- 18 Luglio 2014
- 436
- 30
[TR] EWR-BOS-CDG-MXP-JFK, DL & AF & IG - "All I want for Christmas is..."
La domanda di mia nonna durante il nostro ultimo pranzo di famiglia ("Ma tu torni per Natale, vero?") e lo sguardo fulminante stoccato da mia madre nei miei confronti quando ha visto che stavo esitando nella risposta, si sono tradotti in questo TR.
Il primo anno all'estero è quasi finito. Sembra ieri che son partito da Malpensa con più valigie che certezze sul futuro, e pare che siano passati dieci secondi che mi ritrovo immerso nell'atmosfera natalizia di New York. Non c'è neve, ma il vento freddo che soffia su Coney Island Avenue continua a ricordarmi che mi devo coprire di più.
Ah si, il TR.
Le cose sono cambiate, bisogna fare un po' di economia. Durante la classica fase di pianificazione del volo - che tendenzialmente include anche una buona serie di occhiatacce da parte della morosa quando le dico il giro che ho intenzione di fare - il classico JFK-MXP si trasforma in un EWR-BOS-CDG-MXP. Bigliettato 006, primo segmento con Delta, poi con Air France.
Ah, la ville lumiere..
...
World Trace Center, mercoledi mattina prima di Natale. La temperatura esterna si aggira intorno ai -8 gradi. Il vento gelido che soffia dal New Jersey mi congela le mani nonostante i guanti felpati comprati due settimane prima.
In un Oculus addobbato a festa mi ritrovo con uno zaino, una borsa, una valigia piccola e una valigia grande. Una valigia è piena di vestiti, l'altra è piena di regali. Uno dei punti bonus che i tuoi genitori ti lasciano quando vengono a trovarti per il Black Friday, che tanto "puoi imbarcare due valigie, una ce la porti tu". Il risultato è la mobilità di una cassapanca e la lentezza nei movimenti che mi sarei augurato di avere alla soglia dei 90 anni.
Arrivare a Newark non è esattamente una cosa velocissima. Per quanto United abbia tappezzato New York di pubblicità dicendo che EWR è più veloce da raggiungere di JFK, per chi mal sopporta il traffico della Grande Mela (e città limitrofe) la soluzione prevede il PATH fino a Newark Penn Station, un treno del New Jersey Transit fino alla stazione di Newark Airport, e infine prendere il Newark Airtrain. Tempo di percorrenza, una buona oretta.
Per poter accedere al PATH si può usare la stessa Metrocard che si utilizza per la subway, e il costo è lo stesso: $2.75 Il tragitto non è lunghissimo, il treno non è esattamente comodo ma da una metropolitana effettivamente non ci si può aspettare di più.
Dopo poco meno di mezz’ora, una buona metà della quale passata al telefono a dire che “Si Mamma, sto andando in aeroporto. Si, ho preso i tuoi regali. Si Mamma, le porto io le valigie” mi ritrovo a Newark Penn Station.
Che non è la Penn Station di New York, nel caso vogliate in futuro passare da queste parti.
Il nostro treno per Trenton è atteso in nove minuti. Siccome non tutti i treni fermano in aeroporto, i treni che effettivamente vi si fermano sono indicati con un piccolo aeroplanino.
Eh no, Discharge Only non è una destinazione reale.
Design americano. Io che di aerodinamica ci capisco poco, mi rendo conto che l’idea sia quella di massimizzare gli spazi, ma ho visto calabroni più aerodinamici.
Si sbarca alla Newark Airport Station, dove poi bisogna prendere l’AirTrain.
Definirlo “Train” è quasi un eufemismo. Fondamentalmente è una monorotaia – ecco da dove i Simpson hanno preso ispirazione - dove nel singolo vagoncino ci stanno cinque persone, e forse i loro bagagli.
Ed è di una lentezza esasperante. Quasi rimpiango l’efficienza e la puntualità delle italiche strade ferrate…
Delta imbarca dal Terminal B. Una volta sceso dall’AirTrain, non ho idea di dove andare. Il Terminal è diviso su più livelli, con una logica che mi sfugge, ma ho la netta sensazione di essere capitato in un Terminal USA anni ’90. Aspetto che il buon Kevin di Home Alone mi corra incontro mentre cerca di cambiare le batterie alla sua videocamera.
