Il 3 febbraio del 1998 un aereo militare statunitense, decollato dalla base di Aviano per un giro di addestramento, tranciò i cavi della funivia del Cermis (Trentino). Quel maledetto giorno 20 persone, tra cui 3 italiani, morirono, nessun sopravvisuto. A 13 anni e 6 mesi da quell'istante tragico La Stampa ha pubblicato il rapporto investigativo interno dell'esercito Usa, redatto un mese dopo l'incidente. "E' colpa nostra, dobbiamo pagare", si legge nella relazione.
"Gli Stati Uniti - continua - dovranno pagare tutte le richieste giustificate di risarcimento per la morte e il danno materiale provocato da questo incidente".
Ma cosa successe il giorno del disatro di Val di Fiemme? A guidare l'aereo EA-6B in forza alla 31st Fighter Wing dei Marines, di base ad Aviano per partecipare alle missioni in corso in Bosnia, il capitano Richard Ashby, insieme a lui il navigatore Joseph Schweitzer, il capitano William Raney e il capitano Chandler Seagraves, aggiunto solo all’ultimo momento al gruppo.
All'interno della cabina di pilotaggio sono state trovate anche le carte, mai aperte, del governo italiano con le direttive che imponevano i nuovi limiti e che vietavano appunto, ai voli militari, di scendere al di sotto dei 2mila piedi di quota, ossia circa 700 metri.
Il 2 febbraio Schweitzer, riporta La Stampa, comincia a studiare la rotta per il volo addestrativo a bassa quota, ma lo fa sulle carte e i documenti sbagliati. Comunque il navigatore aveva deciso di non scendere al di sotto dei mille piedi. Distanza superiore all'altezza della funivia. Quando saprà dell'infrazione il capitano Peter Pace, che ordinò personalmente di aprire l'inchiesta interna, sanzionerà con pene amministrative i comandanti.
Continuano le indagini, e a poco a poco le responsabilità dei quattro militari si fanno più vivide. Il 3 mattina l'aereo coinvolto nell'incidente decolla per una missione in Bosnia, pilotato dal capitano Thayer. Ritorna alle 12.20 e Thayer segnala un malfunzionamento del "G meter", indicatore delle forze di gravità applicate dal pilota all'aereo: lo strumento verrà però sostituito. Il radar altimetro, invece, quello che con un suono nelle cuffie segnala a tutto l'equipaggio che sta scendendo sotto la quota prestabilita, "funziona normalmente", anche se poi Ashby e gli altri diranno di non averlo sentito.
Il 3 febbraio i quattro marines prenderanno l'aereo e violeranno tutti limiti di velocità e altezza. La videocamera interna è stata manomessa ma, loro non lo sanno, il volo è seguito in lontananza anche da un aereo radar Awacs, che aggiungerà tasselli preziosi all'inchiesta. Negli istanti antecedenti alla tragedia, alcuni testimoni raccontano di aver visto l'aereo a bassissima quota scorazzare sopra le loro teste. La funivia si trova a un'altezza non superiore ai 113 metri, 370 piedi. Ashby se ne accorge all'ultimo è picchia giù al di sotto del cavo, che si rompe. Tornano alla base e chiamano per un'emergenza il centro di controllo aereo di Padova.
Il rapporto conclude: "La causa dell'incidente è stata un errore dell'equipaggio. Ha manovrato aggressivamente l'aereo, superando la velocità massima di 100 miglia all'ora e scendendo molto più in basso dei 1000 piedi di altezza. L'impatto non è stato un caso fortuito, perché l'equipaggio ha volato più basso e più veloce di quanto fosse autorizzato".
Il 24 febbraio il governo italiano ha formalmente richiesto che gli Stati Uniti rinunciassero alla giurisdizione personale sui quattro membri dell'equipaggio. Richieste negate. Il primo processo, svolto in Carolina del Nord, nel marzo del 1999, assolve Ashby provocando l'indignazione d'Europa. Le famiglie delle vittime rivendicano giustizia. Poco dopo si celebra un nuovo processo, Ashby e Schweitzer saranno riconosciuti colpevoli e dimessi, per il pilota è disposta la condanna a sette mesi di carcere (uscirà dopo 4 per buona condotta). Il navigatore, confessa l'occultazione dei fatti e la distruzione del video, così riesce a evitare la prigione.
