Aerei distrutti e scissionisti: Bresso, guerra dell'aeroporto
I veleni dopo il raid vandalico Danneggiati quattro aerei: giallo a Bresso
I quattro aerei danneggiati erano tutti ricoverati nella parte dell’hangar destinata all’Aeroclub di Bresso. Per il suo presidente non è una coincidenza
di Valentina Bertuccio D’Angelo
Bresso, 7 aprile 2013 — Più che gli aerei, ieri l’open day della pista di Bresso ha messo in mostra plasticamente la guerra intestina allo scalo. Fuori dall’hangar i velivoli dell’Aeroclub Milano disposti a semicerchio in modo da creare una cortina di ferro attorno a quelli dell’Aeroclub Bresso e rendere difficile il passaggio, hanno confermato il clima teso che si respira. Non è un giorno qualsiasi sotto la torre di controllo: solo 24 ore prima la scoperta del danneggiamento di quattro aerei, due dell’Aeroclub di Bresso, due di privati.
Vetri spaccati, strumentazioni manomesse o staccate, ali rotte, serbatoi e cabine riempiti con la schiuma degli estintori. «A occhio e croce ci sono danni per 200mila euro», spiega arrabbiato e combattivo Andrea Corte, l’avvocato con l’aeronautica nel sangue (già presidente dell’Aeroclub Milano dall’85 al ’95, poi commissario del club per un mese nell’estate scorsa e attualmente consigliere Enac) che guida il gruppo di «scissionisti». Una trentina di soci che lo scorso autunno hanno lasciato il club per dare vita a un sodalizio nuovo, in piena contrapposizione con la dirigenza emersa dalle votazioni di settembre (presidente prima Andrea Tremolada, poi Paolo Franzo).
È l’ultimo di una serie di colpi di scena che hanno sullo sfondo questioni fiscali, di bilancio e la visita del Papa al Parco Nord, che ha costretto alla chiusura dell’aeroporto per 70 giorni. «Eravamo anche contrari alla decisione presa dal consiglio di chiedere ai soci un’una tantum di 1.600 euro per coprire la cattiva gestione dei precedenti amministratori», spiega ancora Corte.
La frattura è netta. Nasce così il 17 ottobre l’Aeroclub Bresso: «Una sfida. Con i 500 euro che abbiamo chiesto ai soci, stiamo rimettendo a nuovo degli uffici che erano chiusi da vent’anni e abbiamo preso in affitto un Cessna 172». Dopo aver trovato la sede, appena imbiancata e col pavimento ancora da rifare, la minuscola flotta del neonato club si completa con un velivolo che lo stesso Corte compra e regala al sodalizio. Con altri quattro aerei di privati, l’ex commissario e i suoi ottengono in via provvisoria 500 metri quadrati di hangar, che ne misura 4.500. Tutto fila liscio, se si esclude il ricorso pendente al Tar della Lombardia dell’Aeroclub Milano per contestare l’adesione del nuovo gruppo dall’Aeroclub d’Italia.
Certo, i dispetti non mancano: «Nel bar dell’aeroporto non siamo graditi». Poca cosa, in fondo. Poi, il raid notturno di due giorni fa, più grave dei due della scorsa estate. L’avvocato Corte non nasconde i suoi sospetti: «Sono venuti a cercare proprio i nostri aerei, sapevano cosa fare e dove. Ma non mi faccio intimidire: vogliamo solo essere lasciati in pace». E a chi lo accusa che il suo obiettivo sia stato di vendere lo scalo ai privati risponde: «Ma l’ha vista la nostra sede?».
http://www.ilgiorno.it/sesto/cronac...distrutti-aeroclub-milano-italia-bresso.shtml