Sta di fatto che sono in anticipo. Il mio volo imbarca alle 4pm, e sono le 11:30am.
Decido di alleggerirmi del carico, e di andare a provare qualche spotting point vicino al terminal A. Dopo mezz’ora decido che la luce fa schifo, le inquadrature non sono delle migliori, e che sto iniziando a sentire i sintomi di un assideramento.
Tanto vale andare airside e rifugiarsi al “Club” (come amano chiamarlo da queste parti) sperando in una visuale migliore.
35 minuti per superare i controlli di sicurezza. Agli operatori TSA del giorno la mia borsa risulta sospetta, e decidono di vederci bene. Ore e ore di attenta pianificazione su come disporre le cose finite a ramengo in meno di cinque secondi. Apparentemente, la mia macchina fotografica risulta inquietante agli occhi del metal detector.
È quasi la 1pm, quando la persona all’ingresso dello Sky Club mi comunica che il mio volo delle 4:30pm sarà in ritardo, e che se vuole può caricarmi sul volo delle 12:59pm, che a sua volta ha un’ora di ritardo, in maniera tale da non farmi rischiare la connessione a Boston.
Gli chiedo “Le mie valigie vengono con me?” e lui “Certo, non ti preoccupare”.
La lounge non è male per niente. Il cibo è di buona qualità, la luminosità è tanta, e il mio Ginger Ale has more Ice than Ale ma va bene cosi.
Nel frattempo il mio aviogetto sta lentamente arrivando da Boston. Non ho fretta, la mia connessione a Boston è diventata di tre ore abbondanti, per me possiamo rimanere qui anche per un altro po’.
Giustamente, ora che ho deciso di smettere di fotografare, la luce piano piano migliora. Un orso polare mi passa davanti.
Mi traslo verso il Gate 46B. La sensazione di essere tornato indietro di venticinque anni (sono passati già cosi tanti anni dagli anni 90?) permane.
Inizia l’imbarco, passo la carta d’imbarco sul lettore.. luce rossa. “Ecco, adesso va a finire che prendo il volo dopo, le mie valigie se ne vanno, e il mio maglione pesante è dall’altra parte del fiume”.
Niente di tutto ciò, vinco un upgrade alla Comfort+. Primo upgrade della mia vita, sento già profumo di Ginger Ale, e mi godo il momento.
Ne approfitto per chiedere il permesso di fare una foto. I due piloti sono di una cortesia estrema, simpatici, e mi dicono che faranno il possibile per arrivare a Boston in orario.
Il volo dovrebbe essere tranquillo, e mi dicono che se voglio vedere New York dall’alto mi conviene stare sul lato destro dell’aereo. Buono a sapersi.
Non faccio in tempo a sedermi, che il ramp agent sale con un mazzo di carte d’imbarco, mi guarda e mi fa “Vuoi questa per il 2D?”
E con questa mossa, esaurisco i miei punti fortuna per i viaggi aerei dei prossimi 5 anni.
DL5874
AIRCRAFT: Embraer E170SU – N809MD
AIRLINE: Delta Connection
OPERATOR: Republic Airways
TYPE CODE: E170
Scheduled 12:59pm-2:10pm
Block to block 2:09pm -3:13pm
Air 2:19pm - 2:57pm
Pushamo con un’ora abbondante di ritardo. Il cielo si è definitivamente aperto, le nuvole sono sparite, le gru da New Jersey sono ancora dove le avevo viste stamattina e siamo i primi per il decollo dalla 22R.
Stacchiamo forse a metà pista, forse prima. Virata a destra, e siamo con la prua verso Boston. O il Massachusetts. Insomma, andiamo a nord.
New York sbuca dalle nuvole. È solo quando la vedo dall’alto che mi rendo conto di quanto sia grande, e di quanto io sia effettivamente piccolo piccolo.
E poi cerco di capire perché a molta gente piaccia pagare $15 di pedaggio per il GW Bridge.
Il volo sarà di 33 minuti. Neanche il tempo di salire che è ora di scendere, ma avevo preventivato un Ginger Ale, e Ginger Ale sia. Con bonus di Biscoff, biscotti che da quando ho scoperto che sono in vendita anche da CVS sono diventati una presenza fissa nella mia dispensa, insieme ai Pan di Stelle e alla Nutella.
