Thread Alitalia Gennaio 2021


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Farfallina

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23 Marzo 2009
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Io torno a ripetere la stessa domanda: cosa fa presupporre che questo nuovo piano possa aver successo? In quali parti questo piano differisce da quelli che hanno fallito, ripetutamente, dai Capitani in poi?

Robert Boyle lo dice in maniera molto migliore di me:


Lo devi chiedere a Lazzarini, il piano non l'ho fatto io quindi non posso dirti cosa passa nella sua testa.
 

AC143

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16 Gennaio 2013
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Piccola nota di colore. Ho richiesto al call center il rimborso per il famoso volo con companion in J di Pasqua (posto che dubito seriamente che rivedrò mai qualcosa... miglia forse sì, companion magari visto che non dipende da loro, soldi molto molto scettico).

Ad ogni modo, l'operatrice (gentilissima) mi dà il numero pratica del biglietto del mio biglietto. Passa a lavorare quello dell'accompagnatore, mettendoci che so 7-8 minuti: ebbene il numero pratica del rimborso era uguale al mio per le prime 5 cifre, ma superiore di 56unità.

Non oso immaginare quante richieste staranno ricevendo e soprattutto come potranno gestirle, in una condizione in cui non c'è più un cent in cassa.
 

13900

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26 Aprile 2012
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Lo devi chiedere a Lazzarini, il piano non l'ho fatto io quindi non posso dirti cosa passa nella sua testa.
Al di la' della piccola delusione al non saperti nella stanza dei bottoni, facendo pura e semplice fanta-aviazione e fanta-piani, tu cosa faresti se lo scopo fosse quello di portare Alitalia al 15% di margine (sostenibile), al netto del Covid?
 

Vortigern

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10 Ottobre 2013
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Probabilmente "IL piano", supposto Che esista realmente UN piano Che non Sia semplicemente quello Di perpetuare nel tempo l'allegro carrozzone, non lo ha fatto neanche Lazzerini.......
 

vipero

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8 Ottobre 2007
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Cambio di rotta per il cargo di Ita Spa: possibili sinergie con Poste


Cambio di rotta per le strategie cargo della ‘nuova Alitalia’. Secondo quanto riportato oggi dal Messaggero, l’esecutivo guidato da Mario Draghi starebbe considerando la possibilità di strutturare la newco dando ampio spazio a collaborazioni con Leonardo, per quel che riguarda le attività di manutenzione, e con Poste Italiane relativamente alle spedizioni merci.

Pochi i dettagli emersi finora su questa ipotesi e sulle forme che potrebbero avere queste partnership, attualmente allo studio del Ministero dello Sviluppo Economico e di quello del Tesoro. Quel che sembra chiaro è questa architettura (insieme a un più generale alleggerimento della newco) servirebbe a garantire alla nuova Ita Spa maggiore discontinuità con la società che l’ha preceduta, come richiesto dalla Commissione Europea.

Relativamente alla sola attività di trasporto merci va detto che un’impostazione basata su “sinergie e collaborazioni” con Poste sembra rappresentare un deciso cambio di traiettoria rispetto alle ipotesi emerse finora, in cui il cargo pareva dover acquistare un ruolo chiave nelle attività del vettore. Un impegno maggiore sul trasporto merci per Ita Spa era stato invocato peraltro da Anama (Fedespedi), che aveva auspicato che la newco si dotasse di mezzi freighter che potessero fare base sull’aeroporto di Malpensa.

Riguardo invece il potenziale partner, si può rilevare come la sua attività di trasporto aereo abbia vissuto un boom a seguito della pandemia e dello sviluppo dell’e-commerce, e come la sua flotta (quella cioà del vettore Poste Air Cargo) sia stata recentemente potenziata tanto da contare ora cinque B737-400F e due ATR72-500.

Passando invece all’impianto generale della nuova Ita Spa, in questi giorni sono emerse anche altre indiscrezioni secondo le quali si sta facendo strada l’idea di una compagnia in versione ridotta, con una flotta compresa tra i 45 ed i 50 aerei e circa 5 mila dipendenti (a dicembre i rumors riportati dal Corriere della Sera parlavano di 50 velivoli, di cui 6 Boeing preferiti ad altri modelli per l’elevata capacità cargo). Secondo il Messaggero circola però anche l’ipotesi di un vettore con 44 velivoli e circa 3 mila dipendenti.