"Gli Stati Uniti - continua - dovranno pagare tutte le richieste giustificate di risarcimento per la morte e il danno materiale provocato da questo incidente".
Ma cosa successe il giorno del disatro di Val di Fiemme? A guidare l'aereo EA-6B in forza alla 31st Fighter Wing dei Marines, di base ad Aviano per partecipare alle missioni in corso in Bosnia, il capitano Richard Ashby, insieme a lui il navigatore Joseph Schweitzer, il capitano William Raney e il capitano Chandler Seagraves, aggiunto solo all’ultimo momento al gruppo.
All'interno della cabina di pilotaggio sono state trovate anche le carte, mai aperte, del governo italiano con le direttive che imponevano i nuovi limiti e che vietavano appunto, ai voli militari, di scendere al di sotto dei 2mila piedi di quota, ossia circa 700 metri.
Il 2 febbraio Schweitzer, riporta La Stampa, comincia a studiare la rotta per il volo addestrativo a bassa quota, ma lo fa sulle carte e i documenti sbagliati. Comunque il navigatore aveva deciso di non scendere al di sotto dei mille piedi. Distanza superiore all'altezza della funivia. Quando saprà dell'infrazione il capitano Peter Pace, che ordinò personalmente di aprire l'inchiesta interna, sanzionerà con pene amministrative i comandanti.
Continuano le indagini, e a poco a poco le responsabilità dei quattro militari si fanno più vivide. Il 3 mattina l'aereo coinvolto nell'incidente decolla per una missione in Bosnia, pilotato dal capitano Thayer. Ritorna alle 12.20 e Thayer segnala un malfunzionamento del "G meter", indicatore delle forze di gravità applicate dal pilota all'aereo: lo strumento verrà però sostituito. Il radar altimetro, invece, quello che con un suono nelle cuffie segnala a tutto l'equipaggio che sta scendendo sotto la quota prestabilita, "funziona normalmente", anche se poi Ashby e gli altri diranno di non averlo sentito.
Il 3 febbraio i quattro marines prenderanno l'aereo e violeranno tutti limiti di velocità e altezza. La videocamera interna è stata manomessa ma, loro non lo sanno, il volo è seguito in lontananza anche da un aereo radar Awacs, che aggiungerà tasselli preziosi all'inchiesta. Negli istanti antecedenti alla tragedia, alcuni testimoni raccontano di aver visto l'aereo a bassissima quota scorazzare sopra le loro teste. La funivia si trova a un'altezza non superiore ai 113 metri, 370 piedi. Ashby se ne accorge all'ultimo è picchia giù al di sotto del cavo, che si rompe. Tornano alla base e chiamano per un'emergenza il centro di controllo aereo di Padova.
Il rapporto conclude: "La causa dell'incidente è stata un errore dell'equipaggio. Ha manovrato aggressivamente l'aereo, superando la velocità massima di 100 miglia all'ora e scendendo molto più in basso dei 1000 piedi di altezza. L'impatto non è stato un caso fortuito, perché l'equipaggio ha volato più basso e più veloce di quanto fosse autorizzato".
Il 24 febbraio il governo italiano ha formalmente richiesto che gli Stati Uniti rinunciassero alla giurisdizione personale sui quattro membri dell'equipaggio. Richieste negate. Il primo processo, svolto in Carolina del Nord, nel marzo del 1999, assolve Ashby provocando l'indignazione d'Europa. Le famiglie delle vittime rivendicano giustizia. Poco dopo si celebra un nuovo processo, Ashby e Schweitzer saranno riconosciuti colpevoli e dimessi, per il pilota è disposta la condanna a sette mesi di carcere (uscirà dopo 4 per buona condotta). Il navigatore, confessa l'occultazione dei fatti e la distruzione del video, così riesce a evitare la prigione.