Fuori è una distesa di nuvole paffute.
Inizia la discesa, buchiamo le nuvole e siamo in approccio a Boston, dove ha chiaramente nevicato più che a New York.
Per la cronaca, giusto l’altra sera al telegiornale comparavano la media di neve caduta durante l’inverno a metà Febbraio (25 inches, se ho capito bene) con le precipitazioni di questo inverno (5 inches). Niente Snow-day per adesso.
Tocchiamo, inchiodiamo letteralmente in mezzo alla pista, e poi ci leviamo dolcemente di mezzo.
Boston. Città dei Red Sox. Città dei Patriots. Città dove è stata girata Boston Legal. Se volete vedere un giovane James Spader in azione, quella è una buona serie TV.
Dicevamo, Boston.
Sbarco in un terminal addobbato come se Natale fosse la settimana successiva. Fa freddo e tira vento. Tiro fuori il cellulare per vedere se il mio volo fosse in orario, per controllare due mail, e vedo che ho una notifica dalla app della Delta.
A quanto pare il mio bagaglio è stato imbarcato…
Wait what? Detroit? Amsterdam? KLM? Ma non era mica sul mio piccolo Embarer?...
I voli nazionali di Delta arrivano al Terminal A, il mio volo con Air France parte dal Terminal E. Questo implica dover tornare landside, andare dalla parte opposta dell’aeroporto, e quindi dover rifare i controlli di sicurezza.
La coda ai controlli è corta ma al tempo stesso lunga. Lunga perché una comitiva di indiani che non parla una mezza parola di inglese, di cui tre in carrozzella, apparentemente sono in coda per prendere un volo che in quel momento era già in testata pista.
Io, nel mio piccolo, vinco un secondo screening alla mia famigerata borsa. Questa volta la macchina fotografica passa indenne, il problema è una cassa Bluetooth che evidentemente appare sospetta.
45 minuti dopo, sono di nuovo airside.
Boston mi ricorda la Malpensa dei tempi bui. Nel senso che non c’è veramente nessuno in giro e inizio a temere di aver sbagliato strada. In realtà sono semplicemente in anticipo. Tanto vale andare a fare un giro nella Lounge, gestita da Air France.
Penso che fuori sia già notte fonda, poi realizzo che sono le 4 del pomeriggio, che fuori c’è luce ma che tutte le vetrate della lounge sono coperte da queste pellicole scure che non fanno filtrare neanche mezzo raggio di sole. Per la gioia degli sprechi di elettricità che tanto bene fanno al pianeta.
Mi bevo l’ennesimo Ginger Ale, butto giù anche un paio di bicchieri di Prosecco per cercare di dormire durante il prossimo volo, e ah il tempo.
Recentemente ho riscoperto questa versione moderna di Transport Tycoon, uno dei primi giochi con i quali mi cimentavo quando il computer di mio padre aveva ancora come processore un Pentium 2, e Windows 98 girava a fatica. Un salto nel passato, insomma.
Siccome da quando l’ho scaricato il tempo deve aver aumentato di velocità, mi rendo conto che è ora di imbarcarsi. Recupero tutto il mio ambaradan e vado al Gate.
Qua assisto alla più classica delle scene Ryanair. Padre di famiglia che viaggia con moglie e bambini, che cerca di far entrare in uno dei misuratori il suo trolley, che chiaramente non entra.
Quando la Gate Agent gli fa notare che no, non funziona cosi, non bisogna sedersi sopra e sperare che si rimpicciolisca, il nostro uomo decide di prendere la valigia e scagliarla per terra.
Il risultato è che la valigia si apre, mutande e calzine vengono sparati dappertutto, e due armadi con la divisa della polizia aeroportuale si materializzano davanti al gate. Anche oggi il nostro unruly passenger l’abbiamo avuto.
Ecco il posto per questo viagg.. ah no.
Questo è il vero posto per questo viagg… no, neanche.
Vabbe ho capito, Barbon Class come al solito.
Classico Triplo 7, configurazione sardine da 3-4-3. Posto corridoio centrale, almeno se tutto va bene ho una sola persona che mi stresserà per andare in bagno.
