sviluppati? Con la nuova autostrada da Catania; se invece di pensare all'aeroportino casalingo si pensasse a migliorare/ricostruire la viabilità su strada/ferro nei tempi e costi previsti, con due aeeoporti copri tutta l'isola. E finiamola con la palla che una strada costa più di una sovvenzione a FR
Come già raccontato, io ho esempi di prima mano, familiari, di gente che, preso il primo aereo per Trapani da Milano a fine anno 90, decise di investire tutti i propri averi, più trovarsi altre risorse, nel turismo, aprendo se non il primo, uno dei primi B&B a Trapani. Volando precedentemente da e per Punta Raisi non avevano mai pensato ad un simile investimento. Perché fino a quando la politica locale non è riuscita ad organizzarsi per promuovere lo sviluppo di Birgi, praticamente nessun trapanese pensava ad investire nel turismo?
Per fare il turismo come lo hanno fatto nell'ultimo quindicennio nel trapanese, bottom up, con centinaia di piccoli investitori che si inventano imprenditori investendo e rischiando i propri risparmi, bisogna in qualche modo portargli i turisti. A me pare chiaro che Punta Raisi, che potenzialmente poteva e potrebbe svolgere quella funzione, per decenni non sia riuscito ad interpretare quel ruolo. E mi pare un dato di fatto.
Se è l'unico vettore disposto a volare in quegli aeroporti a quelle cifre, sì.
Ad Alghero come a Trapani senza aereo turisti non ne vedono, tranne forse a Luglio e Agosto. Se la compagnia a cui ti riferisci è quella che offre il prezzo più basso per far arrivare turisti nel territorio, non è che hanno altre alternative, tranne ovviamente quella di non sviluppare il settore turistico.
periodicamente l'acqua non scorre nemmeno nelle tubature.
Se avessero creato un sistema turismo a lungo termine
Ed Alghero è probabilmente messa anche peggio di Trapani, altro che 30 ore da Monaco.
Piccoli aeroporti, perché non finanziate le fondazioni
Da una quindicina d'anni a questa parte il governo italiano ha adottato misure che penalizzano i piccoli aeroporti aperti al traffico civile. Durante la lunghissima saga della redazione e approvazione del piano nazionale degli aeroporti, è diventato abbastanza chiaro come sia un obiettivo strategico di diversi governi italiani la riduzione e chiusura di questi aeroporti minori. Per una serie di ragioni, a volte politiche a volte contingenti, una pattuglia di questi aeroporti è riuscita ad ottenere una sospensione almeno temporanea dell'intervento della mannaia governativa, e sono stati lasciati a bordo, non del tutto di buon grado. Tra questi aeroporti, considerati al momento di interesse nazionale, a condizione che riescano a promuovere una vocazione funzionale ed una specializzazione chiaramente riconoscibili, e che soprattutto riescano a raggiungere l'equilibrio economico-finanziario tendenziale in un triennio, vi sono aeroporti al momento sinceramente con poche speranze di sopravvivenza come Brescia, Crotone o Taranto, ma anche tanti aeroporti che sono fondamentalmente mandati fuori mercato dall'eccessiva imposizione fiscale aeroportuale. Tra questi soprattutto Alghero, Brindisi, Genova e Trapani, e forse anche Ancona, Comiso, Pescara, Perugia, Reggio Calabria e Trieste.
Gli enti locali di alcune delle comunità servite da questi aeroporti, per incentivarne lo sviluppo, negli ultimi anni hanno investito milioni di euro, per scontare i costi aeroportuali ed incentivare i vettori a basso costo ad aprire rotte. Il tutto vanificato dall'operato del governo, che ha continuato a sua volta ad innalzare la pressione impositiva mitigando o annullando l'effetto degli investimenti pubblici locali. A proposito del governo: il principale azionista del gestore degli aeroporti di Pisa e Firenze, Corporación América, oltre ad essere indirettamente uno dei maggiori azionisti del gestore dell'aeroporto di Trapani, ed uno dei principali indiziati a candidarsi per gestire il frutto di un possibile matrimonio di questo con il gestore dell'aeroporto di Palermo, ha finanziato con 25 mila euro la Fondazione Open, nel cui consiglio direttivo siedono Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti, in pratica il cerchio magico del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, fondazione che a quanto pare organizza l'annuale convegno politico all'ex stazione Leopolda di Firenze.
Questa cosa mi ha fatto venire in mente una idea, e di conseguenza mi viene di dare un suggerimento ai gestori dei piccoli aeroporti, ed ai rappresentanti politici delle comunità e dei territori da questi serviti: invece di spendere decine di milioni di Euro in contributi di co-marketing, per vederli poi osteggiati dall'Unione Europea e vanificati dai continui incrementi dell'imposizione fiscale aeroportuale, perché invece non vi associate, fate una colletta, ed iniziate a finanziare le fondazioni dei politici? Scegliete due o tre fondazioni tra governo e opposizione, sceglietele bene, finanziatele con un centinaio di migliaia di Euro all'anno, suggerendo nel frattempo che vedreste di buon occhio l'abolizione, almeno per quanto riguarda gli aeroporti minori, di imposte come l'addizionale comunale e l'imposta sul valore aggiunto sui diritti d'imbarco di passeggeri sulle aeromobili, imposte regressive che a volte sono sufficienti a mandare fuori mercato questi aeroporti. Male che vada, perderete poche centinaia di migliaia di Euro, ma se riuscirete ad influenzare il governo, o almeno a farlo riflettere sulle vostre sacrosante ragioni, potreste nella migliore delle ipotesi riuscire a risparmiare decine di milioni di Euro dei contribuenti e dei vostri investitori privati.
da http://notizie.alguer.it/n?id=106177