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Alitalia, c'è Posta per te. In buca la caccia al socio
di ETTORE LIVINI
MILANO - Alitalia, c'è Posta per te. La disperata caccia di un socio pubblico per l'ex compagnia di bandiera prende una svolta imprevista. E dopo i niet delle Fs e i dubbi di Maurizio Prato, ad di Fintecna, sull'investimento nell'aerolinea dei patrioti, scende in pista a sorpresa la società pubblica guidata da Massimo Sarmi. Come dire che dal buco - quello da 1,25 miliardi aperto in cinque anni dagli azionisti privati - si passa alla buca, quella delle lettere. La soluzione, ammettiamolo, appare un po' come un ripiego. Ma non ci sono state molte alternative. Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie dello Stato, ha posto al governo (peraltro suo azionista) condizioni capestro: entro nel capitale di Alitalia solo se ho il pieno controllo della gestione e mano libera sulle strategie. Proposta rispedita al mittente, con le Fs ridimensionate ora a potenziale partner commerciale per l'integrazione dei network e destinate nel caso a mettere sul piatto solo un chip finanziario. Incassato il due di picche dal treno, l'esecutivo ha bussato a Fintecna, che con oltre due miliardi di liquidità in cassa e la partecipazione di Air France già in portafoglio sembrava il candidato ideale all'operazione. Peccato che al vertice del gruppo sieda Maurizio Prato che dell'Alitalia, in qualità di ex presidente, sa vita, morte e miracoli. Non c'è da stupirsi che abbia puntato i piedi in tutte le maniere. Ha precisato con garbo di non voler buttare soldi dalla finestra e declinato l'invito, rimanendo disponibile - pare - solo a condizione di un impegno limitato a fianco di altre realtà pubbliche.
Quando il gioco si fa duro, però, i duri iniziano a giocare. E il governo, mentre il tempo a disposizione stava scadendo, ha bussato alle Poste italiane. Cosa c'entrano le Poste con il trasporto aereo? C'entrano, c'entrano. E, dati alla mano, hanno in effetti tutti i numeri per gestire al meglio anche una patata bollente come Alitalia. Sarmi conosce in effetti il settore. Nel 2007 ha comprato Mistral Air, piccola compagnia fondata da Bud Spencer, impiegata di notte a portare in giro per l'Italia plichi postali e di giorno per servizi charter (specie i pellegrinaggi a Lourdes, che nel caso della società dei patrioti pare una destinazione azzeccata). E il track-record della Mistral è la prova provata di come le Poste siano adatte a capire subito i problemi del grande malato dei cieli italiani. Nei cinque anni sotto la sapiente gestione dei postini tricolori la Mistral non ha mai chiuso un bilancio in attivo e ha obbligato a più riprese l'azionista a mettere mano al portafoglio per ricapitalizzarla. I conti 2012 si sono chiusi con 8 milioni di passivo su 100 di fatturato e un patrimonio in rosso per 3 milioni. Tanto che Sarmi aveva deciso di metterla in vendita e di uscire dal settore del trasporto aereo. Ora invece sta pensando a raddoppiare. I soldi non gli mancano. Sono quelli dei risparmiatori italiani in coda paziente agli uffici postali, inconsapevoli di essere chiamati a metter un buco alle malefatte dell'imprenditoria privata di casa nostra.
Sarmi non può dire di no alle sirene del Governo. Il suo incarico scade a marzo, in ballo ha un potenziale passaggio alla presidenza di Telecom Italia che necessita di un placet politico. E infatti fonti attendibili dicono che, guarda caso, stia seriamente prendendo in considerazione l'irresistibile proposta del governo. Le sinergie, dal buco alla buca, sono in effetti forse più concrete di quelle della Fs, visto che almeno le caselle postali in aeroporto ci sono mentre l'alta velocità non arriva né a Fiumicino né a Malpensa. Se son rose fioriranno. Un'ipotesi accreditata è che alla fine Poste, Fintecna e Ferrovie possano farsi carico pro quota dell'intervento pubblico unite assieme in un'inedita alleanza costruita sotto la regia del governo. Alitalia è salva (almeno per il momento) per carità. E forse a questo punto non c'era altro modo per evitare una tragedia sociale per i 14mila dipendenti del gruppo. Dopo i 4 miliardi pagati dai contribuenti per traghettarla ai "Patrioti", un bel regalo di Silvio Berlusconi, a pagare il conto sono di nuovo gli italiani. Finisce l'era dei capitani coraggiosi, continua quella dei cittadini spennati.
