Fonte Autotutela .it (estratto parziale)
Contro la crisi compagnie e tour operator accorpano voli, aggiungono scali
e cambiano mete. Consumatori in allarme
ROMA - Partire per le vacanze? Prenotare un pacchetto
tutto incluso per l'estero? Bene, preparatevi alle ultime
novità della stagione estiva 2011 made in Italy. In
esclusiva per la clientela italiana molti tour operator e
compagnie aeree hanno preparato pacchetti turistici e
qualche pacco, almeno dal punto di vista del
consumatore. In realtà è la fotografia di un’industria in
ginocchio, quella del turismo outgoing, il turismo degli
italiani che scelgono una vacanza all’estero e devono
prendere un aereo.
Sfruttando le eccezionalità previste per legge delle “cause non imputabili” agli organizzatori del
servizio (aeromobili guasti, traffico aereo congestionato, cambio versione di aeromobile, spostamenti di
orari determinati dal controllo voli, aeroporti chiusi per nebbia, incendio, sciopero e/o altre eventuali e varie
disgrazie imprevedibili) che li vedrebbero responsabili della sola organizzazione delle migliori alternative
possibili, alcuni operatori hanno agguantato l'opportunità di impegnarsi per alcuni posti volo charter (o per i
vettori su alcune destinazioni da questo o quell’aeroporto), per poi piazzare i passeggeri dove capita.
Ovvero su qualsiasi aeromobile disponibile a coprire quella tratta aerea, anche moltiplicando gli
scali e le soste al fine di ottimizzare il rapporto costi per tratta di volato-passeggeri paganti a bordo. La
formula magica? Variazione operativo aereo.
Sembrerebbe l’ultima spiaggia, forse il capolinea, per l’industria turistica italiana distrutta dalla crisi
economica e dalle questioni politiche che hanno sconvolto i paesi del Nord Africa: riuscire a garantire la
sopravvivenza delle aziende e dei posti di lavoro cercando di mantenere un precario equilibrio tra la
garanzia del servizio e i costi che questa garanzia implica. Inclusi certi voli di linea che, sempre più spesso
da due diventano uno solo, magari serale così da schiaffarci dentro tutti i passeggeri prenotati nel
pomeriggio su più voli in realtà mezzi vuoti.
......
La realtà è che nessun tour operator può permettersi di far partire aerei pagati per intero con solo
20 passeggeri a bordo. La soluzione è dunque mettersi d’accordo con altri operatori e concentrare più
clienti su più aeroporti e destinazioni. Forse bisognerebbe considerarlo un danno minimo, una specie di
sacrificio dei turisti per salvare quello che resta della fabbrica delle vacanze organizzate, vista la
scomparsa negli ultimi due anni in Italia di tante realtà importanti del settore, dal mitico I Viaggi del
Ventaglio, alla Rallo, all’ultima di questi giorni, la Sprintours. Queste strategie, sgradevoli per i clienti, sono
il tentativo di restare a galla nonostante tutto.
......
Si tratta dunque di decidere se distruggere l’intero comparto del turismo outgoing o accettare una
certa precaria flessibilità sui voli: date e località di partenza, scali straordinari, orari definiti e comunicati
all’ultimo minuto, in genere il giorno prima, sia in partenza dall’Italia che al ritorno dalle località di
villeggiatura. Solo che dall’Italia si può anche decidere di annullare tutto, magari discutendo sulle penali da
pagare, mentre quando si deve tornare a casa c’è ben poco da decidere, si è di fatto ostaggi di chi
organizza il ritorno in Italia.
.....
In sintesi questo modo di operare è un fatto che riguarda moltissimi tour operator e compagnie
aeree. La crisi, la richiesta di prezzi sempre più bassi, costringerebbero ad una sorta di ottimizzazione delle
tratte di volo cercando di concentrare più passeggeri possibile per ridurre i costi, magari anche unendo più
aeroporti di partenza e di arrivo. Un po’ come le vecchie corriere degli anni ’50 , per salvare un mercato
ormai quasi distrutto, tantissimi posti di lavoro e anche le vacanze degli italiani.
Siamo solo all’inizio della stagione estiva, le associazioni di categoria e quelle dei consumatori
sono già allertate, dovrebbe toccare ora al Ministero per il Turismo studiare strategie per dare respiro al
settore outgoing, prima del collasso definitivo e prima che sia troppo tardi anche per i clienti.
