Al quarto tentativo riesco a trascorrere due benedette settimane full immersion surfistiche a Bali. Tutti i precedenti viaggi erano stati bigliettati e poi cancellati, per fortuna sempre con rimborso pieno o quasi.
La prima volta (voli SQ) mi piazzano un colloquio di lavoro nel bel mezzo della vacanza, per cui non solo non sono mai partito ma mi sono anche dovuto mettere a studiare.
La seconda volta (voli CX) dieci giorni prima della partenza il mio ex capo ci ripensa (“stai via troppi giorni”), secondo lui sarei dovuto partire per una settimana sola, ma non mi sembrava il caso di fare un viaggio cosi’ lungo per cosi’ poco tempo: tutto di nuovo cancellato.
Alla terza, piu’ recente cancellazione (voli EY+SQ), stavolta avvenuta 4 ore prima del decollo con check-in online gia’ fatto, bagaglio chiuso e taxi per l’aeroporto che aspetta, ero molto tentato dall’abbandonare definitivamente l’idea, che sembrava proprio non piacere agli astri.
Ma mi impunto, e alla fine avro’ ragione
NBO e’ collegata di mexxa. Dall’Asia ci viaggia direttamente solo Korean, con Kenya Airways si puo’ raggiungere BKK diretto o HKG con scalo intermedio. Ma KQ ha regole ridicole per quanto riguarda il trasporto di surfboards: consente max 165cm, ossia solo shortboards (e neppure tutti i tipi).
Le mediorientali sono presenti al gran completo (EY, EK e QR). Emirates ha addirittura un doppio daily. Tutte sono super tranquille sulle surfboards (max 300cm e inclusa nella franchigia bagaglio).
La combinazione EK+CX funziona particolarmente bene al ritorno (in realta’ va bene anche all’andata, ma mi interessava fare stopovers), e scelgo quella. E’ il mio primo volo con Emirates dopo averne sentito parlare in lungo e in largo e sono molto curioso.
Viene l’ora della partenza - stavolta qualche ora prima spengo il cellulare per precauzione. Arrivo allo Jomo Kenyatta in neanche 40 minuti e quindi con larghissimo anticipo (oltre 3 ore). Il traffico sulla temibile Mombasa Road e’ sempre imprevedibile, e ormai sono intollerante al rischio.
Al check-in di NBO ai banchi EK non c’e’ fila. Bagaglio e tavola spediti fino a DXB.
Al controllo passaporti mi aspetta una brutta sorpresa perche’ nessuno mi aveva spiegato che, nonostante la validita’ del visto sul passaporto sia di 6 mesi (cioe’ c’e’ scritto “Validity: 6 months”), in realta’ e’ valido solo per un soggiorno fino a 3 mesi a partire dalla data di arrivo (e io sono in Kenya da oltre 4).
Ma non ho nessuna intenzione di mandare all’aria per la quarta volta il viaggio, e mi metto a discutere animatamente con il supervisore, il quale mi fa notare un “3m” scarabocchiato a penna vicino al timbro di ingresso in Kenya. Li’ mi girano le balle e volto la pagina del passaporto dove c’e’ un bel timbro di Hong Kong con scritto a chiare lettere “permitted to remain until” seguito dalla data esatta di scadenza del visto. Cosi’, aggiungo, e’ come funziona nei paesi normali. Poi lo zittisco del tutto mostrandogli il permesso di soggiorno rilasciato da loro e valido fino al 2016. Fatemi capire, mi fate stare nel vostro paese per tre anni ma ora mi impedite di uscire?
Dopo una decina di minuti mi timbrano il passaporto e sono airside.
Le partenze sono un mix tra destinazioni africane e europee. Il volo Emirates e’ in codeshare con QF, frutto della nuova partnership.
Sul volo XU521 vedo bene prossimamente il socio Dreamliner.
Lo Jomo Kenyatta, quantomeno prima che andasse a fuoco, non era un vero terminal ma solo un corridoio circolare costeggiato da negozi tristissimi, diverse trappole per i turisti (che fanno la coda per comprare oggetti di “artigianato locale” prodotti in Cina), e gates ciascuna con i propri controlli di sicurezza e sala d’attesa. Lungo il corridoio alcune sedie in croce sparse qua’ e la’, un solo Java House all’estremita’ e - come mi fa notare un collega sul mio stesso volo con cui ho trascorso buona parte delle interminabili 3 ore – una elegante alternanza di pavimenti in mattonelle (scheggiate) e gomma.
Dimenticavo, c’e’ anche un surrogato di lounge. Sembra sia andato perso anche questo con l’incendio. Non una grande perdita.
EK722
Nairobi (NBO)-Dubai (DXB)
A/M: Boeing 777-300
ETD 2250 (ATD 23.05)
ETA 0450 (ATA 04.49)
In the air 23.17-04.45 (4h28)
LF: 5/12 (F)
Posto: 01A
A bordo stanotte siamo meno della meta’ (5/12). Gli altri pax sono due arabi barbuti vestiti con la classica palandrana e una coppia indiana.
Il volo e’ operato da un 777-300 con due file in configurazione 2-2-2. Alcune delle rifiniture (tra cui il finto legno di radica) sono effettivamente di gusto un po’ discutibile.
Non saranno le suites, ma niente da dire sul legroom. Forse la poltrona e’ un po’ stretta, se proprio si va a cercare il pelo nell’uovo.
Posto centrale visto di profilo.
Le coppie di poltrone sono separate da una partizione dotata di una sorta di minibar (che non e’ proprio tale perche’ non e’ refrigerato quindi alla fine e’ piu’ per scena che non per altro) e minuscoli scompartimenti.
Con questa EK sale in graduatoria di 100 punti.
A servire in First sono un AV inglese di quelli che piu’ british non si puo’, una AV di origini asiatiche e il Purser arabo che non si vedra’ quasi per niente. A inizio volo elencano tutte le nazionalita’ e relative lingue parlate dall’equipaggio, impressionante (si spazia dallo swahili all’afrikaans fino all’ungherese).
L’AV offre in rapida successione pigiama, amenity kit, maschera per la notte e pantofole, nonche’ il drink pre-partenza. Scelgo lo champagne che e’ Dom Perignon 2003, versato al posto come da prassi.
Amenities. Nel kit c’e’ tutto meno forse la cosa piu’ importante: gli earplugs, che vanno richiesti separatamente. Sobrio, nonche’ di ottima qualita’, il pigiama.
C’e’ un top up di champagne prima della partenza, in ritardo e senza motivo, ma il comandante rassicura che con un tempo di volo di 4 ore e 20 minuti arriveremo in orario a DXB.
Cavolo, il volo e’ corto davvero.
Prima del decollo viene effettuato il tradizionale servizio del caffe’ arabo versato dal bricco in rame, e datteri. E’ tardi e comunque il caffe’ arabo mi piace poco. Prendo solo il dattero farcito con una mandorla. Contemporaneamente vengono anche distribuite le hot towels.
Partiti.
Smanetto un po’ con ICE, devo dire che non mi piacciono granche’ le costanti interruzioni come questa sul canale dell’Airshow.
I comandi sono dalla console della poltrona, che e’ assai meno maneggevole rispetto ad un telecomando tradizionale.
Praticamente il volo e’ poco piu’ lungo di un LHR-FCO.
La carta dei vini e’ impressionante e prevede 5 rossi e 4 bianchi, quasi tutti francesi. In ogni caso vado di Pepsi Light, quando mi ricapita!
Noccioline calde (buone).
L’AV asiatica mi piazza sul tavolino un cestino con schifezze di ogni genere.
L’AV inglese prende l’ordinativo per la cena, indicando che si tratta di un servizio á la carte. Il menu, proposto in una elegante copertina di pelle, prevede cinque piatti principali a scelta piu’ altre portate, ma tutte per la cena e niente per la colazione. Chi avesse gia’ cenato prima di venire in aeroporto (non e’ il mio caso) e volesse andare direttamente a dormire per poi fare colazione prima dell’atterraggio resterebbe fregato.
La mise en place e’ sobria al punto giusto, bene.
Antipasto di pesce. Molto buono e presentato benissimo su un elegante sottopiatto (voto 9).
Scelta di condimenti italiani.
Per stare leggero e cercare di dormire quanto piu’ possibile scelgo il piatto meno elaborato (pollo bollito). Super secco tanto da essere ai limiti del commestibile senza la salsa che lo accompagna (che non era granche’ neanche lei). Non male i contorni ma come main di First il piatto e’ assai mediocre (voto 4).
Salto il dolce e scelgo il formaggio. Simpatica la presentazione sul tagliere, ma anche in questo caso la qualita’ e’ abbastanza discutibile. Sospetto sia tutta roba di produzione Browns (caseificio keniota che ha copiato malamente tutti i tipi di formaggi europei, dalla mozzarella al manchego) (voto 5).
Per finire, hot towel e praline Godiva.
Il servizio viene svolto rapidamente ma in maniera robotica e senza particolari premure. Somiglia sicuramente piu’ a quello di una business che non a una prima classe (nonostante vi siano 2 AV piu’ il purser per soli 5 pax).
Al termine della cena siamo qui, il servizio sia concluso in appena mezz’ora, bene cosi’.
Chiedo all’AV di prepararmi il letto. Ricopre la poltrona con il materassino e deposita il piumino piegato alla sua estremita’. Altro che le pieghe e contropieghe di QF.
Sara’ la stanchezza ma riesco a dormire benissimo fino a quando stiamo per sorvolare Abu Dhabi, e mancano 30 minuti all’arrivo.
E qui il servizio da indifferente diventa mediocre. Gli AV se ne stanno a chiacchierare nel galley senza filarsi minimamente i passeggeri, non offrendo ne’ un caffe’ ne’ un bicchiere d’acqua ne’ niente. Mi servo da solo l’acqua (calda) dal mini bar e amen.
Vado in bagno a cambiarmi e quando torno al posto, mentre siamo in piena discesa, ritrovo il letto ancora intatto. Non ci siamo proprio, praticamente l’equipaggio e’ assente da subito dopo la cena. Prendo tutto (materassino, cuscino e piumino) e lo appoggio sul posto vuoto a fianco; ma se fosse stato occupato cosa ne facevo?
Poco prima dell’atterraggio, oltre agli annunci di rito, un ulteriore annuncio spiega che per coloro che osservano il Ramadan e’ l’ora della preghiera del mattino.
Sui monitors iniziano a sfilare un video e parecchie altre di notizie sull’arrivo a Dubai e sulle connessioni. Ce n’e’ per tutti i gusti.
Atterriamo con lieve anticipo al Terminal A, passando vicino ad un A380.
In Agosto a Dubai si sta molto freschi.
Rispetto a quel cesso di NBO, arrivare al T3 di DXB sembra quasi di sognare. Enorme, pulito, ordinato, modernissimo.
Saluto calorosamente il mio collega cipriota che transita per Larnaca e chissa’ se rivedro’ mai – Cipro ha chiuso la sua High Commission in Kenya per “spending review”, un termine molto in voga non solo in Italia – e prendo il treno per la zona arrivi per il quale l’attesa e’ minima.
A terminare il viaggio a DXB saremo non piu’ di una ventina sui 350 e rotti di questo 773.
Nella hall arrivi scopro che ciascun nastro ha al suo fianco un altro nastro per le consegne speciali, che ti evita di dover andare all’altro capo dell’aeroporto per ritirare bagagli sportivi o altro. Davvero un grande aeroporto, non c’e’ che dire.
Recuperati bagagli e tavola in 45 minuti (tempo abbastanza ragionevole considerato che il 773 e’ parcheggiato lontano) mi dirigo all’uscita a destra verso una mini lounge di EK lato arrivi nella quale vengono organizzati i trasporti di terra.
Vi sono banchi sia per First che Business. In maniera molto efficiente viene consegnato un voucher con le indicazioni per l’autista. Subito dopo l’uscita dal Terminal vi e’ un addetto che indirizza verso la macchina in attesa, una Mercedes 200 per i pax di F; mentre per i barboni di J una Volvo
La mia 6’0 entra perfettamente ribaltando il sedile posteriore, e in neanche 5 minuti sono gia’ verso l’albergo.
[OT DUBAI]
Un giorno e mezzo di decompressione a Dubai al Jumeirah Beach; piu’ un resort che un albergo vero e proprio, ma va benissimo cosi’.
Assolutamente nulla da eccepire sul servizio, tutto il personale estremamente cordiale e disponibile, la stanza viene risistemata 3 volte al giorno, e soprattutto mi viene data un stanza al momento dell’arrivo poco prima delle 7 del mattino senza battere ciglio. Sicuramente l’albergo non era pieno, ma e’ stato comunque un bel gesto. Anche il check-out e’ stato immediatamente esteso di due ore fino alle 14 senza problemi.
Degna di nota anche l’eccezionale palestra dell’albergo, dotata di qualsiasi attrezzo, in un edificio separato che comprende anche la Spa e addirittura un negozio di abbigliamento sportivo.
Stanze enormi.
Bagnini creativi.
Spiaggia e celeberrimo dirimpettaio.
L’hotel a forma di onda (o vela, a seconda delle personali inclinazioni).
Fa un caldo osceno e tutto l’albergo si riversa nella piscina che, nonostante sia enorme, sembra affollatissima (e questa e’ quella solo per adulti, per le famiglie con prole piccola ve ne e’ una dedicata altrettanto grande).
Non so bene cosa stia facendo la signora sulla sinistra
Decorazioni ramadanesche nella hall.
Dubai Mall. Dalla mia ultima visita (2009) si e’ impreziosito di un finto souk con altrettanto finte bancarelle.
100% Plastic Fantastic.
Sotto questa finta volta, la pacchianeria del “libro” piu’ grande del mondo. Che ovviamente non leggera’ mai nessuno, ma poco importa.
Nelle vicinanze della pista di pattinaggio su ghiaccio pero’ si sta belli freschi.
La famosa fontana a parete.
Niente caffe’ per gli infedeli prima delle 7 di sera! Azz…
Queste decorazioni mettono ansia.
In questa specie di colosseo si vestono solo personaggi club-level.
Beati i pesci che stanno nell’acqua!
[FINE OT DUBAI]
Cathay parte dal Terminal 1 di DXB, quello piu’ vecchio. Quando fu costruito forse nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe diventato, un giorno, DXB…
Esterno.
Interno landside, non c’e’ praticamente niente, il food court e’ al piano di sopra. Da qui si superano controlli di sicurezza (divisi in zone a seconda della compagnia volata) e poi direttamente al rispettivo check-in.
Partenze di stasera.
Arrivo anche qui 3 ore prima e il check-in e’ ancora chiuso ma verra’ aperto poco dopo. Ai banchi di economy c’e’ gia’ una bella fila ma nessuno alla business.
