Facci sapere per il ritorno magari con un bel TR

Grazie
Io lo avevo detto che non ci credevo, non ci credevo che China Eastern avrebbe offerto un aereo e un servizio migliore. Non ci credevo e così è stato.
Sabato 12 novembre: il buongiorno si vede dalla lounge. Che non sarà una bella giornata lo si capisce subito.
Quando chiamano l’imbarco per Roma, la sala si svuota completamente. E rieccolo lì.
Questa volta sapevo cosa mi aspettava, non ci credevo e così è stato: meravigliosi, nuovissimi interni.
Non voglio fare un report, solo dare una testimonianza dello stato delle cose. Per dare un’idea, questo era il mio posto all’andata.
Stavolta, però, mi sono assicurato un amplissimo spazio in seconda fila. Devo solo stare attento a non riempire troppo la tasca portaoggetti: reclinandosi il sedile davanti, la massa dei giornali finisce sui piedi.
Questo è il famigerato armadietto che taglia lo spazio della prima fila. Il passeggero dell’1L, però, si adatta.
10 posti occupati su 12, io unico occidentale. Mai successo prima.
L’amenity kit – astuccio in plastica di un delicato verde acquamarina – di Bulgari ha solo la scritta, e dubito che a Bulgari lo sapessero. Per quanto riguarda la dotazione, comincio a rimpiangere i prodotti Occitane di Aeroflot.
La hostess (meno male che c’era lei) viene a dirmi qualcosa, probabilmente che non abbiamo uno slot.
Welcome drink sempre senza bollicine, ancora fermi distribuiscono uno snack.
Con soli 10 minuti di ritardo, però, cominciamo a muoverci. L’occhio cade sulla fodera.
Meno male che c’è lei
Il servizio è un po’ incerto. Le assistenti di volo passano con un carrellino con posate e bicchieri, leggendo da un foglio con insicura attenzione cosa mettere su ogni tavolo.
Mi piace il cestino del pane, il pane un po’ meno. Ma le noccioline nel sacchetto fanno tanto bar di stazione.
Nell’ordine: crema di zucca (troppo burro), aragosta marinata (inquietante il barattolino di salsa), filetto (non tenerissimo) con patate e verdure (buone). Salto il dolce e il carrello dei formaggi (ebbene sì, su un aereo cinese!).
Non ci sono stuzzicadenti e un cinese si pulisce con i denti della forchetta.
Mi faccio un giro nella Economy Plus, o come cavolo si chiama. Un chiaro successo commerciale (era così pure all’andata: ma toglierla e mettere più posti di business no?).
Non mi piace viaggiare di giorno, tornando verso Ovest. Oltretutto si mangia in continuazione. Rifiuto uno snack (un altro: portato nemmeno due ore dopo la fine del pranzo) e una cosa che forse era la cena, forse la merenda.
La hostess si preoccupa perché non mangio e chiedo solo acqua. Mi dice di chiamarla nel caso più tardi volessi mangiare. Ti chiamerei volentieri, ma non ho fame.
Meno male che c’è lei.
Le tendine si abbassano e i sedili si reclinano. Più o meno. Si dorme un po’. Più o meno.
Il 340 non ce la fa: la velocità resta bassa e il rischio che io perda il treno, invece, è alto. Va così fino agi Urali, che non arrivano mai. Sulla pianura russa l’aereo ha uno scatto, ma è solo un momento, poi riprende a volare più lento.
Poi, ci ripensa, ha uno scatto di orgoglio. Non ci credo: 945 km/h, un marcione! E li mantiene!!
A Fiumicino le scale mobili sono naturalmente rotte. Ho preso il treno che partiva prima.