Thread MXP-LIN: SEA ritira il masterplan attuale di Malpensa


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Si.
In AZ sanno benissimo che Linate non verrà mai chiuso, quindi l' opzione migliore (meno peggio) rimane quella di liberarlo, per poter feederare AUH.

Cioè quindi oggi tutta la politica in materia è ruotata intorno ad AZ, che sta facendo creare un decreto a proprio uso e consumo, ma non sarebbe in grado di chiedere la chiusura? Mi pare strano ma può essere. Ma allora torniamo al punto di partenza.
Scusate, sarò de coccio, ma c'è una cosa che davvero non riesco a capire: dal momento che ormai non si è più sicuri nemmeno che sorga il sole la mattina, ma c'è questa certezza granitica che LINATE non possa chiudere, vorrei semplicemente capire quali supremi interessi vengono tutelati da questo scalo microscopico che ad oggi è solo in grado di drenare ricchezza verso l'estero.

Però se c'è una cosa a cui proprio non credo è storia dei 3 milioni di milanesi (e hinterland) pronti a sdraiarsi sulle piste: sono anche io di Milano e so che la gente comune, non i forumisti, queste incombenze le lasciano volentieri a La Russa & Co. perchè hanno ben altri problemi da affrontare nella loro esistenza quotidiana, la maggior parte della gente usa l'aereo per andare in ferie una volta all'anno, se riesce, magari partendo da MXP o BGY. Quindi non parlatemi per cortesia di consensi popolari.
 
Cioè quindi oggi tutta la politica in materia è ruotata intorno ad AZ, che sta facendo creare un decreto a proprio uso e consumo, ma non sarebbe in grado di chiedere la chiusura? Mi pare strano ma può essere. Ma allora torniamo al punto di partenza.
Scusate, sarò de coccio, ma c'è una cosa che davvero non riesco a capire: dal momento che ormai non si è più sicuri nemmeno che sorga il sole la mattina, ma c'è questa certezza granitica che LINATE non possa chiudere, vorrei semplicemente capire quali supremi interessi vengono tutelati da questo scalo microscopico. Vedremo i contenuti del decreto, ma ogg

Però non credo alla storia dei 3 milioni di milanesi (e hinterland) pronti a sdraiarsi sulle piste: sono anche io di Milano e so che la gente comune, non i forumisti, queste incombenze le lasciano volentieri a La Russa & Co. perchè hanno ben altri problemi da affrontare nella loro esistenza quotidiana, la maggior parte della gente usa l'aereo per andare in ferie una volta all'anno, se riesce, magari partendo da MXP o BGY. Quindi non parlatemi per cortesia di consensi popolari.
E invece è proprio così. Nessun politico milanese è disposto a correre il rischio di chiudere LIN e perdere le elezioni successive. E questo ha fatto di LIN un tabù esclusivamente nostro. Basta leggere i commenti sui giornali, tanta "ggggggente" che vuole LIN aperto perché è comodo, perché fa figo avere il city airport, perché poi dovrebbe ammettere che vola LH perché fa figo e non perché FCO è scomodo e brutto.
 
Cioè quindi oggi tutta la politica in materia è ruotata intorno ad AZ, che sta facendo creare un decreto a proprio uso e consumo, ma non sarebbe in grado di chiedere la chiusura? Mi pare strano ma può essere. Ma allora torniamo al punto di partenza.
Scusate, sarò de coccio, ma c'è una cosa che davvero non riesco a capire: dal momento che ormai non si è più sicuri nemmeno che sorga il sole la mattina, ma c'è questa certezza granitica che LINATE non possa chiudere, vorrei semplicemente capire quali supremi interessi vengono tutelati da questo scalo microscopico che ad oggi è solo in grado di drenare ricchezza verso l'estero.

Però non credo alla storia dei 3 milioni di milanesi (e hinterland) pronti a sdraiarsi sulle piste: sono anche io di Milano e so che la gente comune, non i forumisti, queste incombenze le lasciano volentieri a La Russa & Co. perchè hanno ben altri problemi da affrontare nella loro esistenza quotidiana, la maggior parte della gente usa l'aereo per andare in ferie una volta all'anno, se riesce, magari partendo da MXP o BGY. Quindi non parlatemi per cortesia di consensi popolari.
E tu credi davvero al piu' grande complotto giudaico-massone-mondialromano mai ordito per penalizzare vita natural durante lo scalo varesino dall'essere il piu' grande hub del sud europa?
 
E tu credi davvero al piu' grande complotto giudaico-massone-mondialromano mai ordito per penalizzare vita natural durante lo scalo varesino dall'essere il piu' grande hub del sud europa?

