atlantique
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- 4 Ottobre 2008
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Re: Thread Alitalia / Etihad
Il messaggero
dal nostro inviato Rosario Dimito
CERNOBBIO - Etihad ha ingaggiato un nuovo advisor, di alto standing internazionale, per il negoziato finale con Alitalia. Di recente la compagnia di Abu Dhabi ha affidato un mandato ad hoc a JpMorgan. Per il tramite di Samuele Pasi, responsabile m&a della banca d’affari americana, due giorni fa sarebbero state consegnate a Leopoldo Attolico, capo dell’investment banking di Citi, consulente di Cai, le linee guida di un piano industriale «strettamente confidenziale», alla cui accettazione è subordinata la presentazione di un’offerta. Quindi, contrariamente alle attese alimentate dalle parole di Gaetano Miccichè, dg di Intesa Sanpaolo, primo socio (20,59%) della compagnia italiana e fra i principali creditori, giovedì scorso («Credo domani arrivi l’offerta»), il vettore arabo ha evitato di uscire allo scoperto. Sarebbe stata una mossa troppo impegnativa. Prima di mettere le carte definitive sul tavolo, infatti, Abu Dhabi intende, da un lato, ricevere alcune assicurazioni dal governo e, dall’altro, preparare il terreno negoziale con la società guidata da Gabriele Del Torchio in modo da essere in condizione di poter fare l’offerta economica. Ci vogliono almeno un paio di mesi, quindi a fine maggio potrebbe partire la stretta. Il tutto nella consapevolezza, evidente sin dall’inizio, ma ribadita l’altro giorno dalla Ue, pressata dalle altre compagnie europee preoccupate (in primis Lufthansa) dalla nascita del nuovo network, di delimitare l’ingresso di Etihad sotto il 49%.
Per il momento, quindi nessuna offerta diretta ad Alitalia ma una proposta veicolata tramite le rispettive banche d’affari. A questa si aggiunge una lettera indirizzata al governo contenente una serie di richieste collaterali, propedeutiche alla definizione dell’accordo industriale e finanziario. Anche perchè nel mirino di Abu Dhabi ci sarebbe una quota di Adr.
I PUNTI FERMI
JpMorgan quindi, ha preso in mano le grandi manovre per l’atterraggio a Fiumicino. La banca Usa si aggiunge a Booz & co, Pwc e Dla Piper e nei primi giorni della prossima settimana, assieme a Citi, avvierà il confronto con le banche e le Poste. «Sto aspettando e sperando che arrivi la lettera» con la quale Etihad dovrebbe specificare il suo interesse per Alitalia», ha detto ieri Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, un altro importante creditore e azionista (12,99%), a latere del workshop Ambrosetti. «Sto aspettando di vedere cosa c'è nella lettera, se e quando arriverà». In realtà, da quel poco che trapela, le carte confidenziali indicano sinergie, rotte, struttura finanziaria. Per raggiungere quelle centinaia di milioni di sinergie, Etihad chiede un drastico taglio del costo del lavoro (50%) da realizzare con interventi definitivi. Questo significa che le formule italiane dei contratti di solidarietà e della cigs non sono applicabili, ma misure radicali oltre a sollevare la piazza dei 12.700 dipendenti, rende necessario il coinvolgimento del governo. Sul piano della rete commerciale Fiumicino potrebbe diventare il secondo hub del network, dopo Abu Dhabi: uno snodo per sviluppare tratte intercontinentali (nord Europa e America) cui potrebbe affiancarsi Malpensa, mentre alcune destinazioni europee potrebbero essere raggiunte da Linate che taglierebbe le linee domestiche. Poi c’è il capitolo debito: 549 milioni dei quali Etihad vorrebbe la conversione di 400-450. Un sacrificio che Intesa e Unicredit dovrebbero essere costrette a fare.
Il messaggero
dal nostro inviato Rosario Dimito
CERNOBBIO - Etihad ha ingaggiato un nuovo advisor, di alto standing internazionale, per il negoziato finale con Alitalia. Di recente la compagnia di Abu Dhabi ha affidato un mandato ad hoc a JpMorgan. Per il tramite di Samuele Pasi, responsabile m&a della banca d’affari americana, due giorni fa sarebbero state consegnate a Leopoldo Attolico, capo dell’investment banking di Citi, consulente di Cai, le linee guida di un piano industriale «strettamente confidenziale», alla cui accettazione è subordinata la presentazione di un’offerta. Quindi, contrariamente alle attese alimentate dalle parole di Gaetano Miccichè, dg di Intesa Sanpaolo, primo socio (20,59%) della compagnia italiana e fra i principali creditori, giovedì scorso («Credo domani arrivi l’offerta»), il vettore arabo ha evitato di uscire allo scoperto. Sarebbe stata una mossa troppo impegnativa. Prima di mettere le carte definitive sul tavolo, infatti, Abu Dhabi intende, da un lato, ricevere alcune assicurazioni dal governo e, dall’altro, preparare il terreno negoziale con la società guidata da Gabriele Del Torchio in modo da essere in condizione di poter fare l’offerta economica. Ci vogliono almeno un paio di mesi, quindi a fine maggio potrebbe partire la stretta. Il tutto nella consapevolezza, evidente sin dall’inizio, ma ribadita l’altro giorno dalla Ue, pressata dalle altre compagnie europee preoccupate (in primis Lufthansa) dalla nascita del nuovo network, di delimitare l’ingresso di Etihad sotto il 49%.
Per il momento, quindi nessuna offerta diretta ad Alitalia ma una proposta veicolata tramite le rispettive banche d’affari. A questa si aggiunge una lettera indirizzata al governo contenente una serie di richieste collaterali, propedeutiche alla definizione dell’accordo industriale e finanziario. Anche perchè nel mirino di Abu Dhabi ci sarebbe una quota di Adr.
I PUNTI FERMI
JpMorgan quindi, ha preso in mano le grandi manovre per l’atterraggio a Fiumicino. La banca Usa si aggiunge a Booz & co, Pwc e Dla Piper e nei primi giorni della prossima settimana, assieme a Citi, avvierà il confronto con le banche e le Poste. «Sto aspettando e sperando che arrivi la lettera» con la quale Etihad dovrebbe specificare il suo interesse per Alitalia», ha detto ieri Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, un altro importante creditore e azionista (12,99%), a latere del workshop Ambrosetti. «Sto aspettando di vedere cosa c'è nella lettera, se e quando arriverà». In realtà, da quel poco che trapela, le carte confidenziali indicano sinergie, rotte, struttura finanziaria. Per raggiungere quelle centinaia di milioni di sinergie, Etihad chiede un drastico taglio del costo del lavoro (50%) da realizzare con interventi definitivi. Questo significa che le formule italiane dei contratti di solidarietà e della cigs non sono applicabili, ma misure radicali oltre a sollevare la piazza dei 12.700 dipendenti, rende necessario il coinvolgimento del governo. Sul piano della rete commerciale Fiumicino potrebbe diventare il secondo hub del network, dopo Abu Dhabi: uno snodo per sviluppare tratte intercontinentali (nord Europa e America) cui potrebbe affiancarsi Malpensa, mentre alcune destinazioni europee potrebbero essere raggiunte da Linate che taglierebbe le linee domestiche. Poi c’è il capitolo debito: 549 milioni dei quali Etihad vorrebbe la conversione di 400-450. Un sacrificio che Intesa e Unicredit dovrebbero essere costrette a fare.