L’addetta Cathay e’ estremamente gentile. Chiedo di spedire il bagaglio e la tavola solo fino a HKG, mentre ricevo carta d’imbarco fino a DPS, e gli inviti per le lounges a DXB e HKG.
La coda per il controllo passaporti e’ lunga e lenta, c’e’ un fast track ma nessuno lo sorveglia quindi ci finisce chiunque. Subito dopo vi sono i controlli di sicurezza, che come osservato da Mariol sono assai blandi (niente controllo liquidi sopra 100ml, non fanno tirare fuori laptops o ipads).
Una rampa di scale mobili porta al lungo e buio corridoio sotterraneo fino al piu’ moderno Terminal degli imbarchi.
Rispetto alla scarna zona check-in, qui si recupera l’essenza di Dubai.
Senza ombra di dubbio, siamo a Dubai.
Cathay usa la lounge del partner Oneworld British Airways. Nonostante il cartello all’ingresso indichi si tratta di una lounge Galleries, in realta’ gli interni sono del vecchio design Terraces.
A quest’ora e’ vuota e sembra spaziosa, ma mi chiedo come ci facciano starci i pax di F e J di un 747 di BA, senza contare tutti i Silver, Gold e i OW Emerald.
Fontanella e finta veranda tipici del design Terraces.
Cibarie fredde (panini).
Cibarie calde (tipo samosa).
Mi sembra che il volo per DXB e’ uno “Sleeper Service”, ma se questa e’ l’offerta del pre-flight dining, ai passeggeri conviene cenare prima di arrivare in aeroporto.
Finalmente dopo 4 mesi metto mano a un giornale serio
Il Gate e’ dall’altra parte del Terminal.
Volo CX735
Dubai (DXB)-Hong Kong (HKG)
A/M: Airbus A330-300
ETD: 23.05 (22.58)
ETA: 11.05 (11.01)
In the air: 23.11-10.56 (7h45)
Posto: 14K
Load (J): 100%
Su DXB Cathay vola con un A330 a tre classi (J, Y+ e Y) nella nuova versione. Prime impressioni della nuova J di Cathay immediatamente positive.
La cabina e’ disposta 1-2-1 e le poltrone hanno una angolazione tale da garantire una buona privacy.
E’ stato detto che la nuova J di Cathay e’ un pelo sotto la F di BA, e tenderei ad essere d’accordo.
Dettagli.
Schermo TV molto grande.
Amenities notturne. Il kit e’ diverso uomo/donna.
Rotta.
Champagne pre-partenza servito in una flute di dimensioni decenti. Purtroppo la differenza di questo Billecart-Salmon con il Dom Perignon e’ nettissima.
Partiamo con qualche minuto di anticipo. A terra purser viene a presentarsi personalmente ad alcuni passeggeri, me compreso, credo sulla base dello status OW.
Una volta in volo l’equipaggio si mette al lavoro e offre una cena leggera (zuppa, piatto principale mediorientale e mousse al cioccolato) o completa (insalata con salmone, scelta tra manzo o pollo, e scelta tra frutta, formaggio o tortina).
Menu, oltre alla normale carta dei vini ce ne e’ un’altra per vini spagnoli.
Antipasto niente di che (voto 7)
Anche stavolta scelgo il pollo per stare leggero. Sara’ preparato molto meglio rispetto a quello di EK (voto 9). Aspetto migliorabile secondo me del servizio Cathay, la presentazione in questo piattino rettangolare sa un po’ di vecchio stile.
Sempre simpatici il sale e il pepe.
Per dessert scelgo il formaggio, anche questo migliore rispetto all’offerta di EK (voto 8).
Per finire una scelta di dolcetti (questo alle mandorle) e ancora hot towels.
Posizione full recline, davvero minime le differenze con la F di BA (mi viene in mente solo il guardaroba, forse un paio di cm di larghezza in piu’, e la possibilita’ di far sedere qualcuno sul buddy seat).
Unico difetto che sono riuscito a trovare della poltrona CX e’ che la TV non si puo’ angolare (o quantomeno io non ci sono riuscito) rendendola praticamente impossibile da vedere in posizione letto.
Mi addormento qui mentre entriamo nello spazio aereo indiano e mancano circa 5 ore e mezza all’arrivo.
Turbolenze a parte dormo molto bene per circa 4 ore, non male per un volo che ne fa in tutto 8.
Al risveglio si vede netta la differenza tra CX e EK. Non appena apro gli occhi spunta il sorridente AV che dice “Good morning! Can I get you anything for breakfast?”. Devo sembrare assai stordito poiche’ aggiunge che mi ci lascia pensare su e che sarebbe tornato dopo un paio di minuti.
Mi guardo intorno e vedo che quasi tutti gli altri passeggeri hanno gia’ finito di mangiare. Ma a che ora hanno iniziato il servizio principale?
Vado in bagno a darmi una rinfrescata e non appena mi risiedo ricompare l’AV. Per ora mi bastano yoghurt, brioche e un espresso, visto che a HKG posso usare con tutta calma una lounge negli arrivi.
Il tutto mi viene portato dopo un minuto, la brioche e’ calda, davvero un servizio degno di Cathay. Tra l’altro i passeggeri vengono quasi sempre chiamati per nome, cosa sicuramente non facile con una cabina piena.
Ormai manca poco.
La poltrona si colloca in cima alla mia personale classifica, migliore rispetto alle business sia di tipo staggered che a quelle a spina di pesce (vedi piu’ avanti), scalzando anche quella che finora era secondo me la migliore (BA Club World).
Atterriamo puntualissimi. C’e’ un po’ di coda per il decollo da HKG.
Questo va al mare…
I bagagli di J iniziano ad uscire quasi subito non appena raggiungo il nastro, ma i miei non sono tra questi e anzi impiegheranno non poco per arrivare. E a differenza di DXB, a HKG il solo nastro per le consegne speciali e’ il 14, all’estremita’ opposta dell’aeroporto.
Cathay ha una lounge arrivi (The Arrival) che e’ non solo posizionata malissimo nella hall del Terminal 2, ma anche del tutto priva di indicazioni per raggiungerla. Nessuna sopresa quindi nel non trovarvi nessuno.
Docce non enormi ma molto ben fornite.
Anche la lounge non e’ particolarmente spaziosa.
Piccolo buffet per la colazione.
Eggs on toast e un caffe’ mediocre.
Una volta rinfrescato la missione e’ quella di liberarmi della tavola per evitare di scorrazzarla in giro per HKG e di litigare con il taxista cinese.
Vado al piano partenze e chiedo ai banchi Cathay e posso registrarla oggi sul volo di domani per DPS (mancano circa 22 ore alla partenza). “Yes of course”. I love Cathay!
[OT HONG KONG]
Per la sosta di una notte ero indeciso tra il Peninsula e il Ritz Carlton, che hanno tariffe simili. La scelta cade sul Ritz-Carlton perche’ incuriosito dalla vista panoramica su Hong Kong, considerato che l’hotel occupa i piani da 103 a 118 del World Trade Centre di Kowloon.
Il Ritz-Carlton ha il vantaggio di essere posizionato sopra la fermata del treno che collega Kowloon all’aeroporto in una ventina di minuti. Pero’ e’ un po’ fuori mano rispetto alle zone commerciali di Kowloon, e per qualsiasi spostamento bisogna prendere il taxi.
Niente da dire, vista da cartolina e camera strepitosa.
Anche il cesso non e’ male.
Vasca con televisore e cuscino, molto club-level.
Asprey e’ un negozio di Bond Street dove sono entrato una sola volta per comprare un regalo che fosse tipicamente inglese e da dove sono uscito 5 minuti dopo visto che non vende nulla, tagliacarte compresi, che costi meno di 1.000 pounds.
La scorsa volta che mi trovavo a HKG (in febbraio) ero qui. Sembra uno gnomo!
La passeggiata panoramica sul lungomare di Kowloon ha sempre il suo perche’.
Ammiratori del panorama.
Giganti di cemento.
Questo ospita il Ritz-Carlton.
Di notte la vista dalla stanza e’ forse ancora piu’ suggestiva.
La mattina dopo c’e’ addirittura il sole.
L’ascensore impiega circa 1 minuto a salire e scendere i 100 piani.
[FINE OT HONG KONG]
Senza bagaglio vado direttamente ai controlli. A HKG non c’e’ un fast track ma non ho mai impiegato piu’ di 5 minuti alla sicurezza.
Prima visita diurna a The Wing. Molto gradevole la vista dalla grande vetrata.
Mi sistemo a The Haven per fare colazione.
Eggs benedict, un po’ “rivisitate”.
A quest’ora lo Champagne Bar e’ ovviamente deserto.
Mi piazzo su una delle comodissime poltrone Solus (Frau), dotate anche di presa per laptop.
Qualche foto all’attivita’ del piazzale.
Il design e gli arredi di The Wing dopo il rinnovo sono abbastanza unici nel loro genere e probabilmente questa e’ la lounge piu’ elegante che abbia visitato finora.
Mio primo imbarco a HKG dai remoti. Gli autobus mi sembrano vecchi un bel po’. Mi viene un mezzo sospetto che siano ereditati dal Kai Tak (dove invece imbarcare e sbarcare ai remoti era la norma).
Equipment upgrade da 777 a 747 (forse perche’ e’ domenica). Volo pieno a tappo, molti francesi (soprattutto famiglie) in transito.
Ultimamente non capita spesso di imbarcare Sua Maesta’ la Regina dei Cieli dai remoti. E’ sempre un bel regalo.
CX785
Hong Kong (HKG)-Bali/Denpasar (DPS)
A/M: Boeing 747-400
Reg: B-HKE
ETD: 10.20 (ATD 10.36)
ETA: 15.00 (ATA 15.20)
In the air: 10.59-15.14 (4h15)
Posto: 84A
Load (J): 95%
La J e’ quella vecchia configurata a spina di pesce. E’ la prima volta che provo questo tipo di prodotto, che hanno in dotazione altre compagnie (Virgin, Jet Airways e qualche altra ancora).
Cabina dell’upper deck, configurazione 1-1.
Servizi di rito prima del decollo: giornali, hot towels e una scelta di bevande tra cui il Cathay Delight, analcolico con kiwi, cocco e menta.
In posizione seduta la poltrona e’ un po’ claustrofobica e naturalmente e’ impossibile guardare fuori dal finestrino, cui si volgono le spalle.
Andiamo verso sud.
Tre AV lavorano nell’Upper Deck e il servizio sara’ una fotocopia di quello del precedente volo, cioe’ eccellente. Sempre sorridenti, disponibili, attentissime, chiamano i pax per nome.
Aperitivo servito con mandorle calde.
Inizio a guardare un film che si rivelera’ subito una scemenza colossale.
Antipasto di gamberoni marinati e insalata di patate e porri. Molto buono (voto 9).
Per il piatto principale vi e’ la scelta tra agnello, gamberoni cinesi saltati al wok in salsa di fagioli neri o pollo indonesiano.
Ottima la presentazione dei gamberoni ma la cucina cinese e’ un gusto che stento ad aquisire, e questo piatto lo conferma (voto 6).
Scelta tra formaggi (Reblochon, Bleu d’Auvergne e Cheddar) o frutta affettata, impiattati da un tagliere. (voto 9)
Quindi scelta di gelato Haagen Dazs con vari gusti (voto 7).
Caffettino con una scelta di praline.
Ancora hot towels. L’equipaggio e’ tutto femminile e adorabile.
Il servizio finisce qui a meta’ viaggio, mentre sorvoliamo il Brunei. Attendiamo con trepidazione il TR di un forumista da Bandar Seri Begawan
Dedicata ai feticisti dei piedi. Ce n’e’ davvero per tutti i gusti.
Breve siesta con poltrona in posizione letto con mood light. Un po’ meno claustrofobica perche’ lo spazio sulla sinistra e’ assai ampio anche se distribuito un po’ male.
In ogni caso la poltrona e’ piatta e, quantomeno in questa posizione, equivalente a quella nuova del 330. Ma CX avra’ avuto i suoi buoni motivi per cambiarla .
Non recuperiamo nulla del ritardo alla partenza e atterriamo a Denpasar alle 15.20. Lo sbarco e’ rapido ma nella hall arrivi e’ l’inferno. Non so quanti aerei siano arrivati a breve distanza l’uno dall’altro (oltre al 747 Cathay, anche un 777 Thai, un paio di 737 Virgin Australia, diversi Garuda, Lion Air…) ma e’ chiaro che l’aeroporto non puo’ reggere un volume di traffico di questo tipo. La fila per il “visa on arrival” (in tutto 8 banchi che devono smaltire diverse centinaia di passeggeri) dura circa 1 ora.
All’uscita tutti i bagagli CX sono stati scaricati dal nastro ed avvisto facilmente i miei, tavola compresa, in un angolo contrassegnato “priority baggage”.
Ma nell’aeroporto incredibilmente non ci sono carrelli, solo zelanti facchini che chiedono 10 dollari per procurartene uno; il primo che mi si avvicina viene immediatamente mandato a fanxxlo con la spiegazione che da dove vengo con 10 dollari ci vive una famiglia una settimana. E che caxxo.
Costruisco una sorta di torre di Babele con bagagli e tavola e trascino tutto fuori, ovviamente nel mezzo c’e’ anche un controllo X-ray in uscita.
La prima volta (voli SQ) mi piazzano un colloquio di lavoro nel bel mezzo della vacanza, per cui non solo non sono mai partito ma mi sono anche dovuto mettere a studiare.
La seconda volta (voli CX) dieci giorni prima della partenza il mio ex capo ci ripensa (“stai via troppi giorni”), secondo lui sarei dovuto partire per una settimana sola, ma non mi sembrava il caso di fare un viaggio cosi’ lungo per cosi’ poco tempo: tutto di nuovo cancellato.
Alla terza, piu’ recente cancellazione (voli EY+SQ), stavolta avvenuta 4 ore prima del decollo con check-in online gia’ fatto, bagaglio chiuso e taxi per l’aeroporto che aspetta, ero molto tentato dall’abbandonare definitivamente l’idea, che sembrava proprio non piacere agli astri.
Ma mi impunto, e alla fine avro’ ragione
NBO e’ collegata di mexxa. Dall’Asia ci viaggia direttamente solo Korean, con Kenya Airways si puo’ raggiungere BKK diretto o HKG con scalo intermedio. Ma KQ ha regole ridicole per quanto riguarda il trasporto di surfboards: consente max 165cm, ossia solo shortboards (e neppure tutti i tipi).
Le mediorientali sono presenti al gran completo (EY, EK e QR). Emirates ha addirittura un doppio daily. Tutte sono super tranquille sulle surfboards (max 300cm e inclusa nella franchigia bagaglio).
La combinazione EK+CX funziona particolarmente bene al ritorno (in realta’ va bene anche all’andata, ma mi interessava fare stopovers), e scelgo quella. E’ il mio primo volo con Emirates dopo averne sentito parlare in lungo e in largo e sono molto curioso.
Viene l’ora della partenza - stavolta qualche ora prima spengo il cellulare per precauzione. Arrivo allo Jomo Kenyatta in neanche 40 minuti e quindi con larghissimo anticipo (oltre 3 ore). Il traffico sulla temibile Mombasa Road e’ sempre imprevedibile, e ormai sono intollerante al rischio.
Al check-in di NBO ai banchi EK non c’e’ fila. Bagaglio e tavola spediti fino a DXB.