No lascia stare, se vuoi riportare tutto alla guerra di religione di cui purtroppo in passato si riempivano i thread, hai trovato la persona sbagliata.

Ho parlato di "supremi interessi" riguardo alla difesa di Linate perchè semplicemente mi scandalizza l'idea che un microbo di aeroporto del genere, che sta castrando il sistema di trasporto aereo Lombardo (e non solo) e con esso buona parte dell'economia, venga da più parti ritenuto intoccabile.
Detto questo trovo il tuo intervento solo volto a ridicolizzare la mia idea ed a catalogarmi come "talebano" quando il mio intento era semplicemente di comprendere.
Cattivo gusto.
 
Ultima modifica:
E invece è proprio così. Nessun politico milanese è disposto a correre il rischio di chiudere LIN e perdere le elezioni successive. E questo ha fatto di LIN un tabù esclusivamente nostro. Basta leggere i commenti sui giornali, tanta "ggggggente" che vuole LIN aperto perché è comodo, perché fa figo avere il city airport, perché poi dovrebbe ammettere che vola LH perché fa figo e non perché FCO è scomodo e brutto.

Sì ma la gente che scrive è sempre una sparuta minoranza rispetto alla popolazione. Che poi tra coloro che scrivono vi sia una grande maggioranza pro-Linate è indubbio, ma quello che intendo è che non ritengo che il tema LINATE Vs MALPENSA sia così sentito fuori da alcuni ambienti. Quindi non ritengo che le motivazioni siano di carattere elettorale. In una situazione economica come quella attuale, invece, far passare il messaggio di come una concentrazione delle attività su di un unico scalo porterebbero sviluppo e occupazione, la cosa potrebbe fare molto più presa per l'elettorato.
 
Cioè quindi oggi tutta la politica in materia è ruotata intorno ad AZ, che sta facendo creare un decreto a proprio uso e consumo, ma non sarebbe in grado di chiedere la chiusura? Mi pare strano ma può essere. Ma allora torniamo al punto di partenza.
Scusate, sarò de coccio, ma c'è una cosa che davvero non riesco a capire: dal momento che ormai non si è più sicuri nemmeno che sorga il sole la mattina, ma c'è questa certezza granitica che LINATE non possa chiudere, vorrei semplicemente capire quali supremi interessi vengono tutelati da questo scalo microscopico che ad oggi è solo in grado di drenare ricchezza verso l'estero.

Però se c'è una cosa a cui proprio non credo è storia dei 3 milioni di milanesi (e hinterland) pronti a sdraiarsi sulle piste: sono anche io di Milano e so che la gente comune, non i forumisti, queste incombenze le lasciano volentieri a La Russa & Co. perchè hanno ben altri problemi da affrontare nella loro esistenza quotidiana, la maggior parte della gente usa l'aereo per andare in ferie una volta all'anno, se riesce, magari partendo da MXP o BGY. Quindi non parlatemi per cortesia di consensi popolari.

E' molto semplice:
se domani chiudi LIN, tutti i lavoratori di LIN perderebbero il lavoro, e con loro tutto l' indotto.
Ovviamente tutto il traffico, ed immagino quindi anche buona parte dei lavoratori, verrebbe spostato a MXP, anzi, probabilmente il traffico di quest'ultimo a regime supererebbe sicuramente la somma del traffico attuale MXP-LIN, generando probabilmente anche più posti di lavoro della somma attuale.

Ma, mentre i posti "temporaneamente" persi a LIN sono immediatamente e facilmente identificabili, quelli guadagnati in futuro non sono valutabili.
Senza contare poi la ricaduta positiva in generale per Milano e dintorni.

Cosa impossibile da accettare per un politico nostrano, interessato solo al "domani", e ai suoi consensi immediati, che a dopodomani.
 
E' molto semplice:
se domani chiudi LIN, tutti i lavoratori di LIN perderebbero il lavoro, e con loro tutto l' indotto.
Ovviamente tutto il traffico, ed immagino quindi anche buona parte dei lavoratori, verrebbe spostato a MXP, anzi, probabilmente il traffico di quest'ultimo a regime supererebbe sicuramente la somma del traffico attuale MXP-LIN, generando probabilmente anche più posti di lavoro della somma attuale.

Ma, mentre i posti "temporaneamente" persi a LIN sono immediatamente e facilmente identificabili, quelli guadagnati in futuro non sono valutabili.
Senza contare poi la ricaduta positiva in generale per Milano e dintorni.

Cosa impossibile da accettare per un politico nostrano, interessato solo al "domani", e ai suoi consensi immediati, che a dopodomani.

