[TR] MXP-EWR-JFK-MUC-MXP


palib

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6 Giugno 2014
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Ciao a tutti, vi presento il mio primo trip report per un viaggio andata e ritorno da Milano a New York. Probabilmente non sarà originalissimo, ma l’esperienza mi è piaciuta parecchio e vorrei condividerla con voi. Dove possibile ho messo anche i dettagli che, per quelli come me che amano pianificare le cose, avrei voluto leggere da qualche parte prima di partire.
Spero possa essere di utilità a tutti. Le fotografie sono fatte con il citofonino, a volte pure un po’ unto.
Tutto inizia un po’ prima, qualche mese, con le domande in giro per capire se il mio passaporto fosse buono o no per gli USA. Momenti di panico con le agenzie di viaggio e la Questura che mi dicono che “sarebbe meglio” rifarlo non avendo il chip, si rischia di non entrare negli USA. Panico e paura, con “solo” due mesi di anticipo a Brescia il passaporto non lo fai se non chiedendo per favore, e comunque la presa delle impronte sarebbe abbastanza avanti da lasciarmi i minuti contati per l’ESTA.
Mi informo al consolato USA e qui sul forum, tutti mi tranquillizzano che il mio passaporto va bene. Richiedo l’ESTA a Luglio (partenza Agosto) e in mezza giornata ottengo uno “Welcome to the United States”. La scadenza del mio ESTA è quella del passaporto, quindi inferiore ai due anni teorici.
I voli sono uno United MXP-EWR per l’andata e un Lufthansa JFK-MUC + Lufthansa (Air Dolomiti) MUC-MXP.
Prenoto il parcheggio P4 a MXP spendendo meno dei soliti remoti+pullmino, pago con carta e ottengo un PDF con un codice da digitare sulla colonnina di ingresso. Andrà tutto bene sia all’arrivo che al ritorno, con la comodità che dal P4 all’imbarco sono 5 minuti a piedi sotto una tettoia e nessuno se ne va a spasso con la mia macchina mentre sono via.
Per il check-in e per la app United c’è un thread qui: http://www.aviazionecivile.org/vb/s...ia-la-nuova-app-che-scannerizza-il-passaporto. Riassumendo, ottima app, aspira il passaporto e produce le carte d’imbarco.
La mattina del volo sveglia prima dell’alba, devo partire alle 10.20, mi chiedono 3 ore di anticipo e da Brescia un po’ di strada me la devo fare. Prendo il telefono e trovo la prima sorpresa: un SMS mi avvisa che il mio volo è in ritardo di un’ora e mezza perché manca l’aereo. La app mi avvisa della stessa cosa ed in effetti vedo su Google che UA19 è partito con un’ora e mezza di ritardo.
Pazienza, ormai sono sveglio, imbarco le valige e mi ritrovo a MXP/T1 poco dopo le sette. Sembra di essere in un aeroporto fantasma: qualche lavoro in corso (ma senza i lavoratori) e una densità di popolazione da deserto dei Tartari, alla faccia delle partenze per le vacanze (è il 13 agosto). A tal proposito sento al TG ieri sera (due diversi, quindi suppongo dati ufficiali) che gli aeroporti di Milano hanno fatto il boom di presenze in queste vacanze con 54k passaggi. Sempre più perplesso, probabilmente c’era più gente al matrimonio di Briatore. Vabbè…
