Thread Alitalia settembre 2018: rotta verso l'ignoto


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MILANO (Reuters) - Eni non è stata coinvolta in alcuna operazione su Alitalia e l’ipotesi di un ingresso nella compagnia “è priva di fondamento”.

E’ quanto dice un portavoce del gruppo petrolifero interpellato in merito a indiscrezioni stampa.

Secondo il Sole 24 Ore i tecnici del governo stanno ipotizzando una nuova Alitalia con una larga maggioranza azionaria posseduta da società pubbliche italiane: oltre a FS, ci potrebbero essere anche Eni e Poste, scrive.
 
Giusto un paio di considerazioni:
Flotta ipotizzata a 200 aerei...questo vuol dire che se vogliono fare un network bilanciato fra corto-medio e lungo raggio allora il target è far diventare AZ come le big 3 del mercato europeo con almeno 70-80 WB... Sicuramente sarebbe una soluzione per i costi di struttura se una tale eventuale crescita sarà fatta con criterio e aumentando la produttività inveve di creare posti di lavoro per fare campagna elettorale.
Certo se pensiamo alle dimensioni di IB (simile a quello che potrebbe essere un target per AZ) siamo al doppio circa.
Altra considerazione è che vengono confermati anche da Dragoni i 5-6000 esuberi nelle offerte... evidentemente non me li ero inventati io... il punto da notare comunque è il contrasto fra la visione a livello di dimensioni di una LH per esempio, che potrebbe andare da 60 a 80 macchine alla eventuale vision del governo su 200 macchine, ci ballano probabilmente 8-10000 dipendenti fra le due opzioni.
Terzo spunto l'opzione Boeing paragonata a Jet a mio parere è diversa. Nel caso di AZ vedo sicuramente possibile ottenere buoni prezzi sulle macchine, per un cliente Airbus che ordinasse 200 macchine fra cui 70-80 WB è logico, meno logico una Boeing che entrasse nel capitale.
Quarto spunto, manca la parte partner industriale.
Quinto spunto per uno sviluppo così massiccio direi che 3 miliardi di investimento sono mi sa pochi, basti pensare agli investimenti necessari per lanciare mettiamo diverse dozzine di rotte di lungo raggio...

Farfallina, il tutto è molto interessante, ma cerchiamo di renderci conto che stiamo solo perdendo del gran tempo a commentare le favole: questi hanno i loro "consulenti" che gli inculcano una grandeur che mai ci potrà essere, faranno fare un botto che lo sentiranno anche su Plutone, e riusciranno a fare esplodere il debito pubblico che manco Craxi ai suoi tempi... la realtà, purtroppo, è questa.
Ora, alla presentazione del DPEF manca ormai poco, e da quella presentazione cominceremo a capire quale triste futuro attende il nostro disastrato Paese: o il buon Tria riesce a tenere a bada lo shopping dei due bambini, oppure salta il banco. Quello che ancora non è chiaro è che andremo ad aumentare ulteriormente il nostro deficit già senza muovere nulla, se ci aggiungiamo i milioni buttati al vento con la pantomima dell'ILVA, quelli che ci vogliono buttare con AZ, i desiderata sulle due politiche contrapposte di flat tax e reddito di cittadinanza (che significa, per lo Stato, diminuire le entrate ed aumentare le uscite - lo spiego non a te che lo sai, ma a quanti ancora non hanno capito il succo della questione - che è come dire che se voglio tirare avanti la famiglia la cosa intelligente da fare è licenziarsi ed andare a cena al ristorante), non solo rimarremo senza il gas per la canna alla quale siamo attaccati, ma dovremo anche sperare che qualcuno ci presti una corda per impiccarci. Tutto questo per "dare un futuro ai giovani", che sono i loro elettori principali e che non si rendono conto che saranno quelli che dovranno pagare in futuro il conto di queste sciagurate politiche.
 