Ma invece dei posti che già si sono persi a MXP e di quelli e sono molti che probabilmente si perderanno tra diretti e indotto a seguito del decreto che aumenta i voli a LIN ne vogliamo parlare? Sembra quasi che i lavoratori di MXP siano di serie B e nessuno nemmeno a livello politico o sindacale ci pensi. Sono forse figli di un Dio minore? Valgono meno di quelli che lavorano a LIN?


Il discorso che nel caso della chiusura di LIN e che nell' immediato ci saranno esuberi che poi verranno riassorbiti da MXP, c'è la cassa intergrazione, che una volta sarebbe usata per il suo vero significato: ovvero difficoltà TEMPORANEA di una attività ma con la prospettiva di venire riassorbiti e tornare quanto prima la lavoro.
 
visto che si parla da anni di expo e correlati

INCHIESTA
Expo, flop annunciato?
Per il grande appuntamento milanese previsti 20 milioni di visitatori. Ma mancano 31 settimane e le prenotazioni sono quasi a zero. E gli operatori protestano: troppe incertezze e poca promozione


Dietro la recinzione s’intravedono le prime architetture: pilastri di acciaio e cemento si alzano finalmente dal suolo. Il cantiere di Expo cresce: a immortalare i boccioli sono accorsi politici, ufficiali, autorità. Il problema è che mentre tutti guardano cosa si muove dentro il cantiere pochi si accorgono del deserto che c’è fuori. Quali spettacoli, quali meraviglie dovrebbero convincere il resto del mondo a correre alla nostra Esposizione Universale? Il governo continua a promettere numeri da colossal, tali da giustificare i miliardi di soldi pubblici spesi per la monumentale kermesse: 20 milioni di visitatori, 24 milioni di biglietti stampati. Ma al grande evento mancano meno di 31 settimane e ad ascoltare i più importanti albergatori di Milano e dintorni, «nulla si muove». Prenotazioni? Pochissime. Ottanta stanze di qua, meno di là, un flop le prevendite online. Le delegazioni ufficiali iniziano solo adesso a farsi avanti. Delle 110 mila persone che dovrebbero accalcarsi nella metropoli lombarda ogni giorno per sei mesi, stando alle stime ufficiali, non c’è traccia all’orizzonte. E sì che gli appassionati della Settimana del Mobile di aprile hanno già confermato la loro presenza e fermato i posti letto a disposizione. La marea umana di Expo? Non pervenuta.

L’incertezza contagia così anche agenzie turistiche, tour operator, noleggiatori di bus. «Richieste? Ancora non ne abbiamo ricevute», conferma Claudio Astori di Zani Viaggi. «Ma è anche vero che i prezzi dei biglietti sono stati definiti da 15 giorni» (saranno 32 euro a ingresso a persona). «A Milano abbiamo fermato solo duemila stanze», aggiungono da Gartours, leader per gli arrivi dalla Russia. «No dal Veneto nessuno ci ha prenotato dei pullman. Pubblicità? Non ne ho viste», rispondono dalla vicentina Oliviero Tours. Insomma, fra quegli operatori che secondo uno studio commissionato da Expo spa all’Università Bocconi dovrebbero fatturare grazie all’evento 3,5 miliardi di euro serpeggia più smarrimento che adrenalina pre partita. E l’allarme-promesse è arrivato anche dal numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi: «Venti milioni di turisti mi sembrano una cifra ottimistica», ha detto, pensando alle imprese che si sono esposte finanziariamente per agganciare l’opportunità dei record e temono adesso di rimanere a secco. «Le previsioni sono giuste», ha risposto piccato il ministro Maurizio Martina.

NEBBIA PADANA
Che succede? Che forse perché troppo impegnate a reagire agli arresti, agli scandali, ai ritardi, a trasformare il “fare presto” in un mantra nazionale, le istituzioni sembrano essersi dimenticate dei visitatori, di quel pubblico che andrebbe persuaso a venire in Italia per l’occasione. «Per un grande evento senza repliche come è l’Esposizione Universale, la comunicazione è essenziale», spiega a “l’Espresso” Alain Dupeyras, direttore dell’ufficio sul Turismo dell’Ocse: «Per questo l’informazione e la pubblicità dovrebbero viaggiare in largo anticipo, diciamo almeno due anni prima, con un crescendo d’intensità all’avvicinarsi dell’inaugurazione». Due anni prima? Non da noi. Secondo Philippe Daverio se le torme di turisti promesse tardano a manifestarsi è a causa di un’offerta culturale che manca, di una promozione balbettante dentro e fuori la nazione, di una «indifferenza pubblica che va oltre l’imbarazzo». Perché un francese, un russo, un cinese, dovrebbero affrettarsi a organizzare nel 2015 il loro grand tour d’Italie? Quali star saliranno sul palco? E quando? Quali Leonardo in mostra? Quale Caravaggio? I Bronzi di Riace? Le grandi case di moda proporranno qualcosa di speciale in quei sei mesi oppure no? I produttori di design? E di formaggi? Gli unici ad essersi mossi sembrano essere i maestri del vino. D’altronde è difficile affermare certezze quando la fine dei lavori per una delle principali infrastrutture di Expo, il viale su cui sorgerà il padiglione italiano, è prevista per il 30 aprile 2015: il giorno prima dell’inaugurazione. E il ritardo medio è di 21 settimane.