Mi avvio alla ricerca del drop-off bagagli di United, ho già la carta di imbarco nella app ed i passaporti scannerizzati, quindi devo solo buttare la valigia. Chiedo ad una signora al centro informazioni che mi grugnisce qualcosa tipo 81-grunf-sechiuriti-grunf-là. Evidentemente anche lei si è dovuta alzare presto, anche se per fare il suo lavoro. Finisco in una zona sperduta dell’aeroporto che è quella dei controlli per chi vola verso gli USA, arriviamo ad un primo varco con una decina di persone in coda. A presidiarlo un poliziotto con giubbotto e fucile automatico che in romanesco e con una scortesia esemplare fa passare le persone a gruppi di due/tre, assumendo che anche chi parla inglese capisca i vari “ahò signò statte dietr’alì ndo vai?”. Superato il piccolo Cerbero della bassa trovo i banchi di United e Delta. Quest’ultima ha il drop-off per i bagagli ma United no, si fa la fila normale. Tuttavia l’aver fatto il check-in e l’invio passaporti con la app velocizza il passaggio rispetto agli altri (la gentile signora al desk è anche molto felice del fatto e me lo fa notare). Mi fa domande sui bagagli (preparati io? Contengono oggetti a batteria?) ed in 5 minuti sono libero. Mi ristampa anche le carte d’imbarco nonostante le avessi già. Grazie e arrivederci, intuisco da dove andarmene (non c’è un cartello uno) e procedo ai controlli di sicurezza, aspetterò lato aria.
Mi aspetto chissà che analisi ma i controlli visibili sono gli stessi che per tutti gli altri voli, passo con cintura e scarpe ma mi chiedono di togliere l’orologio (gommone da viaggio, ne ho uno nel bagaglio a mano ma nessuno si pone il problema). Fanno la stessa cosa anche al gate in fianco al mio, dove un piccolo genio della lampada si rifiuta di togliere l’orologio; dopo mezzo minuto che glielo ripetono comincia ad agitarsi e a dire che il “il Rolex col cazzo che lo fa passare nella macchina”. Il ragazzo al controllo più divertito che altro gli spiega che è il regolamento e che se vuole può anche non imbarcarsi se vuole tenere l’orologio al polso. Il fenomeno risponde, rivolgendosi anche agli altri addetti al controllo, che loro manco sanno cos’è un Rolex e che non ne hanno mai visto uno da vicino. Il ragazzo è un po’ meno divertito, la sua collega per nulla, in due minuti arriva un responsabile e sessanta secondi dopo il tipo viene portato, Rolex e bagagli al seguito, in una stanza separata. Lo rivedrò alle 10 e mezza arrivare di corsa al mio gate. Evidentemente il Rolex non segnava l’ora di imbarco spostata in avanti.
A me nel frattempo sono arrivati un paio di SMS che indicano in un’ora il ritardo di imbarco, valore che alla fine risulta confermato. Complice anche la durata sovrastimata del volo, alla fine atterro a EWR con solo mezz’ora di ritardo.
L’imbarco avviene per gruppi, 1 e 2 quelli con priorità e poi cominciamo noi peones dal 3. Mi imbarco sul 767-400 mentre fuori si abbatte un nubifragio