Al controllo passaporti mi aspetta una brutta sorpresa perche’ nessuno mi aveva spiegato che, nonostante la validita’ del visto sul passaporto sia di 6 mesi (cioe’ c’e’ scritto “Validity: 6 months”), in realta’ e’ valido solo per un soggiorno fino a 3 mesi a partire dalla data di arrivo (e io sono in Kenya da oltre 4).
Ma non ho nessuna intenzione di mandare all’aria per la quarta volta il viaggio, e mi metto a discutere animatamente con il supervisore, il quale mi fa notare un “3m” scarabocchiato a penna vicino al timbro di ingresso in Kenya. Li’ mi girano le balle e volto la pagina del passaporto dove c’e’ un bel timbro di Hong Kong con scritto a chiare lettere “permitted to remain until” seguito dalla data esatta di scadenza del visto. Cosi’, aggiungo, e’ come funziona nei paesi normali. Poi lo zittisco del tutto mostrandogli il permesso di soggiorno rilasciato da loro e valido fino al 2016. Fatemi capire, mi fate stare nel vostro paese per tre anni ma ora mi impedite di uscire?
Dopo una decina di minuti mi timbrano il passaporto e sono airside.
Le partenze sono un mix tra destinazioni africane e europee. Il volo Emirates e’ in codeshare con QF, frutto della nuova partnership.
Sul volo XU521 vedo bene prossimamente il socio Dreamliner.