Ultima modifica:
Per l’Alitalia «di Stato» ipotesi Fs-Poste-Eni: quota al 51%, contatti anche con Boeing
Il dossier allo studio dei tecnici: resta il nodo del via libera europeo
Toninelli: «Ferrovie partner strategico, ottobre sarà il mese risolutivo»
Una “nuova” Alitalia con una larga maggioranza azionaria posseduta da società pubbliche italiane. In testa le Ferrovie dello Stato, accompagnate da altre società tra le quali potrebbero esserci le Poste e l’Eni, secondo le ipotesi allo studio dei tecnici del governo che lavorano al piano di riassetto della compagnia commissariata.
Piano non ancora ufficializzato, l’ultima parola spetta al governo, salvo contestazioni dell’Ue per aiuti di Stato. Eni e Poste sono quotate in Borsa e non risulta che si siano pronunciate. Nessuna decisione è stata presa.
Anche la Cassa depositi e prestiti (Cdp) potrebbe essere della partita, non come azionista ma in altra forma, ad esempio nel finanziamento flotta. Si cerca di coinvolgere anche un partner industriale «forte», non esplicitato. Ci sono contatti riservati tra il governo e i suoi tecnici e l’americana Boeing, il maggior costruttore mondiale di jet. Boeing potrebbe essere il potenziale partner a cui chiedere anche un intervento azionario. Boeing non ha preso decisioni. Le forme di intervento potrebbero essere varie, compreso un sostegno finanziario nell’acquisto di nuovi aerei, perché la nuova Alitalia dovrebbe espandere la flotta dai 118 velivoli attuali a oltre 200.
A fine agosto Boeing ha dato un sostegno finanziario all’indiana Jet Airways, che rischiava la bancarotta, restituendo anticipi sugli ordini di aerei e pagamenti già fatti, per una cifra non resa nota. Jet Airways ha un ordine di 225 jet B 737 Max.
Il progetto allo studio accantona la procedura di cessione di Alitalia, che per legge dovrebbe concludersi entro il prossimo 31 ottobre. Ma ad oggi, malgrado gli interessi dichiarati da tre pretendenti (Lufthansa, easyJet, Wizz Air), non è stata presentata alcuna offerta vincolante d’acquisto. Le proposte presentate postulano circa 5-6 mila esuberi. Lufhansa e easyJet continuano però a dirsi interessate, anche accanto a soci pubblici.
Il primo passo dell’operazione allo studio è la conversione in capitale del prestito ponte statale di 900 milioni di euro (con gli interessi la somma da restituire si avvicina a un miliardo). Per legge il prestito dovrebbe essere rimborsato entro il prossimo 15 dicembre. Ma già si sa che Alitalia non ha la capacità di restituire l’intera somma, perché malgrado l’impegno dei commissari la gestione è rimasta in rosso (-315 milioni la perdita netta del primo semestre 2018) e ha continuato a bruciare cassa.
Il piano prevede la creazione di una nuova società, una «newco» Alitalia. Servono sei mesi per farla, sarebbe pronta nel maggio 2019. «Fs è un partner strategico per Alitalia ma delle valutazioni sulla quota di ingresso nel capitale è prematuro parlarne», ha detto ieri il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Sul coinvolgimento di Cdp e Poste ha risposto: «Non voglio entrare nei particolari perché la partita è aperta. (...) Il mese di ottobre sarà risolutivo». Secondo Toninelli il piano «non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo con il 51% in capo all’Italia».
Il governo, soprattutto il M5S, valuta anche una possibile modifica dei tre commissari. «Non è una questione di commissari, i commissari scadono ad ottobre: è una questione di rilancio dell’impresa», ha detto Toninelli. In realtà, come hanno precisato fonti del ministero, i commissari non scadono tra un mese, terminano il lavoro al compimento della procedura e chiusura del passivo. Ci sono ancora i commissari della vecchia Alitalia pubblica che dieci anni fa fu commissariata dal governo Berlusconi.
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Gianni Dragoni


Fonte: Sole24 Ore
L'unico commento che mi viene in mente è la citazione letterale della risposta di Renato Vallanzasca quando venne arrestato (nel 1977). Un giornalista RAI gli chiese, in diretta, "Renato, ti dichiari prigioniero politico?".
 
Al commento del buon Dancrane (e io spero che Tria abbia un bel grafico, capibile anche da bambini di 3 anni, su deficit, costo del debito e via dicendo, così che anche Giggino o'Bibbitaro e Salveeni lo comprendano) il fatto che, molto probabilmente, la direzione del mercato del trasporto aereo sta cambiando. DY é in sofferenza da un po', le islandesi pure, di EY e EK sappiamo, le US3 rivedono al ribasso la crescita. Un piano da 200 aerei é in ritardo di almeno 5 anni. Per me solo la permanenza in una grossa major, v. Konzern LH, porterebbe AZ a un futuro solido e di sviluppo. Invece inseguiamo sogni di gloria e ci sveglieremo, come dicono i finissimi magiari, "con la mano nel vaso da notte".
 