e, prima sorpresa, la mappa dei posti di seatguru non c’entra un accidenti con quello che trovo. Ho il sospetto che abbiano cambiato macchina causa ritardo, ma è proprio un 767-400 come atteso. Boh. Mi inoltro nella barbon-class e mi siedo al mio posto dopo aver sistemato lo zaino e scopro che il pitch tra i sedili è superiore alle mie attese, che ho una presa USB sull’IFE e una 110/220 tra i sedili, anche se trovarla richiede doti paranormali.

Il kit per noi poveracci comprende una coperta, un paio di cuffie e un cuscino con rivestimento in TNT. Gioco con l’IFE e scopro che le mie cuffie sono stecchite, chiedo di cambiarle (3 volte) e alla fine arrivano. Nel frattempo il mio schermo si è inchiodato e non risponde più a nulla, avviso l’assistente che sparisce 15 minuti e lo fa riavviare. E io che speravo di stare lontano dalla tecnologia almeno un po’ di giorni…

Parte un video sulla sicurezza, molto divertente e interessante da seguire. Ci dicono che al decollo va spento ogni device e così facciamo quasi tutti. In volo potremo riaccendere tutto ma in modalità aereo, niente WiFi disponibile. Taxi rapido e rolling take off. Sono una decina di metri dietro l’ala e trovo il volo abbastanza silenzioso anche se il volume delle cuffie potrebbe essere superiore. Buona disponibilità di programmi corti, giochi e film (circa la metà in italiano). Mi guardo qualcosa, provo a dormire e mi riguardo altre cose. La mappa di volo dice che saltiamo il fosso a FL330, mi sarei aspettato di più.
Servono il primo caffè con il quale mi danno invece di una paletta un curioso punteruolo. Non sanno che sono un abile ninja e che con quello potrei fare disastri, comunque mi astengo e provo ad usarlo per mescolare lo zucchero, operazione per cui è adatto quanto Schettino a una lezione sulla gestione delle emergenze.

Arriva anche il pranzo (durante il check-in e prenotazione non ho potuto scegliere nulla) che si presenta con del pollo abbastanza inquietante e dell’insalata, pane e un dolcetto. Mi ricredo subito sul pollo, per essere barbon-class è anche buono e il dolcetto ci sta. Noi di classe inferiore possiamo chiedere analcolici da bere a go go durante tutto il volo.

Gita in bagno per sgranchirsi e foto di rito.
La fase iniziale di traballamento è passata, ci danno il documento per la dogana (che quindi non c’entrava nulla con l’immigration come indicatomi dal call center Lufthansa), mi chiedono se porto denaro, frutta e se voglio lavorare negli USA. Tecnicamente già lo faccio, ma dall’Italia e non in quelle due settimane, quindi dopo qualche dubbio amletico rispondo no.

Non mi spiegano cosa dovrò fare di quella carta e la risposta è che va consegnata all’arrivo.
Arriva una colazione con patatine fritte e un dolce non meglio identificato. Le patatine sono unte da non poterle mangiare, il dolce è unto ma non male. Mi dicono in seguito che non era un dolce ma uno snack salato.

Il volo procede uneventful, panorama acquatico interrotto solo da piccoli iceberg.
Sorvolo il Maine pieno di campi da baseball e aggiriamo NY da Ovest, poi puntiamo dritti su EWR dove atterriamo verso Nord, quasi nel parcheggio dell’Ikea. Non devono esserci molti italiani a bordo in quanto nessuno applaude o esplode bombe di Maradona all’atterraggio. L’unico che si alza con il segnale delle cinture illuminato è Mr Rolex che prende la borsa da sopra incurante delle proteste dell’assistente. Sono molto orgoglioso di aver avuto uno col Rolex in barbon-class, mi chiedo se non li mandi apposta United per dare importanza a tutta la classe.
Percorro il finger ansioso di mettere piede sul suolo americano e alla fine del tunnel arriva la prima delusione: non so che aeroporto mi aspettassi, ma questo sembra un motel anni 70, moquette azzurra e linoleum, qualche parete che andrebbe ripitturata. Dai racconti di amici e colleghi mi aspetta la terribile immigration, lunghe code per essere analizzato da poliziotti obesi e urlanti. Avvio il crono mentre seguo i cartelli, chiari, per i vari tipi di immigranti (statunitensi di ritorno, transiti e noi, manca solo quello per i portatori di Rolex). Arrivati alla prima barriera vedo che la coda davanti a me è corta, un centinaio di persone, e che i poliziotti non sembrano obesi, useranno vetri speciali. Dopo 10 minuti tocca a me, un magrissimo e cortese poliziotto mi rifà le domande sulla carta della dogana, mi spiega come mettere le dita della mano destra sul lettore, me lo rispiega per il pollice, e di nuovo daccapo per la mano sinistra. Fotografia senza occhiali, un timbro e un augurio di godermi la vacanza. Tutto qui? E gli interrogatori della CIA? La rettoscopia? Passeggio perplesso fino alla dogana, dove mi aspetto di dover passare tutto il tempo che si dice di dover perdere. Trovo un chiosco dove un tipo baffuto alla Magum PI mi chiede il cartellino compilato sull’aereo. No, non trasporto frutta. Allora grazie e benvenuto. Ancora più perplesso mi approccio al baggage claim, dove le mie valige già stanno girando. Le recupero e stoppo il crono a 18:40, davanti al ground transportation desk che fornisce informazioni per i trasporti verso NY. Ho prenotato una macchina con Carmellimo, mi indicano un telefono da cui posso fare la chiamata gratuita verso Carmel, quando la signora al telefono mi chiede dove sono ho qualche secondo di panico, poi leggo sul telefono un cartello con la mia esatta ubicazione.
Sono passati 20 minuti dall’atterraggio e sono già alla pick up area in attesa della macchina. In dieci minuti arriva, non riesco a comunicare l’indirizzo al conducente e glielo faccio leggere dalla prenotazione. Dopo 15 minuti mi richiede il foglio e comincia a dire che gli ho detto l’indirizzo sbagliato (l’aveva appena letto lui), deve andare 40 strade più sopra e invece del tunnel che passa sotto l’Hudson conveniva il ponte più a Nord. Mi metto sereno e guardo intorno una città che comincia subito a stupirmi. Un’ora e 70$ dopo sono al mio hotel.
(segue)
 