ASPETTANDO UNA SVOLTA
«Allora, vediamo, prenotazioni... Ad oggi abbiamo chiuso due contratti per gli staff di alcuni padiglioni istituzionali. Sono in totale 80 stanze al giorno». Tutto qui? «A maggio abbiamo messo in vendita delle camere a tariffe allettanti, sotto i 100 euro, per i sei mesi di Expo». Il risultato? «È stato nullo: abbiamo tirato su 15mila euro. Ma non ci aspettavamo molto di più. I viaggiatori si muoveranno più tardi». Renzo Iorio è amministratore delegato di Accor Italia, un gruppo che solo nella zona interessata dall’Esposizione conta 20 alberghi, dagli economici Ibis ai lussuosissimi Memorable. Lui è convinto che «ce la faremo». Ma con previsioni molto ridotte rispetto alle promesse. Le 60mila stanze d’albergo di Milano, sostiene, non saranno occupate al completo, come avviene durante il Salone del Mobile, ma al massimo si riempiranno il 20 per cento in più del solito. «Guardi, ho chiesto ai direttori di tutti i nostri hotel, eravamo in riunione poco fa, e lo confermo: non abbiamo ancora alcuna prenotazione legata all’evento. Solo un gruppetto di amici italiani per un weekend di giugno e qualche richiesta rimasta sul vago», aggiunge l’amministratore delegato di un’altra catena – otto alberghi a Milano -, che preferisce non essere citato: «Questa immobilità per me non è normale. Soprattutto per i clienti “business”: per il design, la moda, le moto, si muovono con largo preavviso. Ora no. E in questo caso dovrebbero dormire in città non migliaia, ma milioni di persone».

TOCCATA E FUGA
Iorio è anche presidente di Federturismo, e al di là delle magre premesse mostra una sincera fiducia nell’occasione-Expo: «È vero», ripete, «per ora segnali forti non ce ne sono stati, ma li attendiamo». Questo atteggiamento, di preoccupazione nient’affatto disperata, è costante fra gli operatori del settore. Alessandro Saccoccio, direttore marketing di Gartour, un tour operator che ogni anno porta in Italia 500mila stranieri, di cui 250mila dalla Russia, è rivenditore ufficiale di Expo dal settembre del 2013. «Non è facile», ammette: «Un anno fa nessuno la conosceva, toccava a noi spiegare all’estero di che si trattasse, per vendere i pacchetti. Poi a maggio ci siamo trovati a dover rassicurare i clienti che l’evento ci sarebbe stato nonostante gli scandali». Le previsioni sono buone: «Ci aspettiamo di portare 100mila russi in più rispetto al normale». Non manca d’ottimismo, visto che per ora «le conferme sono solo il 15 per cento». Adesso, sostiene, quello che ancoranon si vede è un calendario di proposte straordinarie legate al tema di Expo, “Nutrire il pianeta”. «L’unica città che l’ha fatto è Torino. Così stiamo proponendo tour in cui a Milano ci si ferma al massimo una notte. Poi via: gli outlet di Serravalle e i negozi della Repubblica di San Marino per lo shopping; Torino, Verona e Venezia, forse anche la Sicilia, per il turismo». Una prospettiva che incupisce Claudio Astori di Zani Viaggi, proprietario di oltre 80 bus fra cui ci sono i due piani dei “CitySighseeing”: «Per essere rivenditori ufficiali di Expo abbiamo investito parecchio», spiega, «anche perché abbiamo dovuto comprare in anticipo uno stock di biglietti. L’abbiamo fatto convinti che i visitatori arriveranno a Milano per scoprire Milano». Hanno anche aumentato la flotta di battelli per le visite guidate dai navigli, seguendo la promessa di Expo che la città si sarebbe trasformata, affacciandosi sull’acqua come nel Rinascimento, con l’apertura di nuove vie navigabili. Poco più di un sogno, visto che di canali ne verranno realizzati sì e no la metà. «Per ora c’è molta curiosità non approfondita», dice: «Ma dobbiamo insistere. È un’occasione che non possiamo perdere».

