Thread Alitalia - Etihad IV : DICHIARAZIONE CONGIUNTA


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ALITALIA: CDA PROPONE AD ASSEMBLEA AUMENTO CAPITALE FINO A 250 MLN

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Fiumicino, 24 lug - Il cda di Alitalia, al termine della riunione durata quasi otto ore, ha approvato la proposta di un aumento di capitale nell'ordine di 200-250 milioni da sottoporre all'assemblea degli azionisti convocata per domani alle 9. Il cda, secondo quanto si apprende, ha messo a punto un articolato per l'assemblea di domani con la richiesta di approvare il cosiddetto 'equity commitment' nonche' il progetto di bilancio 2013 della compagnia.
 
ALITALIA: DEL TORCHIO RICEVE IL CFO DI POSTE ITALIANE LUIGI CALABRIA

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 lug - Serata di lavoro per l'amministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, in vista dell'appuntamento cruciale di domani con l'assemblea degli azionisti. Al termine del cda, durato quasi otto ore, Del Torchio si e' trattenuto nella sede della compagnia dove pochi minuti fa e' giunto il nuovo direttore finanziario di Poste Italiane, Luigi Calabria. Restano ancora da definire, evidentemente, gli ultimi dettagli per la partecipazione di Poste Italiane all'integrazione con Etihad.
 
Come sottolineava Paolo i numeri in AZ sono a circa il 50% e per adesso e probabilmente per i prossimi anni rimarranno tali perché se anche come dice geardown3green qualcuno ha in mente di estenderlo alle altre compagnie dubito che qualcuna accetti. E comunque le altre, fra l'altro, essendo molto più piccole di AZ non è che avranno chissà quanto personale di terra in più del navigante.
Comunque, permettimi ma la problematica sulla rappresentanza è una diatriba fra sindacati e fra sindacati e associazioni professionali (ricordate la pagliacciata che non volevano essere convocati insieme).
Per i futuri rinnovi contrattuali, visto che a questo giro pare che sulle condizioni economiche non si lamenti nessuna sigla, è palese che EY suggerirà la propria visione a riguardo, che come dici accetteresti di buon grado. Ed in ogni caso direi che il problema è più dal lato sindacale che aziendale perché una dinamica di rinnovo contrattuale bene o male deve essere in maggioranza soddisfacente per i vari settori, perché se poi i naviganti in gran parte scioperano gli aerei non volano, così come vale lo stesso per manutenzione o altri settori.
Sicuramente è prevedibile una riduzione di potere da parte dei vari sindacalisti, e come ti dicevo secondo me ci guadagnate...

In mia opinione e' proprio per depotenziare quanto detto dopo il "sicuramente" che il sindacalismo confederale ha tirato in ballo, con sponsor aziendali, il discorso del CCNL al tavolo delle trattative. Il CCNL consente ai sindacati confederali di avere comunque una interlocuzione garantita con la proprieta'.
 
Trasporto aereo. Oggi l'assemblea su bilancio e ricapitalizzazione: l'assise dovrebbe essere aggiornata a lunedì-martedì


