Intervista a Marco Arato (Genova): "L’ aeroporto è lento? colpa degli enti locali"
L’intervista a Marco Arato (Presidente di Aeroporto di Genova)
«L’ aeroporto è lento? colpa degli enti locali»
«A Bergamo e Pisa gli enti locali hanno saputo catturare turisti facendo operazioni di marketing territoriale». L’avvocato Marco Arato, presidente di Aeroporto di Genova, a fare da parafulmine non ci sta. Lui che, da quando è arrivato, ci ha messo «sacrificio e passione», lui che a un mese dalla scadenza del mandato ammettersi di essersi «affezionato a questo aeroporto», non intende caricarsi sulla schiena il fardello dello scalo-lumaca.
Partiamo dalla domanda buona: a febbraio l’aeroporto ha registrato un +17% sul febbraio 2010. È andata bene?
«È un buon dato, sì, ma rispetto a gennaio siamo scesi di tre punti percentuali a causa della crisi nel Nord Africa, che ha portato un rallentamento dei charter sul mar Rosso. Ora la situazione è ancora più drammatica, staremo a vedere. Nel 2010 l’incremento è stato del 13%, quest’anno siamo partiti meglio...».
Il “Colombo” avrebbe dovuto decollare prima, non crede?
«Mi aspettavo questa domanda. Posso rispondere solo per quanto ho fatto io, che sono stato nominato ai tempi di Novi e sono rimasto anche con Merlo anche se, come dissi allora e ripeto adesso, io sono un presidente con la valigia».
Che cosa ha fatto, lei?
«Ho riunito i dirigenti, alcuni avevano l’età della pensione. Per il resto, da un lato ho fatto crescere risorse interne e dall’altro mi sono rivolto a cacciatori di teste: l’attuale direttore tecnico arriva dall’aeroporto di Bergamo. Ai miei dirigenti ho detto: sono un presidente senza poteri diretti, vi chiedo di mettercela tutta per sviluppare lo scalo e dare stabilità gestionale alla società».
Risultati raggiunti?
«Abbiamo ottenuto il prolungamento della concessione sino al 2027, che tra l’altro è un presupposto per la privatizzazione. E abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con gli enti locali per lo sviluppo del marketing territoriale e della logistica aeroportuale».
I collegamenti?
«Questo scalo è posizionato vicino alla ferroviaria e può svolgere un ruolo anche di sviluppo per la città. Se vogliamo sviluppare i low cost deve essere costruito un parcheggio di interscambio e un allaccio alla stazione ferroviaria: non possiamo avere una ferrovia così vicina e così inaccessibile».
Marketing territoriale?
«L’aeroporto deve mettere i voli, ma non può riempirli, creare le occasioni per venire a Genova. Occorre uno sforzo coordinato tra enti che hanno competenze sul turismo per sviluppare l’incoming. Genova ha una popolazione in calo».
Se è per questo molti genovesi volano da altre scali...
«Sì, 180mila biglietti l’anno è il dato del traffico di fuga. Ma nel 2010 ci sono stati 800mila sedili vuoti in aerei da e per Genova».
Colpa della bassa redditività, che ha spinto Ryanair a cancellare molti voli.
«Genova è stato precursore dei low cost: il primo Ryanair fu messo nel 1999».
Abbiamo precorso i tempi per poi fallire?
«Le cose non avvengono a caso. A Bergamo e Pisa gli enti locali hanno saputo catturare passeggeri e turisti facendo operazioni di marketing territoriale: Ryanair ha ricevuto contributi importanti là. Da noi no».
Colpa degli enti locali liguri?
«Un visitatore spende 135 euro al giorno e a Genova la permanenza media è di 4 notti: Ryanair, che lo sa ed è per questo che chiede contributi agli enti locali nei luoghi dove atterra. A Bergamo, Pisa, Cagliari glieli hanno dati - e consistenti pure...».
Insisto, colpa degli enti locali?
«Ogni comunità locale ha i suoi problemi di bilancio. E la sua politica. La Regione ha cominciato a fare qualcosa negli ultimi due anni».
La cessione del 60% sul mercato è un’opportunità o un rischio?
«Il mio compito è gestire al meglio la società in vista della privatizzazione. Chiaro che un socio privato con capacità di investire è un’opportunità, senza dubbio».
Il cda scade a cavallo della gara. Lei resterà o se ne andrà?
«A dir la verità un poco mi ci sono affezionato, a questa società, alla quale dedico sacrificio e tempo. Ma resto un presidente con la valigia. Decideranno i soci».