REGIONI DISTRATTE
Lontano dalla Madonnina questa determinazione s’offusca. Secondo i numeri dell’Università Bocconi, undici di quei 20 milioni di turisti dell’Esposizione dovrebbero arrivare dalle altre regioni italiane. Ma le aspettative non sono confortanti. «Expo? E che c’entriamo noi? No, qui non se ne parla. Non s’è mosso niente: autorità, agenzie, niente», dicono da Boldrini Trasporti, uno dei principali noleggi di bus di Rimini, sempre impegnato per le fiere locali. «Expo? Ma che domande sono? Dalla Sicilia non ci sono richieste. E non penso ci saranno», ribadiscono gli amministratori di Cuffaro trasporti, una delle più grandi autolinee del Sud. «La regione Veneto non c’entra con Expo. Noi non ne saremo toccati», aggiunge la proprietaria vicentina di Oliviero Tours. L’andazzo è questo anche altrove. «Pochissimi italiani sentono proprio l’evento. Le amministrazioni regionali non ci hanno investito», sostiene Renzo Iorio: «Non solo non lo comunicano ai residenti. Ma non lo promuovono nemmeno all’estero». Così, mentre Dubai sta già facendo volare aerei Emirates con un enorme “Expo 2020” scritto sul fianco, cinque anni in anticipo rispetto all’inaugurazione, la promozione oltreconfine della nostra Fiera Universale non è decollata. «I miei colleghi stranieri non la conoscono», ammette Iorio. «Negli incontri extraeuropei dobbiamo ancora spiegare», aggiunge Saccoccio. Finisce che anche il massimo esperto di Turismo dell’Ocse, Dupeyras, è confuso sulla natura dell’iniziativa: «Expo 2015: il tema è quello dell’acqua, giusto? Dell’acqua come risorsa e dei canali di Leonardo, no?», chiede durante l’intervista, dimostrando di non sapere che la città non diventerà una Nuova Venezia com’era previsto.

VIVA LA CINA
«Fino all’inizio dell’anno è andata piuttosto bene: qualche richiesta, curiosità. Ma da maggio riceviamo soprattutto preoccupazione. C’e incertezza su date, eventi, prezzi delle stanze», racconta il titolare di una delle principali agenzie per il turismo cinese in Italia. E sì che la Cina è una vera speranza: da Pechino dovrebbero atterrare a Malpensa un milione di turisti in sei mesi. Il padiglione del gigante asiatico sarà fra i più sontuosi. I visti concessi da Roma sono stati raddoppiati per l’occasione: supereranno i 600mila nel 2015. Il tour operator Alessandro Rosso, da solo, li ha bloccati praticamente tutti, stipulando un contratto per 750mila Expo biglietti destinati al mercato cinese. Il partner è Boya Investment Consulting, una società domiciliata nel paradiso fiscale delle Isole Vergini: «Gli anticipi sono stati versati, Boya provvederà a saldare il resto entro aprile 2015», spiega Rosso: «Nei prossimi mesi Expo organizzerà incontri nelle principali città insieme al governo di Pechino, e questo sicuramente aumenterà le vendite».

LA PAURA FA SIVIGLIA
A preoccupare gli albergatori lombardi è il fantasma di Siviglia, l’ombra lunga dell’Expo andalusa del 1992, quando per dimostrare di aver raggiunto i 40 milioni di visitatori promessi gli organizzatori conteggiarono anche gli ingressi giornalieri di tutto il personale, compresi camerieri e receptionist, mentre nei padiglioni erano entrati meno di tre milioni di turisti, come racconta Pieter van Wesemael in un libro sulla sorte delle fiere universali. Lo scivolone che proprio non possiamo permetterci, conclude l’esperto dell’Ocse, Dupeyras, è deludere chi verrà: «La chiave del successo saranno i primi giorni, le prime settimane.Se i visitatori avranno un’esperienza positiva, se sentiranno che l’Expo e la città offrono qualcosa di straordinario, allora saranno loro stessi a comunicarlo, accelerando il successo della manifestazione. Se invece i primi commenti saranno negativi, rialzarsi in pochi mesi sarà molto difficile».
http://espresso.repubblica.it/inchi...sara-un-flop-1.181836#gallery-slider=1-181828
 
