Alitalia: cambia tutto?


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leerit

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3 Settembre 2019
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L’ultimatum di Bruxelles sui 400 milioni di euro salva-Alitalia sta mettendo il governo spalle al muro. Una soluzione per sbloccare il prestito ponte, il terzo, va trovata entro lunedì. Così, tra un incontro blindato con i vertici Lufthansa e un’apertura all’ipotesi di nazionalizzazione, secondo quanto risulta a milanofinanza.it, filtra anche un’indiscrezione che avrebbe dell’inverosimile se non venisse da fonti autorevoli. I 3 commissari straordinari di Alitalia, durante l’incontro nella tarda serata di ieri, avrebbero concordato col Mise di poter fare un nuovo tentativo con FS e Delta, riprovando anche a tenere in gioco Atlantia , la prima a sfilarsi dalla cordata una decina di giorni fa. La capogruppo di Aeroporti di Roma, però, è sotto pressione per la minaccia di imminente revoca delle concessioni autostradali. Sembra difficile perciò che una soluzione possa arrivare in extremis riproponendo un consorzio che per stessa ammissione del ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli “non c’è più”. Intanto i 400 milioni di euro per la sopravvivenza della compagnia sono nel mirino della commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, che ha ribadito che il nuovo prestito ponte non potrà essere garantito dallo Stato italiano e approvato da Bruxelles, se non a due condizioni: in estrema sintesi, che ci sia la continuità aziendale, e che si faccia avanti ufficialmente un compratore. Altrimenti a Bruxelles non resterà che aprire una procedura per aiuti di Stato, che si andrebbe ad affiancare a quella già in corso sui 2 precedenti finanziamenti per 900 milioni di euro. Secondo i legali del Mise, perciò, non resta che aprire una nuova procedura, dando anche un segnale di discontinuità con l’attuale gestione commissariale. Strada che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe gradita anche a Bruxelles. Intanto, in totale riserbo, si è svolto un incontro con l’amministratore delegato di Lufthansa , Carster Spohr, accompagnato dal presidente e ceo di Air Dolomiti, Jeorg Eberarth. Per il Mise era presente l’avvocato Francesco Fortuna. Non c’è stata l’attesa fumata bianca, ma confidenzialmente trapela che l’incontro non sarebbe stato del tutto negativo.I tedeschi avrebbero ribadito il loro interesse per un’Alitalia ristrutturata, e riproposto anche l’offerta della partnership commerciale, oltre al possibile ruolo complementare di Air Dolomiti, che sul mercato italiano cresce ma a un tasso interiore al previsto. Questa posizione andrebbe a sostegno della nazionalizzazione temporanea alla studio di Patuanelli, da affidare al commissario unico, meglio se affiancato da un manager esperto di settore. Ieri il ministro ha escluso la terza strada, quella della liquidazione. “Non faremo fallire Alitalia” ha detto, “La nazionalizzazione può non essere per forza un evento negativo. Il problema è: la politica sarà in grado di individuare manager in grado di guidare l'azienda o solo manager trombati dalla politica stessa?". Alla gestione commissariale verrebbe affidato un incarico a tempo, con la priorità di ridurre i costi e poi provare a mettere nuovamente Alitalia sul mercato. Il tempo stringe, e quella della ristrutturazione preventiva per poi cedere la compagnia magari proprio a Lufthansa è perciò un’ipotesi che non viene scartata. Ai tedeschi, però, interesserebbero solo le attività di volo. Il governo dovrebbe quindi trovare il modo di garantire un futuro anche a manutenzione e servizi di terra, ammorbidendo l’impatto sull’occupazione, ed è questo il vero scoglio all’accordo con Lufthansa e il motivo del riserbo che ha circondato l’incontro. Anche con perimetro di flotta ridotto, invece, il colosso dei cieli sarebbe disposto a ricollocare i piloti nelle altre controllate del gruppo, a partite proprio da Air Dolomiti.

