A che serve incrementare gli arrivi, se poi dentro l'isola non ti muovi?
Questo è vero, però se prima di aumentare i collegamenti aerei dovessimo aspettare di avere le ferrovie che funzionano e le "regie trazzere" (non sto scherzando, si chiamano ancora cosí) trasformate in strade asfaltate, allora potremmo aspettare per secoli.
Il trasporto pubblico su lunga distanza – ovvero gli autobus interurbani – piú o meno funziona.
Per quanto riguarda i treni, FS ed RFI hanno iniziato dalla fine degli anni '90 un progressivo ma inesorabile ritiro dall'isola a causa dello scarso utilizzo. I clienti, a loro volta, utilizzano i treni sempre meno perché ce n'è pochi, in condizioni fatiscenti, ad orari non comodissimi e non sempre puntuali. Se a questo aggiungi che il personale di FS nella maggior parte dei casi non è lí per merito o perché da bambino sognava di fare il capostazione, quanto per raccomandazione (non so se vi ricordate come si entrava – e forse si entra ancora – nelle ferrovie e come se ne usciva con baby-pensioni d'oro... lavorare in FS era meglio di un terno al lotto) e quindi ha spesso un'attitudine passiva e svogliata, talvolta maleducata, nei confronti dei viaggiatori... il gioco è fatto.
Il trasporto pubblico cittadino è di nuovo una nota dolente e anche qui ti do ragione.
Tuttavia, vorrei sottolineare che l'incremento turistico non può che facilitare un'eventuale investimento nel trasporto pubblico. Il viceversa è molto piú difficile. Mi spiego: né lo stato né i privati investono in infrastrutture con la speranza che poi i turisti arrivino. Viceversa, se si inizia a fare arrivare il doppio dei turisti che visitano la nostra isola ogni anno, anche in condizioni meno che ottimali (tanto – per semplificare – al Rostockese medio, quando gli dai il sole, la Scala dei Turchi ed i Templi di Agrigento, lui è contento anche se deve arrivarci a piedi dall'aeroporto), allora si creano i presupposti per stimolare gli interventi. Non ha senso boicottare l'arrivo dei turisti con la scusa del "poi dentro l'isola non si muovono".
I gggiovani siciliani credo siano ben consci dell'avanzamento culturale, e siano quindi ben acculturati e moderni.
Su questo, per esperienza personale, non sono molto d'accordo. La Sicilia ha 5 milioni di abitanti, per cui fare un discorso
in generale è impossibile. Tuttavia esistono delle realtà di aberrazione tremenda... un esempio che ti posso fare sono certi piccoli paesi dell'entroterra. La mentalità dei siciliani, vuoi per secoli di storia gattopardesca, vuoi per la nostra indole, è francamente quanto di piú lontano io abbia visto in Italia dal "ben acculturato e moderno", ovviamente sempre parlando
in media.
Fra l'altro non dico che i Norvegesi, per campare un esempio, siano ben acculturati e moderni. Per essere rispettosi a volte basta soltanto nascere e crescere in una società che valuti il rispetto ed in mezzo a persone che si comportano, per la maggior parte, con rispetto. Si può anche essere ignoranti e con il cervello di una barbabietola, ma se da quando sei nato non hai mai visto uno buttare una cartaccia per terra e ti hanno sempre insegnato a non buttare le carte per terra, tu farai quei cinque metri in piú per buttare la carta nel cestino, a prescindere dal fatto che tu capisca o meno il valore del tuo gesto.
Quello che gli manca, semmai, è un'opportunità per stare a casa e viaggiare per diletto, anzichè dover emigrare.
Anche su questo siamo d'accordo. Però per permettere agli abitanti di una terra depressa e non certo ricca di viaggiare, delle due l'una: o la trasformi di colpo in una terra paradisiaca e sviluppata, oppure offri opportunità di viaggiare a prezzi piú contenuti. In un mondo ideale, faresti la prima (e forse, poi, anche la seconda); in questo mondo, facciamo la seconda (sperando che anche indirettamente e lentamente contribuisca alla prima).
A me 'sta storia della globalizzazione mica mi sconfinfera poi così tanto, stiamo perdendo tutte le nostre tradizioni, usanze ed eredità locali.
E quelle sì che sono ricchezze.
Anche su questo sono d'accordo. Ma ci sono vari tipi di globalizzazione culturale. E ti assicuro che in Sicilia le nostre tradizioni ed usanze locali sono ben radicate. A mio parere molto piú che nelle altre Regioni d'Italia. Anzi, in genere il commento del Siciliano quando va all'estero è: "Là non hanno niente e fanno sembrare che hanno chissà che, qua abbiamo tutto e facciamo sembrare che non abbiamo niente". (Tipico commento dopo aver visto la sirenetta a Copenhagen o Manneken Pis a Bruxelles)!
Viaggiare all'estero, confrontarsi con altre culture, tradizioni ed usanze, è anzi un momento di epifania nei confronti delle nostre specificità locali. Quel palazzo che vediamo sempre quando torniamo a casa da lavoro, all'improvviso diventa una perla del barocco che inspiegabilmente non è stata valorizzata. Ancora una volta, il viaggio è diventato momento di apertura mentale, di scoperta di una terra lontana e – per analogia – riscoperta della propria terra, ora vista sotto una luce nuova.