Alitalia: Air France pronta a salire al 50%


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forse il delta sono i crj al prato che anche se parked sono comunque in carico all'operatore, credo

Si arriva a 151 se si contano i crj ma oltre non si va. Effettivamente dovrebbero essere 112az/20ct/9ap.
Una domanda invece: ma se AZ togliesse 10/15 macchine di medio, potrebbe comunque garantire le destinazioni e frequenze di oggi intervenendo sull orario? O facendo volare più ct

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Veolia, credo sia opportuno che ti renda conto che dietro agli "avatar" possano esserci persone che conoscono bene il settore.
Io non ti conosco ma neppure tu conosci me.

Alitalia è una compagnia aerea in crisi, un catorcio se vuoi, ma per tipologia e dimensioni non si può considerarla una regional (almeno per il momento).
Perchè se AZ è una regional, compagnie più piccole come SWISS, TAP, FINNAIR, ecc.. cosa sono?

Swiss tap e finnair non dovrebbero neanche essere prese a paragone, per storia cultura e numero di abitanti direi che il nostro termine di paragone deve essere la Francia o l'Inghilterra ( che addirittura è più piccola dell'Italia se si esclude il resto del Commonwealth )
La Germania ovviamente ci surclassa in tutto quindi è decisamente fuori paragone.
 
Swiss tap e finnair non dovrebbero neanche essere prese a paragone, per storia cultura e numero di abitanti direi che il nostro termine di paragone deve essere la Francia o l'Inghilterra ( che addirittura è più piccola dell'Italia se si esclude il resto del Commonwealth )
La Germania ovviamente ci surclassa in tutto quindi è decisamente fuori paragone.

La domanda è: SWISS, TAP e FINNAIR sono, per tipologia di business, delle regional? Se la risposta è no, Alitalia NON é una regional.
 
l'amico Veolia ha affermato che Alitalia è una regional e non una compagnia major.
Per me una regional è un vettore che apporta passeggeri a uno più grande con funzione di feeder e che è dotato di un calibro di massimo 100 posti.

Pertanto ho risposto che a mio parere AZ non risponde a questa definizione. Tutto qui.
 
l'amico Veolia ha affermato che Alitalia è una regional e non una compagnia major.
Per me una regional è un vettore che apporta passeggeri a uno più grande con funzione di feeder e che è dotato di un calibro di massimo 100 posti.

Pertanto ho risposto che a mio parere AZ non risponde a questa definizione. Tutto qui.

Alitalia non è attualmente una regional ma lo diventerà se entrerà nell'orbita AF e questo è indiscutibile.

Definire però AZ una major mi sembra alquanto azzardato, direi che attualmente non è ne carne ne pesce ed è per questo che è in sofferenza.
 
Veolia, giusto per capire i termini del confronto tra te e India9001, puoi dare una definizione di major e regional nel mercato EUROPEO? grazie
 
AZ non è né una major, né una regional, né una LC. La mancanza di una mission ben definita con la relativa struttura ottimizzata allo scopo, è uno dei più grossi limiti della compagnia. Nessuno ha mai deciso a livello strategico cosa dovesse essere AZ, tutto quello che è successo negli anni è una costante e modesta evoluzione di quello che c'era subito prima.
AZ nelle mani di AF, probabilmente non verrebbe stravolta, ma solo un po' rimpicciolita e sicuramente resa più efficiente.
 
http://www.economiaweb.it/alitalia-i-patrioti-rivogliono-un-miliardo/

Quindi uno dei soci afferma che AF è vicino al fallimento....siamo a Zelig.