Al di là dei dettagli, il piano dovrebbe essere presentato alla Commissaria alla Concorrenza Margarethe Vestager nella call programmata verso la fine di questa settimana.

Ieri il il Cda dell’azienda si è riunito a Roma per una “sessione di aggiornamento sul processo di pianificazione” che secondo la stessa azienda dovrà tenere conto di tre fattori chiave: l’evoluzione del dialogo istituzionale, delle relative scadenze e delle implicazioni sulla struttura con cui Ita sarà autorizzata ad operare, le modalità e i tempi con cui Alitalia in Amministrazione Straordinaria gestirà la dismissione dei suoi asset, ma anche le previsioni del traffico aereo atteso per i prossimi trimestri.
 

13900

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26 Aprile 2012
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Le Poste? Non l'avevano già fatto?

Leonardo? Per cosa, la manutenzione degli F-35?
 

JmLa

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16 Ottobre 2018
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https://www.startmag.it/smartcity/a...a-morte-definitiva-di-alitalia-parla-pelanda/

Air France e Lufthansa vogliono solo la morte di Alitalia. Parla Pelanda
di Maria Scopece

“Lufthansa e Air France – aiutate da Germania e Francia – hanno chiesto alla Commissione di eliminare la concorrente Alitalia. Io sono un liberista, però nel momento in cui c’è guerra si sospende il liberismo e si fa la guerra”, dice a Start Carlo Pelanda, docente economia e geopolitica economica.


