Questo un commento editoriale sempre sul resto del carlino:
Ridolfi, l'aeroporto da riciclare
di Marco Bilancioni
Forlì, 12 maggio 2013 - NON CHIAMATELA eutanasia, ‘dolce morte’: non è bello veder morire un aeroporto. Ma la data fatale c’è, il lento avvelenamento anche. Una morte a puntate, quella del Ridolfi di Forlì, città di 120mila abitanti che per anni ha volato a Londra e Parigi, facendo concorrenza rotta su rotta alle vicine Bologna e Rimini. Un volo concluso in picchiata, con bilanci in eterno milionario passivo e, alla fine, lo schianto. Lunedì 25 marzo, conclusione del bando di privatizzazione: zero acquirenti. Venerdì 29 marzo: ultimo volo. Prossima tappa, 15 maggio: a mezzanotte, con la società di gestione nelle mani del liquidatore fallimentare, lo Stato si riprende tutto. Licenze di volo e possesso dell’area. Chi ci lavora (autonoleggi, tabaccheria, edicola, persino una piadineria) teme di essere cacciato.
E il futuro? Lì a fianco c’è una scuola di controllori di volo, ci vengono a studiare da tutta Italia, potrebbe allargarsi. E poi? Si pensa di indire una gara per la manutenzione degli aerei. Forse. Il Ridolfi rischia concretamente di diventare il primo aeroporto fantasma, cattedrale nel deserto. La città e le sue forze imprenditoriali devono assolutamente evitare questo ultimo scempio: fuori le idee, o qualcuno potrebbe pensare che l’aeroporto interessava solo quando assegnava poltrone e posti in cda.
IL CASO Forlì è solo l’ultima dimostrazione del perenne vuoto d’aria nel quale ha operato la politica: Pd al governo in Regione, a Bologna, a Rimini e a Forlì, eppure mai capaci di mettersi d’accordo, di evitare che i tre scali si sparassero con la contraerea. Alla fine, si sono sciolte le ali di cera dell’Icaro forlivese. Rimini, che ha rifiutato la fusione nella speranza di restare in piedi senza l’eterna concorrente, si trova ora coperta di debiti. Il Comune di Forlì già da tempo, almeno quello, aveva deciso che non avrebbe più sprecato un euro pubblico in quel buco nero. Ma alla fine anche il sindaco Roberto Balzani ha dovuto ammettere: «È una sconfitta della politica». Per evitare che sia una Caporetto, bisogna salvare adesso ciò che resta del Ridolfi.