MF
 

Cesare.Caldi

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14 Novembre 2005
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N/D
...e meno male che per partito preso (di alcuni) quelle piu' scarse, sciatte, vecchie e schifose sono le US...
Non è piu' vero le compagnie US stanno investendo per rinnovare la flotta, parlo per American che è quella che uso piu' spesso, i 787 e i 777 con nuovi interni sono un ottimo prodotto. Certo ancora molto resta da fare quando le US 3 dismetteranno finalmente tutti i 767 rimasti sarà sempre troppo tardi. Quelli di AA rimasti in circolazione sono in uno stato pietoso, per non parlare di Delta che per rinnovare la flotta regional ha comprato la gran parte dei 717 ancora disponibili sul mercato aerei che starebbero meglio in un museo dell' aviazione.
 

13900

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26 Aprile 2012
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Non è piu' vero le compagnie US stanno investendo per rinnovare la flotta, parlo per American che è quella che uso piu' spesso, i 787 e i 777 con nuovi interni sono un ottimo prodotto. Certo ancora molto resta da fare quando le US 3 dismetteranno finalmente tutti i 767 rimasti sarà sempre troppo tardi. Quelli di AA rimasti in circolazione sono in uno stato pietoso, per non parlare di Delta che per rinnovare la flotta regional ha comprato la gran parte dei 717 ancora disponibili sul mercato aerei che starebbero meglio in un museo dell' aviazione.
....Ma come?

Ottimo prodotto malgrado la configurazione carro bestiame?? Cesare non ti riconosco piu'.
 

edogdm

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25 Maggio 2015
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By Marco Finelli. Alitalia with an horizon to 2020, beyond short-term corporate futures, sees it with a positioning that increases the importance of trying to upgrade or open flights that generate money from corporate customers. Fabio Maria Lazzerini - Chief Business Officer - has made us understand this by giving the trade press some insight about the future. In 2020 the airline should continue to grow. [ 1,147 more word ]
http://worldairlinenews.com/2019/11...maria-lazzerini-on-the-future-of-the-airline/


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TW 843

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By Marco Finelli. Alitalia with an horizon to 2020, beyond short-term corporate futures, sees it with a positioning that increases the importance of trying to upgrade or open flights that generate money from corporate customers. Fabio Maria Lazzerini - Chief Business Officer - has made us understand this by giving the trade press some insight about the future. In 2020 the airline should continue to grow. [ 1,147 more word ]
http://worldairlinenews.com/2019/11...maria-lazzerini-on-the-future-of-the-airline/


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Ma è stato tradotto con google?
Qui la versione italiana, che comunque è roba di 10 giorni fa...
https://www.advtraining.it/news/70506-l-orizzonte-2020-di-alitalia
 

Rasmus

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8 Settembre 2017
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Peggio che vomitevole, assolutamente folle.
Anche perché non si capisce come sia possibile che un "manager" di stato, scelto dalla politica, possa operare meglio di uno privato.
Eravamo già sull'orlo del baratro prima dell'arrivo di questi scappati da casa, ma stiamo facendo dei sostanziali passi in avanti.
Sinceramente non si capisce neanche il motivo per cui dovremmo accettare l'assioma che un manager scelto dallo stato sia peggiore di uno scelto da un privato. Faccio un esempio a caso: Ragnetti e Cempella.
 

DusCgn

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Alitalia, Patuanelli: "Da Lufthansa interesse commerciale"
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Adnkronos29 novembre 2019

"Ieri ho incontrato il ceo di Lufthansa. C'è un interesse commerciale ma al momento non per l'equity". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a margine di un evento a Brescia parlando del caso Alitalia. "Continua ad esserci un interesse di Delta", aggiunge ancora Patuanelli.

Rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se ci sono timori per il giudizio della Commissione Ue, Patuanelli ha replicato: "Credo che non ci siano timori. Un sistema Paese non può rinunciare al suo vettore e mettere in difficoltà tutta la parte business che Alitalia serve. Credo - aggiunge - che l'Ue debba consentire ad Alitalia di completare un percorso. Su questo c'è un'interlocuzione con l'Ue".

"Daremo un nuovo mandato ai Commissari che abbia al centro l'integrità aziendale", afferma ancora il ministro aggiungendo: "E' il momento di cambiare passo e di trovare una soluzione definitiva per la compagnia. Vogliamo rilanciarla". "Al netto delle eventuali strutture societarie - spiega- handling, manutenzione e aviation devono stare assieme nel progetto di una nuova Alitalia.

Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella compagnia "lo vedremo nelle prossime settimane. La presenza di Fs dovrà essere prevista anche dopo. La presenza di Fs dovrà essere prevista nel piano di rilancio della compagnia in una logica dell'intermodalità". Patuanelli sottolinea poi che sta "iniziando una fase". La compagnia, spiega ancora,"ha bisogno di una ristrutturazione sul campo dei costi. I nostri aerei volano e continueranno a volare. Garantiscono tre miliardi di incassi".
 

sevs17

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Milano, Lombardia.
Alitalia, Patuanelli: "Da Lufthansa interesse commerciale"
Adnkronos
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Adnkronos29 novembre 2019

"Ieri ho incontrato il ceo di Lufthansa. C'è un interesse commerciale ma al momento non per l'equity". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a margine di un evento a Brescia parlando del caso Alitalia. "Continua ad esserci un interesse di Delta", aggiunge ancora Patuanelli.

Rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se ci sono timori per il giudizio della Commissione Ue, Patuanelli ha replicato: "Credo che non ci siano timori. Un sistema Paese non può rinunciare al suo vettore e mettere in difficoltà tutta la parte business che Alitalia serve. Credo - aggiunge - che l'Ue debba consentire ad Alitalia di completare un percorso. Su questo c'è un'interlocuzione con l'Ue".

"Daremo un nuovo mandato ai Commissari che abbia al centro l'integrità aziendale", afferma ancora il ministro aggiungendo: "E' il momento di cambiare passo e di trovare una soluzione definitiva per la compagnia. Vogliamo rilanciarla". "Al netto delle eventuali strutture societarie - spiega- handling, manutenzione e aviation devono stare assieme nel progetto di una nuova Alitalia.

Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella compagnia "lo vedremo nelle prossime settimane. La presenza di Fs dovrà essere prevista anche dopo. La presenza di Fs dovrà essere prevista nel piano di rilancio della compagnia in una logica dell'intermodalità". Patuanelli sottolinea poi che sta "iniziando una fase". La compagnia, spiega ancora,"ha bisogno di una ristrutturazione sul campo dei costi. I nostri aerei volano e continueranno a volare. Garantiscono tre miliardi di incassi".
Morale non cambia nulla. Le richieste di LH per lo spezzatino non vengono prese in considerazione, confermato l'interesse di DL ed il Governo pochi giorni fa aveva detto che la cordata non esisteva più mentre ieri il Ministro ha detto che le Ferrovie dello Stato Italiane dovranno fare parte del piano di rilancio di AZ.
 
L

lamgio

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Alitalia, Patuanelli: "Da Lufthansa interesse commerciale"
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Adnkronos29 novembre 2019

"Ieri ho incontrato il ceo di Lufthansa. C'è un interesse commerciale ma al momento non per l'equity". Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, a margine di un evento a Brescia parlando del caso Alitalia. "Continua ad esserci un interesse di Delta", aggiunge ancora Patuanelli.

Rispondendo ai giornalisti che gli chiedono se ci sono timori per il giudizio della Commissione Ue, Patuanelli ha replicato: "Credo che non ci siano timori. Un sistema Paese non può rinunciare al suo vettore e mettere in difficoltà tutta la parte business che Alitalia serve. Credo - aggiunge - che l'Ue debba consentire ad Alitalia di completare un percorso. Su questo c'è un'interlocuzione con l'Ue".