Ultima modifica:
Bravo, bel racconto, da quel poco che posso vedere dalle foto United si conferma la migliore delle tre major americane. Era la prima volta che andavi negli USA?
 
Tra qui e la partenza ci sono dei giorni passati a New York, posto solo un classico OT.

All’Intrepid museum ho l’occasione per visitare in uno stesso pomeriggio una portaerei, sulla quale sono parcheggiati come nulla fosse oggetti come l’SR71.

Proseguendo sul ponte arrivo ad un capannone che nasconde niente meno che uno Space Shuttle.


Tralascio tutti gli aerei militari “normali” e un 339 PAN, e finisco il mio giro con un Concorde (prenotandolo prima ci si poteva salire). Faccio il giro dentro un sottomarino con un Cruise nucleare sul ponte ed esco. Incredibile.

Il cielo di NY è un pullulare di oggetti volanti diretti verso gli aeroporti della città. Fa impressione vederli girovagare sull’East River e sull’Hudson all’altezza dei palazzi, poco sopra il nugolo di elicotteri che fanno giri turistici e trasporti. Qui il volo ce l’hanno nel sangue, dove c’erano la torri ce n’è una più alta e forse ci faranno pure una moschea. Difficile non ammirarli sti americani.
Come tutte le cose belle la vacanza finisce alla svelta. Devo fare il check-in per il ritorno. Ci provo dalla app di Lufthansa che, come dal primo giorno in Italia, funziona male e risponde a calci che il server non è disponibile. Faccio il check-in dal business center dell’hotel, in fase di prenotazione posso cambiare i posti sia sul A330 che sull’Embraer 190 per il ritorno. Posso anche scegliere un pasto normale o kosher. Alla faccia della precisione tedesca il sito si incarta più volte ma alla fine riesco a ottenere le carte di imbarco da stampare. La app non si aggiorna e non vede le carte di imbarco o il check-in fatto. United batte Lufthansa 6-0 su questo.
Il giorno successivo devo arrivare da upper east Manhattan a JFK. In sostanza sono 70$ di taxi o di Carmel ed un tempo imprecisato. Dopo 10 giorni che uso i mezzi con la mia Metrocard decido di andare con la subway. Decisione azzeccatissima: con il biglietto normale arrivo in 45 minuti a Jamaica, da cui con 5$ prendo l’AirTrain e in meno di un’ora totale sono al terminal 1. E dire che sulla subway E un messaggio ripeteva le scuse per i tempi di transito allungati causa lavori…
Entro al JFK, popolato ma non caotico, e seguendo i cartelli trovo il drop-off di Lufthansa. Sono arrivato in anticipo e non è ancora aperto, così mi giro il terminal 15 minuti. Bagni accettabili e una coda ai controlli che stimo in un’oretta, quando sono arrivato (vedi foto) non c’era quasi nessuno.

