Ecco come sono salito su un aereo senza carta di imbarco (e di identità)
di Mario Cianflone19 febbraio 2015
Volo LH 1864, Gate G63, hanno appena chiamato l'imbarco. Inutile affrettarsi sui lunghissimi corridoi dell'aeroporto di Monaco di Baviera, larghi come autostrade tedesche. Del resto siamo in una delle capitale dell'automobile.
Percorro un tapis roulant, nel silenzio dello scalo, perché alle 9 di sera a Monaco è quasi notte, ed eccolo il Gate 63. «Oh no! ragazzi - esclamo a voce alta - ho buttato la carta di imbarco e ho tenuto quella di questa mattina. #parolacce». «Mario sei il solito stordito», è il commento di uno dei colleghi di sempre, quelli che incontri ad ogni trasferta legata all'itinerante mondo del giornalismo dell'auto. «Vabbè, torno indietro nella sala d'attesa, magari è ancora lì».
No, è inutile, l'imbarco è aperto, l'hostess di terra di Air Dolomiti è gentilissima: «Mi scusi - dico - ho buttato la carta di imbarco per errore». «Nessun problema. Che posto aveva?», mi chiede? «8.. 8 e qualcosa, boh non ricordo». «8C, chiede la hostess di nuovo?». «Forse, rispondo».
«Nome?» «Cianflone», rispondo consegnandole la vecchia carta di imbarco, quella usata. «Prego si accomodi, mi dice». Attendo, pensando che mi chieda la carta di identità. Nulla. Attendo ancora e chiedo se devo aspettare la nuova boarding card stampata di fresco?
«No, mi dice. Salga a bordo, buon volo!. E allora chiedo di nuovo: «Posto 8C?». «Sì, sì, 8C. Salga». E mi avvio lungo la scala verso il pullman che mi porterà alla scaletta dell'Embraer 195 che fa servizio da Monaco a Malpensa.
Tutto ok, dunque? No, non proprio, visto che sono riuscito a salire su un aereo - per l'ennesima volta - partendo dalla Germania senza che nessuno si sia preso la briga - in piena emergenza terrorismo - di chiedere di vedere la mia carta di identità o il passaporto. Potevo essere chiunque: un pazzo, un terrorista (al momento tendo a escluderlo) o un altro passeggero.
Battute a parte, la cosa è grave, anche perché, settimana scorsa, stesso volo, stesso aeroporto, scena simile: salgo a bordo con la carta d'imbarco virtuale sullo smartphone, anzi è una copia digitale fatta con la funzione “cattura schermo”. In pratica un file che potevo dare a chiunque. E anche in quel caso nessuno ha chiesto e visto la mia carta di identità. Ma guai ad avere una pinzetta, un liquido medicinale o un'arma di distruzione di massa come il micro cacciavite per le viti degli occhiali.
Certo, poco prima avevo passato un accurato controllo di sicurezza con raggi X, body scanner e check random anti-esplosivi su tablet e pc. Un controllo dove ti guardano strano e ti fanno perdere tempo perché il cavalletto del tablet di alluminio potrebbe diventare una temibile arma impropria. E nonostante tutta questa attenzione alla sicurezza, nessuno mi ha chiesto, come tante volte in Germania, la carta di identità. A Monaco poi, da dove sono partiti anche gli attentatori dell'Undici Settembre.
Forse potevo esser armato di poco, ma in fondo basta poco per fare dei danni. Forse, non so. Non ho mai provato a dirottare un regional jet. E poi potrei aver avuto un coltello, anzi addirittura un servizio da dodici e anche qualche forchetta. Visto che arrivavo da una lounge di Lufthansa (quelle dove entri se viaggi in business o in economy se sei un frequent flyer con tanti punti-miglia). E qui come in altre salette simili in tutto è un tripudio di coltelleria. Ma tanto si trova dopo i controlli di (in)sicurezza e allora va bene. Ma provate voi a passarli con un coltello da cucina in tasca o nello zaino e vediamo cosa succede. Allora sì che te la chiedono la carta di identità.
http://www.ilsole24ore.com/art/mond...imbarco-e-identita-105520.shtml?uuid=ABoDVNxC
di Mario Cianflone19 febbraio 2015
Volo LH 1864, Gate G63, hanno appena chiamato l'imbarco. Inutile affrettarsi sui lunghissimi corridoi dell'aeroporto di Monaco di Baviera, larghi come autostrade tedesche. Del resto siamo in una delle capitale dell'automobile.
