SEA, è scontro Comune-F2i a rischio l'approdo in Borsa
Guerra di carte sulla cessione della società che gestisce gli aeroporti milanesi. "Omessi dati sensibili
nelle comunicazioni al mercato", accusa Gamberale. E Palazzo Marino: "Il fondo rispetti i patti fra soci"
Lo scontro su Sea è ormai aperto. È uscito dal dietro le quinte, dalle algide formule della finanza e dei rapporti istituzionali ed è deflagrato in una battaglia di carte. Una partita che si gioca tutta nell’ultimo miglio prima che, a fine mese, sia stabilito il prezzo finale delle azioni per la quotazione in Borsa. Un terremoto che ha aperto, soprattutto, una faglia profonda tra i due grandi soci degli scali di Linate e Malpensa. Sono sempre più duri, i toni tra F2i e Palazzo Marino sulla quotazione di Sea. E a testimoniarlo sono i documenti che i fax della Consob negli ultimi giorni hanno sputato a ritmo incessante. Perché il clima si è arroventato e la guerra, a giudicare dalle lettere che rimbalzano dal Comune alla Provincia, sembra non essere ancora finita.
E' il fondo guidato da Vito Gamberale che ha lanciato un attacco durissimo. E un’accusa inviata anche alla Consob: la Sea non avrebbe comunicato al mercato dati sensibili sull’andamento della società. Questo il contenuto di una lettera che è diventata un caso e che, secondo indiscrezioni smentite però in serata da F2i, avrebbe portato il fondo persino a valutare la strada di un esposto in Procura. Un passo che ha prodotto una reazione a catena: dalla Consob, che ha scritto a Sea per avere «informazioni», all’azienda che ha risposto alla Commissione dettagliando le sue spiegazioni, ma anche ai consiglieri di F2i nel board della società per un invito che, più o meno, suona così: «Basta con le critiche che mettono a rischio la quotazione».
Ecco la ricostruzione.
Il giallo finanziario si complica a partire dal 15 novembre. È da allora, dal voto nel cda Sea che – contrari i rappresentanti di F2i – dà il via libera alla forchetta di prezzo, che la situazione precipita. Quel voto è un segnale: si va avanti verso Piazza Affari. Il fondo di Gamberale ha acquistato il 29,75 per cento a 385 milioni di euro. Ora la valutazione degli aeroporti è stimata per la Borsa tra 800 milioni e 1,07 miliardi. Se tutto andasse in porto, a F2i non resterebbe che registrare in bilancio una perdita tra i 100 e i 150 milioni. Sullo sfondo: il lungo corteggiamento che sarebbe stato fatto a Podestà per acquistare direttamente dalla Provincia il 14,4 per cento degli scali.
È F2i, già il 16, a scrivere ai soci di Sea per chiedere un incontro e parlare del prezzo. Asam, la cassaforte della Provincia, sostiene di aver già dato gli indirizzi nel cda di Sea: questione chiusa. Anche Palazzo Marino risponde il 19 novembre, con una missiva dai toni perentori: «Il patto parasociale – si legge – prevede l’impegno per F2i di collaborare con il Comune, Sea e i rispettivi consulenti» per la quotazione e «di astenersi dal porre in essere qualsiasi atto che possa ostacolare e/o impedire la medesima». L’invito è «a non turbare il clima della quotazione come purtroppo verificatosi in alcuni casi».
L’elenco è lungo: dal voto contrario in cda sul prezzo alla comunicazione di «generici elementi di forte negatività di contesto macroeconomico e di criticità aziendali», dall’anticipazione della «promozione di azioni giudiziarie» al fatto di non aver mai smentito la volontà di acquistare le quote della Provincia. F2i replica affermando, in sintesi, che i suoi consiglieri agiscono individualmente, che le voci sono «pure illazioni» e che i fatti non sarebbero «generici». Loro vorrebbero solo evitare che la Borsa si risolvesse in un danno per Sea. Ma è soprattutto un’altra la mossa sferrata quel giorno: la lettera inviata ai vertici aeroportuali e alla Consob per accusare Sea di non aver comunicato dati sensibili al mercato. Due i punti contestati: il calo del traffico aereo degli ultimi due mesi e l’aumento dei tempi di riscossione dei crediti nei confronti di alcune compagnie aeree.
Con questa comunicazione in mano, il 19 novembre Consob scrive a Sea per richiedere di trasmettere «senza indugio» ogni «informazione e considerazione utile» e «di valutare la rilevanza delle stesse ai fini di procedere alla integrazione delle informazioni a disposizione del pubblico». È quello che parte da Linate: 8 dettagliatissime pagine. In particolare, sul traffico di Linate, si spiega che il calo registrato a ottobre rispetto al 2011 (3,1 per cento) è il primo del 2012. E, soprattutto, non sarebbe significativo: anche gli anni precedenti, nello stesso periodo, si è verificato lo stesso fenomeno. L’affermazione è sicura: «Il prospetto informativo e la relazione finanziaria al 30 settembre 2012 forniscono al mercato tutti gli elementi informativi necessari a pervenire a un fondato giudizio sulle prospettive della società».
Il prospetto, poi, conterrebbe già l’informazione di cui i consiglieri in Sea di F2i «lamentano l’omissione». Due mesi non costituiscono un «trend» e possono essere influenzati da fattori esterni come «fenomeni atmosferici, festività, ponti, scioperi». Precisazioni anche sui crediti verso Meridiana. Poi l’ultimo paragrafo: Sea, dice, «non può esimersi dall’allegare» a quell’anodina lettera gli articoli pubblicati sulla stampa scritti dopo la “fuga di notizie”. Ma è un ultimo passaggio, che fa capire come la battaglia sia in corso su tutti i fronti. Altre otto pagine, questa volta indirizzate, sempre da Sea ai rappresentanti del fondo in cda. Un segnale: guai, per il bene della quotazione, a tirare tropo la corda. E una chiusa altrettanto decisa: «Critiche e censure devono essere espresse in Consiglio o segnalate al collegio sindacale. Non sembra opportuno che i singoli amministratori si rivolgano direttamente all’autorità di vigilanza... mettendo a rischio l’offerta pubblica di azioni». L’auspicio: che «il comportamento di tutti i consiglieri in questa fase delicatissima sia improntato al rigoroso interesse sociale e delle regole di sollecitazione al mercato». In gioco c’è l’approdo in Borsa.
(22 novembre 2012) - Repubblica