Metto qui questo post, perché non credo meriti un thread suo, specialmente viste le foto. Qualche giorno fa, in un’illuminatissima decisione, il mio team ed io abbiamo visitato il centro per i simulatori BA, trasferitosi da meno di due anni nella nuova casa del Technical Block A da Cranebank, dove stava una volta.
Per chi è pratico di LHR, quando atterrate su 27L, arrivando dalla città, sul lato destro si vede una sequenza di hangar dipinti in un attraente color beige e marrone. Il primo di questi hangar, un colosso con due baie su entrambi i lati (il lato nord è anche quello in grado di ospitare i 380), è TBA. Al suo interno c’è un enorme corridoio-galleria, in cui una volta si facevano riparazioni per componenti vari. Ora, invece, c’è questo:
Questa è la mappa. Ci sono, in fila, 16 simulatori. Un po’ meno dei 18 comprati da Livingston, per chi se lo ricorda, ma dopotutto i nostri obiettivi sono più modesti, rispetto a quelli di quella grande Compagnia.
Il layout è abbastanza simile: un piano rialzato in cui si trovano le sale briefing, i server (su cui tornerò dopo) e il “ponte levatoio” per il simulatore stesso. Di sotto, locali tecnici, bagni e zona caffè. Siccome è BA, i bagni sono per metà inagibili e per usare le macchinette con una carta contactless bisogna stendere un trattato. Sotto il punto di vista delle facilities Cranebank era meglio.
Arriviamo in fondo, dove troviamo il primo (forse ce ne saranno altri?) simulatore per il 350.
Ci sono, sorpresa sorpresa, anche due simulatori Virgin Atlantic. Ancora una volta il Biondo, con la coerenza che è sempre stata sua, da un lato dice peste e corna di BA e dall’altro… paga. Parlando di simulatori, quelli BA sono usati da altre compagnie aeree: El Al, Air Atlanta Icelandic, Air Astana, Qatar per citarne alcuni.
Ciò che mi ha stupito è la quantità di “roba” per ogni sim. Questo era l’armamentario IT per il simulatore che useremo, un 787.
Andando su e giù si vede come il tempo passa, e così anche la tecnologia. Nelle ‘sale controllo’ per i 747, che si intravedono qui sotto, c’erano anche i vecchi floppy disk, quelli grossi.
Ecco il sim per l’A380, grosso e ciccione pure in virtuale.
I simulatori sono in grado di muoversi parecchio, e anche abbastanza di fretta, come farebbe un aereo. Questo era un 777, se non ricordo male, alle prese con qualche “problemino”.
Arriva il momento di salire a bordo. Dato che il tempo è denaro e noi non siamo né clienti paganti né piloti, faremo solo lo strettissimo necessario: decollo da 09R, virata a scelta sopra Richmond o Shepherd’s Bush, e atterraggio su 09R. Vengo offerto volontario (NB: non ho foto di me).
L’esperienza è, fatemelo dire, incredibile. Non voglio insultare né l’intelligenza di chi legge né la categoria dicendo che “ho imparato” a volare, o che è semplicissimo. Infatti, nei 15 minuti di simulazione, ho soltanto usato cloche, pedali e HUD. Persino la manetta del motore è stata manovrata dal training captain, l’uomo più gentile delle isole britanniche (ci doveva un bel favore, va detto!).
La cosa che più mi ha colpito è l’assoluta verosimiglianza con la realtà. Ci sono giochi, vero, con grafiche ben migliori (e, comunque, il sim ha la skyline di Londra ben definita, aerei e terminals fatti come Dio comanda, ci sono pure i 380 QF e EK dove dovrebbero esserci) ma limitarsi a questo sarebbe riduttivo.
Faccio un paio di esempi della veridicità della simulazione: durante la corsa di decollo il vento fa muovere l’aereo a destra e sinistra, per cui si devono usare i pedali per correggere. Si sente l’azione dei pedali, si percepisce la correzione.
Sempre durante il decollo (ma anche durante l’atterraggio), si sentono dei piccoli “sobbalzi” quando le ruote toccano gli “occhi di gatto” sulla pista. In altre parole, l’intero simulatore fa “bump bump bump” e si sente la vibrazione attraverso il sedile.
Volare con l’HUD è abbastanza semplice. In decollo si segue una freccia, e in manovra di atterraggio si deve fare in modo che un circoletto vada a stare dentro ad un altro cerchio, più grosso. Ovviamente, il tutto è reso facilissimo per noialtri pivelli. Bisogna avere un tocco molto leggero e si deve tenere a mente Newton. Azioni, reazioni e via dicendo.
L’esperienza finisce in un secondo, o almeno così mi sembra; a essere sincero, l’impressione di essere a bordo di un vero aereo era tale che, se mi aveste chiesto durante la simulazione, vi avrei risposto di essere convinto di avere 200 cristiani con me a bordo. Lo stesso trainer ci ha confermato che l’esperienza è praticamente identica alla “cosa vera”, e cosí dovrebbe essere, alla fin fine. Ah, piccola nota di colore: a meno che la visibilità non lo richieda, tutti gli atterraggi in BA sono effettuati in manuale.
Ultima foto, questa consolle: qui è dove l’esaminatore si siede, pronto a causare problemi all’allievo (aumentare o diminuire il vento, cambiare le condizioni climatiche, causare guasti…). Qui si può anche ‘andare avanti veloce’ a specifiche parti del volo. Per esempio, una collega che è stata un po’ troppo entusiasta col “pull back” al momento dell’atterraggio, e ha fatto go-around, ha ricominciato a 600 piedi dalla pista.
Per chi è pratico di LHR, quando atterrate su 27L, arrivando dalla città, sul lato destro si vede una sequenza di hangar dipinti in un attraente color beige e marrone. Il primo di questi hangar, un colosso con due baie su entrambi i lati (il lato nord è anche quello in grado di ospitare i 380), è TBA. Al suo interno c’è un enorme corridoio-galleria, in cui una volta si facevano riparazioni per componenti vari. Ora, invece, c’è questo:

