Thread MXP-LIN: SEA ritira il masterplan attuale di Malpensa


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DA VAresenews:

"L'invisibile crisi di Malpensa, ora lascia anche la banca"
A gennaio la BNL chiuderà la sua agenzia al Terminal 1. Un nuovo segnale delle difficoltà per lo scalo varesino

Caro direttore
Non ne parla nessuno ed è quasi un “silenzio assordante”, ma un altro pezzo di Malpensa se ne va. Venerdì 16 gennaio 2015, l’agenzia della BNL a Malpensa, aperta a ottobre 1998 con l’apertura del terminal 1 (allora la chiamavamo Malpensa 2000), chiuderà i battenti. Dopo sedici anni anche questo pezzo di storia di Malpensa se ne va.
Se ne va perché i costi degli spazi e delle royalty, rispetto alla riduzione dei conti correnti, non permettono a quell’istituto bancario di ottenere i profitti di altri tempi.
Però mi domando e dico: perché SEA, o meglio il suo maggior azionista, non dice una volta per tutte che Malpensa DEVE chiudere? Non lo dice, ma nei fatti si vede, sicuramente, una predilezione per Linate a totale discapito di Malpensa.
Perché dico ciò? Perché è nei fatti; in quei fatti che dicono che i costi di scalo di Malpensa è Linate sono identici. Detta così forse non si comprende e chi non è avvezzo alle “cose” aeroportuali potrebbe pensare: “Be’, è la stessa società e fa gli stessi prezzi”. Certo, ma per un qualsiasi passeggero che deve venire a Milano, è sicuramente più comodo arrivare a Linate rispetto che a Malpensa. Già questa cosa, dovrebbe determinare costi di scalo (ovvero quei costi che devono affrontare le compagnie aeree per far atterrare, sostare e decollare i propri aeromobili) differenziati. Migliore condizione costo più alto e viceversa.
Succede così in tutti gli scali del mondo. Le più grosse metropoli hanno più di un aeroporto e i costi di scalo si riducono man mano che la sede dell’aeroporto si allontana dalla stessa metropoli. In questo modo, ovviamente, si creano dei mercati differenziati (lusso, business, low cost, ecc..). Ma, ovviamente, a parità di prezzo, perché le compagnie aeree dovrebbero scegliere Malpensa?
Questa è la crisi di Malpensa. Questa scellerata scelta ha portato via, e continua a portare via, le compagnie aeree, quindi i passeggeri. Di conseguenza, chiudono i negozi e chiude anche la BNL (come hanno già chiuso da tempo altri istituti bancari).
Io non sono nessuno, non sono un manager, non sono un economista, non sono un sociologo, ecc. ma voglio esprimere questa mia opinione nella speranza, quantomeno, che si interrompa questo “silenzio assordante”.
 

BAlorMXP

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Le questioni di cui sopra sono conseguenza delle deliranti politiche sul sistema milanese, quinta a EK compresa che su JFK è utile solo a qualche tartinata e foglia di fico per stampa e fans.
Infatti dare troppa importanza alla punta dell' iceberg è riduttivo e, molto spesso, patetico.
Solo ora SEA si sta svegliando dal torpore.
 

Farfallina

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Infatti dare troppa importanza alla punta dell' iceberg è riduttivo e, molto spesso, patetico.
Solo ora SEA si sta svegliando dal torpore.
SEA non si è svegliata, anzi, altrimenti la punta dell'iceberg volerebbe a ORD o LAX o altro. Come è possibile che avvenga dopo marzo, ci sono voci (che vanno prese per tali perché in certi ambienti sbagliando non si impara mai) che danno il ministero pronto a discutere la concessione di quinte libertà provvisorie di 18 mesi a EK ma solo su destinazioni non coperte e ovviamente a revocare la JFK.
 

londonfog

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Re:chiusura filiale BNL a Malpensa.