"Daremo un nuovo mandato ai Commissari che abbia al centro l'integrità aziendale", afferma ancora il ministro aggiungendo: "E' il momento di cambiare passo e di trovare una soluzione definitiva per la compagnia. Vogliamo rilanciarla". "Al netto delle eventuali strutture societarie - spiega- handling, manutenzione e aviation devono stare assieme nel progetto di una nuova Alitalia.

Per quanto riguarda il ruolo dello Stato nella compagnia "lo vedremo nelle prossime settimane. La presenza di Fs dovrà essere prevista anche dopo. La presenza di Fs dovrà essere prevista nel piano di rilancio della compagnia in una logica dell'intermodalità". Patuanelli sottolinea poi che sta "iniziando una fase". La compagnia, spiega ancora,"ha bisogno di una ristrutturazione sul campo dei costi. I nostri aerei volano e continueranno a volare. Garantiscono tre miliardi di incassi".
Finalmente, dopo anni di chiacchiere inutili, parole nuove...
 

belumosi

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Ma la fase nuova dove starebbe?
Nello smettere di far finta che AZ sia una compagnia che possa stare sul mercato e vista la (loro) convenienza a mantenerla in vita, nazionalizzarla una volta per tutte.
Che poi, in fondo, è quello che avrebbero in realtà voluto tutti i politici nell'ultimo decennio: la certezza che nessuno potrà mai più toccare il loro giocattolo con le ali e i relativi interessi.
 

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ALITALIA/ Il danno che la nazionalizzazione può evitare
Alitalia rappresenta una struttura importante del turismo italiano. La nazionalizzazione potrebbe quindi essere utile

30.11.2019

Si rafforzano le voci di una nazionalizzazione di Alitalia in un’ottica di creare, recuperandone la piena efficienza, un’entità finalmente al servizio del rilancio del nostro Paese (tocchiamo ferro). Sarebbe la fine di un calvario che, iniziato nel 1998 (quando finì il sogno di un’azienda con bilanci in positivo, attraverso la fusione con Klm, che stava per trasformarsi nella più grande aerolinea europea), ha visto i suoi dipendenti protagonisti di una tragedia che pare essere arrivata al suo epilogo. Poco prima della notizia appena riportata ne abbiamo intervistato uno, assistente di volo, S.O. (co-responsabile di un blog che raduna tantissimi dipendenti Alitalia), che nel corso della sua carriera ha attraversato tutte le tappe di questa “Via Crucis” moderna.

Alitalia: un calvario che dal 1998 pare essere senza fine…

Purtroppo la situazione difficilmente potrà essere risolta se non verranno effettuati i debiti investimenti. Il problema di Alitalia si è cronicizzato a causa di operazioni piuttosto maldestre e di maquillage: chiunque ci sia arrivato non ha mai avuto una vera intenzione di investire. È un settore dove gli investimenti ci devono essere e molti di questi “capitani coraggiosi” non si sono voluti accollare i rischi che ciò comporta, con operazioni che potremmo definire di mera gestione o più italianamente di un tirare a campare.

Recentemente due ex AD di Alitalia hanno avuto confermate le condanne per gestioni scellerate.

Non c’è da meravigliarsi: uno dei principali problemi dell’Italia è di ordine morale a tutti i livelli, gestionali e politici. In Alitalia la cattiva gestione fino a non molto tempo fa era una componente importante, che poi ha portato sia Alitalia che il Paese in quel pantano che soffriamo oggi. Come nazione abbiamo tutte le caratteristiche per essere un Paese leader a livello mondiale, ma purtroppo quanto appena descritto ce lo impedisce…

Come spiega l’accanimento dell’opinione pubblica nei vostri riguardi?

