È finita l’era degli sfaticati
Etihad controllerà che i suoi soldi non vadano sprecati Gli equipaggi: "Si lavorerà di più ma almeno c’è un futuro"
Etihad ci mette i soldi e ora vuole controllare Alitalia. Nei gangli della compagnia aerea degli Emirati Arabi piazzerà (dove non lo sta già facendo) manager che verificheranno che gli investimenti arrivati da Abu Dhabi non vadano sprecati. Cinquecentosessanta milioni di euro non sono spicci. «Con Etihad si lavorerà di più ma almeno c’è futuro, porteranno nuovi aerei e apriranno altre rotte», spiega Antonio Divietri, presidente di Avia, il sindacato degli assistenti di volo. «La compagnia emiratina userà Roma come piattaforma per espandersi in Europa».
Ma chi gestirà cosa nell’alleanza? Se ne parlerà anche nella riunione del consiglio di amministrazione in programma martedì prossimo. C’è da sostituire l’amministratore delegato Gabriele Del Torchio, che ieri ha annunciato le dimissioni dopo aver «tagliato» 2.251 dipendenti per supportare il rilancio della compagnia come prospettato da Etihad, nuovo socio con il 49% del capitale. Silvano Cassano, ex direttore del Gruppo Benetton, è il favorito perché in passato ha lavorato insieme a James Hogan, ceo di Etihad, alla Hertz. Tra i papabili c’è pure Giuseppe Giordo, amministratore delegato di Alenia Aermacchi. Il cambio è previsto per ottobre. A meno di sorprese dell’ultima ora Luca Cordero di Montezemolo prenderà il posto di Roberto Colaninno alla presidenza di Alitalia.
«Mister Ferrari» lo danno quasi per certo gli assistenti di volo. A Fiumicino al Varco Equipaggi, l’edificio incastonato tra la torre di controllo e il terminal 2, si fanno pronostici. Si traccia l’identikit del nuovo ad «che non arriva dal settore aeronautico» ma «è conosciuto nel settore», «è italiano» e ha «esperienze internazionali». Di Del Torchio nessuno vuol parlare, quei 420 esuberi a carico di hostess e steward (ridotti a 250 da ricollocazioni interne alla società) pesano. «È stato chiamato per tagliare teste e questo ha fatto, noi però guardiamo al futuro», sottolineano.
Al Varco Equipaggi hostess e steward vengono per conoscere il volo a cui sono stati assegnati e i turni settimanali. La voglia di raccontare ciò che non va è tanta. Tutti, però, vogliono mantenere l’anonimato «perché la lista di chi verrà licenziato non è stata ancora stilata, meglio non esporsi». Per tutti parla Antonio Divietri, presidente di Avia: «Non c’è nessuna certezza che la mobilità venga allungata da tre a cinque anni per gli ultracinquantenni che risulteranno esuberi. Si rischia di creare persone senza stipendio né pensione». «Eppoi - aggiunge - ci sono ancora cento assistenti di volo della Vecchia Alitalia, quella fallita nel 2008, che ancora attendono di rientrare. Senza contare quelli spediti in cassa integrazione da Cai. Molti di loro quando torneranno verranno licenziati e spediti in mobilità». Non mancano però commenti positivi: «Del Torchio ha detto che rinuncerà al bonus quando se ne andrà? Bel gesto rispetto ai suoi predecessori». «Guarda che se n’è già andato», fa eco una moretta che sta per imbarcarsi sul volo per Malpensa. Il direttore generale Giancarlo Schisano avrebbe già rilevato alcune deleghe. «Gli arabi portano aerei oltre che soldi, molti esuberi potranno così rientrare», interviene un gruppetto di steward romani che sta per decollare alla volta di New York con il volo AZ 610. «Macché arabi! Sono inglesi, come stile e come gestione. Faranno quadrare i conti». «Comunque - proseguono gli steward - porteranno Boeing 777 e Airbus 330, velivoli grandi». Il fulcro del dibattito è che più aerei ci saranno nella nuova flotta, più equipaggi serviranno. E più lavoro arriverà. Per ogni jet servono quattro equipaggi. Per far decollare un B777 in cabina dovranno essere garantite almeno nove hostess. Quindi 36 persone che ruotano per coprire i turni. Per gli A319 e A320 che Alitalia dismetterà (14 in tutto) in cabina bastano quattro addetti. «I licenziamenti non ci piacciono ma intravediamo nell’alleanza con Etihad una valida possibilità di rilanciare Alitalia - afferma Divietri - La compagnia emiratina se ne servirà per ampliare il network intercontinentale e questo avvantaggerà non solo Roma ma tutta l’Italia». «Un socio industriale di altissimo livello», l’ha definita l’ad Del Torchio, che dice di essere «rammaricato per dover mandare a casa duemila persone» ma lascia «un’azienda che ha le carte in regola per far dimenticare le delusioni e i fallimenti del passato». Per far tornare a volare Alitalia c’è il piano industriale che «Il Tempo» ha pubblicato in questi giorni analizzando tagli e prospettive settore per settore: dagli hangar all’handling, dalla gestione degli equipaggi a quella degli uffici e delle sedi periferiche.
http://www.iltempo.it/economia/2014/08/24/e-finita-l-era-degli-sfaticati-1.1299976