Scusate, ma io vengo da fuori :))!). Ma che cosa ci fa una filiale in aeroporto ? In un aeroporto servono bancomat e un banco cambi. Se chiudono questi e' grave, ma e' anche da miopi.

Non mi paiono queste le cose che minacciano la "chiusura della Malpensa"
 

BAlorMXP

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SEA non si è svegliata, anzi, altrimenti la punta dell'iceberg volerebbe a ORD o LAX o altro. Come è possibile che avvenga dopo marzo, ci sono voci (che vanno prese per tali perché in certi ambienti sbagliando non si impara mai) che danno il ministero pronto a discutere la concessione di quinte libertà provvisorie di 18 mesi a EK ma solo su destinazioni non coperte e ovviamente a revocare la JFK.
Farfalla io credo che ad ora SEA non abbia più molta voce in capitolo. Con questo vorrei sottolineare che il mio totale disappunto su SEA e sulla tragicomica situazione con la quale gestisce gli scali va al di là del mio nickname.
 

Farfallina

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Farfalla io credo che ad ora SEA non abbia più molta voce in capitolo. Con questo vorrei sottolineare che il mio totale disappunto su SEA e sulla tragicomica situazione con la quale gestisce gli scali va al di là del mio nickname.
Non ha voce in capitolo perché invece di fare politica industriale fanno pubbliche relazioni per dire che poi non va tanto male...
 

robygun

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Re:chiusura filiale BNL a Malpensa.

Scusate, ma io vengo da fuori :))!). Ma che cosa ci fa una filiale in aeroporto ? In un aeroporto servono bancomat e un banco cambi. Se chiudono questi e' grave, ma e' anche da miopi.

Non mi paiono queste le cose che minacciano la "chiusura della Malpensa"
Alla fine un aeroporto è un "paese" con alcune migliaia di "abitanti" e decine di attività commerciali, una banca non ci stona mica..

Ho diversi colleghi che han aperto un conto in aeroporto, alcuni anche il mutuo, per comodità e per le convenzioni ai dipendenti..
 

BAlorMXP

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Al popolo bue basta una sbandierata davanti a MXP e l'orgoglio campanilistico è salvo, poi sia chiaro che guai a toccargli LIN.
Il discorso campanilistico lo trovo più la solita tiritera da "leghistadenoartri", qui la questione è legata solo al rendere il popolo bue cieca dinanzi una situazione favorevole solo a chi sedie in poltrona, facendolo passare come tutela del consumatore. Insomma dei geni del male.
 

Farfallina

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Il discorso campanilistico lo trovo più la solita tiritera da "leghistadenoartri", qui la questione è legata solo al rendere il popolo bue cieca dinanzi una situazione favorevole solo a chi sedie in poltrona, facendolo passare come tutela del consumatore. Insomma dei geni del male.
Fanno il loro interesse ed il popolo bue si beve i loro slogan, vuoi campanilismo per chi ama il verde, il cambioverso per chi amava il rosso e ora il bianco, il nazionalismo per chi ama invece il blu, insomma ad ognuno il suo slogan e a loro le poltroncine.
 

TW 843

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Questo deve avere un parente che lavorava in agenzia. Ma quand'è l'ultima volta che siete stati in una filiale nel 2014?

Poi c'è un assunto di partenza sbagliatissimo:
Le più grosse metropoli hanno più di un aeroporto
Milano NON E' una grossa metropoli. Quindi basterebbe un solo aeroporto, ovvero Malpensa.

Io non sono nessuno, non sono un manager, non sono un economista, non sono un sociologo, ecc
Grazie della precisazione, non lo avevamo capito...
 

tiefpeck

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Ieri ho transitato da Linate. Erano più di 15 anni che non ci andavo, e non ci avevo mai fatto coincidenza.

Visto con gli occhi di un "forestiero": il cartello transiti non c'è, bisogna uscire e rifare i controlli di sicurezza (tre varchi aperti, di cui uno per famiglie).