Alitalia, slitta il sì al salvataggio


Il cda propone un aumento da 250 milioni, manca però l'accordo con Poste



Gianni Dragoni
ROMA
Si profila un rinvio delle decisioni sul salvataggio di Alitalia-Cai e sull'accordo con Etihad Airways.
L'assemblea degli azionisti oggi dovrebbe rimandare di alcuni giorni l'approvazione del bilancio (con 569 milioni di euro di perdita netta consolidata e patrimonio netto negativo per 27,2 milioni) e, soprattutto, della ricapitalizzazione di 250 milioni necessaria per la continuità aziendale, cioè evitare che la compagnia porti i libri in tribunale. Decisione necessaria per la firma dell'accordo per l'ingresso azionario di Etihad.
Appariva questo, ieri sera, l'esito più probabile per l'assemblea della compagnia convocata per stamattina. L'assemblea dovrebbe rimanere aperta, almeno fino a lunedì-martedì, per dare tempo a un'ultima mediazione per superare lo stallo creato dalla posizione del socio pubblico, Poste Italiane. Il gruppo ha confermato la posizione rigida sulla ricapitalizzazione, rifiutando lo schema di accordo accettato dalle banche e dagli altri grandi soci. Si fanno strettissimi i tempi per l'intesa con Etihad, che ha fissato il termine di fine luglio.
Ieri si sono riuniti i cda di Alitalia e di Poste, senza che siano stati fatti comunicati ufficiali. Dopo sette ore il cda di Alitalia, presieduto da Roberto Colaninno, ha messo a punto la proposta di aumento di capitale fino a 250 milioni da sottoporre all'assemblea degli azionisti, stamattina alle 9 in seconda adunanza.
L'aumento di capitale, nella forma di «equity commitment», è necessario per soddisfare le condizioni poste da Etihad: coprire oneri che potrebbero derivare dalle pendenze legali dei primi cinque anni dell'Alitalia-Cai privata dei «patrioti» berlusconiani, inoltre coprire l'impatto negativo sul capitale delle perdite accumulate dalla compagnia nel primo trimestre 2014, non rese note, ma superiori ai 100 milioni. Ai soci di Alitalia-Cai viene inoltre chiesto di impegnarsi a coprire l'eventuale fabbisogno di cassa eccedente le stime del budget 2014.
Etihad è disposta a investire 560 milioni di euro ma solo in una nuova compagnia, senza debiti. Le attività di volo della Cai verrebbero scorporate e conferite in una «newco», controllata al 51% da Cai e con il potente partner arabo al 49 per cento. Garanzie sulle pendenze del passato e ricapitalizzazione sono finalizzati a evitare che la Cai possa fallire. Inoltre le banche dovrebbero cancellare 560 milioni di crediti verso Alitalia.
Questo complesso schema è stato accettato in un lungo negoziato dalle banche creditrici di Alitalia, guidate da Intesa Sanpaolo e Unicredit. Ma quando la trattativa sembrava in dirittura d'arrivo il nuovo a.d. di Poste, Francesco Caio, ha posto le sue condizioni. Nessun investimento di Poste nell'Alitalia-Cai, che Caio considera una «fornace» o una bad company, nessuna garanzia sui rischi legali, disponibilità a mettere altri soldi – Poste ha il 19,48% di Alitalia e dovrebbe versare 40-50 milioni – solo nella nuova compagnia (senza debiti) in cui entrerà Etihad (Poste avrebbe il 5%), richiesta di collaborazioni industriali, tra cui la vendita di biglietti Alitalia negli uffici postali.
Ma è una richiesta inaccettabile per le banche. Si sono accollate tutti i sacrifici chiesti da Etihad per evitare il fallimento di Alitalia e non accettano il principio che il socio Poste sia indenne dai rischi cui loro sono chiamate. Le banche non hanno accettato neppure l'ultima proposta di Caio, creare un nuovo veicolo societario, una «newco 2», una scatola cinese di cui sarebbero soci l'attuale Cai e Poste: questa scatola avrebbe il 51% della nuova Alitalia, a fianco di Etihad. «Questa proposta non risolve il problema di fondo, quello di avere azionisti di serie B che si accollano tutti i rischi e un socio di serie A che si lascia il passato dietro le spalle e investe solo nel futuro», ha detto una qualificata fonte bancaria.
Al termine del cda di Alitalia, al quale hanno partecipato anche i tre rappresentanti delle banche e i due di Poste (Paolo Luca Stanzani Ghedini e Alessandro Zurzolo), è entrato nella sede della compagnia a Fiumicino Luigi Calabria, il nuovo Cfo di Poste che Caio ha convinto a lasciare Finmeccanica. Calabria ha incontrato l'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio. Ma lo stallo su Poste, a tarda sera, non era superato.
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«Siamo in dirittura d’arrivo», diceva il ministro Maurizio Lupi lo scorso 15 luglio. Un arrivo in salita così ripida, che il Tourmalet al confronto fa ridere. Figuriamoci poi se si hanno le gambe molli. Così per l’Alitalia il traguardo sembra non arrivare mai, mentre la tensione ha ripreso a salire. Al punto da indurre l’amministratore delegato di Etihad, James Hogan, a lanciare un ultimatum: per chiudere c’è tempo fino a lunedì 28. Non oltre. Se la minaccia di Hogan sia soltanto un tatticismo per piegare le ultime resistenze, o il rischio che gli Emirati arabi fuggano a gambe levate facendo scivolare di nuovo l’Alitalia verso il crac sia invece concreto, si vedrà presto. Di sicuro la piega che ha preso la faccenda ricorda i migliori pasticci italiani, di cui la compagnia porta segni molto evidenti.
Tanto per cambiare, il fronte sindacale è diviso. La Uil non partecipa al referendum fra i lavoratori indetto dalla Cgil e dalla Cisl. Bolla come «farsesca» la consultazione, chiede ai dipendenti della compagnia di boicottarlo e ne organizza un altro per la prossima settimana. Quindi ben oltre il tempo massimo. Gli altri ribattono: «La Uil gioca al fallimento». Non bastasse, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso continua a spedire all’indirizzo del governo segnali minacciosi. L’ultimo ieri mattina: «Con la mobilità dei lavoratori Alitalia il governo apre un precedente pericolosissimo».