Torno al check-in, ora aperto ed una cortese addetta controlla i passaporti, imbarca i bagagli e mi fornisce le etichette per il ritiro confermandomi che transiteranno da sole fino a MXP attraverso MUC. Speriamo. A differenza dell’andata non mi ristampano le carte d’imbarco.
Decido che vista la coda è meglio attendere e mangiare lato aria. Giro intorno alla moschea e, con attesa molto minore del previsto, in 20 minuti sto buttando la bottiglia di acqua nel cestone prima del controllo, decisamente diverso da quello di Milano. Per tutti via le scarpe e ammennicoli addosso, test dei piedi, metal e body scanner. Spicci ma non scortesi. Mi incuriosisce il fatto che non mi chiedano di togliere l’orologio, lo tengo e passo. Mi si rasserena il cuore per Mr Rolex, qui la rettoscopia gliela facevano davvero.
Non mi resta che mangiare e aspettare. Mi sento subito in Italia, 30$ per un panino (18$) e una bottiglia di acqua (12$). Girovago fotografando gli aerei ai gate, mentre il cielo si fa nero nero. Sono partito col nubifragio, farò lo stesso al ritorno. Tra gli aerei mi colpisce questo, colorato brutto e tutto gonfio. Poi vedendo il logo capisco tutto: non porta le persone, deve essere un’autobotte della Pepsi, attaccata per rifornire i bar dell’aerostazione. Tra l’altro poveretto ha anche il pinnone dietro rotto più o meno a metà.

Vedo arrivare un A330 di LH, ma va al gate 4 invece che al 8 dove sono io. Dopo 10 minuti un SMS mi avvisa che il gate è effettivamente il 4, dalla app nessun segnale, ancora aspetta che io faccia il check-in.

Una voce spiega che l’imbarco avverrà senza alcun ordine e per tutte le classi insieme, poi il primo si alza e molto italianamente, comincia la corsa a mettersi in fila. Dieci minuti in piedi per nulla, chissà di cosa hanno paura. Mi guardo in giro in cerca di Mr Rolex o di un suo sostituto ma niente, LH non ama far sentire VIP i suoi utenti.
Il mio posto è dove me l’aspettavo, il kit è simile a quello di United ma le cuffie hanno una spugnetta da montare. Ci provo e le rompo entrambe.

Comincia a piovere mentre esploro l’IFE, molto più fighetto nella grafica (HD) ma molto meno fornito di contenuti in generale rispetto a United, con qualche film italiano da VHS nei cestoni del supermercato. La visualizzazione mappa è molto più ricercata di quella UA, ma parte da una visualizzazione dell’universo per zoomare fino alla Terra e visualizzare il path previsto. Qui la concorrenza con Virgin Galactic è già iniziata. Le info sull’aereo sono interessanti, peccato descrivano un 747-8I (e no, sono sicuro che si tratta di un A330).

Il video sulla sicurezza è in puro stile tedesco, realizzato in CG e di una tristezza inarrivabile. Seleziono una serie antica di The Big Bang Theory e cominciamo il taxi che dura un buon 40 minuti. Il cpt ci dice che siamo in coda e che c’è traffico, sorrido ma quando svoltiamo vedo questo:

Sembra la tangenziale Est di Milano la mattina, giusto a ricordarmi che stiamo tornando. La solita vocina, prima in tedesco e poi in inglese, avvisa che è possibile tenere accesi tutti i dispositivi elettronici senza limitazioni e che in crociera ci sarà anche il WiFi. L’unico limite è non rompere le balle con le chiamate Skype, che la gente deve dormire. Decolliamo alle 1800 dopo aver lasciato il gate alle 1720.
Arriva il primo snack, salatini e Coca Cola, qui anche noi poveracci possiamo avere vino bianco o rosso. Lo faranno per scusarsi del fatto che nessuno ha un Rolex, ma io resto arrabbiato.