Il prossimo venerdì il governo, la vicepresidente della Commissione Europea Margrethe Vestager nonché commissaria europea per la concorrenza, e la newco Ita si incontreranno per discutere del futuro di Alitalia. Dalle prime notizie la nostra compagnia di bandiera verrà ridimensionata, potrà contare, infatti, su una flotta di 45 velivoli e 4500 dipendenti. In proporzione sarà circa un decimo della flotta di Ryanair, un sesto di easyJet, un quarto di Lufthansa e la metà di Iberia.
Quale futuro per Alitalia? E quali sono i risvolti anche geopolitici delle prossime mosse dell’Italia sul trasporto aereo? Ecco l’opinione di Carlo Pelanda, docente economia e geopolitica economica presso l’Università Marconi.
Perché è importante che Alitalia resti una grande compagnia di bandiera?
Perché esiste anche una geopolitica del turismo. Significa che gli Stati hanno tutto l’interesse a orientare i flussi di turisti per scopi politici. Per esempio la Cina manda i suoi turisti in base a una serie di scambi e di vantaggi con le altre nazioni. La Germania aiuta molto la Lufthansa e investe nella costruzione di aeroporti e hub continentali sia per avere un po’ di gente che viaggi nella Germania dell’est sia per avere sotto controllo i flussi turistici verso i paesi mediterranei.
Quali sarebbero i risvolti positivi per l’Italia?
Il possesso di una compagnia aerea a raggio molto grande e ben connessa con le ferrovie, l’insieme dei mezzi di trasporto e le agenzie di viaggio presenta un fattore di potenza. Il punto è che un flusso turistico è un flusso di capitale. Per l’Italia i flussi turistici interni e esterni valgono il 13% del PIL considerando anche l’indotto. Facendo un calcolo più approfondito direi che vale più del 20% perché di solito c’è una sottovalutazione dell’indotto. Siccome per l’Italia è importante il turismo sia quello interno ma soprattutto quello esterno, perché lascia più margine, mi sembra ovvio che l’Italia debba aumentare la sua capacità di portare turisti da tutto il mondo. Quindi è necessario avere una compagnia di bandiera, con partecipazione dello Stato. Deve essere più grande di Lufthansa, di Air France, proprio come era Alitalia
La DG Concorrenza della Commissione Europea cha detto che dobbiamo sottoporre Alitalia alle regole di concorrenza.
Lo Stato italiano deve dire no, proprio no. Tutte le compagnie aeree di bandiera stanno ricevendo massicci aiuti di stato. Quindi se il Governo è abile saprà usare questo argomento. Lo Stato italiano deve fare la prima ricapitalizzazione di Alitalia, portandola ad essere una grande compagnia aerea globale capace di andare in tutto il mondo. Alitalia deve poi mettersi d’accordo con Trenitalia e le agenzie di viaggio per fare pacchetti attrattivi.
Secondo lei dietro la decisione della Commissione ci può essere l’interesse di qualche Stato concorrente all’Italia in materia di turismo?
Sicuramente. Le compagnie aeree come Lufthansa e Air France hanno valutato il dossier Alitalia e, invece che fare investimenti nelle loro compagnie, hanno chiesto alla Commissione di eliminare una concorrente. È molto semplice. E quindi se il governo italiano non se n’è accorto vuol dire che ha un gap di intelligence, qualcosa non ha funzionato.
Quindi ora il nostro Governo cosa dovrebbe fare?
Con molta cortesia, facendo finta di rispettare le regole, il Governo deve dire che tutelerà Alitalia. Il fatto di avere un vettore grande, globale, vuol dire orientare sul territorio italiano flussi di capitale per decine e decine di miliardi. Se ci costringono a fare una compagnia aerea con una cinquantina di aerei è una presa in giro, significa regalare capitale ad altre nazioni.
Quali sono i nostri concorrenti?
Noi siamo in concorrenza fortissima con Spagna, che è molto protetta dalla Germania, con Francia, con Grecia e Croazia. Questo è un tipico esempio di guerra economica. Pensare di trattare un interesse nazionale così forte, rispettando le regole standard di concorrenza del mercato significa essere semplicemente degli idioti. Oppure dei traditori. Come probabilmente lo è stato il Governo Conte.
Per effettuare questi investimenti che lei delinea potranno essere usati i fondi del Recovery fund?
Non servono. Si tratta di metterci 5-6 miliardi per fare una grande compagnia aerea. Tenga conto che dopo il Covid ci sono centinaia di aerei quasi nuovi venduti in sconto. Quindi è il momento buono per investire. Evidentemente il Governo Conte II ha ricevuto istruzioni dall’esterno per non fare riemergere Alitalia. Queste è un’ipotesi, ovviamente, però è talmente logico quello che sto dicendo che il fatto che non sia avvenuto vuol dire che c’è un’anomalia. Ma comunque non serve perdere tempo su quello che è successo nel passato. Con tutta la gentilezza possibile dobbiamo dire alla DG competizione che Alitalia non è di sua competenza.
In un suo articolo su “La Verità” lei ha sollevato la questione dell’importanza di avere un’alta densità di aeroporti. Perché?
Perché siamo un territorio ad alto rischio sismico e bisogna aumentare gli spazi per i soccorsi. Occorre fare degli aeroporti che possano essere anche magazzino e strutture per la gestione delle emergenze. Il territorio italiano è sismico al 70%, inoltre non è facile raggiungere molte località montuose dove la viabilità è sempre molto ostica e sottoposta a interruzione per rischio idrogeologico. L’UE da anni dice non possiamo avere tutti gli aeroporti che abbiamo perché non hanno un traffico civile sufficiente per sostenerli, e ciò implica il travaso di aiuti di Stato, vietati dall’UE. Su questo già ci fecero pressione molto forte nel 2014 e 2015.
Quindi introdurre il tema della sicurezza aiuterebbe il nostro Paese a preservare la ricchezza senza contravvenire ai vincoli europei?
Quando uno Stato pone un problema di sicurezza questo sospende le normali regole europee. E quindi bisognerebbe abbinare le due cose. L’interesse è aumentare il traffico aereo e i trasporti locali per permettere ai turisti esteri di muoversi sul territorio nazionale ed ovviare alle difficoltà di spostamenti. Dobbiamo lavorare per una rete molto ampia di piccoli aeroporti locali. C’è una logica di analisi sistemica in questa materia dove si combinano flussi turistici, sicurezza del territorio e rivitalizzazione dei mille luoghi bellissimi che abbiamo in Italia per far circolare più capitale. Su questo l’Unione Europea deve semplicemente starci ad ascoltare. Con il mio team di ricerca abbiamo stimato che in Italia arriverebbero centinaia di miliardi in più se investissimo 6-7 miliardi su Alitalia e dintorni. Ora se ci chiedono di fare una compagnia piccola da 45 vettori vuol dire regalare soldi ai competitor.
Come si coniuga un approccio liberista come il suo con l’invocazione dell’intervento statale in economia?
Ah è molto semplice. Io sono un liberista, anche molto sfegatato, però nel momento in cui c’è guerra si sospende il liberismo e si fa la guerra. Se io ho la missione di difendere la ricchezza di un territorio non posso applicare l’approccio liberale perché quest’ultimo implica il fair trade, una concorrenza equa. Nel momento in cui la competizione è viziata da fattori di potenza e dalla concorrenza sleale, devo sospendere l’approccio liberale e passare a quello di guerra economica. Questa è pura guerra economica dove vale solo il principio della vittoria o della sconfitta.
 