Questa è la mappa. Ci sono, in fila, 16 simulatori. Un po’ meno dei 18 comprati da Livingston, per chi se lo ricorda, ma dopotutto i nostri obiettivi sono più modesti, rispetto a quelli di quella grande Compagnia.

Il layout è abbastanza simile: un piano rialzato in cui si trovano le sale briefing, i server (su cui tornerò dopo) e il “ponte levatoio” per il simulatore stesso. Di sotto, locali tecnici, bagni e zona caffè. Siccome è BA, i bagni sono per metà inagibili e per usare le macchinette con una carta contactless bisogna stendere un trattato. Sotto il punto di vista delle facilities Cranebank era meglio.
Arriviamo in fondo, dove troviamo il primo (forse ce ne saranno altri?) simulatore per il 350.

Ci sono, sorpresa sorpresa, anche due simulatori Virgin Atlantic. Ancora una volta il Biondo, con la coerenza che è sempre stata sua, da un lato dice peste e corna di BA e dall’altro… paga. Parlando di simulatori, quelli BA sono usati da altre compagnie aeree: El Al, Air Atlanta Icelandic, Air Astana, Qatar per citarne alcuni.

Ciò che mi ha stupito è la quantità di “roba” per ogni sim. Questo era l’armamentario IT per il simulatore che useremo, un 787.

Andando su e giù si vede come il tempo passa, e così anche la tecnologia. Nelle ‘sale controllo’ per i 747, che si intravedono qui sotto, c’erano anche i vecchi floppy disk, quelli grossi.




Ecco il sim per l’A380, grosso e ciccione pure in virtuale.

I simulatori sono in grado di muoversi parecchio, e anche abbastanza di fretta, come farebbe un aereo. Questo era un 777, se non ricordo male, alle prese con qualche “problemino”.

Arriva il momento di salire a bordo. Dato che il tempo è denaro e noi non siamo né clienti paganti né piloti, faremo solo lo strettissimo necessario: decollo da 09R, virata a scelta sopra Richmond o Shepherd’s Bush, e atterraggio su 09R. Vengo offerto volontario (NB: non ho foto di me).

L’esperienza è, fatemelo dire, incredibile. Non voglio insultare né l’intelligenza di chi legge né la categoria dicendo che “ho imparato” a volare, o che è semplicissimo. Infatti, nei 15 minuti di simulazione, ho soltanto usato cloche, pedali e HUD. Persino la manetta del motore è stata manovrata dal training captain, l’uomo più gentile delle isole britanniche (ci doveva un bel favore, va detto!).
La cosa che più mi ha colpito è l’assoluta verosimiglianza con la realtà. Ci sono giochi, vero, con grafiche ben migliori (e, comunque, il sim ha la skyline di Londra ben definita, aerei e terminals fatti come Dio comanda, ci sono pure i 380 QF e EK dove dovrebbero esserci) ma limitarsi a questo sarebbe riduttivo.


Faccio un paio di esempi della veridicità della simulazione: durante la corsa di decollo il vento fa muovere l’aereo a destra e sinistra, per cui si devono usare i pedali per correggere. Si sente l’azione dei pedali, si percepisce la correzione.
Sempre durante il decollo (ma anche durante l’atterraggio), si sentono dei piccoli “sobbalzi” quando le ruote toccano gli “occhi di gatto” sulla pista. In altre parole, l’intero simulatore fa “bump bump bump” e si sente la vibrazione attraverso il sedile.
Volare con l’HUD è abbastanza semplice. In decollo si segue una freccia, e in manovra di atterraggio si deve fare in modo che un circoletto vada a stare dentro ad un altro cerchio, più grosso. Ovviamente, il tutto è reso facilissimo per noialtri pivelli. Bisogna avere un tocco molto leggero e si deve tenere a mente Newton. Azioni, reazioni e via dicendo.
L’esperienza finisce in un secondo, o almeno così mi sembra; a essere sincero, l’impressione di essere a bordo di un vero aereo era tale che, se mi aveste chiesto durante la simulazione, vi avrei risposto di essere convinto di avere 200 cristiani con me a bordo. Lo stesso trainer ci ha confermato che l’esperienza è praticamente identica alla “cosa vera”, e cosí dovrebbe essere, alla fin fine. Ah, piccola nota di colore: a meno che la visibilità non lo richieda, tutti gli atterraggi in BA sono effettuati in manuale.
Ultima foto, questa consolle: qui è dove l’esaminatore si siede, pronto a causare problemi all’allievo (aumentare o diminuire il vento, cambiare le condizioni climatiche, causare guasti…). Qui si può anche ‘andare avanti veloce’ a specifiche parti del volo. Per esempio, una collega che è stata un po’ troppo entusiasta col “pull back” al momento dell’atterraggio, e ha fatto go-around, ha ricominciato a 600 piedi dalla pista.