Il legroom non è disprezzabile. I miei 185 centimetri insieme alla mia (poca) capacità contorsionistica riescono a incastrarsi quasi a dovere. Adesso non rimane altro che attendere che salgano tutti.
In questo frangente conosco anche la mia compagna di viaggio. Che nell’ordine si lamenta del sedile che è troppo stretto, del sedile che non si reclina bene, del tavolino che occupa troppo spazio, dei due braccioli che sono troppo piccoli, del fatto che qualcuno dovrebbe fare una causa alle compagnie aeree perché le persone grosse sono discriminate, e che siccome lei è donna ed è pure nera è stata assegnata al posto centrale.
Ok.
AF333
AIRCRAFT: Boeing 777-228(ER) – F-GSPR
AIRLINE: Air France
OPERATOR: Air France
TYPE CODE: B772
Scheduled: 7:30pm - 8:10am
Block to block: 8:02pm - 8:35am
Air: 8:35pm - 8:26am
Partiamo e inizia subito il servizio. È un pasto da aereo, è un pasto da aereo in economy. Senza infamia e senza lode.
Ritirano il vassoio e decido di chiudere gli occhi. Fingo uno stato di morte apparente, conquisto dieci centimentri di vassoio, e mi addormento. Continuo a fingere uno stato di morte apparente ogni volta che la mia vicina cerca di scansarmi dal bracciolo, ma cerco di non demordere.
Alla fine alzo bandiera bianca e decido di tornare alla vita che siamo quasi in vista delle coste.
Viene servita la colazione, di nuovo, senza infamia e senza lode. Punterò a un croissant francese in aeroporto, sperando di riuscire a non correre.
Durante la coda per il bagno, scatto una foto della cabina. A quanto pare sui 777 di Air France ci sono tre bagni per tutta l’economy.
Chissà perché appena da cockpit annunciano che stiamo iniziando la discesa, tutti sentono il bisogno di dover andare in bagno…
Atterriamo con un quarto d’ora di ritardo, e pascoliamo per dieci minuti per i campi di CDG. Finiamo ai remoti, e con lo sbarco ai remoti, anche la mia idea di una seconda colazione svanisce per sempre.
Non siamo gli unici, c’e chi ci fa buona compagnia.
Dopo un giretto in pullman ammirando le bellezze e la fauna locale, entriamo dentro il Terminal 2. Coda lunghissima ai controlli di sicurezza per entrare in Unione Europea. Tutte le persone che mi chiedono se possono passarmi davanti perché hanno un volo prima del mio, vengono fatte passare. Siamo a Natale, non ho fretta, al massimo prenderò quello dopo.
In tutto ciò, pare che le mie valigie mi abbiano seguito. Dico pare, il come andrà a finire lo vedremo più tardi.
Arrivo al gate che l’imbarco è già iniziato. Niente brioche, niente croissant, niente caffe. Assomiglio a uno zombie.
Di nuovo si imbarca ai remoti. Ho passato più tempo su un bus che dentro il terminal, considero questo un mio nuovo personale successo.
AF1130
AIRCRAFT: Airbus A318-111 - F-GUGJ
AIRLINE: Air France
OPERATOR: Air France
TYPE CODE: A318
Scheduled 10:00am - 11:30am
Block to block 10:10am - 11:34am
Air 10:23am - 11:26am
Prima fila subito dietro la Business di Air France. Legroom onesto, faccio in tempo a fare una foto durante il decollo, a bere un caffè (pessimo) sull’aereo, e poi decedo. Mi risveglio che passiamo di fianco a un A350 di Singapore nel piazzale di Malpensa.
Il meteo di Malpensa è il meteo delle grandi occasioni. In soldoni, fa schifo.
Arriva il momento della verità. Ci saranno le valigie?
L’andata finisce così. Vi starete chiedendo perché fuori sia buio se sono atterrato al mattino?
È presto detto. Nessuna delle due valigie è arrivata.
La prima è atterrata nel pomeriggio con un altro volo da Parigi, l’altra è arrivata il giorno dopo da Amsterdam. Si, ha fatto davvero Detroit – Amsterdam.