E poi gli azionisti. Le Poste, soprattutto. Ricordate com’era cominciata l’avventura postale nell’Alitalia? La compagnia era in debito d’ossigeno e il governo di Enrico Letta non trovava nessuno disposto a metterci dei quattrini. L’ex amministratore delegato delle Poste Massimo Sarmi, in lizza per la riconferma al vertice del gruppo, accettò di investire 75 milioni. Con il risultato che adesso, con il 19,5 per cento del capitale, il gestore pubblico della corrispondenza è il principale socio della nostra compagnia di bandiera davanti a Intesa San Paolo. L’investimento venne sorprendentemente definito «strategico», chissà se in relazione al fatto che le Poste controllano a loro volta un piccolo vettore aereo, la Mistral air, creata negli anni Ottanta dall’attore Bud Spencer e acquistata una decina d’anni fa, quando l’azienda pubblica era guidata dal futuro capo di Intesa Corrado Passera.
Ma a Palazzo Chigi non c’è più Letta: al suo posto è arrivato Matteo Renzi. E anche Sarmi ha dovuto lasciare le Poste: lo ha rilevato Francesco Caio. Il quale a quanto pare la vede in modo decisamente diverso. Ha detto chiaro e tondo che siccome la sua società deve quotarsi in Borsa, ogni investimento deve avere «un forte orientamento al futuro». O si rompe con la vecchia logica, magari costituendo una società nuova di zecca ripulita dalle scorie del passato recente, o non se ne fa niente.



Un problemino non indifferente, insomma.
Quasi quanto quello che riguarda un altro azionista: Carlo Toto, già proprietario di Air One, la compagnia privata confluita nell’Alitalia con l’operazione «patrioti» sponsorizzata politicamente da Silvio Berlusconi. La sua quota si è ridotta ormai a un livello insignificante (0,41 per cento). Ma ci sono sempre quei maledetti contratti. Parliamo dei contratti per una novantina di aerei che Air One, attraverso una società di leasing collegata (AP Fleet) aveva portato in dote al momento dell’integrazione con l’Alitalia. Una faccenda che era considerata spinosa già sei anni fa, all’inizio dell’avventura «patriottica», tanto che già la precedente gestione non faceva mistero di volerla in qualche modo affrontare. Immaginiamo quali dimensioni possa raggiungere ora per una compagnia straniera che decida di rilevare l’Alitalia il problema di dover onorare una quantità rilevante di contratti di leasing per aeromobili che non necessariamente sono coerenti con la propria strategia. E non è l’unico scoglio. Ce n’è anche uno, anche se decisamente meno ingombrante, relativo a una vecchia questione fiscale: 30 milioni che l’Alitalia Cai ha dovuto pagare all’Erario per il fatto che i contratti passavano (come fanno del resto le compagnie europee) attraverso una società di diritto lussemburghese, senza che sia mai stato deciso come ripartirne il peso fra Air One e i restanti azionisti.
In tutto questo resta il dubbio di un contesto politico non così concentrato sulla soluzione delle difficoltà del dossier, come invece si aspetterebbe Etihad. Di fronte ai problemi sollevati dalle Poste, il ministro delle Infrastrutture Lupi ha dichiarato: «Si tratta di scelte di azionisti privati che devono trovare la sintesi».
Il rischio di prendere sottogamba l’evoluzione della vicenda Alitalia potrebbe avere implicazioni non trascurabili, come quella di risvegliarsi a settembre dovendo fronteggiare una situazione imprevedibile. La benzina (cioè le risorse per far marciare l’azienda) potrebbe esaurirsi in un paio di mesi.
http://www.corriere.it/economia/14_...mo-95c6eb78-13be-11e4-9950-e546b7448c47.shtml
 