GILDA FERRARI
IL SECOLO XIX
CIAO
_goa
L’intervista a Marco Arato (Presidente di Aeroporto di Genova)
«L’ aeroporto è lento? colpa degli enti locali»
«A Bergamo e Pisa gli enti locali hanno saputo catturare turisti facendo operazioni di marketing territoriale». L’avvocato Marco Arato, presidente di Aeroporto di Genova, a fare da parafulmine non ci sta. Lui che, da quando è arrivato, ci ha messo «sacrificio e passione», lui che a un mese dalla scadenza del mandato ammettersi di essersi «affezionato a questo aeroporto», non intende caricarsi sulla schiena il fardello dello scalo-lumaca.
Partiamo dalla domanda buona: a febbraio l’aeroporto ha registrato un +17% sul febbraio 2010. È andata bene?
«È un buon dato, sì, ma rispetto a gennaio siamo scesi di tre punti percentuali a causa della crisi nel Nord Africa, che ha portato un rallentamento dei charter sul mar Rosso. Ora la situazione è ancora più drammatica, staremo a vedere. Nel 2010 l’incremento è stato del 13%, quest’anno siamo partiti meglio...».
Il “Colombo” avrebbe dovuto decollare prima, non crede?
«Mi aspettavo questa domanda. Posso rispondere solo per quanto ho fatto io, che sono stato nominato ai tempi di Novi e sono rimasto anche con Merlo anche se, come dissi allora e ripeto adesso, io sono un presidente con la valigia».
Che cosa ha fatto, lei?
«Ho riunito i dirigenti, alcuni avevano l’età della pensione. Per il resto, da un lato ho fatto crescere risorse interne e dall’altro mi sono rivolto a cacciatori di teste: l’attuale direttore tecnico arriva dall’aeroporto di Bergamo. Ai miei dirigenti ho detto: sono un presidente senza poteri diretti, vi chiedo di mettercela tutta per sviluppare lo scalo e dare stabilità gestionale alla società».
Risultati raggiunti?
«Abbiamo ottenuto il prolungamento della concessione sino al 2027, che tra l’altro è un presupposto per la privatizzazione. E abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa con gli enti locali per lo sviluppo del marketing territoriale e della logistica aeroportuale».
I collegamenti?
«Questo scalo è posizionato vicino alla ferroviaria e può svolgere un ruolo anche di sviluppo per la città. Se vogliamo sviluppare i low cost deve essere costruito un parcheggio di interscambio e un allaccio alla stazione ferroviaria: non possiamo avere una ferrovia così vicina e così inaccessibile».
Marketing territoriale?
«L’aeroporto deve mettere i voli, ma non può riempirli, creare le occasioni per venire a Genova. Occorre uno sforzo coordinato tra enti che hanno competenze sul turismo per sviluppare l’incoming. Genova ha una popolazione in calo».
Se è per questo molti genovesi volano da altre scali...
«Sì, 180mila biglietti l’anno è il dato del traffico di fuga. Ma nel 2010 ci sono stati 800mila sedili vuoti in aerei da e per Genova».
Colpa della bassa redditività, che ha spinto Ryanair a cancellare molti voli.
«Genova è stato precursore dei low cost: il primo Ryanair fu messo nel 1999».
Abbiamo precorso i tempi per poi fallire?
«Le cose non avvengono a caso. A Bergamo e Pisa gli enti locali hanno saputo catturare passeggeri e turisti facendo operazioni di marketing territoriale: Ryanair ha ricevuto contributi importanti là. Da noi no».
Colpa degli enti locali liguri?
«Un visitatore spende 135 euro al giorno e a Genova la permanenza media è di 4 notti: Ryanair, che lo sa ed è per questo che chiede contributi agli enti locali nei luoghi dove atterra. A Bergamo, Pisa, Cagliari glieli hanno dati - e consistenti pure...».
Insisto, colpa degli enti locali?
«Ogni comunità locale ha i suoi problemi di bilancio. E la sua politica. La Regione ha cominciato a fare qualcosa negli ultimi due anni».
La cessione del 60% sul mercato è un’opportunità o un rischio?
«Il mio compito è gestire al meglio la società in vista della privatizzazione. Chiaro che un socio privato con capacità di investire è un’opportunità, senza dubbio».
Il cda scade a cavallo della gara. Lei resterà o se ne andrà?
«A dir la verità un poco mi ci sono affezionato, a questa società, alla quale dedico sacrificio e tempo. Ma resto un presidente con la valigia. Decideranno i soci».
GILDA FERRARI
IL SECOLO XIX
CIAO
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