Spazi angusti, negozi carissimi, segnaletica non sempre coerente. Un po' di fatica per trovare la lounge AZ, ma sarebbe stato meglio di no, visto che la dotazione di cibo e bevande (e tutto il resto) è modestissima. Personale AZ cortese, catering esternalizzato con risultati alterni (da dire che la lounge era semivuota). Ho pensato a voi quando mi è stato offerto come unico vino bianco disponibile il "Canaletto", che probabilmente non fa IGT.

Mi sono permesso di chiedere al gate se avevano caricato il bagaglio sul volo, mi hanno risposto con tono paternalistico che dovevo andare a recuperare il bagaglio al nastro di consegna a destinazione, e se non lo trovavo lí, fare reclamo... :astonished: ho fatto notare che in molti aeroporti è possibile verificare al gate l'informazione, mi hanno detto che il loro software non lo permette. Naturalmente sono venuti subito a controllare se mi ero imbucato nella priority boarding line vista la mia scarsa dimestichezza con il volo.

Insomma, un'esperienza davvero triste.
 

Mobius

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Mi sono permesso di chiedere al gate se avevano caricato il bagaglio sul volo, mi hanno risposto con tono paternalistico che dovevo andare a recuperare il bagaglio al nastro di consegna a destinazione, e se non lo trovavo lí, fare reclamo... :astonished: ho fatto notare che in molti aeroporti è possibile verificare al gate l'informazione, mi hanno detto che il loro software non lo permette. Naturalmente sono venuti subito a controllare se mi ero imbucato nella priority boarding line vista la mia scarsa dimestichezza con il volo.
Un addetto qualificato al Lost & Found può verificare eventuali irregolarità dello scalo di origine. Per esempio, se fai XXX-LIN-YYY e il bagaglio è rimasto a XXX, è probabile che l'informazione sia stata trasmessa prima ancora del tuo arrivo a LIN. In casi un pochino più complicati, il rampista vede che manca un bagaglio ad appena 10-15 minuti dalla partenza ma non si sa con precisione di chi è. Il momento della verità è l'arrivo a YYY.

E comunque non so fino a che punto possa essere utile quest'informazione... anzi, il fatto che alcune compagnie forniscano ai passeggeri in transito dettagli così precisi sui loro bagagli mi lascia perplesso. Sì, dal punto di vista del passeggero la trasparenza è tutto, la qualità del servizio migliora, bla bla bla... ma dal punto di vista di un addetto ai lavori io vedo solo dei contro. Se il bagaglio non ce l'ha fatta il passeggero inizia a lamentarsi, può potenzialmente assumere un comportamento aggressivo e di conseguenza pericoloso ancor prima di imbarcarsi. I rischi sono troppi, io ho visto passeggeri diventare delle vere e proprie bestie al L&F e spesso c'è voluta la Polizia per calmare gli animi. Ma se questo accade a terra, all'arrivo, è un conto... assumersi il rischio di vederlo accadere in volo è completamente diverso.

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tiefpeck

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Un addetto qualificato al Lost & Found può verificare eventuali irregolarità dello scalo di origine. Per esempio, se fai XXX-LIN-YYY e il bagaglio è rimasto a XXX, è probabile che l'informazione sia stata trasmessa prima ancora del tuo arrivo a LIN. In casi un pochino più complicati, il rampista vede che manca un bagaglio ad appena 10-15 minuti dalla partenza ma non si sa con precisione di chi è. Il momento della verità è l'arrivo a YYY.