Percorro un tapis roulant, nel silenzio dello scalo, perché alle 9 di sera a Monaco è quasi notte, ed eccolo il Gate 63. «Oh no! ragazzi - esclamo a voce alta - ho buttato la carta di imbarco e ho tenuto quella di questa mattina. #parolacce». «Mario sei il solito stordito», è il commento di uno dei colleghi di sempre, quelli che incontri ad ogni trasferta legata all'itinerante mondo del giornalismo dell'auto. «Vabbè, torno indietro nella sala d'attesa, magari è ancora lì».
No, è inutile, l'imbarco è aperto, l'hostess di terra di Air Dolomiti è gentilissima: «Mi scusi - dico - ho buttato la carta di imbarco per errore». «Nessun problema. Che posto aveva?», mi chiede? «8.. 8 e qualcosa, boh non ricordo». «8C, chiede la hostess di nuovo?». «Forse, rispondo».
«Nome?» «Cianflone», rispondo consegnandole la vecchia carta di imbarco, quella usata. «Prego si accomodi, mi dice». Attendo, pensando che mi chieda la carta di identità. Nulla. Attendo ancora e chiedo se devo aspettare la nuova boarding card stampata di fresco?
«No, mi dice. Salga a bordo, buon volo!. E allora chiedo di nuovo: «Posto 8C?». «Sì, sì, 8C. Salga». E mi avvio lungo la scala verso il pullman che mi porterà alla scaletta dell'Embraer 195 che fa servizio da Monaco a Malpensa.
Tutto ok, dunque? No, non proprio, visto che sono riuscito a salire su un aereo - per l'ennesima volta - partendo dalla Germania senza che nessuno si sia preso la briga - in piena emergenza terrorismo - di chiedere di vedere la mia carta di identità o il passaporto. Potevo essere chiunque: un pazzo, un terrorista (al momento tendo a escluderlo) o un altro passeggero.
Battute a parte, la cosa è grave, anche perché, settimana scorsa, stesso volo, stesso aeroporto, scena simile: salgo a bordo con la carta d'imbarco virtuale sullo smartphone, anzi è una copia digitale fatta con la funzione “cattura schermo”. In pratica un file che potevo dare a chiunque. E anche in quel caso nessuno ha chiesto e visto la mia carta di identità. Ma guai ad avere una pinzetta, un liquido medicinale o un'arma di distruzione di massa come il micro cacciavite per le viti degli occhiali.
Certo, poco prima avevo passato un accurato controllo di sicurezza con raggi X, body scanner e check random anti-esplosivi su tablet e pc. Un controllo dove ti guardano strano e ti fanno perdere tempo perché il cavalletto del tablet di alluminio potrebbe diventare una temibile arma impropria. E nonostante tutta questa attenzione alla sicurezza, nessuno mi ha chiesto, come tante volte in Germania, la carta di identità. A Monaco poi, da dove sono partiti anche gli attentatori dell'Undici Settembre.
Forse potevo esser armato di poco, ma in fondo basta poco per fare dei danni. Forse, non so. Non ho mai provato a dirottare un regional jet. E poi potrei aver avuto un coltello, anzi addirittura un servizio da dodici e anche qualche forchetta. Visto che arrivavo da una lounge di Lufthansa (quelle dove entri se viaggi in business o in economy se sei un frequent flyer con tanti punti-miglia). E qui come in altre salette simili in tutto è un tripudio di coltelleria. Ma tanto si trova dopo i controlli di (in)sicurezza e allora va bene. Ma provate voi a passarli con un coltello da cucina in tasca o nello zaino e vediamo cosa succede. Allora sì che te la chiedono la carta di identità.
http://www.ilsole24ore.com/art/mond...imbarco-e-identita-105520.shtml?uuid=ABoDVNxC