Lo Jomo Kenyatta, quantomeno prima che andasse a fuoco, non era un vero terminal ma solo un corridoio circolare costeggiato da negozi tristissimi, diverse trappole per i turisti (che fanno la coda per comprare oggetti di “artigianato locale” prodotti in Cina), e gates ciascuna con i propri controlli di sicurezza e sala d’attesa. Lungo il corridoio alcune sedie in croce sparse qua’ e la’, un solo Java House all’estremita’ e - come mi fa notare un collega sul mio stesso volo con cui ho trascorso buona parte delle interminabili 3 ore – una elegante alternanza di pavimenti in mattonelle (scheggiate) e gomma.
Dimenticavo, c’e’ anche un surrogato di lounge. Sembra sia andato perso anche questo con l’incendio. Non una grande perdita.


EK722
Nairobi (NBO)-Dubai (DXB)
A/M: Boeing 777-300
ETD 2250 (ATD 23.05)
ETA 0450 (ATA 04.49)
In the air 23.17-04.45 (4h28)
LF: 5/12 (F)
Posto: 01A
A bordo stanotte siamo meno della meta’ (5/12). Gli altri pax sono due arabi barbuti vestiti con la classica palandrana e una coppia indiana.
Il volo e’ operato da un 777-300 con due file in configurazione 2-2-2. Alcune delle rifiniture (tra cui il finto legno di radica) sono effettivamente di gusto un po’ discutibile.