C'è poco da aggiungere
Contro la crisi compagnie e tour operator accorpano voli, aggiungono scali
e cambiano mete. Consumatori in allarme
ROMA - Partire per le vacanze? Prenotare un pacchetto
tutto incluso per l'estero? Bene, preparatevi alle ultime
novità della stagione estiva 2011 made in Italy. In
esclusiva per la clientela italiana molti tour operator e
compagnie aeree hanno preparato pacchetti turistici e
qualche pacco, almeno dal punto di vista del
consumatore. In realtà è la fotografia di un’industria in
ginocchio, quella del turismo outgoing, il turismo degli
italiani che scelgono una vacanza all’estero e devono
prendere un aereo.
Sfruttando le eccezionalità previste per legge delle “cause non imputabili” agli organizzatori del
servizio (aeromobili guasti, traffico aereo congestionato, cambio versione di aeromobile, spostamenti di
orari determinati dal controllo voli, aeroporti chiusi per nebbia, incendio, sciopero e/o altre eventuali e varie
disgrazie imprevedibili) che li vedrebbero responsabili della sola organizzazione delle migliori alternative
possibili, alcuni operatori hanno agguantato l'opportunità di impegnarsi per alcuni posti volo charter (o per i
vettori su alcune destinazioni da questo o quell’aeroporto), per poi piazzare i passeggeri dove capita.
Ovvero su qualsiasi aeromobile disponibile a coprire quella tratta aerea, anche moltiplicando gli
scali e le soste al fine di ottimizzare il rapporto costi per tratta di volato-passeggeri paganti a bordo. La
formula magica? Variazione operativo aereo.
Sembrerebbe l’ultima spiaggia, forse il capolinea, per l’industria turistica italiana distrutta dalla crisi
economica e dalle questioni politiche che hanno sconvolto i paesi del Nord Africa: riuscire a garantire la
sopravvivenza delle aziende e dei posti di lavoro cercando di mantenere un precario equilibrio tra la
garanzia del servizio e i costi che questa garanzia implica. Inclusi certi voli di linea che, sempre più spesso
da due diventano uno solo, magari serale così da schiaffarci dentro tutti i passeggeri prenotati nel
pomeriggio su più voli in realtà mezzi vuoti.
......
La realtà è che nessun tour operator può permettersi di far partire aerei pagati per intero con solo
20 passeggeri a bordo. La soluzione è dunque mettersi d’accordo con altri operatori e concentrare più
clienti su più aeroporti e destinazioni. Forse bisognerebbe considerarlo un danno minimo, una specie di
sacrificio dei turisti per salvare quello che resta della fabbrica delle vacanze organizzate, vista la
scomparsa negli ultimi due anni in Italia di tante realtà importanti del settore, dal mitico I Viaggi del
Ventaglio, alla Rallo, all’ultima di questi giorni, la Sprintours. Queste strategie, sgradevoli per i clienti, sono
il tentativo di restare a galla nonostante tutto.
......
Si tratta dunque di decidere se distruggere l’intero comparto del turismo outgoing o accettare una
certa precaria flessibilità sui voli: date e località di partenza, scali straordinari, orari definiti e comunicati
all’ultimo minuto, in genere il giorno prima, sia in partenza dall’Italia che al ritorno dalle località di
villeggiatura. Solo che dall’Italia si può anche decidere di annullare tutto, magari discutendo sulle penali da
pagare, mentre quando si deve tornare a casa c’è ben poco da decidere, si è di fatto ostaggi di chi
organizza il ritorno in Italia.
.....
In sintesi questo modo di operare è un fatto che riguarda moltissimi tour operator e compagnie
aeree. La crisi, la richiesta di prezzi sempre più bassi, costringerebbero ad una sorta di ottimizzazione delle
tratte di volo cercando di concentrare più passeggeri possibile per ridurre i costi, magari anche unendo più
aeroporti di partenza e di arrivo. Un po’ come le vecchie corriere degli anni ’50 , per salvare un mercato
ormai quasi distrutto, tantissimi posti di lavoro e anche le vacanze degli italiani.
Siamo solo all’inizio della stagione estiva, le associazioni di categoria e quelle dei consumatori
sono già allertate, dovrebbe toccare ora al Ministero per il Turismo studiare strategie per dare respiro al
settore outgoing, prima del collasso definitivo e prima che sia troppo tardi anche per i clienti.
C'è poco da aggiungere
