Alitalia, le banche chiedono più soldi a Poste
Alitalia non decolla ancora, per il momento. Ieri sera, nella sede del Tesoro in via XX Settembre a Roma, si è consumato per circa due ore, dalle 18 alle 20, un nuovo scontro tra le Poste e i vecchi soci della ex compagnia di bandiera, guidati dalle banche Intesa Sanpaolo, Unicredit e Atlantia (famiglia Benetton). Oggetto dello scontro i finanziamenti degli italiani da concedere al gruppo capitanato da Gabriele Del Torchio: quasi 900 milioni, di cui 300 milioni di aumento di capitale e 565 milioni di ristrutturazione di parte del debito.
Gli azionisti storici della Cai si sono visti qualche ora prima nella sede a Roma del loro legale, lo studio Bonelli Erede per arrivare a una posizione condivisa, esprimendo riserve sull’operazione mid-company, la società cuscinetto tra la vecchia Alitalia e la nuova, dove Poste vorrebbe investire. I vecchi soci, soprattutto le banche, preferirebbero l’opzione delle azioni privilegiate e dei diritti particolari in sede di aumento di capitale che garantiscono un rendimento e la possibilità per un socio di subentrare a un altro in caso non sottoscriva una futura ricapitalizzazione.
Poi alla riunione al ministero dell’Economia, a cui ha partecipato anche il capo della segreteria tecnica del Tesoro, Fabrizio Pagani, la cordata dei patrioti ha battuto i pugni sul tavolo chiedendo all’ad di Poste, Francesco Caio, un maggiore impegno finanziario e più garanzie per evitare che in futuro Caio possa sfilarsi dall’operazione. Sono stati chiesti 75-80 milioni rispetto ai 70 milioni promessi da Poste per l’aumento di capitale che in tutto sarà di 300 milioni. Inoltre i vecchi azionisti hanno chiesto a Caio di partecipare anche al bridge to equity, la ristrutturazione di parte del debito da 565 milioni che verrà poi trasformato in azioni della nuova Alitalia. Di numeri sul bridge to equity non se ne sono fatti, anche perché Caio ha opposto un secco no a quest’ipotesi.
Certo resterà da vedere se la mediazione del Tesoro, principale azionista di Poste, porterà qualche frutto all’accordo. Ma intanto il tempo stringe: venerdì è prevista la firma definitiva dell’accordo con gli arabi di Etihad, che investiranno fino a 1,2 miliardi in Alitalia per il 49% della compagnia e il via libera dei soci italiani all’aumento di capitale che li porterà al 51%. Ecco perché - per scongiurare proroghe - oggi sono stati previsti nuovi incontri su più fronti.
A mezzogiorno ci sarà un vertice al Tesoro tra i vecchi soci di Alitalia, le banche, Poste e il governo per cercare di trovare la quadra definitiva sui soldi da versare. Poi alle 16 - se davvero ci sarà l’accordo Poste-banche - dovrebbe svolgersi un incontro al Tesoro tra i soci italiani di Alitalia e James Hogan, il ceo di Etihad, che oggi arriverà a Roma. Una riunione in cui gli italiani spiegheranno all’ad della compagnia degli Emirati i passi avanti fatti sull’operazione.
Oltre al nodo delle Poste, sempre oggi si cercherà di definire la trattativa con i sindacati, così da risolvere l’ultima incognita che Etihad aveva sollevato nella lettera inviata venerdì. Al riguardo Alitalia ha convocati per oggi i sindacati per esaminare e chiudere la procedura di mobilità aperta il 31 luglio per 2.171 dipendenti dell’ex compagnia di bandiera e dell’AirOne. Il confronto dovrebbe chiudersi con la firma di un verbale di mancato accordo, visto il no della Filt Cgil all’accordo quadro del 12 luglio.
Poi il confronto si sposterà al ministero del Lavoro dove - nella migliore delle ipotesi - potrebbe esaurirsi in cinque giorni. Mentre per venire incontro alle richieste della UilTrasporti non è escluso che l’azienda possa fare qualche concessione sulla rappresentanza per categorie (piloti, assistenti di volo e personale di terra), avanzata dal segretario generale Marco Veneziani.
http://www.lastampa.it/2014/08/05/e...di-a-poste-ORPioeOJdlbLq2682oOdeI/pagina.html