ETIHAD ORA MINACCIA: NOI LUNEDI CE NE ANDIAMO

Poste spiazza i soci. Ultimatum di Abu Dhabi: firma entro lunedì o salta tutto
di Sergio Rizzo


«Siamo in dirittura d’arrivo», diceva il ministro Maurizio Lupi lo scorso 15 luglio. Un arrivo in salita così ripida, che il Tourmalet al confronto fa ridere. Figuriamoci poi se si hanno le gambe molli. Così per l’Alitalia il traguardo sembra non arrivare mai, mentre la tensione ha ripreso a salire. Al punto da indurre l’amministratore delegato di Etihad, James Hogan, a lanciare un ultimatum: per chiudere c’è tempo fino a lunedì 28. Non oltre. Se la minaccia di Hogan sia soltanto un tatticismo per piegare le ultime resistenze, o il rischio che gli Emirati arabi fuggano a gambe levate facendo scivolare di nuovo l’Alitalia verso il crac sia invece concreto, si vedrà presto. Di sicuro la piega che ha preso la faccenda ricorda i migliori pasticci italiani, di cui la compagnia porta segni molto evidenti.
Tanto per cambiare, il fronte sindacale è diviso. La Uil non partecipa al referendum fra i lavoratori indetto dalla Cgil e dalla Cisl. Bolla come «farsesca» la consultazione, chiede ai dipendenti della compagnia di boicottarlo e ne organizza un altro per la prossima settimana. Quindi ben oltre il tempo massimo. Gli altri ribattono: «La Uil gioca al fallimento». Non bastasse, la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso continua a spedire all’indirizzo del governo segnali minacciosi. L’ultimo ieri mattina: «Con la mobilità dei lavoratori Alitalia il governo apre un precedente pericolosissimo».

E poi gli azionisti. Le Poste, soprattutto. Ricordate com’era cominciata l’avventura postale nell’Alitalia? La compagnia era in debito d’ossigeno e il governo di Enrico Letta non trovava nessuno disposto a metterci dei quattrini. L’ex amministratore delegato delle Poste Massimo Sarmi, in lizza per la riconferma al vertice del gruppo, accettò di investire 75 milioni. Con il risultato che adesso, con il 19,5 per cento del capitale, il gestore pubblico della corrispondenza è il principale socio della nostra compagnia di bandiera davanti a Intesa San Paolo. L’investimento venne sorprendentemente definito «strategico», chissà se in relazione al fatto che le Poste controllano a loro volta un piccolo vettore aereo, la Mistral air, creata negli anni Ottanta dall’attore Bud Spencer e acquistata una decina d’anni fa, quando l’azienda pubblica era guidata dal futuro capo di Intesa Corrado Passera.
Ma a Palazzo Chigi non c’è più Letta: al suo posto è arrivato Matteo Renzi. E anche Sarmi ha dovuto lasciare le Poste: lo ha rilevato Francesco Caio. Il quale a quanto pare la vede in modo decisamente diverso. Ha detto chiaro e tondo che siccome la sua società deve quotarsi in Borsa, ogni investimento deve avere «un forte orientamento al futuro». O si rompe con la vecchia logica, magari costituendo una società nuova di zecca ripulita dalle scorie del passato recente, o non se ne fa niente.