Il Natale è salvo, la mamma è contenta, la nonna sta preparando la faraona, e io ho più sonno che mai. What else?
La domanda di mia nonna durante il nostro ultimo pranzo di famiglia ("Ma tu torni per Natale, vero?") e lo sguardo fulminante stoccato da mia madre nei miei confronti quando ha visto che stavo esitando nella risposta, si sono tradotti in questo TR.
Il primo anno all'estero è quasi finito. Sembra ieri che son partito da Malpensa con più valigie che certezze sul futuro, e pare che siano passati dieci secondi che mi ritrovo immerso nell'atmosfera natalizia di New York. Non c'è neve, ma il vento freddo che soffia su Coney Island Avenue continua a ricordarmi che mi devo coprire di più.
Ah si, il TR.
Le cose sono cambiate, bisogna fare un po' di economia. Durante la classica fase di pianificazione del volo - che tendenzialmente include anche una buona serie di occhiatacce da parte della morosa quando le dico il giro che ho intenzione di fare - il classico JFK-MXP si trasforma in un EWR-BOS-CDG-MXP. Bigliettato 006, primo segmento con Delta, poi con Air France.
Ah, la ville lumiere..
...
World Trace Center, mercoledi mattina prima di Natale. La temperatura esterna si aggira intorno ai -8 gradi. Il vento gelido che soffia dal New Jersey mi congela le mani nonostante i guanti felpati comprati due settimane prima.
In un Oculus addobbato a festa mi ritrovo con uno zaino, una borsa, una valigia piccola e una valigia grande. Una valigia è piena di vestiti, l'altra è piena di regali. Uno dei punti bonus che i tuoi genitori ti lasciano quando vengono a trovarti per il Black Friday, che tanto "puoi imbarcare due valigie, una ce la porti tu". Il risultato è la mobilità di una cassapanca e la lentezza nei movimenti che mi sarei augurato di avere alla soglia dei 90 anni.
Arrivare a Newark non è esattamente una cosa velocissima. Per quanto United abbia tappezzato New York di pubblicità dicendo che EWR è più veloce da raggiungere di JFK, per chi mal sopporta il traffico della Grande Mela (e città limitrofe) la soluzione prevede il PATH fino a Newark Penn Station, un treno del New Jersey Transit fino alla stazione di Newark Airport, e infine prendere il Newark Airtrain. Tempo di percorrenza, una buona oretta.
Per poter accedere al PATH si può usare la stessa Metrocard che si utilizza per la subway, e il costo è lo stesso: $2.75 Il tragitto non è lunghissimo, il treno non è esattamente comodo ma da una metropolitana effettivamente non ci si può aspettare di più.
Dopo poco meno di mezz’ora, una buona metà della quale passata al telefono a dire che “Si Mamma, sto andando in aeroporto. Si, ho preso i tuoi regali. Si Mamma, le porto io le valigie” mi ritrovo a Newark Penn Station.
Che non è la Penn Station di New York, nel caso vogliate in futuro passare da queste parti.
Il nostro treno per Trenton è atteso in nove minuti. Siccome non tutti i treni fermano in aeroporto, i treni che effettivamente vi si fermano sono indicati con un piccolo aeroplanino.
Eh no, Discharge Only non è una destinazione reale.
Design americano. Io che di aerodinamica ci capisco poco, mi rendo conto che l’idea sia quella di massimizzare gli spazi, ma ho visto calabroni più aerodinamici.
Si sbarca alla Newark Airport Station, dove poi bisogna prendere l’AirTrain.
Definirlo “Train” è quasi un eufemismo. Fondamentalmente è una monorotaia – ecco da dove i Simpson hanno preso ispirazione - dove nel singolo vagoncino ci stanno cinque persone, e forse i loro bagagli.
Ed è di una lentezza esasperante. Quasi rimpiango l’efficienza e la puntualità delle italiche strade ferrate…
Delta imbarca dal Terminal B. Una volta sceso dall’AirTrain, non ho idea di dove andare. Il Terminal è diviso su più livelli, con una logica che mi sfugge, ma ho la netta sensazione di essere capitato in un Terminal USA anni ’90. Aspetto che il buon Kevin di Home Alone mi corra incontro mentre cerca di cambiare le batterie alla sua videocamera.