Non saranno le suites, ma niente da dire sul legroom. Forse la poltrona e’ un po’ stretta, se proprio si va a cercare il pelo nell’uovo.

Posto centrale visto di profilo.

Le coppie di poltrone sono separate da una partizione dotata di una sorta di minibar (che non e’ proprio tale perche’ non e’ refrigerato quindi alla fine e’ piu’ per scena che non per altro) e minuscoli scompartimenti.
Con questa EK sale in graduatoria di 100 punti.

A servire in First sono un AV inglese di quelli che piu’ british non si puo’, una AV di origini asiatiche e il Purser arabo che non si vedra’ quasi per niente. A inizio volo elencano tutte le nazionalita’ e relative lingue parlate dall’equipaggio, impressionante (si spazia dallo swahili all’afrikaans fino all’ungherese).
L’AV offre in rapida successione pigiama, amenity kit, maschera per la notte e pantofole, nonche’ il drink pre-partenza. Scelgo lo champagne che e’ Dom Perignon 2003, versato al posto come da prassi.

Amenities. Nel kit c’e’ tutto meno forse la cosa piu’ importante: gli earplugs, che vanno richiesti separatamente. Sobrio, nonche’ di ottima qualita’, il pigiama.


C’e’ un top up di champagne prima della partenza, in ritardo e senza motivo, ma il comandante rassicura che con un tempo di volo di 4 ore e 20 minuti arriveremo in orario a DXB.
Cavolo, il volo e’ corto davvero.
Prima del decollo viene effettuato il tradizionale servizio del caffe’ arabo versato dal bricco in rame, e datteri. E’ tardi e comunque il caffe’ arabo mi piace poco. Prendo solo il dattero farcito con una mandorla. Contemporaneamente vengono anche distribuite le hot towels.

Partiti.

Smanetto un po’ con ICE, devo dire che non mi piacciono granche’ le costanti interruzioni come questa sul canale dell’Airshow.

I comandi sono dalla console della poltrona, che e’ assai meno maneggevole rispetto ad un telecomando tradizionale.