Al commento del buon Dancrane (e io spero che Tria abbia un bel grafico, capibile anche da bambini di 3 anni, su deficit, costo del debito e via dicendo, così che anche Giggino o'Bibbitaro e Salveeni lo comprendano) il fatto che, molto probabilmente, la direzione del mercato del trasporto aereo sta cambiando. DY é in sofferenza da un po', le islandesi pure, di EY e EK sappiamo, le US3 rivedono al ribasso la crescita. Un piano da 200 aerei é in ritardo di almeno 5 anni. Per me solo la permanenza in una grossa major, v. Konzern LH, porterebbe AZ a un futuro solido e di sviluppo. Invece inseguiamo sogni di gloria e ci sveglieremo, come dicono i finissimi magiari, "con la mano nel vaso da notte".
Per adesso i finissimi magiari sono compagni di merende in piena sindrome di Stoccolma...

Comunque se a Dragoni hanno dato info buone noi italiani insegneremo al mondo come si fa a dare spettacolo alla grande...
 
Scusate, ma non sarebbe meglio fare un piano da 6 miliardi invece che da 3 e prendere 400 aerei invece che 200?
Alitalia sarebbe sicuramente più grande !i!!i!
 
Scusate, ma non sarebbe meglio fare un piano da 6 miliardi invece che da 3 e prendere 400 aerei invece che 200?
Alitalia sarebbe sicuramente più grande !i!!i!
Enrico, concordo con te, anzi bisogna che suggeriamo a Toninelli di dare input per far si che la nuova AZ si organizzi per tentare la scalata ad AF-KL. Visti i valori di capitalizzazione sfruttando le indubbie capacità l'operazione potrebbe aver successo.
 
Per adesso i finissimi magiari sono compagni di merende in piena sindrome di Stoccolma...

Comunque se a Dragoni hanno dato info buone noi italiani insegneremo al mondo come si fa a dare spettacolo alla grande...

Come al solito la tua capacità di guardare ai dettagli insignificanti per evitare la discussione sui punti seri é sopraffina. Sei sprecata/o/i per questo forum, dovresti fare lo/a/i spin doctor per Theresa May.
 
Come al solito la tua capacità di guardare ai dettagli insignificanti per evitare la discussione sui punti seri é sopraffina. Sei sprecata/o/i per questo forum, dovresti fare lo/a/i spin doctor per Theresa May.
Mi sa che hai perso il senso della battuta… o ho perso io il senso della tua.
 
Farfallina riesci a spiegarmi in poche parole perché Alitalia non riesce a liberarsi dell'handling ?

In questo momento la domanda è "perché il governo non vuole liberare AZ dall'handling"?
Se posso dire la mia credo che in realtà il problema non sia del trovare un compratore per l’handling in se. Sono sicuro che Swissport o chi per loro sarebbero anche interessati. Il problema è trovare un compratore alle condizioni del Governo.
 
Raramente ho trovato il titolo di un 3d azzeccato come questo.
L'unico commento che mi sento di fare è che siamo messi a pecora e non posso che straquotare l'intervento di Dancrane qualche post più sopra.
 