vipero

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Alitalia deve poi mettersi d’accordo con Trenitalia e le agenzie di viaggio per fare pacchetti attrattivi.
Quando uno Stato pone un problema di sicurezza questo sospende le normali regole europee. E quindi bisognerebbe abbinare le due cose. L’interesse è aumentare il traffico aereo e i trasporti locali per permettere ai turisti esteri di muoversi sul territorio nazionale ed ovviare alle difficoltà di spostamenti. Dobbiamo lavorare per una rete molto ampia di piccoli aeroporti locali. C’è una logica di analisi sistemica in questa materia dove si combinano flussi turistici, sicurezza del territorio e rivitalizzazione dei mille luoghi bellissimi che abbiamo in Italia per far circolare più capitale. Su questo l’Unione Europea deve semplicemente starci ad ascoltare. Con il mio team di ricerca abbiamo stimato che in Italia arriverebbero centinaia di miliardi in più se investissimo 6-7 miliardi su Alitalia e dintorni. Ora se ci chiedono di fare una compagnia piccola da 45 vettori vuol dire regalare soldi ai competitor.
Ma quindi, all'interno, nel nostro domestico... bisogna viaggiare in aereo o in treno?
Però ha ragione: se al posto della SA/RC metti l'aeroporto di SA e quello di RC con 24 frequenze daily, ecco che la SA/RC si svuota come d'incanto. Niente più code al casello!
 

JmLa

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Manco nei comunicati sindacali si legge una tale mole di baggianate.
Forse 50 anni fa era lecito ragionare così, direi che questo signore necessita di un update/refresh. A parte che realisticamente su questo forum tutti siamo amanti di aviazione ma se leggi di progetti come Hyperloop ti viene da sorridere (ma non troppo) e sentir parlare di "abbondanza di aeroporti". Quantomeno in Europa Continentale.
Mi sono fermato a "la concorrente" nel sottotitolo. Inutile andare oltre.
Chiunque faticherebbe a darti torto.
 
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AAAndy

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Da italiano all'estero dico che una compagnia di bandiera per un grande paese serve.
Deve essere una compagnia di bandiera con un modello di business che stia in piedi e guadagni, non una roba perennemente in perdita nonostante vari piani, gestioni, proprietari con una masnada di grasso senza fine a carico del contribuente.
Ma, da italiano all'estero che lavora per una azienda italiana, quando c'è da portare connazionali / tecnici / ingegneri (ovvero euro che dall'estero arrivano in italia grazie a contratti/progetti) in situazioni di emergenza dentro o fuori un paese (magari con frontiere sostanzialmente chiuse), la compagnia di bandiera c'è, ti risponde, ti aiuta raccordandosi con ambasciata ed le altre realtà economiche italiane presenti nel paese ed organizzando voli speciali / di rimpatrio / charter.
Qualcuno mi dirà: "c'è il privato che lo può fare benissimo", "ci sono le altre compagnie di bandiera"...io in questa situazione di emergenza globale so che la compagnia di bandiere dei cugini neanche risponde alle mail per dirne una. E le low cost non mi risultano pervenute.
 