E comunque non so fino a che punto possa essere utile quest'informazione... anzi, il fatto che alcune compagnie forniscano ai passeggeri in transito dettagli così precisi sui loro bagagli mi lascia perplesso. Sì, dal punto di vista del passeggero la trasparenza è tutto, la qualità del servizio migliora, bla bla bla... ma dal punto di vista di un addetto ai lavori io vedo solo dei contro. Se il bagaglio non ce l'ha fatta il passeggero inizia a lamentarsi, può potenzialmente assumere un comportamento aggressivo e di conseguenza pericoloso ancor prima di imbarcarsi. I rischi sono troppi, io ho visto passeggeri diventare delle vere e proprie bestie al L&F e spesso c'è voluta la Polizia per calmare gli animi. Ma se questo accade a terra, all'arrivo, è un conto... assumersi il rischio di vederlo accadere in volo è completamente diverso.

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Hai sicuramente ragione sui comportamenti deprecabili. Mi permetto di chiedere informazioni solo quando il bagaglio mi sembra a rischio ed ho qualcosa di urgente da fare a destinazione, o qualcuno mi aspetta (e magari non solo me) e voglio prepararmi mentalmente alle code ed ai fastidi del lost and found. L'ultima volta mi è successo a FRA, su un ritardo notevole e coincidenza saltata, e lì non c'è problema a chiedere al gate.

Nel caso di LIN, il dubbio mi è sorto vista l'apparente impreparazione a gestire transiti. Poi con la valigia mia è andato tutto bene (quello di fianco però si è ritirato il bagaglio con la maniglia estensibile del tutto fracassata, chissà dove è successo).

Tieni presente che le due signore avevano steso un cordone sanitario intorno al gate. La conversazione si è perciò tenuta a distanza di qualche metro, così violando anche ogni eventuale privacy. Insomma, una esperienza rara, se non unica, e non per piacevolezza.
 

AZ209

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Londra.
Malpensa, quei 180 clochard che vivono fra terminal e check-in. Scola: "La Sea li aiuti"

L'arcivescovo di Milano sorpreso dalla vista dei disperati che all’aeroporto vivono, come in un qualsiasi sottobosco urbano, invisibili al popolo dei viaggiatori armati di trolley in coda per gli imbarchi

MALPENSA -
Per il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, la cosa più sorprendente della visita natalizia alla Malpensa è la scoperta dei disperati che all’aeroporto vivono, come in un qualsiasi altro sottobosco urbano, invisibili al popolo dei viaggiatori armati di trolley che fanno la coda ai check-in. «Ho visitato le viscere di questo scalo, un luogo emblematico, dove c’è tutta la bellezza e la complessità di questo mondo contemporaneo», commenta il cardinale stupito quando il cappellano, don Ruggero Camagni, gli racconta dei 180 homeless che tirano a campare fra i Terminal 1 e 2.

Se uno non lo sa, in effetti non ci fa nemmeno caso. Perché all’aeroporto tutti sembrano stranieri e stanchi, carichi di valigie e con gli abiti stazzonati, l’aria trasandata, lo sguardo incerto di chi sta cercando di capire dove andare a far la coda o ad aspettare, le ore di sonno da recuperare, le borse in mano e sotto agli occhi. E quindi non ci si fa caso, se c’è uno che dorme su una panchina, o che gira con un carrello carico di bagagli. Ma è fra questi viaggiatori senza meta, che si aggirano gli abitanti di quel “non luogo” che è Malpensa.

Scola parla di 180 persone, per i dirigenti di Sea un po’ di meno. Fatto sta che non è difficile intercettarli quando li si vuole trovare. Tutti gli addetti alle pulizie o alla sicurezza, per esempio, conoscono la “Emilietta”, signora nata nel 1939 a Padova, un’ombra di rossetto, un tocco di matita verde sugli occhi, ospite fissa dell’aeroporto da 16 anni. Come nel celebre film con Tom Hanks, anche lei vive in sala d’attesa. «Io voglio la libertà e la giustizia, volevo andare nelle Mauritius, dove abitano i miei figli Oscar e Cristian, e dove un tempo lavoravo. Ma sono indesiderata, forse perché non ho pagato le bustarelle chieste alle persone giuste, allora io mi fermo qua. E aspetto. Un giorno qualcuno scriverà un libro sulla mia vita», racconta,mentre spinge un carrello verso l’angolo nell’atrio Arrivi, dove ha stabilito la sua dimora. Un giaciglio di coperte, con i vestiti appoggiati a una sedia, un fornello da campo dove la sera si fa da mangiare prima di andare a lavarsi nelle toilette delle donne.