Dopo un po’ è l’ora della cena, pasta al pomodoro, insalata, pane e dolcetto. In alternativa si può avere il kit col pollo invece della pasta, ma il pollo è finito. Invece no, dopo un po’ ricompare il pollo.


Faccio metà di tutto con la morosa e devo dire che pollo e pasta non sono male. Solo il pane è freddo da frigo e non si riesce a scalfirlo, l’avranno tenuto in una borsa attaccata allo specchietto assieme al formaggio. Il dolce va mangiato con calma e dura parecchio. Le posate sono in metallo pesante, evidentemente quelli di UA non avevano individuato il ninja che è in me e non hanno avvertito LH che non sa cosa potrei fare con una katana del genere. Ciò nonostante mangio pollo e sto buono.

Tra IFE e dormitina è l’ora della colazione, con un muffin, un non-so-cosa snack e dei pezzi di anguria con un (1) mirtillo.

Questa macchina è decisamente più rumorosa rispetto al 767, anche con le cuffie su e il volume a canna il rumore resta fastidioso (sono nello stesso posto che all’andata).
Mi godo l’alba a FL370 su un volo senza storia.
Alle 7 di mattina sbarchiamo in un MUC assonnato. Non ero mai stato qui e lo trovo molto bello, pulito e moderno.

La dogana è meno di una formalità, si passa davanti al commissario Derrik che guarda svogliato i nuovi arrivati. Ho un’ora di coincidenza, individuo i gate per il transito (G84) che sono in un’area un po’ remota e più solitaria del corpo principale. Solo un bar dove mi fermo a bere un caffè con brioche. 12 Euro. La bottiglia di acqua altri 12 Euro. Il tutto in una caffetteria abbastanza italiana da avere la bandiera al contrario, ma questo si sa capita spesso anche da noi.

Si avvicina l’ora dell’imbarco, un paffuto personaggio si infila al banco del check-in e questo basta per far correre tutti a mettersi in coda. Solita inspiegabile paura di restare in piedi, penso io. Il bus guidato da un pornodivo anni 70 coi capelli lunghi, ricci e ossigenati ci porta ai piedi dell’Embraer 190, che sembra un taxi a confronto degli ultimi che ho preso, tuttavia si rivela abbastanza spazioso e silenzioso.


Salgo con calma tra le spinte di chi vuole assaltare la scaletta e arrivo alla mia fila 11. Faccio per infilare lo zaino nell’overhead e ci trovo una valigia e una borsa, chiedo alla signora della fila avanti se è sua e mi risponde acida “salivi prima”. Siamo definitivamente tornati in Italia. Infilo lo zaino sotto il sedile e mi sfoglio il Corriere gentilmente offerto da Air Dolomiti. Scopro che Renzi è fortissimo a farsi la doccia con acqua e ghiaccio. L’ultimo articolo che ho letto a NY era sugli ottimi risultati della campagna dello stato di NY, 10 anni senza tasse a chi apre nuove aziende. Mi viene il magone e chiudo il giornale, mentre ascolto le varie telefonate “butta la pasta”.
Decolliamo e saliamo con qualche traballamento e qualche urletto ad ogni sobbalzo, è ora della colazione e arriva una brioche, mangiabile ma niente di più.

