Alitalia, i conti sugli esuberi non tornano
ESCLUSIVO. Lavoratori licenziati e riassunti per 25 giorni. Altri «demansionati». Promesse sui ricollocamenti. Ecco perché «i numeri forniti da Lupi sono fallaci».
di Giorgio Velardi
20 Dicembre 2014
Licenziati a ottobre da Alitalia che li riassume ora con contratti a tempo determinato di soli 25 giorni.
È il destino di circa 50 operai della principale compagnia aerea italiana, impiegati a Fiumicino dal 4 al 28 dicembre per la manutenzione dei velivoli Air Berlin. E alla fine, per loro, potrebbe esserci una proroga di altri tre mesi.
A sollevare il caso è stata un’interrogazione parlamentare di Sel firmata dai deputati Filiberto Zaratti, Arturo Scotto, Giorgio Airaudo, Antonio Placido e Michele Piras, che hanno chiesto al ministro dei Trasporti di fare luce sulla vicenda.
«DAL GOVERNO RISPOSTE VAGHE». «Maurizio Lupi ha risposto alla nostra richiesta di informazioni con una serie di dichiarazioni programmatiche senza entrare nel merito della questione», dice Zaratti a Lettera43.it. «Nonostante le promesse del governo e con un comparto in crescita, i lavoratori del trasporto aereo continuano a essere licenziati. Appare dunque evidente che ciò avvenga con l’intenzione di abbassare i costi di gestione sulla pelle delle persone».
UN SETTORE IN CRESCITA. Numeri alla mano, infatti, il settore aeroportuale appare in salute: dal 2008 al 2013 il traffico passeggeri è aumentato del 10,3% e quello merci del 16,6%.
Per non parlare del 2014, con i passeggeri in aumento 4,5% e il trasporto merci del 5,1%.
Solo a ottobre, nei 35 scali monitorati da Assaeroporti (l’associazione dei gestori aeroportuali legata a Confindustria), i passeggeri hanno superato quota 13 milioni anche grazie all’aumento dei movimenti aerei (+2,5%). Fiumicino ha segnato un +10% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
COINVOLTI ALTRI 20 OPERAI. La situazione, che al momento, come detto, riguarda circa 50 operai della compagnia, si sta allargando a macchia d’olio.
«Il 19 dicembre l’azienda ha licenziato altri 20 operai comunicando loro che dal 2 gennaio verranno riassunti per alcuni mesi con contratti a termine», rivela Antonio Amoroso della Cub Trasporti.
Le 750 dimissioni? «Non sono state date in maniera spontanea»
Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti.
Contattata da Lettera43.it, Alitalia ha spiegato che «nell’accordo stipulato con i sindacati l’azienda si è impegnata, ogni qualvolta avesse necessità di attività che richiedono ulteriore forza lavoro, ad andare a recuperare persone dal bacino della mobilità».
Quell’accordo, spiega però Amoroso, è stato firmato solo da Fit-Cisl, Uil Trasporti e Ugl Trasporti ma non da Filt-Cigl, Usb Lavoro Privato e Cub Trasporti.
«CONTINUA PRECARIZZAZIONE». «La verità è che, con la scusa della stagionalità dei flussi dei passeggeri, dagli Anni 90 a oggi quello del trasporto aereo è diventato un laboratorio su cui sperimentare le ricette della precarizzazione. Questo è un settore tutt’altro che in crisi», aggiunge il sindacalista, «però la grande concorrenza fra le aziende non è stata accompagnata da regole certe. La liberalizzazione selvaggia ha frantumato le posizioni dei grandi vettori e operatori del settore e l’unica voce su cui si è intervenuti è il costo del lavoro».
«INCENTIVO DI USCITA DI 10 MILA EURO». C’è poi un’altra questione sul tavolo: quella che riguarda il numero degli esuberi di Alitalia dopo l’accordo che ad agosto ha portato alla cessione del 49% dell’azienda a Etihad. Formalmente la procedura è stata aperta per 2.251 lavoratori. Di questi, 250 assistenti di volo saranno riassorbiti con contratti di solidarietà mentre 750 hanno rassegnato le dimissioni. Sull’ultimo dato «il governo sta giocando perché non considera queste persone come licenziate. Peccato che le dimissioni non siano state date in maniera spontanea».
Alitalia, spiega Amoroso, «proponeva a chi se ne fosse andato prima del tempo un incentivo di uscita di 10 mila euro netti, 8 mila per i “ritardatari”».
«LAVORATORI DEMANSIONATI». Poi ci sono 200 lavoratori che verranno ricollocati all’interno dell’azienda: anche questi non vengono conteggiati negli esuberi. Dice l’esponente di Cub Trasporti: «Con questo stratagemma l’azienda ha demansionato i lavoratori dicendo loro che sarebbero stati ricollocati solo se avessero accettato un contratto part-time e un arretramento nel livello di inquadramento». Infine ci sono le 600 persone che, nelle intenzioni, saranno ricollocate presso aziende terze. «Al momento si ha la certezza che 60-70 lavoratori dell’informatica verranno ceduti a Ibm. Il resto sono promesse. Ecco perché», conclude Amoroso, «i numeri del ministro Lupi, che ha parlato di poco più di 400 esuberi effettivi, sono fallaci».
Insomma, Alitalia diventerà anche «più sexy», come ha affermato l’amministratore delegato di Etihad James Hogan. Ma, al tempo stesso, sarà sempre più precaria.
Twitter: @GiorgioVelardi
http://www.lettera43.it/esclusive/alitalia-i-conti-sugli-esuberi-non-tornano_43675152110.htm