Sta di fatto che sono in anticipo. Il mio volo imbarca alle 4pm, e sono le 11:30am.
Decido di alleggerirmi del carico, e di andare a provare qualche spotting point vicino al terminal A. Dopo mezz’ora decido che la luce fa schifo, le inquadrature non sono delle migliori, e che sto iniziando a sentire i sintomi di un assideramento.
Tanto vale andare airside e rifugiarsi al “Club” (come amano chiamarlo da queste parti) sperando in una visuale migliore.
35 minuti per superare i controlli di sicurezza. Agli operatori TSA del giorno la mia borsa risulta sospetta, e decidono di vederci bene. Ore e ore di attenta pianificazione su come disporre le cose finite a ramengo in meno di cinque secondi. Apparentemente, la mia macchina fotografica risulta inquietante agli occhi del metal detector.
È quasi la 1pm, quando la persona all’ingresso dello Sky Club mi comunica che il mio volo delle 4:30pm sarà in ritardo, e che se vuole può caricarmi sul volo delle 12:59pm, che a sua volta ha un’ora di ritardo, in maniera tale da non farmi rischiare la connessione a Boston.
Gli chiedo “Le mie valigie vengono con me?” e lui “Certo, non ti preoccupare”.
La lounge non è male per niente. Il cibo è di buona qualità, la luminosità è tanta, e il mio Ginger Ale has more Ice than Ale ma va bene cosi.
Nel frattempo il mio aviogetto sta lentamente arrivando da Boston. Non ho fretta, la mia connessione a Boston è diventata di tre ore abbondanti, per me possiamo rimanere qui anche per un altro po’.
Giustamente, ora che ho deciso di smettere di fotografare, la luce piano piano migliora. Un orso polare mi passa davanti.
Mi traslo verso il Gate 46B. La sensazione di essere tornato indietro di venticinque anni (sono passati già cosi tanti anni dagli anni 90?) permane.
Inizia l’imbarco, passo la carta d’imbarco sul lettore.. luce rossa. “Ecco, adesso va a finire che prendo il volo dopo, le mie valigie se ne vanno, e il mio maglione pesante è dall’altra parte del fiume”.
Niente di tutto ciò, vinco un upgrade alla Comfort+. Primo upgrade della mia vita, sento già profumo di Ginger Ale, e mi godo il momento.
Ne approfitto per chiedere il permesso di fare una foto. I due piloti sono di una cortesia estrema, simpatici, e mi dicono che faranno il possibile per arrivare a Boston in orario.
Il volo dovrebbe essere tranquillo, e mi dicono che se voglio vedere New York dall’alto mi conviene stare sul lato destro dell’aereo. Buono a sapersi.
Non faccio in tempo a sedermi, che il ramp agent sale con un mazzo di carte d’imbarco, mi guarda e mi fa “Vuoi questa per il 2D?”
E con questa mossa, esaurisco i miei punti fortuna per i viaggi aerei dei prossimi 5 anni.

DL5874
AIRCRAFT: Embraer E170SU – N809MD
AIRLINE: Delta Connection
OPERATOR: Republic Airways
TYPE CODE: E170
Scheduled 12:59pm-2:10pm
Block to block 2:09pm -3:13pm
Air 2:19pm - 2:57pm
Pushamo con un’ora abbondante di ritardo. Il cielo si è definitivamente aperto, le nuvole sono sparite, le gru da New Jersey sono ancora dove le avevo viste stamattina e siamo i primi per il decollo dalla 22R.
Stacchiamo forse a metà pista, forse prima. Virata a destra, e siamo con la prua verso Boston. O il Massachusetts. Insomma, andiamo a nord.
New York sbuca dalle nuvole. È solo quando la vedo dall’alto che mi rendo conto di quanto sia grande, e di quanto io sia effettivamente piccolo piccolo.
E poi cerco di capire perché a molta gente piaccia pagare $15 di pedaggio per il GW Bridge.
Il volo sarà di 33 minuti. Neanche il tempo di salire che è ora di scendere, ma avevo preventivato un Ginger Ale, e Ginger Ale sia. Con bonus di Biscoff, biscotti che da quando ho scoperto che sono in vendita anche da CVS sono diventati una presenza fissa nella mia dispensa, insieme ai Pan di Stelle e alla Nutella.
