Aeroporti e alleanze, Passera dà l'ultimatum a Montichiari
CATULLO. Il ministro annuncia a breve il riordino degli scali troppo numerosi e «non pensati», in particolare in Lombardia. Si è fermato il piano per mettere a sistema gli scali del Nord. La Procura al lavoro, vuole ascoltare Bortolazzi e Pennacchia
Verona. L'apertura di un fascicolo d'indagine comporta passaggi dovuti, così l'acquisizione di eventuali documenti potrebbe essere preceduta dalle convocazioni di coloro che risultano essere informati sui fatti. E nel caso che riguarda assunzioni e sprechi per gli aeroporti Catullo e Montichiari non è escluso che a breve in Procura saranno sentiti coloro che nel corso della trasmissione di La7 «Gli Intoccabili» ebbero a parlare di quelle anomalie. Ovvero l'ex presidente Fabio Bortolazzi e l'ex consigliere di amministrazione Franco Pennacchia. Ma al momento l'attività della Procura può definirsi «conoscitiva». Ma qual è la strategia complessiva per questi due aeroporti? Una domanda che diventa urgente dopo le parole del ministro delle Infrastrutture Corrado Passera intervenuto in Assolombarda alla decima edizione della Mobility Conference. «Entro breve dovremo dare una risposta alla numerosità non pensata degli aeroporti». Significa chiudere quelli piccoli, tra i quali Montichiari? Passera non lo dice ma fa un passo in più: «Il singolo aeroporto non va valutato in quanto tale ma nel quadro di sistema di quella zona. Anche la Lombardia», ha sottolineato, «non può dire di essere al meglio delle sue possibilità». E Montichiari, scalo bresciano controllato dal Catullo, è in Lombardia. E lo studio del ministero potrebbe prevedere di riorganizzare il traffico cargo proprio su Montichiari. E allora ecco spuntare di nuovo quello che doveva chiamarsi Seas: «South European Airport System». È stato il tormentone per tutto il 2010 e buona parte del 2011. L'ex presidente Fabio Bortolazzi se ne era attribuito la paternità. Prevedeva, sull'esempio di quanto fatto in Inghilterra attorno a Londra, di mettere a sistema il Sap: sistema aeroportuale padano. Sponsor: la Lega e anche questa volta Banca Intesa con Sea. L'ipotesi di lavoro era: Verona per low cost e charter, Montichiari per il cargo (la quarta pista di Malpensa, era lo slogan); Orio al Serio low cost, Linate city airport e Malpensa intercontinentali e cargo. «I cinque aeroporti del bacino lombardo-veneto dovrebbero avviarsi al più presto verso una strategia di integrazione, quantomeno industriale, per fronteggiare la competitività delle compagnie straniere», ha affermato Giuliano Asperti, vicepresidente Territorio e Infrastrutture di Assolombarda, durante la Mobility Conference. I cinque aeroporti del bacino lombardo nei primi 11 mesi del 2011 insieme hanno trasportato 37,5 milioni di passeggeri, pari al 27% del totale nazionale, e 577 mila tonnellate di merce, pari al 67% del totale nazionale. «Il loro sviluppo è necessario per offrire competitività al sistema economico dell'area padana, un piano industriale dell'insieme di questi aeroporti è indispensabile - ha spiegato Asperti -. Questi cinque aeroporti distano mediamente 40 km l'uno dall'altro e sono gestiti con impegno e anche successo dalle società di gestione, ma non condividono un progetto comune di aggressione al mercato ormai europeo/mondiale e di servizio ai bacini del nord Italia, non sono cioè un sistema». Quindi, si domanda Asperti, «perché non andare tutti velocemente verso una strategia di integrazione, quanto meno industriale, che sappia trarre i maggiori vantaggi dalle specializzazioni di ciascun aeroporto, al fine di costruire un sistema attrattivo internazionale, invece che rischiare di farsi concorrenza in un bacino regionale diventato ormai troppo piccolo?». Ma proprio il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi ha spiegato perché tutto si è fermato: troppa frammentazione tra gli azionisti delle società di gestione. «Quello è il nostro progetto - ha detto Bonomi -, è un progetto d'integrazione industriale e societaria, ovviamente deve essere riscontrato dagli azionisti di quelle società che finora non l'hanno riscontrato». Bonomi ha anche spiegato che il «progetto è diventato una proposta formulata su due tavoli distinti, Verona e Brescia, da una parte, e Bergamo dall'altra, negli anni 2009-2010». La mancata realizzazione, secondo Bonomi, è imputabile all'«estrema frammentarietà del loro azionariato» che «ha finora impedito un riscontro sostanziale alla proposta che Sea ha formulato, ma quello è il nostro progetto ed è l'unica soluzione per rispondere al problema italiano, che non è il problema del numero degli aeroporti, ma della loro frammentazione». Soluzioni? «L'unica risposta la possono dare le imprese integrandosi». Nel frattempo la Sea di Bonomi non è riuscita a quotarsi, il Governo è cambiato e non c'è più la Lega, i fondi privati come quello di Gamberale F2i entrano in Sea come nelle autostrade dove c'è anche Banca Intesa. Se questo è lo scenario, quale sarà la strategia locale? L'unico dato certo è che Montichiari è il sesto aeroporto cargo in Italia (con il maggiore incremento, +17%) e che il suo valore è in picchiata, tanto è vero che i soci bresciani, come abbiamo scritto ieri, vogliono lo sconto per le nuove quote. Dopo aver perso 90 milioni di deficit, va a finire che a furia di fare pulizia nei bilanci Verona se ne libererà per una pipa di tabacco? Dopo il danno, la beffa?M.B.
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