Da guidaviaggi di oggi, 6 giugno 2011
Cala il sipario su Lufthansa Italia
Il Belpaese rimane strategico, ma in modo diverso
Si chiude l'avventura Lufthansa Italia. L'annuncio è arrivato da una nutrita rappresentanza del management tedesco in trasferta milanese. Non a sorpresa, per i bene informati, ma certamente con ritmo accelerato, visto che ancora sei mesi fa si festeggiava l'ottenimento del certificato di operatore aereo e si prospettava l'espansione. E invece è arrivato un cambio di rotta. Il brand, lanciato nel 2008, sarà mantenuto solo fino al 29 ottobre, dopo di che Malpensa non sarà più l'hub italiano di Lufthansa. Ma il gruppo assicura: "L'Italia rimane strategica per noi: è il primo Paese in Europa - dopo la Germania - ed il secondo nel mondo, dopo gli Usa", spiega Carsten Spohr, membro del board esecutivo. Due le figure chiave: Michael Kraus e Thomas Eggert. Il primo, ceo Air Dolomiti e ora anche a capo della divisione Italia. Il secondo, neo direttore generale nel nostro Paese. Interesse sì, ma cambia totalmente la strategia. Abbandonata l'idea del network europeo da Mxp, ora il focus è sull'incremento del traffico
feeder per gli hub tedeschi. Si razionalizzano i brand. "Quando siamo entrati a Malpensa abbiamo colmato una lacuna lasciata dal ritiro di Alitalia e dalla fine della nostra collaborazione con AirOne - ha spiegato anche Christoph Franz, ceo e presidente Lufthansa -. Tuttavia, considerato il
crollo dei prezzi sulle rotte europee e la concorrenza, è stato estremamente difficile stabilire un proficuo network europeo con un marchio separato". Soprattutto se, come ha ammesso Spohr, "Lufthansa Classic ed Air Dolomiti insieme fatturano dieci volte tanto Lufthansa Italia. Sono loro ad aver trainato i primi quattro mesi del 2011, con crescite a due cifre. E su questi due brand ci concentreremo in futuro".
Ma cosa non ha funzionato? Perfetta la metafora usata da Spohr: "La concorrenza? Con easyJet, nella parte posteriore della cabina. Nella parte anteriore, invece, con Alitalia". Vale a dire che, da un lato, il vettore non ce l'ha fatta a competere con l'offerta tariffaria della low cost dovendo al tempo stesso mantenere la qualità ed il servizio che la sua clientela tipo si attende dal brand Lh. Ma proprio questa clientela tipo, specie bt e certamente più high spender del popolo nofrills, ha un grosso problema, per Lufthansa: "Preferisce volare da Linate. Sono convinto che
Malpensa e l'aeroporto cittadino così non possano convivere, ma non è una nostra questione". Questione personalissima di Lufthansa è, invece, quella degli slot chiesti ma non ottenuti, specie la famosa rotta su Fiumicino. La domanda è d'obbligo: le cose sarebbero andate diversamente se Lufthansa Italia avesse potuto volare da Linate? "Lo scalo è comunque troppo piccolo - spiega il manager, ma ammette - certo, se fossimo riusciti a competere sullo stesso livello con Alitalia, forse… ma è chiaro che Linate la avvantaggi".
Il management tedesco è comunque pronto a fare mea culpa. "Lufthansa Italia non si è dimostrata all'altezza delle nostre aspettative - ha ammesso Spohr - e questo per vari motivi. Innanzitutto, non siamo riusciti, forse anche per carenza di comunicazione e advertising, a trasferirle il successo di Lh Classic ed Air Dolomiti".
Spettro tassa Ma, annuncia il manager, l'investimento in Italia continuerà, ed anzi si prospetta un incremento superiore al 10%. Si promettono anche più frequenze da Malpensa, forse più aerei Air Dolomiti anche dallo scalo varesino, sicuramente si fa affidamento al network da Verona, che piace anche a Sea: “Abbiamo sempre avuto un rapporto solido - ribadisce Spohr, -. E in quest'occasione ci siamo trovati d'accordo su una strategia d'insieme che vede legate Malpensa, Linate e Verona. E non credo che la nostra decisione interferirà con la quotazione in Borsa di Sea". Sta di fatto, tuttavia, che con la fine delle operazioni di Lufthansa Italia i voli da Malpensa saranno quasi dimezzati con l'addio dei 25 collegamenti giornalieri operati dalla divisione. E poi non ci saranno velivoli basati sullo scalo: "Sposteremo gli aeromobili in Germania".
Le affermazioni del management vogliono scacciare via anche le (condivisibili) ipotesi di necessità di tagliare i costi in un momento di crisi: "Abbiamo intenzione di assumere 4mila persone quest'anno, e riusciremo ad assorbire buona parte dei 150 dipendenti di Lufthansa Italia", spiega Spohr. E poi sugli hub tedeschi aleggia la nuova tassa aerea introdotta all'inizio dell'anno. "Scoraggerà l'utilizzo dei nostri scali: chi da Düsseldorf, per fare un esempio, vorrà raggiungere Los Angeles magari non lo farà via Francoforte, pagando così due volte, ma via Amsterdam. E’ assurdo, soprattutto alla luce del fatto che altri Paesi, come l'Irlanda, l'hanno abbassata o abolita. Stiamo cercando di fare lobby".