: «La chiave del successo saranno i primi giorni, le prime settimane.Se i visitatori avranno un’esperienza positiva, se sentiranno che l’Expo e la città offrono qualcosa di straordinario, allora saranno loro stessi a comunicarlo, accelerando il successo della manifestazione. Se invece i primi commenti saranno negativi, rialzarsi in pochi mesi sarà molto difficile».
http://espresso.repubblica.it/inchi...sara-un-flop-1.181836#gallery-slider=1-181828

linate e stazione centrale........mi prefiguro già l'entusiasmo dei pellegrini
 
Il futuro di Malpensa

Non vorremmo apparire monotematici o, peggio, stucchevoli riproponendo la questione di Malpensa. Ma è il tema che tiene banco in queste settimane e terrà banco ancora per chissà quanto, qui, nel Varesotto e nell’Alto Milanese, e sui tavoli politici ed economici nazionali.
C’è in gioco un’ampia porzione del benessere locale e della ricchezza di un territorio che sullo scalo della brughiera ha impostato il proprio futuro e, alla luce delle scelte romane, ne vede minati i presupposti. Vecchie considerazioni che tornano di estrema attualità e inducono al pessimismo più nero. Malpensa pare in caduta libera, anche e purtroppo sulla spinta di una classe dirigente che ha venduto l’anima agli arabi di Etihad per salvare Alitalia e i posti di lavoro concentrati su Fiumicino, e finge di preoccuparsi di ciò che potrebbe accadere con il depotenziamento dell’aeroporto del Duemila. In verità, bisogna coniugura i verbi al presente, in quanto lo sfascio occupazionale è già in atto, riguarda migliaia di dipendenti di compagnie aeree che chiudono, dello stesso aeroporto e dell’indotto, alberghi, logistica, servizi; lavoratori destinati a rimanere a spasso a causa del limitato numero di voli e della drastrica diminuzione dei passeggeri. Il ministro Maurizio Lupi, a cui competono decisioni determinanti, ribadisce che Malpensa resta strategica nel sistema aeroportuale lombardo, ma non tranquillizza rispetto al famoso e atteso decreto che, superando i vincoli imposti da un precedente provvedimento a firma Pierluigi Bersani, liberalizzerà nuove frequenze europee su Linate. Decreto che dovrebbe avere efficacia temporale (per il periodo di Expo 2015) ma che invece sembra essere impostato su una scadenza illimitata. Ciò equivarrebbe alla deflagrazione di Malpensa, che perderebbe il ruolo centrale a cui fa riferimento Lupi per riposizionarsi su un segmento molto più basso. Con tutto ciò che ne deriverebbe, a cominciare - vale la pena ribadirlo - dai livelli occupazionali. A fronte di questi drammatici scenari prova a reagire la politica locale, con la nascita di inutili comitati, litigiosi al loro interno e vocati alla salvaguardia delle primogeniture piuttosto che all’obiettivo finale: la salvaguardia dell’aeroporto. Voci che si disperdono nel vento, a cui si accompagnano le prese di posizione di autorevoli rappresentanti istituzionali e di partito, i quali chiamano alla mobilitazione il territorio. «Pronti a reagire» avverte ad esempio Roberto Maroni, governatore lombardo che ha giurisdizione su Malpensa, non solo o tanto per il suo incarico ma anche perché espressione della Lega varesina. «Tutti in piazza» propone Lara Comi, eurodeputata e coordinatrice provinciale di Forza Italia che per prima ha lanciato l’allarme circa la direzione presa in sede governativa. Il governo, appunto. Che qualcosa di poco chiaro si muova nei palazzi del potere centrale a proposito di Malpensa è testimoniato dal silenzio attorno alla specifica vicenda. Qualcuno ha mai sentito Matteo Renzi, che discetta e pontifica su tutto e tutti, spendere una mezza parola per lo scalo della brughiera? Eppure, i diritti di chi trae sostentamento dal "nostro" aeroporto sono gli stessi di coloro i quali hanno rischiato il posto in Alitalia. Con una ragione numerica in più: per l’ex compagnia di bandiera si trattava di garantire un paio di migliaia di persone, per Malpensa parliamo di qualche decina di migliaia di lavoratori. C’è qualcosa che sfugge in tutta questa faccenda, qualcosa che passa sopra le nostre teste e va a parare chissà dove. Il sospetto nasce anche da altri mutismi della politica, dalle compromissioni degli esponenti di partito legati a filo doppio con i loro capataz romani. Ncd ad esempio (Lupi) o il Pd (Renzi), messi in imbarazzo da non meglio identificati interessi governativi che penalizzano Malpensa. Per dirla in un altro modo, Lega e Forza Italia hanno le mani libere, Ncd e Pd, gruppi di maggioranza, sono invece costretti ad abbozzare. Situazione paradossale, se così fosse, che colpisce al cuore lo scalo della brughiera. E colpendo Malpensa si colpisce una volta di più il nostro territorio, che di tributi agli interessi e alle prepotenze romane ne ha sempre pagati e ne continua a pagare in gran quantità.

http://www.prealpina.it/editoriale/2014/9/30/il-futuro-di-malpensa/3697634/2011588/
 
Comunque non solo i politici ma vedo che anche sui giornali, specie testate locali, c'è sempre questa ricorrente differenziazione ........'varesino', 'milanese'....nostro aeroporto e quello di Milano....... quasi in un derby calcistico eterno.
Nessuno che espone e vede le cose in chiave unitaria, una veduta d'insieme.
Anche perchè chi scrive un articolo del genere le sue preoccupazioni ben che vada finiscono a Legnano e imposta tutto il ragionamento (posti di lavoro etc) in funzione di un territorio molto circoscritto.
 