Un problemino non indifferente, insomma.
Quasi quanto quello che riguarda un altro azionista: Carlo Toto, già proprietario di Air One, la compagnia privata confluita nell’Alitalia con l’operazione «patrioti» sponsorizzata politicamente da Silvio Berlusconi. La sua quota si è ridotta ormai a un livello insignificante (0,41 per cento). Ma ci sono sempre quei maledetti contratti. Parliamo dei contratti per una novantina di aerei che Air One, attraverso una società di leasing collegata (AP Fleet) aveva portato in dote al momento dell’integrazione con l’Alitalia. Una faccenda che era considerata spinosa già sei anni fa, all’inizio dell’avventura «patriottica», tanto che già la precedente gestione non faceva mistero di volerla in qualche modo affrontare. Immaginiamo quali dimensioni possa raggiungere ora per una compagnia straniera che decida di rilevare l’Alitalia il problema di dover onorare una quantità rilevante di contratti di leasing per aeromobili che non necessariamente sono coerenti con la propria strategia. E non è l’unico scoglio. Ce n’è anche uno, anche se decisamente meno ingombrante, relativo a una vecchia questione fiscale: 30 milioni che l’Alitalia Cai ha dovuto pagare all’Erario per il fatto che i contratti passavano (come fanno del resto le compagnie europee) attraverso una società di diritto lussemburghese, senza che sia mai stato deciso come ripartirne il peso fra Air One e i restanti azionisti.
In tutto questo resta il dubbio di un contesto politico non così concentrato sulla soluzione delle difficoltà del dossier, come invece si aspetterebbe Etihad. Di fronte ai problemi sollevati dalle Poste, il ministro delle Infrastrutture Lupi ha dichiarato: «Si tratta di scelte di azionisti privati che devono trovare la sintesi».
Il rischio di prendere sottogamba l’evoluzione della vicenda Alitalia potrebbe avere implicazioni non trascurabili, come quella di risvegliarsi a settembre dovendo fronteggiare una situazione imprevedibile. La benzina (cioè le risorse per far marciare l’azienda) potrebbe esaurirsi in un paio di mesi.
25 luglio 2014 | 07:44
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Fonte: http://www.corriere.it/economia/14_...mo-95c6eb78-13be-11e4-9950-e546b7448c47.shtml
 
Alitalia, oggi cda su aumento di capitale
Del Torchio: niente ultimatum da Etihad

A Fiumicino si riunisce l’assemblea degli azionisti per approvare il piano da
250 milioni. L’ad: nessun paletto per chiudere la trattativa entro il 28 luglio.


ANSA

È il giorno della verità per Alitalia. L’assemblea degli azionisti oggi è chiamata a varare l’aumento di capitale per garantire la continuità aziendale fino all’arrivo del nuovo partner Etihad e a vagliare il testo del contratto tra le due compagnie, la cui firma è fissata entro fine mese. E c’è attesa anche per capire se è stato davvero sciolto il nodo di Poste, per il cui nuovo impegno finanziario si sarebbe trovato un consenso sulla soluzione della newco cuscinetto.

L’ad di Alitalia Gabriele Del Torchio intanto ha smentito le indiscrezioni stampa secondo cui il ceo di Etihad James Hogan avrebbe fissato un ultimatum alla compagnia, dicendo che se non si chiude entro lunedì 28 salta tutto.

Ieri si è svolto un consiglio di amministrazione fiume di oltre sette ore nel corso del quale è stato messo a punto un articolato per l’assemblea di domani, hanno riferito i partecipanti all’uscita della riunione. Nel documento, secondo quanto si apprende, si chiede all’assemblea di approvare il nuovo aumento di capitale, che si aggirerebbe tra 200 e 250 milioni e il progetto di bilancio 2013, che dovrebbe certificare un rosso record di circa 569 milioni. All’ordine del giorno c’era anche l’aggiornamento sull’accordo con Etihad.
Domani è attesa anche una verifica sul nodo Poste, la cui posizione nei giorni scorsi ha irrigidito le banche e gli altri soci: Poste ha dichiarato di voler partecipare all’aumento di capitale, ma non investendo i circa 40 milioni (per la propria quota del 19,48%) nella vecchia società. La soluzione che sarebbe stata individuata sarebbe l’ingresso in una newco `cuscinetto´ insieme a Cai: questa società a sua volta dovrebbe creare un’altra newco in cui entrerebbe insieme ad Etihad, con quote rispettivamente del 51% e del 49%, rispettando così i criteri richiesti dall’Ue. Poste ha tenuto oggi un nuovo cda, nel quale tuttavia non si è discusso del dossier Alitalia. Ma una riunione tra i vertici di Poste e della compagnia si è tenuto in serata nella sede di Alitalia, dove è stato visto entrare il nuovo cfo di Poste Luigi Calabria.