http://www.repubblica.it/economia/r..._buca_la_caccia_al_socio-68321114/?ref=HREA-1
Alitalia, c'è Posta per te. In buca la caccia al socio
di ETTORE LIVINI
MILANO - Alitalia, c'è Posta per te. La disperata caccia di un socio pubblico per l'ex compagnia di bandiera prende una svolta imprevista. E dopo i niet delle Fs e i dubbi di Maurizio Prato, ad di Fintecna, sull'investimento nell'aerolinea dei patrioti, scende in pista a sorpresa la società pubblica guidata da Massimo Sarmi. Come dire che dal buco - quello da 1,25 miliardi aperto in cinque anni dagli azionisti privati - si passa alla buca, quella delle lettere. La soluzione, ammettiamolo, appare un po' come un ripiego. Ma non ci sono state molte alternative. Mauro Moretti, numero uno delle Ferrovie dello Stato, ha posto al governo (peraltro suo azionista) condizioni capestro: entro nel capitale di Alitalia solo se ho il pieno controllo della gestione e mano libera sulle strategie. Proposta rispedita al mittente, con le Fs ridimensionate ora a potenziale partner commerciale per l'integrazione dei network e destinate nel caso a mettere sul piatto solo un chip finanziario. Incassato il due di picche dal treno, l'esecutivo ha bussato a Fintecna, che con oltre due miliardi di liquidità in cassa e la partecipazione di Air France già in portafoglio sembrava il candidato ideale all'operazione. Peccato che al vertice del gruppo sieda Maurizio Prato che dell'Alitalia, in qualità di ex presidente, sa vita, morte e miracoli. Non c'è da stupirsi che abbia puntato i piedi in tutte le maniere. Ha precisato con garbo di non voler buttare soldi dalla finestra e declinato l'invito, rimanendo disponibile - pare - solo a condizione di un impegno limitato a fianco di altre realtà pubbliche.
Quando il gioco si fa duro, però, i duri iniziano a giocare. E il governo, mentre il tempo a disposizione stava scadendo, ha bussato alle Poste italiane. Cosa c'entrano le Poste con il trasporto aereo? C'entrano, c'entrano. E, dati alla mano, hanno in effetti tutti i numeri per gestire al meglio anche una patata bollente come Alitalia. Sarmi conosce in effetti il settore. Nel 2007 ha comprato Mistral Air, piccola compagnia fondata da Bud Spencer, impiegata di notte a portare in giro per l'Italia plichi postali e di giorno per servizi charter (specie i pellegrinaggi a Lourdes, che nel caso della società dei patrioti pare una destinazione azzeccata). E il track-record della Mistral è la prova provata di come le Poste siano adatte a capire subito i problemi del grande malato dei cieli italiani. Nei cinque anni sotto la sapiente gestione dei postini tricolori la Mistral non ha mai chiuso un bilancio in attivo e ha obbligato a più riprese l'azionista a mettere mano al portafoglio per ricapitalizzarla. I conti 2012 si sono chiusi con 8 milioni di passivo su 100 di fatturato e un patrimonio in rosso per 3 milioni. Tanto che Sarmi aveva deciso di metterla in vendita e di uscire dal settore del trasporto aereo. Ora invece sta pensando a raddoppiare. I soldi non gli mancano. Sono quelli dei risparmiatori italiani in coda paziente agli uffici postali, inconsapevoli di essere chiamati a metter un buco alle malefatte dell'imprenditoria privata di casa nostra.
Sarmi non può dire di no alle sirene del Governo. Il suo incarico scade a marzo, in ballo ha un potenziale passaggio alla presidenza di Telecom Italia che necessita di un placet politico. E infatti fonti attendibili dicono che, guarda caso, stia seriamente prendendo in considerazione l'irresistibile proposta del governo. Le sinergie, dal buco alla buca, sono in effetti forse più concrete di quelle della Fs, visto che almeno le caselle postali in aeroporto ci sono mentre l'alta velocità non arriva né a Fiumicino né a Malpensa. Se son rose fioriranno. Un'ipotesi accreditata è che alla fine Poste, Fintecna e Ferrovie possano farsi carico pro quota dell'intervento pubblico unite assieme in un'inedita alleanza costruita sotto la regia del governo. Alitalia è salva (almeno per il momento) per carità. E forse a questo punto non c'era altro modo per evitare una tragedia sociale per i 14mila dipendenti del gruppo. Dopo i 4 miliardi pagati dai contribuenti per traghettarla ai "Patrioti", un bel regalo di Silvio Berlusconi, a pagare il conto sono di nuovo gli italiani. Finisce l'era dei capitani coraggiosi, continua quella dei cittadini spennati.
http://www.repubblica.it/economia/r..._buca_la_caccia_al_socio-68321114/?ref=HREA-1