Praticamente il volo e’ poco piu’ lungo di un LHR-FCO.

La carta dei vini e’ impressionante e prevede 5 rossi e 4 bianchi, quasi tutti francesi. In ogni caso vado di Pepsi Light, quando mi ricapita!
Noccioline calde (buone).

L’AV asiatica mi piazza sul tavolino un cestino con schifezze di ogni genere.

L’AV inglese prende l’ordinativo per la cena, indicando che si tratta di un servizio á la carte. Il menu, proposto in una elegante copertina di pelle, prevede cinque piatti principali a scelta piu’ altre portate, ma tutte per la cena e niente per la colazione. Chi avesse gia’ cenato prima di venire in aeroporto (non e’ il mio caso) e volesse andare direttamente a dormire per poi fare colazione prima dell’atterraggio resterebbe fregato.
La mise en place e’ sobria al punto giusto, bene.

Antipasto di pesce. Molto buono e presentato benissimo su un elegante sottopiatto (voto 9).

Scelta di condimenti italiani.

Per stare leggero e cercare di dormire quanto piu’ possibile scelgo il piatto meno elaborato (pollo bollito). Super secco tanto da essere ai limiti del commestibile senza la salsa che lo accompagna (che non era granche’ neanche lei). Non male i contorni ma come main di First il piatto e’ assai mediocre (voto 4).


Salto il dolce e scelgo il formaggio. Simpatica la presentazione sul tagliere, ma anche in questo caso la qualita’ e’ abbastanza discutibile. Sospetto sia tutta roba di produzione Browns (caseificio keniota che ha copiato malamente tutti i tipi di formaggi europei, dalla mozzarella al manchego) (voto 5).

Per finire, hot towel e praline Godiva.

Il servizio viene svolto rapidamente ma in maniera robotica e senza particolari premure. Somiglia sicuramente piu’ a quello di una business che non a una prima classe (nonostante vi siano 2 AV piu’ il purser per soli 5 pax).
Al termine della cena siamo qui, il servizio sia concluso in appena mezz’ora, bene cosi’.


Chiedo all’AV di prepararmi il letto. Ricopre la poltrona con il materassino e deposita il piumino piegato alla sua estremita’. Altro che le pieghe e contropieghe di QF.

Sara’ la stanchezza ma riesco a dormire benissimo fino a quando stiamo per sorvolare Abu Dhabi, e mancano 30 minuti all’arrivo.

E qui il servizio da indifferente diventa mediocre. Gli AV se ne stanno a chiacchierare nel galley senza filarsi minimamente i passeggeri, non offrendo ne’ un caffe’ ne’ un bicchiere d’acqua ne’ niente. Mi servo da solo l’acqua (calda) dal mini bar e amen.
Vado in bagno a cambiarmi e quando torno al posto, mentre siamo in piena discesa, ritrovo il letto ancora intatto. Non ci siamo proprio, praticamente l’equipaggio e’ assente da subito dopo la cena. Prendo tutto (materassino, cuscino e piumino) e lo appoggio sul posto vuoto a fianco; ma se fosse stato occupato cosa ne facevo?
Poco prima dell’atterraggio, oltre agli annunci di rito, un ulteriore annuncio spiega che per coloro che osservano il Ramadan e’ l’ora della preghiera del mattino.
Sui monitors iniziano a sfilare un video e parecchie altre di notizie sull’arrivo a Dubai e sulle connessioni. Ce n’e’ per tutti i gusti.



Atterriamo con lieve anticipo al Terminal A, passando vicino ad un A380.

In Agosto a Dubai si sta molto freschi.

Rispetto a quel cesso di NBO, arrivare al T3 di DXB sembra quasi di sognare. Enorme, pulito, ordinato, modernissimo.
Saluto calorosamente il mio collega cipriota che transita per Larnaca e chissa’ se rivedro’ mai – Cipro ha chiuso la sua High Commission in Kenya per “spending review”, un termine molto in voga non solo in Italia – e prendo il treno per la zona arrivi per il quale l’attesa e’ minima.
A terminare il viaggio a DXB saremo non piu’ di una ventina sui 350 e rotti di questo 773.
Nella hall arrivi scopro che ciascun nastro ha al suo fianco un altro nastro per le consegne speciali, che ti evita di dover andare all’altro capo dell’aeroporto per ritirare bagagli sportivi o altro. Davvero un grande aeroporto, non c’e’ che dire.

Recuperati bagagli e tavola in 45 minuti (tempo abbastanza ragionevole considerato che il 773 e’ parcheggiato lontano) mi dirigo all’uscita a destra verso una mini lounge di EK lato arrivi nella quale vengono organizzati i trasporti di terra.
Vi sono banchi sia per First che Business. In maniera molto efficiente viene consegnato un voucher con le indicazioni per l’autista. Subito dopo l’uscita dal Terminal vi e’ un addetto che indirizza verso la macchina in attesa, una Mercedes 200 per i pax di F; mentre per i barboni di J una Volvo
La mia 6’0 entra perfettamente ribaltando il sedile posteriore, e in neanche 5 minuti sono gia’ verso l’albergo.
[OT DUBAI]
Un giorno e mezzo di decompressione a Dubai al Jumeirah Beach; piu’ un resort che un albergo vero e proprio, ma va benissimo cosi’.
Assolutamente nulla da eccepire sul servizio, tutto il personale estremamente cordiale e disponibile, la stanza viene risistemata 3 volte al giorno, e soprattutto mi viene data un stanza al momento dell’arrivo poco prima delle 7 del mattino senza battere ciglio. Sicuramente l’albergo non era pieno, ma e’ stato comunque un bel gesto. Anche il check-out e’ stato immediatamente esteso di due ore fino alle 14 senza problemi.
Degna di nota anche l’eccezionale palestra dell’albergo, dotata di qualsiasi attrezzo, in un edificio separato che comprende anche la Spa e addirittura un negozio di abbigliamento sportivo.

Stanze enormi.

Bagnini creativi.

Spiaggia e celeberrimo dirimpettaio.

L’hotel a forma di onda (o vela, a seconda delle personali inclinazioni).

Fa un caldo osceno e tutto l’albergo si riversa nella piscina che, nonostante sia enorme, sembra affollatissima (e questa e’ quella solo per adulti, per le famiglie con prole piccola ve ne e’ una dedicata altrettanto grande).
Non so bene cosa stia facendo la signora sulla sinistra

Decorazioni ramadanesche nella hall.

Dubai Mall. Dalla mia ultima visita (2009) si e’ impreziosito di un finto souk con altrettanto finte bancarelle.
100% Plastic Fantastic.


Sotto questa finta volta, la pacchianeria del “libro” piu’ grande del mondo. Che ovviamente non leggera’ mai nessuno, ma poco importa.

Nelle vicinanze della pista di pattinaggio su ghiaccio pero’ si sta belli freschi.

La famosa fontana a parete.

Niente caffe’ per gli infedeli prima delle 7 di sera! Azz…

Queste decorazioni mettono ansia.

In questa specie di colosseo si vestono solo personaggi club-level.

Beati i pesci che stanno nell’acqua!

