Lufthansa, addirittura, sta guardando già al piano B. Sta trattando con Aeroporti di Roma per portare cinque o sei aeromobili a Fiumicino e da lì collegare l'Italia al Nord America. Air France - che non ha fatto un'offerta, ma muoverebbe da dietro le quinte le fila della cordata Delta-Easyjet-Blackrock - fa fatica a mantenere la sua promessa per tenere l'ex compagnia di bandiera italiana dentro Skyteam. Cioè spingere il partner americano (Delta) ad aprire i cieli Usa. In teoria, Alitalia dovrebbe essere venduta il 31 ottobre. Lo ha confermato il nuovo parlamento votando l'apposito decreto a maggioranza quasi bulgara. In pratica, i due giganti del cielo - Lufthansa e Air France - prendono tempo e aspettano di vedere che cosa farà il futuro esecutivo su questo dossier. Anche perché sul tema il contratto di governo dice tutto e il contrario di tutto.
CESSIONE SLITTATA AL 31 OTTOBRE. «Con riferimento ad Alitalia», si legge nel testo al punto 27 "Trasporti, infrastrutture e telecomunicazioni", «siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo». Parole che fanno intravedere sia una ricapitalizzazione pubblica (vietata dalla Ue) o l'ingresso di un partner finanziario ibrido (ma Cassa depositi e prestiti prima di un suo intervento deve cambiare lo statuto, nonostante il via libera del suo presidente Claudio Costamagna), sia un'integrazione con Ferrovie dello Stato, magari in un piano che metta assieme trasporto aereo e trasporto su ferro, come già ipotizzato in passato. Con la cessione slittata al prossimo 31 ottobre e la restituzione del finanziamento da 900 milioni di euro al 15 dicembre, c'è chi ipotizza che si ritorni a parlare di vendita il prossimo anno. A meno che il vettore - che nonostante la cura dei commissari continua a perdere circa 40 milioni al mese - non si ritrovi a secco di liquidità in autunno e necessiti dell'ennesimo intervento risolutivo.
Quel che è certo è che esponenti sia pentastellati sia leghisti hanno sempre annunciato che «non sarà permessa una svendita agli stranieri». In quest'ottica Lufthansa e Air France valutano le loro mosse. I tedeschi continuano a ripetere che compreranno Alitalia, soltanto risanata, se il governo si accollerà debiti e dipendenti. E nonostante le rassicurazioni dell'ex ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, e dei sindacati, avrebbero avuto in questa direzione non pochi contrasti con il commissario Luigi Gubitosi, poco restio a subire i diktat del vettore di Colonia. Da questo e dal caos politico post 4 marzo la decisione della compagnia di passare all'ipotesi B: armare una propria flotta in Italia per conquistare fette sul mercato del nostro lungo raggio. In pratica, vuole realizzare quanto previsto per il rilancio di Alitalia, ma sotto la propria livrea: cioè portare a Fiumicino cinque o sei macchine per il lungo raggio e da Roma garantire collegamenti con le principali città del Nord America, soprattutto verso Atlanta, Boston, San Francisco.
I PIANI DI LUFTHANSA E AIR FRANCE. Al progetto, in netto avanzamento, starebbero lavorando direttamente l'uomo di Lufthansa in Italia, cioè il numero uno di Air Dolomiti Jörg Eberhart, e l’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci, che avrebbe anche iniziato a sondare la politica e i sindacati sulla cosa. I primi voli potrebbero già partire nella stagione invernale, per poi essere implementati nell'estate 2019. Anche Air France sta alla finestra. I transalpini hanno spazi di manovra minori, vista anche la crisi finanziaria che il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha bollato come «una compagnia non competitiva». Non hanno presentato un'offerta, ma hanno messo in campo tre soggetti - Easy Jet, Delta e il fondo Blackrock - pur di tenere Alitalia all'interno dell'alleanza Skyteam. In quest'ottica si starebbero trovando non poche difficoltà a convincere Delta a cedere tratte verso il Nord America ad Alitalia, magari usando la compagnia di bandiera italiana come sua "low cost", visto le tariffe più basse verso gli Stati Uniti.
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