Alcune considerazioni che mi vengono in mente a seguito dell'intervista di De Juniac:
1) "Non avevamo i soldi per l'aumento di capitale", alla faccia di chi sostiene da tempo che AF naviga nell'oro. Per loro 300 mio cash oggi sono un problema serio, così come (lo ribadisco) la prospettiva di consolidare nel debito anche la quota AZ.
2) Tempo fa si era detto che "EY è il bancomat di AF". La cosa mi lascia ancora fortemente in dubbio, non mi vedo Mr. Hogan cacciare soldi per conto terzi. Più facile, diciamo possibile anche se forse non probabile, che AF aumenti la sua partecipazione (ma restando ben lontana dalla quota di controllo) in caso di ingresso massiccio di EY, in modo da continuare a contare all'interno di AZ. Infatti una AF ridotta al 4/5% (quota che avrebbe dopo l'aumento riservato ad EY) non conterebbe sostanzialmente più nulla, con tutti i conseguenti rischi dal punto di vista commerciale (i contratti di collaborazione prima o poi scadono e quanto meno devono essere rinegoziati).
3) E' vero che i francesi sono entrati in AZ-CAI dopo la stesura del piano Fenice, di cui non hanno responsabilità diretta, ma certamente lo conoscevano nei dettagli prima di impegnarsi nell'investimento. Nonostante questo hanno deciso di acquistare una partecipazione rilevante, e anche costosa. Le ragioni possono essere diverse, compreso il fatto che dietro l'angolo in quei giorni c'era lo "spettro" LH che, pur senza averlo mai dichiarato ufficialmente, era sicuramente interessata - a certe condizioni - all'investimento. Forse, dico forse, i francesi hanno stipulato una sorta di assicurazione, preferendo rischiare di perdere soldi (come poi è avvenuto) piuttosto che trovarsi quasi esclusi dal mercato italiano.