Fuori è una distesa di nuvole paffute.
Inizia la discesa, buchiamo le nuvole e siamo in approccio a Boston, dove ha chiaramente nevicato più che a New York.
Per la cronaca, giusto l’altra sera al telegiornale comparavano la media di neve caduta durante l’inverno a metà Febbraio (25 inches, se ho capito bene) con le precipitazioni di questo inverno (5 inches). Niente Snow-day per adesso.
Tocchiamo, inchiodiamo letteralmente in mezzo alla pista, e poi ci leviamo dolcemente di mezzo.
Boston. Città dei Red Sox. Città dei Patriots. Città dove è stata girata Boston Legal. Se volete vedere un giovane James Spader in azione, quella è una buona serie TV.
Dicevamo, Boston.
Sbarco in un terminal addobbato come se Natale fosse la settimana successiva. Fa freddo e tira vento. Tiro fuori il cellulare per vedere se il mio volo fosse in orario, per controllare due mail, e vedo che ho una notifica dalla app della Delta.
A quanto pare il mio bagaglio è stato imbarcato…
Wait what? Detroit? Amsterdam? KLM? Ma non era mica sul mio piccolo Embarer?...
I voli nazionali di Delta arrivano al Terminal A, il mio volo con Air France parte dal Terminal E. Questo implica dover tornare landside, andare dalla parte opposta dell’aeroporto, e quindi dover rifare i controlli di sicurezza.
La coda ai controlli è corta ma al tempo stesso lunga. Lunga perché una comitiva di indiani che non parla una mezza parola di inglese, di cui tre in carrozzella, apparentemente sono in coda per prendere un volo che in quel momento era già in testata pista.
Io, nel mio piccolo, vinco un secondo screening alla mia famigerata borsa. Questa volta la macchina fotografica passa indenne, il problema è una cassa Bluetooth che evidentemente appare sospetta.
45 minuti dopo, sono di nuovo airside.
Boston mi ricorda la Malpensa dei tempi bui. Nel senso che non c’è veramente nessuno in giro e inizio a temere di aver sbagliato strada. In realtà sono semplicemente in anticipo. Tanto vale andare a fare un giro nella Lounge, gestita da Air France.
Penso che fuori sia già notte fonda, poi realizzo che sono le 4 del pomeriggio, che fuori c’è luce ma che tutte le vetrate della lounge sono coperte da queste pellicole scure che non fanno filtrare neanche mezzo raggio di sole. Per la gioia degli sprechi di elettricità che tanto bene fanno al pianeta.
Mi bevo l’ennesimo Ginger Ale, butto giù anche un paio di bicchieri di Prosecco per cercare di dormire durante il prossimo volo, e ah il tempo.
Recentemente ho riscoperto questa versione moderna di Transport Tycoon, uno dei primi giochi con i quali mi cimentavo quando il computer di mio padre aveva ancora come processore un Pentium 2, e Windows 98 girava a fatica. Un salto nel passato, insomma.
Siccome da quando l’ho scaricato il tempo deve aver aumentato di velocità, mi rendo conto che è ora di imbarcarsi. Recupero tutto il mio ambaradan e vado al Gate.
Qua assisto alla più classica delle scene Ryanair. Padre di famiglia che viaggia con moglie e bambini, che cerca di far entrare in uno dei misuratori il suo trolley, che chiaramente non entra.
Quando la Gate Agent gli fa notare che no, non funziona cosi, non bisogna sedersi sopra e sperare che si rimpicciolisca, il nostro uomo decide di prendere la valigia e scagliarla per terra.
Il risultato è che la valigia si apre, mutande e calzine vengono sparati dappertutto, e due armadi con la divisa della polizia aeroportuale si materializzano davanti al gate. Anche oggi il nostro unruly passenger l’abbiamo avuto.
Ecco il posto per questo viagg.. ah no.
Questo è il vero posto per questo viagg… no, neanche.
Vabbe ho capito, Barbon Class come al solito.
Classico Triplo 7, configurazione sardine da 3-4-3. Posto corridoio centrale, almeno se tutto va bene ho una sola persona che mi stresserà per andare in bagno.