Per l’Alitalia «di Stato» ipotesi Fs-Poste-Eni: quota al 51%, contatti anche con Boeing
Il dossier allo studio dei tecnici: resta il nodo del via libera europeo
Toninelli: «Ferrovie partner strategico, ottobre sarà il mese risolutivo»
Una “nuova” Alitalia con una larga maggioranza azionaria posseduta da società pubbliche italiane. In testa le Ferrovie dello Stato, accompagnate da altre società tra le quali potrebbero esserci le Poste e l’Eni, secondo le ipotesi allo studio dei tecnici del governo che lavorano al piano di riassetto della compagnia commissariata.
Piano non ancora ufficializzato, l’ultima parola spetta al governo, salvo contestazioni dell’Ue per aiuti di Stato. Eni e Poste sono quotate in Borsa e non risulta che si siano pronunciate. Nessuna decisione è stata presa.
Anche la Cassa depositi e prestiti (Cdp) potrebbe essere della partita, non come azionista ma in altra forma, ad esempio nel finanziamento flotta. Si cerca di coinvolgere anche un partner industriale «forte», non esplicitato. Ci sono contatti riservati tra il governo e i suoi tecnici e l’americana Boeing, il maggior costruttore mondiale di jet. Boeing potrebbe essere il potenziale partner a cui chiedere anche un intervento azionario. Boeing non ha preso decisioni. Le forme di intervento potrebbero essere varie, compreso un sostegno finanziario nell’acquisto di nuovi aerei, perché la nuova Alitalia dovrebbe espandere la flotta dai 118 velivoli attuali a oltre 200.
A fine agosto Boeing ha dato un sostegno finanziario all’indiana Jet Airways, che rischiava la bancarotta, restituendo anticipi sugli ordini di aerei e pagamenti già fatti, per una cifra non resa nota. Jet Airways ha un ordine di 225 jet B 737 Max.
Il progetto allo studio accantona la procedura di cessione di Alitalia, che per legge dovrebbe concludersi entro il prossimo 31 ottobre. Ma ad oggi, malgrado gli interessi dichiarati da tre pretendenti (Lufthansa, easyJet, Wizz Air), non è stata presentata alcuna offerta vincolante d’acquisto. Le proposte presentate postulano circa 5-6 mila esuberi. Lufhansa e easyJet continuano però a dirsi interessate, anche accanto a soci pubblici.
Il primo passo dell’operazione allo studio è la conversione in capitale del prestito ponte statale di 900 milioni di euro (con gli interessi la somma da restituire si avvicina a un miliardo). Per legge il prestito dovrebbe essere rimborsato entro il prossimo 15 dicembre. Ma già si sa che Alitalia non ha la capacità di restituire l’intera somma, perché malgrado l’impegno dei commissari la gestione è rimasta in rosso (-315 milioni la perdita netta del primo semestre 2018) e ha continuato a bruciare cassa.
Il piano prevede la creazione di una nuova società, una «newco» Alitalia. Servono sei mesi per farla, sarebbe pronta nel maggio 2019. «Fs è un partner strategico per Alitalia ma delle valutazioni sulla quota di ingresso nel capitale è prematuro parlarne», ha detto ieri il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Sul coinvolgimento di Cdp e Poste ha risposto: «Non voglio entrare nei particolari perché la partita è aperta. (...) Il mese di ottobre sarà risolutivo». Secondo Toninelli il piano «non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo con il 51% in capo all’Italia».
Il governo, soprattutto il M5S, valuta anche una possibile modifica dei tre commissari. «Non è una questione di commissari, i commissari scadono ad ottobre: è una questione di rilancio dell’impresa», ha detto Toninelli. In realtà, come hanno precisato fonti del ministero, i commissari non scadono tra un mese, terminano il lavoro al compimento della procedura e chiusura del passivo. Ci sono ancora i commissari della vecchia Alitalia pubblica che dieci anni fa fu commissariata dal governo Berlusconi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Dragoni


Fonte: Sole24 Ore

Raramente ho letto un tale concentrato di cavolate in così poche righe.
 
Ultima modifica da un moderatore:
Autobus, aerei, ponti, autostrade. Quale sarà il ruolo della Cassa depositi e prestiti con il nuovo esecutivo è ancora poco chiaro ma assume, invece, un ruolo sempre più predominante nei pochi sprazzi di politica industriale gialloverde fin qui prodotti Ferrovie dello Stato. È stata in effetti una delle prime aziende pubbliche a ricevere, anche in tempi piuttosto celeri, il marchio del Governo del Cambiamento con la cacciata dell'amministratore delegato di nomina renziana Renato Mazzoncini e l'arrivo al vertice di Gianfranco Battisti: uomo che conosce bene le Ferrovie, già ad di Fs Sistemi Urbani e al vertice della Divisione Passeggeri di Trenitalia quando venne avviata l'Alta Velocità, è stato scelto dal Movimento 5 Stelle per riportare le ferrovie italiane a misura di pendolare, con investimenti puntati principalmente sul trasporto regionale dopo anni di risorse spese sulla rete AV.

L'attenzione rivolta ai problemi locali dei viaggiatori non esonera però il Governo dal tirare Fs in ballo su tutte le questioni industriali e infrastrutturali più o meno gravi e impellenti. Ferrovie potrebbe entrare in Alitalia, Ferrovie (via Italferr) potrebbe entrare nella ricostruzione del Ponte Morandi di Genova, Ferrovie (via Busitalia) potrebbe entrare nel capitale di Industria Italiana Autobus. Tutti dossier al vaglio del Governo gialloverde mentre ancora non è chiaro come voglia risolvere il groviglio relativo alla fusione con l'Anas: il ministro dei Trasporti Toninelli ha assicurato che entro l'anno le due partecipate torneranno ad essere aziende distinte, dopo il frettoloso ingresso della società autostradale guidata da Gianni Armani in Fs decretato a dicembre scorso dal Governo Gentiloni ormai in scadenza. Per ora il futuro dell'azienda che gestisce 26mila chilometri di autostrade italiane resta un'incognita. Sulla questione Battisti non si è sbilanciato, parlando di "un'operazione conclusa, già da gennaio Anas è un azienda del gruppo", ha detto al Forum Ambrosetti di Cernobbio.

