Financial Times si dimentica di alcuni piccoli particolari:[h=1]Alitalia, Financial Times critica Enrico Letta: "Ha fatto un passo falso, messaggi contraddittori per gli investitori esteri"[/h]
Con un editoriale affilato fin dal titolo ("Il passo falso di Letta"), il Financial Timeslancia critiche taglienti ai "messaggi contraddittori" dell'esecutivo sull'apertura agli investimenti esteri, rilevando il "riemergere del protezionismo economico" in Italia. Non molto diverso è il parere del Wall Street Journal, secondo il quale la vicenda Alitalia "incarna il fallimento della politica industriale" nel nostro paese.
Critiche che fanno innervosire - e non poco - l'esecutivo. L'azione del governo nella crisi di Alitalia - affermano fonti di Palazzo Chigi - "non è protezionismo, ma l'esatto contrario". Piuttosto, si tratta di "accompagnare al meglio Alitalia - osservano le stesse fonti - verso l'integrazione con un partner straniero. E quindi è l'esatto contrario del protezionismo".
Diversa però e la lettura di entrambi i quotidiani economici. "A Roma il protezionismo è tornato di moda. E non è un bel vedere", afferma il Financial Times citando le vicende Telecom Italia e Finmeccanica, ma concentrando le accuse sul caso Alitalia. Con l'ingresso/salvataggio delle Poste - secondo il quotidiano della City - "si ripete lo stesso errore commesso nel 2008, organizzando una soluzione che manterrà la compagnia in mani italiane".
Ma "la logica dietro a questa operazione è confusa", "sarebbe meglio vendere la società a un operatore straniero", tra cui Air France ovviamente. Ma soprattutto, secondo il Ft, questo risorgere del protezionismo industriale "getta un'ombra sulla sincerità di Enrico Letta. Il presidente del Consiglio ha detto di voler attrarre investimenti esteri. La strategia su Alitalia manda un messaggio contraddittorio. Dire di essere aperti è facile. Ma quello che conta - conclude il Ft - è esserlo veramente quando una compagnia straniera bussa alla porta".
Nel criticare la scelta dell'esecutivo, il quotidiano economico ricorda quel che è accaduto cinque anni fa. "L'azienda stava andando in bancarotta, quando l'allora primo ministro Silvio Berlusconi si oppose fermamente a un'offerta di acquisizione da parte di Air France-KLM, insistendo sul fatto che la compagnia doveva rimanere italiana". Di qui la decisione di vendere il vettore a un gruppo di imprenditori italiani, "la maggior parte dei quali - sottolinea il Ft - non aveva alcuna esperienza nel settore dell'aviazione". Il resto è storia. "Il tentativo di rimettere la compagnia in buona salute fallì, e ora Alitalia si trova di nuovo sull'orlo della bancarotta".
E il governo italiano - di fronte a questo refrain - cosa fa? Sceglie, secondo il Ft, di "ripetere lo stesso errore commesso nel 2008", facendo spuntare dal cilindro "una soluzione che farebbe restare la compagnia in mani italiane": l'operazione Poste Italiane, "società di proprietà del governo" il cui core business - a rigor di logica - non ha nulla a che spartire con l'aviazione.
Alla stroncatura del Financial Times si accompagna quella del Wall Street Journal, che non è molto più morbido nel giudicare la scelta dell'esecutivo, né nel definire Alitalia come "il simbolo nazionale che generazioni di politici hanno cercato di proteggere". Un simbolo - attacca il Wsj - il cui ritorno all'insolvenza incarna "il fallimento della politica industriale in Italia".
"La prolungata recessione economica - sottolinea il quotidiano economico Usa - ha esacerbato la mancanza di competitività di molte aziende" italiane, "già svantaggiate da un enorme peso fiscale, complicatissime leggi sul lavoro, alti costi energetici e ingerenze politiche. E così la base industriale del paese si sta erodendo man mano che settori una volta brillanti, come l'acciaio, l'auto o la componentistica, tagliano posti e spostano le produzioni all'estero. Alitalia - conclude il Wsj - ne è l'esempio più eclatante".
1.acquisto solo da una procedura, cioè da un fallimento o da una gestione giudiziaria in continuità; acquisto a zero lire;
2.trasformazione di Fiumicino in un aeroporto di passaggio concentrando tutti i voli internazionali su Parigi.
E' chiaro, i dati di AF con le sue perdite portano a quelle considerazioni (a meno che non ci sia qualcuno che faccia un aumento di capitale per acquistare AZ).
Riassumendo vuole lasciare i bruscolini in Italia, e perdite su crediti tra fornitori e banche.