I motivi sono sostanzialmente due: in primo luogo, il mercato aereo è un settore con un’evoluzione costante e quindi poco conosciuto nelle sue caratteristiche, fatto che porta a trattare spesso le varie questioni che ci accadono con una buona dose di ignoranza. Poi c’è pure il lavoro di certi media e pure una parte di vecchi miti, che già non esistono più ma sono duri a morire proprio mediaticamente, fatto che porta a fare disinformazione o, lo ripeto, informazione riferita al passato, che poi non era un mondo solo legato ad Alitalia, ma un’epoca comune a tutti i vettori. Prima il mercato aereo aveva certe caratteristiche perché chiuso in una certa élite e quindi chi ci lavorava disponeva di benefit che altre categorie non avevano. Per quanto riguarda i naviganti aerei dobbiamo anche considerare che pure studi recenti hanno confermato la pericolosità del loro lavoro legata alla salute.

Si parla di nazionalizzazione di Alitalia: tanto paga il contribuente no?

Sicuramente la nazionalizzazione permetterebbe all’Italia di prendere nelle proprie mani un volano non solo importante ma vitale per la propria economia. In questi giorni ho sentito l’Italia paragonata alla Svizzera e non all’Ue in termini di mercato aereo, riferendosi all’operazione Lufthansa (che è proprietaria dell’ex Swissair, ora Swiss ndr). L’Italia, rispetto agli altri mercati, ha nel turismo un settore importantissimo per la propria economia, lo sostengono molti esperti economici. Perdere la titolarità o non competere in questo rappresenterebbe un grossissimo danno: piaccia o no, Alitalia storicamente è una struttura di questo Paese anche nel settore turistico. Veicolare grandi flussi verso l’Italia renderebbe moltissimo a tutti. Un’indagine di settore conferma che il declino del turismo nel nostro Paese è temporalmente riscontrabile con la crisi della nostra compagnia.

E su Ryanair cosa mi dice?

Alitalia ancor oggi paga i suoi fallimenti a causa delle compagnie low cost che per decenni hanno adottato un sistema ai limiti della legalità fino ad arrivare alle condanne sia in sede Ue che di vari stati europei per le loro pratiche che conosciamo tutti da tempo. Da tantissimo si sono appropriate di decine e decine di tratte incentivate con soldi pubblici e con questo facendo una concorrenza sleale ad Alitalia, portandola sull’orlo del terzo fallimento. La stortura del co-marketing, non solo in Italia ma anche in Europa, ha portato danni notevoli: ma specialmente nel nostro Paese a causa dell’altissima attrattiva turistica che ha coinvolto moltissimi aeroporti. Oggi Alitalia controlla meno del 50% del proprio mercato interno e addirittura il 30% di quello internazionale con origine nel nostro territorio. Questo perché moltissimi aeroporti non in rete, in concorrenza serrata tra di loro seppur spesso con distanze tra le aerostazioni di meno di 30 chilometri. Teniamo conto pure che il fenomeno ha anche generato altri fattori: quello fiscale con tasse pagate prima in Irlanda e ora a Malta per instaurare un meccanismo atto ad aggirare la legge. È chiaro che Alitalia in queste condizioni non può competere perché deve rispettare non solo la fiscalità italiana, ma pure la legislazione sul lavoro.

Cos’altro provoca il fenomeno low cost?

Che è diventato difficile presidiare il mercato in queste condizioni perché ancora Alitalia parte con un costo attivo iniziale che i vettori low cost non hanno, visto che spesso gli incentivi che hanno rimangono tali a prescindere dal numero di passeggeri trasportati. È quindi importantissimo regolare tutto questo e far rispettare la legge italiana, affinché il mercato risulti equilibrato da regole e non drogato come lo è attualmente. Ricordiamo che fin dal 2001 AirOne era in causa con Ryanair per le ragioni fin qui elencate. Anche il sindacato deve chiedere il rispetto dei contratti e delle regole sul lavoro. La politica deve altresì imporre delle regole chiare e farle rispettare.