In vista dell’incontro di oggi arriva l’appello del ministro dei trasporti Maurizio Lupi alla responsabilità: «Sono giornate decisive, bisogna arrivare ad una soluzione. Noi abbiamo fatto tutto il possibile, ora tocca ai lavoratori», ha detto il ministro, aggiungendo che «anche i soci e le banche sono chiamate ad assumersi le proprie responsabilità». Il richiamo ai lavoratori è in merito al referendum in corso tra i dipendenti della compagnia per votare sui 31 milioni di tagli al costo del lavoro contenuti nell’accordo firmato da Filt, Fit e Uglt, ma non dalla Uilt: i risultati saranno comunicati domani mattina, prima dell’assemblea, come chiesto dall’ad Gabriele Del Torchio. «Spero che il referendum dia un esito positivo, è l’unico modo per dare un segnale chiaro agli arabi che l’azienda è stabile», auspica il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Mentre il numero uno della Filt Franco Nasso si chiede se la Uilt, che ha proclamato un’altra consultazione invitando i lavoratori a non votare questo referendum, lavora per il fallimento. La leader della Cgil Susanna Camusso torna invece sul problema esuberi e chiede all’azienda di «smettere di utilizzare rapporto con sindacato e scelte del sindacato come arma rispetto agli accordi da fare, c’è un uso strumentale: c’è tanta concentrazione sui temi del salario e invece ci sono molti esuberi di lavoratori senza prospettive».

Intanto Etihad cerca di “conquistare” i piloti della compagnia, presentando la propria proposta economica e le “bellezze” degli Emirati. Ieri si è svolta una prima riunione a Fiumicino con piloti e comandanti. La compagnia emiratina sarebbe disposta ad assumere un centinaio di piloti tra gli esuberi di Alitalia.
 
Alitalia, in assemblea bilancio e aumento di capitale. Del Torchio: «Non mi risulta ultimatum di Etihad»

L'assemblea degli azionisti di Alitalia, convocata per oggi alle ore 9 in seconda convocazione, procederà, a quanto s'apprende, all'approvazione del bilancio dell'esercizio 2013 (chiuso secondo le indiscrezioni con una perdita netta di quasi 570 milioni) e all'aumento di capitale in forma di equity committment fino a 250 milioni di euro. Non approverà, invece, riferiscono le stesse fonti, il punto all'ordine del giorno relativo al contratto con Etihad.

«Non mi risulta un ultimatum di Etihad». Così l'ammministratore delegato di Alitalia, Gabriele Del Torchio, interpellato a margine dell'assemblea della compagnia, commenta le indiscrezioni di un quotidiano secondo cui il ceo di Etihad James Hogan avrebbe posto una deadline a lunedì 28 per raggiungere un'intesa, altrimenti sarebbe pronto ad abbandonare l'affare.

«Nessun tipo di sollecitazione da parte del governo o delle banche per entrare nella partita Alitalia-Ethiad». Lo ha affermato Michele Elia, ad delle Ferrovie dello Stato al cantiere 'Viabilità' del Terzo Valico a Genova .

http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/alitalia_etihad_torchio_ultimatum/815703.shtml
 
Ma il merging potrebbe essere proseguito in corso di procedura concorsuale (o similare), con o senza commissario?
 
Ma il merging potrebbe essere proseguito in corso di procedura concorsuale (o similare), con o senza commissario?

Si, e sotto il profilo giuridico avrebbe anche più senso perchè assicurerebbe la famosa discontinuità. Etihad o chi per essa sarebbe un investitore (straniero) che interviene nella fase di riorganizzazione e salvataggio dell'azienda con mani molto più libere dal momento che la dichiarazione di insolvenza congela o scioglie i vari rapporti contrattuali. (Semplifico molto, lo so, e me ne scuso, ma è per rendere l'idea.)
 
Notizie circa il referendum tra i lavoratori ? Se tutto tace, a livello di notizie sulla stampa, vuol dire che non c'è nulla per "cantar vittoria"....
Le Poste sembrano essere il problema vero.....
 
Si, e sotto il profilo giuridico avrebbe anche più senso perchè assicurerebbe la famosa discontinuità. Etihad o chi per essa sarebbe un investitore (straniero) che interviene nella fase di riorganizzazione e salvataggio dell'azienda con mani molto più libere dal momento che la dichiarazione di insolvenza congela o scioglie i vari rapporti contrattuali. (Semplifico molto, lo so, e me ne scuso, ma è per rendere l'idea.)

Su questo forum, mi è sempre stato risposto che passare attraverso un fallimento era una soluzione non praticabile.....
 
...intanto si rimanda, per l'ennesima volta, la data finale della decisione (era oggi, ora spostata a lunedì, poi vedremo ...)
 
Su questo forum, mi è sempre stato risposto che passare attraverso un fallimento era una soluzione non praticabile.....

Forse perchè il fallimento è un'altra cosa. Le possibilità offerte dalla normativa sono diverse e non necessariamente implicano quel passaggio.
 
Stato
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