Jambock

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Risposta un po' "cinica":

Quanti italiani sono stati rimpatriati dovuto a emergenze negli ultimi 20 anni?

Quanti sono stati rimpatriati con AZ? Quanti con l'AMI? Quanti con altre compagnie aeree italiane? Quanti con compagnie straniere?

Quanti dei rimpatri fatti da AZ avrebbero potuto essere fatti con voli militari o con altre compagnie italiane?

Quanto è costato AZ negli ultimi 20 anni?

Se i conti tornano...

Capisco che in casi di emergenza un vettore nazionale sia di aiuto.
Ma sarà veramente essenziale? Non sarei così sicuro.
 

A345

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15 Novembre 2007
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Piacenza, Emilia Romagna.
Da italiano all'estero dico che una compagnia di bandiera per un grande paese serve.
Deve essere una compagnia di bandiera con un modello di business che stia in piedi e guadagni, non una roba perennemente in perdita nonostante vari piani, gestioni, proprietari con una masnada di grasso senza fine a carico del contribuente.
Ma, da italiano all'estero che lavora per una azienda italiana, quando c'è da portare connazionali / tecnici / ingegneri (ovvero euro che dall'estero arrivano in italia grazie a contratti/progetti) in situazioni di emergenza dentro o fuori un paese (magari con frontiere sostanzialmente chiuse), la compagnia di bandiera c'è, ti risponde, ti aiuta raccordandosi con ambasciata ed le altre realtà economiche italiane presenti nel paese ed organizzando voli speciali / di rimpatrio / charter.
Qualcuno mi dirà: "c'è il privato che lo può fare benissimo", "ci sono le altre compagnie di bandiera"...io in questa situazione di emergenza globale so che la compagnia di bandiere dei cugini neanche risponde alle mail per dirne una. E le low cost non mi risultano pervenute.
È proprio il concetto di "compagnia di bandiera " che non ha più alcun senso, non solo in Italia (e in Italia meno che in altri paesi, visto la propensione storica a buttare soldi in carrozzoni statali).

Allo scopo da te citato allora c'è già l' Aeronautica Militare, in alternativa mille mila compagnie private/lc/charter/ecc pronte a soddisfare ogni richiesta, in qualsiasi momento.

E non ci costerebbero centinaia di milioni l'anno. Ogni anno.

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maxdan2008

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Gli articoli odierni su Repubblica e Corriere relativi alla presentazione del bilancio 2020 Lufthansa ed ai possibili rapporti con Alitalia
o tirano a caso oppure hanno problemi con il tedesco ....

Lufthansa, un 2020 con perdite record. Il numero uno Spohr: "Alitalia, siamo pronti per un accordo"
di Lucio Cillis

Lufthansa, perdita record di 6,7 miliardi. Si allontana l’accordo con Alitalia
di Leonard Berberi
 

I-MEX

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Da italiano all'estero dico che una compagnia di bandiera per un grande paese serve.
Deve essere una compagnia di bandiera con un modello di business che stia in piedi e guadagni, non una roba perennemente in perdita nonostante vari piani, gestioni, proprietari con una masnada di grasso senza fine a carico del contribuente.
Ma, da italiano all'estero che lavora per una azienda italiana, quando c'è da portare connazionali / tecnici / ingegneri (ovvero euro che dall'estero arrivano in italia grazie a contratti/progetti) in situazioni di emergenza dentro o fuori un paese (magari con frontiere sostanzialmente chiuse), la compagnia di bandiera c'è, ti risponde, ti aiuta raccordandosi con ambasciata ed le altre realtà economiche italiane presenti nel paese ed organizzando voli speciali / di rimpatrio / charter.
Qualcuno mi dirà: "c'è il privato che lo può fare benissimo", "ci sono le altre compagnie di bandiera"...io in questa situazione di emergenza globale so che la compagnia di bandiere dei cugini neanche risponde alle mail per dirne una. E le low cost non mi risultano pervenute.
Concordo in pieno, al 10000%.
 
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