Il legroom non è disprezzabile. I miei 185 centimetri insieme alla mia (poca) capacità contorsionistica riescono a incastrarsi quasi a dovere. Adesso non rimane altro che attendere che salgano tutti.
In questo frangente conosco anche la mia compagna di viaggio. Che nell’ordine si lamenta del sedile che è troppo stretto, del sedile che non si reclina bene, del tavolino che occupa troppo spazio, dei due braccioli che sono troppo piccoli, del fatto che qualcuno dovrebbe fare una causa alle compagnie aeree perché le persone grosse sono discriminate, e che siccome lei è donna ed è pure nera è stata assegnata al posto centrale.
Ok.

AF333
AIRCRAFT: Boeing 777-228(ER) – F-GSPR
AIRLINE: Air France
OPERATOR: Air France
TYPE CODE: B772
Scheduled: 7:30pm - 8:10am
Block to block: 8:02pm - 8:35am
Air: 8:35pm - 8:26am
Partiamo e inizia subito il servizio. È un pasto da aereo, è un pasto da aereo in economy. Senza infamia e senza lode.
Ritirano il vassoio e decido di chiudere gli occhi. Fingo uno stato di morte apparente, conquisto dieci centimentri di vassoio, e mi addormento. Continuo a fingere uno stato di morte apparente ogni volta che la mia vicina cerca di scansarmi dal bracciolo, ma cerco di non demordere.
Alla fine alzo bandiera bianca e decido di tornare alla vita che siamo quasi in vista delle coste.
Viene servita la colazione, di nuovo, senza infamia e senza lode. Punterò a un croissant francese in aeroporto, sperando di riuscire a non correre.
Durante la coda per il bagno, scatto una foto della cabina. A quanto pare sui 777 di Air France ci sono tre bagni per tutta l’economy.
Chissà perché appena da cockpit annunciano che stiamo iniziando la discesa, tutti sentono il bisogno di dover andare in bagno…
Atterriamo con un quarto d’ora di ritardo, e pascoliamo per dieci minuti per i campi di CDG. Finiamo ai remoti, e con lo sbarco ai remoti, anche la mia idea di una seconda colazione svanisce per sempre.
Non siamo gli unici, c’e chi ci fa buona compagnia.
Dopo un giretto in pullman ammirando le bellezze e la fauna locale, entriamo dentro il Terminal 2. Coda lunghissima ai controlli di sicurezza per entrare in Unione Europea. Tutte le persone che mi chiedono se possono passarmi davanti perché hanno un volo prima del mio, vengono fatte passare. Siamo a Natale, non ho fretta, al massimo prenderò quello dopo.
In tutto ciò, pare che le mie valigie mi abbiano seguito. Dico pare, il come andrà a finire lo vedremo più tardi.
Arrivo al gate che l’imbarco è già iniziato. Niente brioche, niente croissant, niente caffe. Assomiglio a uno zombie.
Di nuovo si imbarca ai remoti. Ho passato più tempo su un bus che dentro il terminal, considero questo un mio nuovo personale successo.

AF1130
AIRCRAFT: Airbus A318-111 - F-GUGJ
AIRLINE: Air France
OPERATOR: Air France
TYPE CODE: A318
Scheduled 10:00am - 11:30am
Block to block 10:10am - 11:34am
Air 10:23am - 11:26am
Prima fila subito dietro la Business di Air France. Legroom onesto, faccio in tempo a fare una foto durante il decollo, a bere un caffè (pessimo) sull’aereo, e poi decedo. Mi risveglio che passiamo di fianco a un A350 di Singapore nel piazzale di Malpensa.
Il meteo di Malpensa è il meteo delle grandi occasioni. In soldoni, fa schifo.
Arriva il momento della verità. Ci saranno le valigie?
L’andata finisce così. Vi starete chiedendo perché fuori sia buio se sono atterrato al mattino?
È presto detto. Nessuna delle due valigie è arrivata.
La prima è atterrata nel pomeriggio con un altro volo da Parigi, l’altra è arrivata il giorno dopo da Amsterdam. Si, ha fatto davvero Detroit – Amsterdam.
Il Natale è salvo, la mamma è contenta, la nonna sta preparando la faraona, e io ho più sonno che mai. What else?