Ma oltre alle low cost mi risulta da alcuni anni una penetrazione di compagnie o società di investimento degli emirati, non solo in Italia, dove è presente il caso di Air Italy.

Anche questa non è una novità, sebbene appartiene all’ultimo periodo: negli Stati Uniti, mercato per quanto chiuso e nazionalista, la polemica sul dumping arabo si protrae da molto tempo. La forza economica del petrodollaro e dei vari fondi multimiliardari statali è notevole. La loro azione inizia con ordini faraonici alle case costruttrici di aerei, dopodiché i velivoli vengono destinati a compagnie aeree che di fatto sono proprietà dei fondi stessi, rompendo gli equilibri di mercato aereo di varie nazioni attraverso il dumping, in modo di metterle in difficoltà e farle fallire.

E a questo punto che soluzione si potrebbe avere per risolvere tutti questi problemi?

Lasciare che ogni Stato abbia la propria compagnia di bandiera di riferimento, gestita direttamente o con partecipazioni private nazionali, che sia in grado di portare in giro per il mondo la cultura di ogni singola nazione. Già accade in tutto il mondo: la cosa importante è la gestione. Che sia efficiente, come vogliamo per Alitalia.

https://www.ilsussidiario.net/news/alitalia-il-danno-che-la-nazionalizzazione-puo-evitare/1954860/
 

OneShot

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ALITALIA/ Il danno che la nazionalizzazione può evitare
Alitalia rappresenta una struttura importante del turismo italiano. La nazionalizzazione potrebbe quindi essere utile

30.11.2019

Si rafforzano le voci di una nazionalizzazione di Alitalia in un’ottica di creare, recuperandone la piena efficienza, un’entità finalmente al servizio del rilancio del nostro Paese (tocchiamo ferro). Sarebbe la fine di un calvario che, iniziato nel 1998 (quando finì il sogno di un’azienda con bilanci in positivo, attraverso la fusione con Klm, che stava per trasformarsi nella più grande aerolinea europea), ha visto i suoi dipendenti protagonisti di una tragedia che pare essere arrivata al suo epilogo. Poco prima della notizia appena riportata ne abbiamo intervistato uno, assistente di volo, S.O. (co-responsabile di un blog che raduna tantissimi dipendenti Alitalia), che nel corso della sua carriera ha attraversato tutte le tappe di questa “Via Crucis” moderna.

Alitalia: un calvario che dal 1998 pare essere senza fine…

Purtroppo la situazione difficilmente potrà essere risolta se non verranno effettuati i debiti investimenti. Il problema di Alitalia si è cronicizzato a causa di operazioni piuttosto maldestre e di maquillage: chiunque ci sia arrivato non ha mai avuto una vera intenzione di investire. È un settore dove gli investimenti ci devono essere e molti di questi “capitani coraggiosi” non si sono voluti accollare i rischi che ciò comporta, con operazioni che potremmo definire di mera gestione o più italianamente di un tirare a campare.

Recentemente due ex AD di Alitalia hanno avuto confermate le condanne per gestioni scellerate.

Non c’è da meravigliarsi: uno dei principali problemi dell’Italia è di ordine morale a tutti i livelli, gestionali e politici. In Alitalia la cattiva gestione fino a non molto tempo fa era una componente importante, che poi ha portato sia Alitalia che il Paese in quel pantano che soffriamo oggi. Come nazione abbiamo tutte le caratteristiche per essere un Paese leader a livello mondiale, ma purtroppo quanto appena descritto ce lo impedisce…

Come spiega l’accanimento dell’opinione pubblica nei vostri riguardi?