«Io voglio solo essere rispettata, perché io rispetto tutti. Gli anni li ha fatti l’uomo, ma Dio ha fatto il tempo. Quando sei felice dentro di te e hai la coscienza pulita, sei padrona del mondo — assicura — Mi piace papa Francesco, ma presto arriverà l’uomo giusto, io sarò innamorata, e solo allora forse andrò via da questo posto». Come lei ce ne sono tanti altri, di anziani italiani, border line con qualche problema di quadratura mentale, che tirano a campare alla Malpensa. Ce n’è uno alto, grande barba bianca e fine parlantina, circa 60 anni, in elegante completo grigio, cravatta e un dialogo ininterrotto con un invisibile interlocutore. «Non è che io sto qui perché non so dove andare — spiega — o perché non ho parenti. Io sto qui perché cerco un senso alle cose, sono un filologo, vado nel profondo dei problemi, anche se qualcuno mi vorrebbe ingabbiare, o magari farmi la carità pelosa, ma io non sono uno che si fa fregare, chi mi vuole conoscere deve fermarsi almeno un paio d’ore a parlare con me, se vuole fare le cose seriamente. Altrimenti, al diavolo».

Fuori dalle partenze c’è un folto popolo di immigrati, soprattutto dell’Est Europa, come l’anziano Vasjli che è arrivato dalla Romania e da quattro anni vive a Malpensa. «In realtà ci sto solo quattro o cinque giorni alla settimana — giura — poi quando riesco a mettere assieme i soldi per pagare l’affitto, me ne vado a casa, mica sono matto che mi piace vivere come un profugo». Perché lui, come un’altra miriade di nordafricani, qui ci “lavora”: un euro per ogni carrello di bagagli portato dal taxi fino al check-in. «A volte faccio anche 40 euro al giorno», assicura, cosa che non sarebbe nemmeno malissimo, per un senzatetto. Il cardinale Scola chiede che gli homeless vengano aiutati: «La tentazione dell’uomo postmoderno è individualismo, accorgersi dell’altro solo quando l’altro mi urta. Tendiamo a chiuderci di fronte ai cambiamenti. Per aiutare chi è esposto alla prova, tutti possono cominciare a fare qualcosa, non solo delegando alla Caritas ma anche giocandosi in prima persona, come hanno fatto al Policlinico, dove monteranno le tende per accogliere i clochard».

Un appello che il presidente del gruppo Sea, Pietro Modiano, raccoglie senza troppo entusiasmo: «Certo, capisco. Accogliere i senzatetto è un dovere, ma ci vuole grande saggezza ed equilibrio nel farlo, perché un aeroporto è un aeroporto».

http://milano.repubblica.it/cronaca...l_e_check-in_scola_la_sea_li_aiuti-103549038/
 

robygun

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SEA è un gestore aeroportuale, deve far funzionare un aeroporto non un ospizio per bisognosi.. al massimo può donare un tot a qualche ente benefico..
Scola, in teoria, è un esponente di spicco dell'ente benefico per antonomasia, perché non provvede lui ai bisognosi di malpensa invece che riempirsi la bocca di belle parole??
 

Cesare.Caldi

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14 Novembre 2005
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N/D
Perchè non chiudiamo Linate e trasformiamo il terminal in un centro di accoglienza per i poveri? :D

Cosi risolviamo due problemi in un colpo solo, facciamo solidarietà ai bisognosi e Scola è contento e cambiamo le sorti del sistema aeroportuale milanese...:D

Sea potrebbe contribuire cedendo il terminal in comodato gratuito a qualche associazione di solidarietà
 
Stato
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