Alitalia, i patrioti rivogliono un miliardo
di Francesco Pacifico
O almeno una parte di quanto investito nel 2008. Un consigliere a Economiaweb: «Sono soldi nostri. Dobbiamo massimizzare».
AlitaliaAlla Magliana hanno fatto quello che non si è riuscito (o voluto fare) in Telecom: frenare le mire dell’usurpatore straniero. Strategia o tattica che sia, è questo che devono aver pensato i quattro rappresentanti di Air France (Philippe Calavia, Peter Frans Hartman, Bruno Matheu, Jean-Cyril Spinetta) durante l’ultimo consiglio d’amministrazione di Alitalia.
Quarantott’ore prima avevano il via libera di una parte del governo italiano (il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi) a salvare l’ex vettore di bandiera. Una volta in consiglio d’amministrazione, però, hanno visto i capitani coraggiosi italiani ricompattarsi e imporre una strategia che rende più complesso un cambio degli equilibri azionari.
Per questo hanno detto no a un aumento di capitale di soli 100 milioni di euro, al tentativo di far sottoscrivere agli azionisti i rimanenti 55 milioni di euro del prestito obbligazionario già deliberato lo scorso inverno, e all’apertura in queste condizioni di una faticosa rinegoziazione con le banche sulle linee di credito esistenti (300 milioni).
Mosse che, a essere buoni, allungano soltanto l’agonia della compagnia.
Ufficialmente i soci italiani dicono di essere stati semplicemente coerenti rispetto agli investimenti decisi dal 2008 e fanno quadrato intorno al piano dell’amministratore delegato Gabriele Del Torchio: timido ritorno sulle tratte di lungo raggio, abbandono della rotta Milano-Roma ormai fagocitata dall’alta velocità, politica commerciale più aggressiva. Tutte mosse giuste, ma forse tardive.
I PATRIOTI PUNTANO A RIENTRARE DELL’INVESTIMENTO. A ben guardare il messaggio sembra un altro: a differenza di quanto si pensava, sperano ancora di rientrare di parte del miliardo speso nel 2008.
Di conseguenza, sbarrano la strada ai progetti di Air France, da più parti invitata a conquistare la maggioranza di Alitalia con un aumento di capitale, semplicemente sottoscrivendo l’inoptato italiano. C’è entusiasmo tra i capitani coraggiosi. Uno di loro, azionista e membro del board, spiega a Economiaweb.it chiedendo l’anonimato: «Il problema della stampa e di certa politica è quello di essere troppo inclini al retropensiero francese. Noi soci italiani di Alitalia siamo degli imbroglioni, che abbiamo fregato 3 miliardi di euro allo stato. Air France invece è il salvatore. La verità è che noi crediamo nel piano Del Torchio e vogliamo massimizzare il nostro investimento. Sono soldi nostri, non pubblici. Mentre i francesi sono vicini al fallimento, visto che in quattro anni hanno accumulato 3 miliardi di perdite e devono affrontare 13mila esuberi. Credete davvero che in queste condizioni possano accollarsi l’Alitalia?».
UNA PARTITA A SCACCHI CON TRE SCENARI. Da qui al 14 ottobre, giorno dell’assemblea che deve approvare l’ultimo piano finanziario, si terrà una serrata trattativa dagli esiti incerti. In quest’ottica non si può escludere che i francesi, coerenti con il loro voto in consiglio, decidano di non aderire all’aumento di capitale, con il rischio di vedere diluita la loro quota. D’altro canto, c’è anche chi scommette che, arrivati alla data fatidica, i soci italiani finiscano per ammettere il bluff, non potendo reperire le risorse sufficienti per aderire all’aumento di capitale.
In questa partita a scacchi tre cose sono chiare. Air France, prima di investire nuovi soldi alla Magliana, pretende che il governo e i soci italiani si accollino parte dei debiti e dei lavoratori del vettore. Inoltre, vuole far decadere parte delle opzioni sui nuovi aerei di medio raggio, portati in dote al vettore dall’ex patron di AirOne, Carlo Toto. I capitani coraggiosi (nonostante una parte di loro, vedi i Riva o Unipol, sia costretta a uscire per motivi diversi) non intendono scontare un centesimo all’alleato francese. Per le loro quote vogliono soldi veri, pur sapendo che la nuova Alitalia vale un terzo rispetto all’anno di fondazione.
Eppoi ci sono i conti presentati il 26 settembre da Gabriele Del Torchio. Nel primo semestre dell’anno la compagnia ha accumulato 294 milioni di euro di perdite, ha bruciato un milione e mezzo al giorno, e ha in cassa 128 milioni. Un aumento di capitale da 150 milioni potrebbe essere non sufficiente. Non a caso il manager avrebbe ventilato il ricorso alla Marzano, il commissariamento. Sarà un autunno caldo alla Magliana.
 
Appena letto un commento firmato Fiona Petito all'articolo con l'intervista a Walsh:
Quando ero una studentessa universitaria, ho lavorato alcuni periodi come assistente di volo dell'Alitalia. L'dea che mi sono fatta è che il problema dell'Alitalia è il retaggio di un personale abituato a condizioni di monopolio, a beneficiare quindi di un sacco di privilegi, e di un atteggiamento generale che "tutto gli è dovuto". Non si sono mai resi conto, e non hanno mai voluto accettare, che quei tempi di monopolio, quando la compagnia poteva fare i prezzi che voleva, sono finiti... che si deve ora competere con le altre e che il personale non può avere più i privilegi di una volta che incidono sulla redditività dei voli. E non vi parla una che ha qualche sassolino nella scarpa da togliersi: anzi, quando si "doveva creare l'hub Malpensa", mi fu offerto di essere assunta a tempo indeterminato. Rifiutai perchè ho preferito diventare avvocato. Se dipendesse da me, il problema dell'Alitalia lo risolverei come fece a suo tempo la El-Al: lasciò fallire la società aerea fallimentare mandando tutti a spasso, ed aprendo nel contempo una nuova compagnia aerea, facendo tesoro degli errori della prima. Invece da noi, abbiamo messo la "parte marcia" a carico degli Italiani, abbiamo creato una compagnia inizialmente sana in cui abbiamo messo lo stesso pretenzioso personale di cui prima. Come ci si poteva aspettare un successo, quando nella nuova si trasferiva il "vero problema della prima?"
Dai commenti a http://www.corriere.it/economia/13_...ta_19c19404-2758-11e3-94f0-92fd020945d8.shtml

Il commento è il più votato, da 31 persone. Ora non so quanta verità ci possa essere nella congettura di Fiona, ma non è purtroppo una congettura particolarmente originale. Nella percezione di tanti italiani, l'Alitalia è quella compagnia aerea in cui tutti o quasi quelli con cui hai a che fare hanno l'accento romanesco, e sono stati piazzati là da qualche parente o amico politico romano. Io uso poco Alitalia perché volo perlopiù tra Londra, la Sicilia ed Istanbul, e dato che Alitalia si tiene perlopiù fuori dal mercato P2P da e per gli aeroporti siciliani, è abbastanza inconsueto che possa avvalermi dei sui servizi, ma pur non essendo il mio caso, ho perso il conto delle persone che mi hanno raccontato che non volano Alitalia per la percezione che descrivevo prima. Bisogna purtroppo fare i conti con la realtà, Alitalia se volesse veramente riprendersi dovrebbe fare in modo di cambiare quella percezione, e per farlo non credo ci siano molte altre strade rispetto a quello di una profonda ristrutturazione della struttura dei costi, di qualunque ordine o grado. Per sopravvivere, Alitalia deve poter fare concorrenza sul prezzo a Ryanair, con tutto quello che ne consegue, altrimenti mi pare improbabile che possa riuscire a sopravvivere.
 
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