I motivi sono sostanzialmente due: in primo luogo, il mercato aereo è un settore con un’evoluzione costante e quindi poco conosciuto nelle sue caratteristiche, fatto che porta a trattare spesso le varie questioni che ci accadono con una buona dose di ignoranza. Poi c’è pure il lavoro di certi media e pure una parte di vecchi miti, che già non esistono più ma sono duri a morire proprio mediaticamente, fatto che porta a fare disinformazione o, lo ripeto, informazione riferita al passato, che poi non era un mondo solo legato ad Alitalia, ma un’epoca comune a tutti i vettori. Prima il mercato aereo aveva certe caratteristiche perché chiuso in una certa élite e quindi chi ci lavorava disponeva di benefit che altre categorie non avevano. Per quanto riguarda i naviganti aerei dobbiamo anche considerare che pure studi recenti hanno confermato la pericolosità del loro lavoro legata alla salute.

Si parla di nazionalizzazione di Alitalia: tanto paga il contribuente no?

Sicuramente la nazionalizzazione permetterebbe all’Italia di prendere nelle proprie mani un volano non solo importante ma vitale per la propria economia. In questi giorni ho sentito l’Italia paragonata alla Svizzera e non all’Ue in termini di mercato aereo, riferendosi all’operazione Lufthansa (che è proprietaria dell’ex Swissair, ora Swiss ndr). L’Italia, rispetto agli altri mercati, ha nel turismo un settore importantissimo per la propria economia, lo sostengono molti esperti economici. Perdere la titolarità o non competere in questo rappresenterebbe un grossissimo danno: piaccia o no, Alitalia storicamente è una struttura di questo Paese anche nel settore turistico. Veicolare grandi flussi verso l’Italia renderebbe moltissimo a tutti. Un’indagine di settore conferma che il declino del turismo nel nostro Paese è temporalmente riscontrabile con la crisi della nostra compagnia.

E su Ryanair cosa mi dice?

Alitalia ancor oggi paga i suoi fallimenti a causa delle compagnie low cost che per decenni hanno adottato un sistema ai limiti della legalità fino ad arrivare alle condanne sia in sede Ue che di vari stati europei per le loro pratiche che conosciamo tutti da tempo. Da tantissimo si sono appropriate di decine e decine di tratte incentivate con soldi pubblici e con questo facendo una concorrenza sleale ad Alitalia, portandola sull’orlo del terzo fallimento. La stortura del co-marketing, non solo in Italia ma anche in Europa, ha portato danni notevoli: ma specialmente nel nostro Paese a causa dell’altissima attrattiva turistica che ha coinvolto moltissimi aeroporti. Oggi Alitalia controlla meno del 50% del proprio mercato interno e addirittura il 30% di quello internazionale con origine nel nostro territorio. Questo perché moltissimi aeroporti non in rete, in concorrenza serrata tra di loro seppur spesso con distanze tra le aerostazioni di meno di 30 chilometri. Teniamo conto pure che il fenomeno ha anche generato altri fattori: quello fiscale con tasse pagate prima in Irlanda e ora a Malta per instaurare un meccanismo atto ad aggirare la legge. È chiaro che Alitalia in queste condizioni non può competere perché deve rispettare non solo la fiscalità italiana, ma pure la legislazione sul lavoro.

Cos’altro provoca il fenomeno low cost?

Che è diventato difficile presidiare il mercato in queste condizioni perché ancora Alitalia parte con un costo attivo iniziale che i vettori low cost non hanno, visto che spesso gli incentivi che hanno rimangono tali a prescindere dal numero di passeggeri trasportati. È quindi importantissimo regolare tutto questo e far rispettare la legge italiana, affinché il mercato risulti equilibrato da regole e non drogato come lo è attualmente. Ricordiamo che fin dal 2001 AirOne era in causa con Ryanair per le ragioni fin qui elencate. Anche il sindacato deve chiedere il rispetto dei contratti e delle regole sul lavoro. La politica deve altresì imporre delle regole chiare e farle rispettare.