I due carrelli delle assistenti partono da testa e da coda, si incontrano esattamente alla mia fila 11, servono la 10 e la 12 e se ne vanno. Ripassano senza carrelli e chiedo un caffè, mi fanno notare che hanno chiuso il servizio e io faccio notare che hanno saltato la fila. Prende i 4 ordini e sparisce. Inizia la pulizia e non hanno portato il caffè. Richiedo. Inizia la discesa e arriva il caffè e le cose chieste dagli altri, dopo un minuto passano a prendere i vuoti, che sono ancora pieni, perché stiamo per atterrare.
Un’oretta scarsa di volo, durante il quale l’uso di device elettronici è vietato. Atterriamo in una Malpensa dove ha appena finito di piovere, più di uno cerca di attivare un applauso che, forse per la stanchezza generale, non parte.
Uscita ad alta velocità dalla pista e taxi rapido tra le musiche di accensione dei telefoni, i primi SMS, i “metti in tavola” e i click clack delle cinture che si slacciano mentre l'annuncio dice di tenerle fino a porte aperte. Finger e via agli arrivi comunitari senza alcun controllo, in direzione del baggage claim. Il monitor ci dice che dobbiamo andare al 4 che dopo 10 minuti si anima e comincia a sputare valige. Mi dico che sono un pirla ad aspettarmi una attesa lunga, ma dopo le prime 10 valige (tutte MUC-MXP) il nastro si ferma 20 minuti. Un monitor ci informa che hanno restituito le valige in 8 minuti (?). Ricomincia l’eruzione delle valige, queste arrivano tutte da collegamenti tra cui le mie. Alla fine ho impiegato il doppio del tempo che a EWR mi è servito per immigration e bagaglio.
Nè all'andata nè al ritorno le valige sono state aperte (chiaramente avevano il lucchetto TSA anche se ho letto cose bizzarre a riguardo).
Certo che le vacanze siano finite, mi incammino alla macchina. Almeno quella è a portata di mano.
Ciao
 
Ma quando mai?

Su AA stendiamo un velo pietoso che è meglio, Delta ha una flotta degna di un museo dell' aviazione, la gran parte dei collegamenti con l'europa è ancora basata sul 763, per il mercato interno poi hanno ancora in circolazione una buon numero di MD80 con interni vintage e per "rinnovare" la flotta hanno recentemente comprato tutti i 717 ancora disponibili sul mercato...

Anche United non sarà certo una compagnia lontanamente paragonabile a Jetblue o Virgin America, ma almeno si è un po' modernizzata ed è quantomeno meno peggio delle altre due.
 
Ma quando mai?

Non posso confrontare con altre major US, mi limito a dire che tra UA e LH nella mia esperienza la prima vince di un pezzo per:
- comunicazioni. Rispondono alle mail e hanno un numero nero. LH risponde dopo un mese alle mail solo per dire di chiamare l'199.
- app: quella UA ha la scansione passaporto che risparmia tempo in aeroporto, le notifiche sono rapide e precise, ci sono un sacco di info sul volo. Quella LH va a culo, non vede le carte nemmeno a check-in fatto e non da notifiche. Ho dovuto usare il sito per il check-in
- macchine: simili come comfort per noi non abbienti, ma IFE di LH contiene poca roba rispetto a UA, mancava solo Colombo o Derrik registrato da Rete4 e ci siamo. Sul 767 c'era decisamente meno rumore.

Ciao
 
mi piace molto il tuo stile! spiritoso al punto giusto :) il singolo mirtillo era almeno buono?? :D :D
 
Bel TR, descritto minuziosamente. Divertente l'episodio dei carrelli sull'Embraer :)
 
Su AA stendiamo un velo pietoso che è meglio, Delta ha una flotta degna di un museo dell' aviazione, la gran parte dei collegamenti con l'europa è ancora basata sul 763, per il mercato interno poi hanno ancora in circolazione una buon numero di MD80 con interni vintage e per "rinnovare" la flotta hanno recentemente comprato tutti i 717 ancora disponibili sul mercato...

Anche United non sarà certo una compagnia lontanamente paragonabile a Jetblue o Virgin America, ma almeno si è un po' modernizzata ed è quantomeno meno peggio delle altre due.

Cesare, non basarti su quello che mettono su MXP. D'accordo su JetBlue e Virgin America ma la mia graduatoria personale delle tre e' DL, AA e UA. Per lo meno basandomi su voli interni negli ultimi due anni e su quello che trovo da/per LHR