Etihad sceglie Linate, Malpensa protesta

Milano Linate è stato finito di costruire nel 1937, ha un unico terminal, e due piste, una per il traffico commerciale, e una per l'aviazione generale, capaci comunque di movimentare nel 2013 oltre 9 milioni di passeggeri, per il terzo aeroporto d'Italia. Ma soprattutto Linate dista solo 7 chilometri dal centro cittadino.
Milano Malpensa è stato finito di costruire nel 1948, ma è stato notevolmente ampliato nel 1998 e nel 2013; ha due piste parallele, lunghe quasi il doppio di quella di Linate, e una terza in costruzione, dopo che sarà terminato il disboscamento dell'aerea interessata. Ha tre terminal, di cui uno per i voli cargo, per i quali Malpensa è leader indiscussa in Italia, e con i suoi oltre 18 milioni di passeggeri è il secondo aeroporto d'Italia. Ma Milano Malpensa si trova a Varese, e dista da Milano 50 chilometri.
Il prossimo anno a Milano ci sarà l'Expo, per il quale sono già in vendita i biglietti, e anche se qualcuno sostiene polemicamente che sarà un flop, a Milano ci si aspetta l'arrivo di tantissimi turisti, che sempre più apprezzano la capitale del Made in Italy.

Ora, dal punto di vista del turista, tra Malpensa e Linate non c'è partita; meglio arrivare a Linate, se possibile. E con queste previsioni sugli arrivi, oltre 20 milioni di arrivi solo per l'Expo, naturale che si pensasse ad autorizzare un aumento dei voli su Milano Linate. Si diceva però di un'autorizzazione temporanea; per i sei mesi dell'Expo. Perché lo scalo di Milano non è strutturato per reggere tutto questo traffico, perché quelli di Varese temono la concorrenza di Linate.

Poi è arrivata Etihad, che ha messo sul piatto tanti soldi, per salvare Alitalia, una compagnia che altrimenti sarebbe fallita. Ovvio che per garantire questo salvataggio, il Governo abbia offerto delle garanzie ad Etihad. Ma forse nel patto tra Governo ed Etihad c'era anche Linate; più voli autorizzati su Linate, più voli per Alitalia-Etihad.
Il fatto è che Alitalia-Etihad a Linate godrebbero di un notevole vantaggio concorrenziale, potenzialmente capace di generare grandi numeri. E non solo perché Linate si trova a 7 chilometri dal centro di Milano, ma anche perché grazie a Linate, si potrebbe creare un network di collegamenti con tantissime destinazioni europee; non bisogna infatti dimenticare che Etihad sta dentro anche ad Air Berlin ed Etihad Regional.

E poi, visto che siamo nella terra di Macchiavelli, dove tutto è politica, c'è anche qualcuno (Il Foglio) che dietro a queste manovre, vede l'interesse del Ministro dei Trasporti Lupi, che rumors vorrebbero pronto a candidarsi per la prossima tornata elettorale per eleggere il sindaco di Milano; un bel biglietto da visita, portare lo sviluppo a Milano Linate invece che a Varese-Milano Malpensa.

Vedremo, perché il decreto del governo, per autorizzare più voli su Linate, dovrebbe arrivare presto, e allora basterà leggere se l'autorizzazione è temporanea o permanente, per capire chi avrà vinto l'ennesimo risiko dei cieli.

http://www.travelblog.it/post/137598/etihad-sceglie-linate-malpensa-protesta
 
Comunque non solo i politici ma vedo che anche sui giornali, specie testate locali, c'è sempre questa ricorrente differenziazione ........'varesino', 'milanese'....nostro aeroporto e quello di Milano....... quasi in un derby calcistico eterno.
Nessuno che espone e vede le cose in chiave unitaria, una veduta d'insieme.
Anche perchè chi scrive un articolo del genere le sue preoccupazioni ben che vada finiscono a Legnano e imposta tutto il ragionamento (posti di lavoro etc) in funzione di un territorio molto circoscritto.


ecco se lo pagassero i prealpini i costi di MXP ,quelli passati e quelli a venire
chiarezza
 