[FINE OT DUBAI]
Cathay parte dal Terminal 1 di DXB, quello piu’ vecchio. Quando fu costruito forse nessuno avrebbe immaginato cosa sarebbe diventato, un giorno, DXB…
Esterno.

Interno landside, non c’e’ praticamente niente, il food court e’ al piano di sopra. Da qui si superano controlli di sicurezza (divisi in zone a seconda della compagnia volata) e poi direttamente al rispettivo check-in.

Partenze di stasera.

Arrivo anche qui 3 ore prima e il check-in e’ ancora chiuso ma verra’ aperto poco dopo. Ai banchi di economy c’e’ gia’ una bella fila ma nessuno alla business.
L’addetta Cathay e’ estremamente gentile. Chiedo di spedire il bagaglio e la tavola solo fino a HKG, mentre ricevo carta d’imbarco fino a DPS, e gli inviti per le lounges a DXB e HKG.

La coda per il controllo passaporti e’ lunga e lenta, c’e’ un fast track ma nessuno lo sorveglia quindi ci finisce chiunque. Subito dopo vi sono i controlli di sicurezza, che come osservato da Mariol sono assai blandi (niente controllo liquidi sopra 100ml, non fanno tirare fuori laptops o ipads).
Una rampa di scale mobili porta al lungo e buio corridoio sotterraneo fino al piu’ moderno Terminal degli imbarchi.


Rispetto alla scarna zona check-in, qui si recupera l’essenza di Dubai.

Senza ombra di dubbio, siamo a Dubai.

Cathay usa la lounge del partner Oneworld British Airways. Nonostante il cartello all’ingresso indichi si tratta di una lounge Galleries, in realta’ gli interni sono del vecchio design Terraces.
A quest’ora e’ vuota e sembra spaziosa, ma mi chiedo come ci facciano starci i pax di F e J di un 747 di BA, senza contare tutti i Silver, Gold e i OW Emerald.

Fontanella e finta veranda tipici del design Terraces.



Cibarie fredde (panini).

Cibarie calde (tipo samosa).

Mi sembra che il volo per DXB e’ uno “Sleeper Service”, ma se questa e’ l’offerta del pre-flight dining, ai passeggeri conviene cenare prima di arrivare in aeroporto.
Finalmente dopo 4 mesi metto mano a un giornale serio

Il Gate e’ dall’altra parte del Terminal.

Volo CX735
Dubai (DXB)-Hong Kong (HKG)
A/M: Airbus A330-300
ETD: 23.05 (22.58)
ETA: 11.05 (11.01)
In the air: 23.11-10.56 (7h45)
Posto: 14K
Load (J): 100%
Su DXB Cathay vola con un A330 a tre classi (J, Y+ e Y) nella nuova versione. Prime impressioni della nuova J di Cathay immediatamente positive.


La cabina e’ disposta 1-2-1 e le poltrone hanno una angolazione tale da garantire una buona privacy.
E’ stato detto che la nuova J di Cathay e’ un pelo sotto la F di BA, e tenderei ad essere d’accordo.
Dettagli.




Schermo TV molto grande.

Amenities notturne. Il kit e’ diverso uomo/donna.

Rotta.

Champagne pre-partenza servito in una flute di dimensioni decenti. Purtroppo la differenza di questo Billecart-Salmon con il Dom Perignon e’ nettissima.

Partiamo con qualche minuto di anticipo. A terra purser viene a presentarsi personalmente ad alcuni passeggeri, me compreso, credo sulla base dello status OW.
Una volta in volo l’equipaggio si mette al lavoro e offre una cena leggera (zuppa, piatto principale mediorientale e mousse al cioccolato) o completa (insalata con salmone, scelta tra manzo o pollo, e scelta tra frutta, formaggio o tortina).
Menu, oltre alla normale carta dei vini ce ne e’ un’altra per vini spagnoli.

Antipasto niente di che (voto 7)

Anche stavolta scelgo il pollo per stare leggero. Sara’ preparato molto meglio rispetto a quello di EK (voto 9). Aspetto migliorabile secondo me del servizio Cathay, la presentazione in questo piattino rettangolare sa un po’ di vecchio stile.

Sempre simpatici il sale e il pepe.

Per dessert scelgo il formaggio, anche questo migliore rispetto all’offerta di EK (voto 8).

Per finire una scelta di dolcetti (questo alle mandorle) e ancora hot towels.


Posizione full recline, davvero minime le differenze con la F di BA (mi viene in mente solo il guardaroba, forse un paio di cm di larghezza in piu’, e la possibilita’ di far sedere qualcuno sul buddy seat).


Unico difetto che sono riuscito a trovare della poltrona CX e’ che la TV non si puo’ angolare (o quantomeno io non ci sono riuscito) rendendola praticamente impossibile da vedere in posizione letto.
Mi addormento qui mentre entriamo nello spazio aereo indiano e mancano circa 5 ore e mezza all’arrivo.


Turbolenze a parte dormo molto bene per circa 4 ore, non male per un volo che ne fa in tutto 8.


Al risveglio si vede netta la differenza tra CX e EK. Non appena apro gli occhi spunta il sorridente AV che dice “Good morning! Can I get you anything for breakfast?”. Devo sembrare assai stordito poiche’ aggiunge che mi ci lascia pensare su e che sarebbe tornato dopo un paio di minuti.
Mi guardo intorno e vedo che quasi tutti gli altri passeggeri hanno gia’ finito di mangiare. Ma a che ora hanno iniziato il servizio principale?
Vado in bagno a darmi una rinfrescata e non appena mi risiedo ricompare l’AV. Per ora mi bastano yoghurt, brioche e un espresso, visto che a HKG posso usare con tutta calma una lounge negli arrivi.
Il tutto mi viene portato dopo un minuto, la brioche e’ calda, davvero un servizio degno di Cathay. Tra l’altro i passeggeri vengono quasi sempre chiamati per nome, cosa sicuramente non facile con una cabina piena.

Ormai manca poco.

La poltrona si colloca in cima alla mia personale classifica, migliore rispetto alle business sia di tipo staggered che a quelle a spina di pesce (vedi piu’ avanti), scalzando anche quella che finora era secondo me la migliore (BA Club World).


Atterriamo puntualissimi. C’e’ un po’ di coda per il decollo da HKG.

Questo va al mare…


I bagagli di J iniziano ad uscire quasi subito non appena raggiungo il nastro, ma i miei non sono tra questi e anzi impiegheranno non poco per arrivare. E a differenza di DXB, a HKG il solo nastro per le consegne speciali e’ il 14, all’estremita’ opposta dell’aeroporto.
Cathay ha una lounge arrivi (The Arrival) che e’ non solo posizionata malissimo nella hall del Terminal 2, ma anche del tutto priva di indicazioni per raggiungerla. Nessuna sopresa quindi nel non trovarvi nessuno.
Docce non enormi ma molto ben fornite.

Anche la lounge non e’ particolarmente spaziosa.

Piccolo buffet per la colazione.



Eggs on toast e un caffe’ mediocre.