Lo stesso ad di Ferrovie è però consapevole del ruolo che spetta alla sua azienda, soprattutto ora che è tornato in voga nel dibattito pubblico l'intervento dello Stato nelle crisi industriali. L'ultimo esempio è il più calzante: "Il Mise ha ricevuto ufficialmente una manifestazione d'interesse da parte di Ferrovie dello Stato ad entrare nella compagine societaria di Industria Italiana Autobus", ha annunciato Di Maio. Da tempo IIa (450 dipendenti), nata dall'accorpamento della ex Bredamenarini di Bologna e l'ex Irisbus di Avellino, è sull'orlo del crac: lavoratori in cassa integrazione, piani industriali disattesi e produzione ai minimi, per di più delocalizzata in Turchia alla controllata Karsa. I sindacati hanno quindi salutato con favore l'interesse di un colosso come Fs, attraverso la sua controllata per il trasporto pubblico su strada, Busitalia. Un'operazione che ricorda molto quella fatta nel 2012 a Firenze - quando Busitalia allora guidata da Mazzoncini, rilevò l'Ataf, l'azienda di tpl del capoluogo toscano, allora guidato da Matteo Renzi. D'altronde il piano industriale di Fs ereditato da Battisti punta al 25% del trasporto locale entro il 2026. Busitalia affiancherà quindi Leonardo, già presente nell'azionariato di IIa.

Ferrovie sarà "probabilmente" chiamata, poi, a fare la sua parte nella ricostruzione del Ponte Morandi di Genova insieme a Fincantieri. Lo farà attraverso la sua controllata al 100% Italferr, azienda specializzata nella costruzione di infrastrutture per l'Alta Velocità la cui competenza ingegneristica decennale si è rivelata, forse in maniera un po' tardiva, indispensabile ai piani del Governo, irremovibile finora nell'impedire alla famiglia Benetton di "toccare pietra" del nuovo ponte. Fincantieri, leader mondiale nella cantieristica navale, ha però una controllata nata meno di due anni fa, Fincantieri Infrastructure, che non ha nel suo curriculum opere di dimensioni simili o pari al Ponte Morandi. Come riporta Start Magazine, al momento la controllata di Fincantieri lavora alla costruzione di quattro ponti ad arco in Belgio, due di 123 metri e due di 128 metri, oltre a un altro ponte sul Ticino. È chiaro che difficilmente il Governo potrà procedere all'affidamento diretto dei lavori alla "giovane" Fincantieri Infrastrucutre per rifare un ponte lungo 1,2 chilometri senza affiancarle un partner di standing elevato nel settore. Autostrade per l'Italia non lesina i suoi appelli al Governo per fare la sua parte ma il MiT, pur di non cedere all'insistenza di Atlantia, ha fatto intendere un ruolo quasi certo di Italferr.

Molto probabile è infine l'ingresso di Ferrovie in Alitalia. Toninelli non ne fa mistero - tenendo però il riserbo sulla percentuale di capitale che Fs potrà rilevare - anche perché i tempi sono ormai stretti: il 31 ottobre è il termine per la procedura di vendita dell'ex vettore di bandiera, ed entro il 15 dicembre va restituito il prestito ponte di 900 milioni. I rumors dicono che Ferrovie potrebbero entrare nel capitale con una quota fino al 30% ma "di percentuali non si è ancora parlato", ha tagliato corto Toninelli, ammettendo però che si sta ragionando su Fs: "È un partner strategico per Alitalia" e di sinergie tra le due società "ce ne sono eccome". Stessa linea dell'amministratore di Fs Battisti che da Villa d'Este si è detto pronto a fare la sua parte, viste le "molte sinergie possibili", soprattutto in un'ottica di "messa a sistema" dei trasporti. Messa a sistema che non conosce confini: dai binari alle strade, fino al cielo.


https://www.huffingtonpost.it/2018/09/13/un-braccio-armato-di-nome-fs_a_23526107/
 
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