Etihad sceglie Linate, Malpensa protesta

Milano Linate è stato finito di costruire nel 1937, ha un unico terminal, e due piste, una per il traffico commerciale, e una per l'aviazione generale, capaci comunque di movimentare nel 2013 oltre 9 milioni di passeggeri, per il terzo aeroporto d'Italia. Ma soprattutto Linate dista solo 7 chilometri dal centro cittadino.
Milano Malpensa è stato finito di costruire nel 1948, ma è stato notevolmente ampliato nel 1998 e nel 2013; ha due piste parallele, lunghe quasi il doppio di quella di Linate, e una terza in costruzione, dopo che sarà terminato il disboscamento dell'aerea interessata. Ha tre terminal, di cui uno per i voli cargo, per i quali Malpensa è leader indiscussa in Italia, e con i suoi oltre 18 milioni di passeggeri è il secondo aeroporto d'Italia. Ma Milano Malpensa si trova a Varese, e dista da Milano 50 chilometri.
Il prossimo anno a Milano ci sarà l'Expo, per il quale sono già in vendita i biglietti, e anche se qualcuno sostiene polemicamente che sarà un flop, a Milano ci si aspetta l'arrivo di tantissimi turisti, che sempre più apprezzano la capitale del Made in Italy.

Ora, dal punto di vista del turista, tra Malpensa e Linate non c'è partita; meglio arrivare a Linate, se possibile. E con queste previsioni sugli arrivi, oltre 20 milioni di arrivi solo per l'Expo, naturale che si pensasse ad autorizzare un aumento dei voli su Milano Linate. Si diceva però di un'autorizzazione temporanea; per i sei mesi dell'Expo. Perché lo scalo di Milano non è strutturato per reggere tutto questo traffico, perché quelli di Varese temono la concorrenza di Linate.

Poi è arrivata Etihad, che ha messo sul piatto tanti soldi, per salvare Alitalia, una compagnia che altrimenti sarebbe fallita. Ovvio che per garantire questo salvataggio, il Governo abbia offerto delle garanzie ad Etihad. Ma forse nel patto tra Governo ed Etihad c'era anche Linate; più voli autorizzati su Linate, più voli per Alitalia-Etihad.
Il fatto è che Alitalia-Etihad a Linate godrebbero di un notevole vantaggio concorrenziale, potenzialmente capace di generare grandi numeri. E non solo perché Linate si trova a 7 chilometri dal centro di Milano, ma anche perché grazie a Linate, si potrebbe creare un network di collegamenti con tantissime destinazioni europee; non bisogna infatti dimenticare che Etihad sta dentro anche ad Air Berlin ed Etihad Regional.

E poi, visto che siamo nella terra di Macchiavelli, dove tutto è politica, c'è anche qualcuno (Il Foglio) che dietro a queste manovre, vede l'interesse del Ministro dei Trasporti Lupi, che rumors vorrebbero pronto a candidarsi per la prossima tornata elettorale per eleggere il sindaco di Milano; un bel biglietto da visita, portare lo sviluppo a Milano Linate invece che a Varese-Milano Malpensa.

Vedremo, perché il decreto del governo, per autorizzare più voli su Linate, dovrebbe arrivare presto, e allora basterà leggere se l'autorizzazione è temporanea o permanente, per capire chi avrà vinto l'ennesimo risiko dei cieli.

http://www.travelblog.it/post/137598/etihad-sceglie-linate-malpensa-protesta

Ma é delirante questo articolo.
 
Infatti. AZ a questo punto, con la navetta ormai morta o comunque moribonda, è prontissima a salutare LIN e trasferire tutto a MXP - credo addirittura stiano facendo pressioni in tal senso, ma non ho certezze in materia. F

Certamente, ce li vedo i Benetton, azionisti di Alitalia e di AdR, spingere per portare tutto a Malpensa; fortunatamente la politica locale (che in tema aeroportuale non ha mai contato nulla) si oppone.
 
Buonasera a tutti! Per caso qualcuno ha informazioni riguardo lo sciopero dell'08/10/2014 per le sigle sindacali Cub, Cub Trasporti, Flaica Uniti-Cub e quali disagi potrebbe procurare a Linate? Scusate ma è la prima volta che mi trovo con voli prenotati in un giorno di sciopero e non so a cosa vado incontro. Lo sciopero coinvolge tutti i lavoratori del comparto aereo, aeroportuale e indotto escluso il personale Enav. Io studio giurisprudenza e quando ho fatto diritto del lavoro non ho mai sentito nominare questo sindacato, quindi la prima cosa che ho pensato è stata che non dovrebbe coinvolgere troppa gente. Qualcuno di voi saprà sicuramente più di me quindi ringrazio già chi vorrà rispondermi.
 
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