Una volta rinfrescato la missione e’ quella di liberarmi della tavola per evitare di scorrazzarla in giro per HKG e di litigare con il taxista cinese.

Vado al piano partenze e chiedo ai banchi Cathay e posso registrarla oggi sul volo di domani per DPS (mancano circa 22 ore alla partenza). “Yes of course”. I love Cathay!
[OT HONG KONG]
Per la sosta di una notte ero indeciso tra il Peninsula e il Ritz Carlton, che hanno tariffe simili. La scelta cade sul Ritz-Carlton perche’ incuriosito dalla vista panoramica su Hong Kong, considerato che l’hotel occupa i piani da 103 a 118 del World Trade Centre di Kowloon.
Il Ritz-Carlton ha il vantaggio di essere posizionato sopra la fermata del treno che collega Kowloon all’aeroporto in una ventina di minuti. Pero’ e’ un po’ fuori mano rispetto alle zone commerciali di Kowloon, e per qualsiasi spostamento bisogna prendere il taxi.
Niente da dire, vista da cartolina e camera strepitosa.


Anche il cesso non e’ male.

Vasca con televisore e cuscino, molto club-level.

Asprey e’ un negozio di Bond Street dove sono entrato una sola volta per comprare un regalo che fosse tipicamente inglese e da dove sono uscito 5 minuti dopo visto che non vende nulla, tagliacarte compresi, che costi meno di 1.000 pounds.

La scorsa volta che mi trovavo a HKG (in febbraio) ero qui. Sembra uno gnomo!

La passeggiata panoramica sul lungomare di Kowloon ha sempre il suo perche’.



Ammiratori del panorama.

Giganti di cemento.


Questo ospita il Ritz-Carlton.

Di notte la vista dalla stanza e’ forse ancora piu’ suggestiva.



La mattina dopo c’e’ addirittura il sole.



L’ascensore impiega circa 1 minuto a salire e scendere i 100 piani.

[FINE OT HONG KONG]
Senza bagaglio vado direttamente ai controlli. A HKG non c’e’ un fast track ma non ho mai impiegato piu’ di 5 minuti alla sicurezza.
Prima visita diurna a The Wing. Molto gradevole la vista dalla grande vetrata.

Mi sistemo a The Haven per fare colazione.
Eggs benedict, un po’ “rivisitate”.

A quest’ora lo Champagne Bar e’ ovviamente deserto.

Mi piazzo su una delle comodissime poltrone Solus (Frau), dotate anche di presa per laptop.

Qualche foto all’attivita’ del piazzale.



Il design e gli arredi di The Wing dopo il rinnovo sono abbastanza unici nel loro genere e probabilmente questa e’ la lounge piu’ elegante che abbia visitato finora.

Mio primo imbarco a HKG dai remoti. Gli autobus mi sembrano vecchi un bel po’. Mi viene un mezzo sospetto che siano ereditati dal Kai Tak (dove invece imbarcare e sbarcare ai remoti era la norma).

Equipment upgrade da 777 a 747 (forse perche’ e’ domenica). Volo pieno a tappo, molti francesi (soprattutto famiglie) in transito.

Ultimamente non capita spesso di imbarcare Sua Maesta’ la Regina dei Cieli dai remoti. E’ sempre un bel regalo.

CX785
Hong Kong (HKG)-Bali/Denpasar (DPS)
A/M: Boeing 747-400
Reg: B-HKE
ETD: 10.20 (ATD 10.36)
ETA: 15.00 (ATA 15.20)
In the air: 10.59-15.14 (4h15)
Posto: 84A
Load (J): 95%
La J e’ quella vecchia configurata a spina di pesce. E’ la prima volta che provo questo tipo di prodotto, che hanno in dotazione altre compagnie (Virgin, Jet Airways e qualche altra ancora).
Cabina dell’upper deck, configurazione 1-1.



Servizi di rito prima del decollo: giornali, hot towels e una scelta di bevande tra cui il Cathay Delight, analcolico con kiwi, cocco e menta.


In posizione seduta la poltrona e’ un po’ claustrofobica e naturalmente e’ impossibile guardare fuori dal finestrino, cui si volgono le spalle.

Andiamo verso sud.


Tre AV lavorano nell’Upper Deck e il servizio sara’ una fotocopia di quello del precedente volo, cioe’ eccellente. Sempre sorridenti, disponibili, attentissime, chiamano i pax per nome.
Aperitivo servito con mandorle calde.

Inizio a guardare un film che si rivelera’ subito una scemenza colossale.

Antipasto di gamberoni marinati e insalata di patate e porri. Molto buono (voto 9).

Per il piatto principale vi e’ la scelta tra agnello, gamberoni cinesi saltati al wok in salsa di fagioli neri o pollo indonesiano.
Ottima la presentazione dei gamberoni ma la cucina cinese e’ un gusto che stento ad aquisire, e questo piatto lo conferma (voto 6).

Scelta tra formaggi (Reblochon, Bleu d’Auvergne e Cheddar) o frutta affettata, impiattati da un tagliere. (voto 9)

Quindi scelta di gelato Haagen Dazs con vari gusti (voto 7).

Caffettino con una scelta di praline.

Ancora hot towels. L’equipaggio e’ tutto femminile e adorabile.

Il servizio finisce qui a meta’ viaggio, mentre sorvoliamo il Brunei. Attendiamo con trepidazione il TR di un forumista da Bandar Seri Begawan

Dedicata ai feticisti dei piedi. Ce n’e’ davvero per tutti i gusti.

Breve siesta con poltrona in posizione letto con mood light. Un po’ meno claustrofobica perche’ lo spazio sulla sinistra e’ assai ampio anche se distribuito un po’ male.
In ogni caso la poltrona e’ piatta e, quantomeno in questa posizione, equivalente a quella nuova del 330. Ma CX avra’ avuto i suoi buoni motivi per cambiarla .

Non recuperiamo nulla del ritardo alla partenza e atterriamo a Denpasar alle 15.20. Lo sbarco e’ rapido ma nella hall arrivi e’ l’inferno. Non so quanti aerei siano arrivati a breve distanza l’uno dall’altro (oltre al 747 Cathay, anche un 777 Thai, un paio di 737 Virgin Australia, diversi Garuda, Lion Air…) ma e’ chiaro che l’aeroporto non puo’ reggere un volume di traffico di questo tipo. La fila per il “visa on arrival” (in tutto 8 banchi che devono smaltire diverse centinaia di passeggeri) dura circa 1 ora.
All’uscita tutti i bagagli CX sono stati scaricati dal nastro ed avvisto facilmente i miei, tavola compresa, in un angolo contrassegnato “priority baggage”.
Ma nell’aeroporto incredibilmente non ci sono carrelli, solo zelanti facchini che chiedono 10 dollari per procurartene uno; il primo che mi si avvicina viene immediatamente mandato a fanxxlo con la spiegazione che da dove vengo con 10 dollari ci vive una famiglia una settimana. E che caxxo.
Costruisco una sorta di torre di Babele con bagagli e tavola e trascino tutto fuori, ovviamente nel mezzo c’e’ anche un controllo X-ray in uscita.