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«Così faremo risorgere Montichiari Siamo pronti a investire 15 miliardi»
Gli appoggi Abbiamo già ottenuto moltissima disponibilità da autorevoli esponenti del Governo Renzi
Un aeroporto internazionale da 75 milioni di passeggeri per un investimento da 15 miliardi di euro. Che per importanza dovrebbe surclassare quella ricoperta - nel mondo della cultura - dal poeta di cui porta il nome, Gabriele D’Annunzio. Lo scalo di Montichiari, da 17 anni Cenerentola degli aeroporti italiani, nel giro di quattro anni potrebbe trasformarsi in principessa dei collegamenti aerei intercontinentali. Ne è convinto Michele Raucci, presidente della Sixiang Holding, società internazionale di gestione di fondi di Private Equity e principale sponsor del progetto Europe 1. Ha unito investitori di mezzo mondo, per un’operazione che spiega in esclusiva al Corriere . Progetto «Che ha già riscosso il consenso di importanti rappresentanti del governo Renzi» spiega lui stesso. A dare credibilità alle parole del manager 42enne contribuisce il suo profilo professionale: dopo la laurea in Ingegneria a Padova si è formato alla London Business School e alla Harvard Businness School; è stato analista per Morgan Stanley, Doughty Hanson, Cgip e rappresentante per l’Italia dell’associazione di giovani top-manager Ypo. Vive a Londra ma lo contattiamo mentre si trova in Spagna per lavoro.
Ingegnere, il vostro progetto è stato presentato solo dalla rivista di settore Airport Wolrd, nel settembre scorso. Parla di investimenti a Montichiari per 15 miliardi di euro, di un’estensione dell’aeroporto di 38 chilometri, di 6 piste d’atterraggio e di 75 milioni di passeggeri entro il 2020. Numeri reali?
«Certamente. Nel 2030 in Europa mancheranno 200 milioni di possibilità di atterraggio e la necessità di realizzare almeno dodici piste. Dopo accurati studi di fattibilità abbiamo deciso che il miglior posto in Europa dove realizzare un investimento strategico è proprio Montichiari, luogo baricentrico per tutto il Nord Italia e il sud Europa. Un aeroporto che ha grandissime potenzialità mai sfruttate. Sarà servito dai treni ad Alta Velocità e sarà raggiungibile dalle principali città di Lombardia, Veneto, Emilia, mediamente in 34 minuti. Contiamo di raggiungere i 75 milioni di passeggeri nel 2020 ed i 100 milioni a pieno regime nel 2023. C’è un progetto preliminare e stiamo cercando di chiudere la parte più rischiosa, ovvero la concessione che vorremmo ottenere entro il 2016. Nell’area intorno allo scalo si svilupperanno anche diverse strutture alberghiere, uffici, servizi. Con ricadute importanti sul Pil di intere regioni».
Ma chi metterà tutti quei soldi?
«Sixiang Holding è lo sponsor del progetto ma dietro ci sono investitori di Giappone, Canada, Nord Europa e Medio Oriente. Si tratta prevalentemente di investitori istituzionali, di fondi pensione. Anche se all’estero non è facile vendere un investimento in Italia».
Avrete parlato con enti locali e imprenditori, che dicono di non sapere nulla. Qual è stata la reazione?
«Abbiamo già presentato il progetto non solo agli imprenditori di Brescia, ma di tutto il Nord Italia, da Trieste a Torino, passando per Genova. Abbiamo avuto riscontri positivi, con idee per migliorare il progetto. Ho trovato moltissima disponibilità da parte del Governo centrale, soprattutto in un suo autorevole esponente, di cui non faccio il nome».
Il governo non farà gare per l’affidamento dell’aeroporto bresciano, che è gestito di veneti di Save-Catullo. C’è già un accordo in atto?
«Noi siamo disponibili a trovare accordi con chiunque. Altrettanto disponibili a partecipare ad una gara, se ci fosse. Vogliamo agire in modo trasparente, sia chiaro».
Mi scusi ma a meno di 50 chilometri c’è l’aeroporto di Orio al Serio che oggi conta 10 milioni di passeggeri l’anno. Poi c’è Linate, Venezia. Come può esserci spazio per tutti?
«Un aeroporto di dimensioni simili a quello che vogliamo realizzare a Montichiari potrà trainare i volumi di traffico anche degli scali limitrofi. Penso al caso di Heathrow, a Londra, che sta crescendo parallelamente a quello “concorrente” di Stansted» .