Ma oltre alle low cost mi risulta da alcuni anni una penetrazione di compagnie o società di investimento degli emirati, non solo in Italia, dove è presente il caso di Air Italy.

Anche questa non è una novità, sebbene appartiene all’ultimo periodo: negli Stati Uniti, mercato per quanto chiuso e nazionalista, la polemica sul dumping arabo si protrae da molto tempo. La forza economica del petrodollaro e dei vari fondi multimiliardari statali è notevole. La loro azione inizia con ordini faraonici alle case costruttrici di aerei, dopodiché i velivoli vengono destinati a compagnie aeree che di fatto sono proprietà dei fondi stessi, rompendo gli equilibri di mercato aereo di varie nazioni attraverso il dumping, in modo di metterle in difficoltà e farle fallire.

E a questo punto che soluzione si potrebbe avere per risolvere tutti questi problemi?

Lasciare che ogni Stato abbia la propria compagnia di bandiera di riferimento, gestita direttamente o con partecipazioni private nazionali, che sia in grado di portare in giro per il mondo la cultura di ogni singola nazione. Già accade in tutto il mondo: la cosa importante è la gestione. Che sia efficiente, come vogliamo per Alitalia.

https://www.ilsussidiario.net/news/alitalia-il-danno-che-la-nazionalizzazione-puo-evitare/1954860/
Ah S.O. se te stavi zitto facevi più bella figura, damme retta!
 

magick

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Qualcuno esperto mi spiega perché se la stortura del co-marketing c'è anche in altre nazioni, i problemi di Alitalia non li hanno anche per esempio Lufthansa o British?

Che poi se non puoi competere con le low cost, magari potresti anche trovare un target diverso a cui rivolgerti.
 

RogerWilco

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Alitalia, sale a 450 milioni il nuovo prestito dello Stato

Potrebbe salire a 450 milioni di euro, 50 milioni in più rispetto al previsto, il nuovo prestito per salvare Alitalia. Oggi è atteso in commissione Finanze delle Camere un emendamento per correggere quanto già prevede il decreto fiscale e che, stando alla vecchia formulazione, è applicabile soltanto per «il trasferimento dei complessi aziendali» a un nuovo acquirente. Che ora - con il tramonto della cordata Ferrovie-Delta-Atlantia - non c'è più, in attesa che si chiarisca l'offerta di Lufthansa. Intanto i sindacati fanno muro contro i tagli al costo del lavoro in Alitalia. I tre commissari straordinari (Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo) hanno avuto dal governo il mandato di tagliare almeno del 20 per cento questa voce del bilancio. Ipotesi che potrebbe spingere i rappresentanti del lavoratori a nuovi scioperi dopo quello già proclamato per il 13 dicembre e a minacciare di mettersi di traverso quando entrerà nel vivo la trattativa con i tedeschi.

Tornando all'emendamento sul prestito, al Mef e al Mise stanno valutando se portare a 450 milioni di euro l'iniezione di liquidità per il vettore, che a breve resterà senza risorse. Oggi alla Camera è atteso una modifica al decreto fiscale, perché l'articolo 54 parla di un finanziamento di sei mesi per facilitare un'operazione di cessione. Che a questo punto potrebbe slittare anche al 2020, nonostante il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli abbia visto - come svelato dal Messaggero - il ceo Carsten Spohr per riaprire il tavolo. Per uscire dall'impasse il governo starebbe studiando una formula più generica e fumosa, che prevede di garantire con soldi pubblici l'operatività alle società in amministrazione straordinaria «per le loro indilazionabili esigenze gestionali». Anche se questo schema potrebbe non passare in Europa, dove è già aperta un'indagine per aiuti di Stato legato al vecchio prestito ponte da 900 milioni di euro. Ma il titolare del Mise continua a ripetere che «non ci saranno problemi».....

https://www.ilmessaggero.it/economi..._oggi_ultima_ora_1_dicembre_2019-4897282.html
 
Stato
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