[TR] ZRH-IST-TZX and back: Prendere la Trebisonda (ma anche perderla)


flyLILB

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[Edit 02.07.2016. Per chi si trovasse a leggerlo per la prima volta, questo TR è stato iniziato e rilasciato alcune settimane prima del fattaccio di IST, per cui non ha nessun valore giornalistico né di testimonianza né di rivelazione di segreti di stato. Anzi. Un pensiero particolare a coloro che ci hanno lasciato le penne.]

***

Ciao amore come estai [sic!]? Quando ci vediamo? [omissis] Be’ amore non avresti potuto trovare momento peggiore per mandarmi i messaggini, giusto mentre sto ravanando sulla Internet alla ricerca dei biglietti per la mia nuova avventura di business… [Ché lo ribadiamo, io viaggio per business… ma mio malgrado in barbon class.] Dopo lo sbracatissimo reportage sulle donnine di Genève dello scorso marzo, infatti, questa volta ci tocca una terra nella quale gli orsi la fanno da padrone, nella miglior tradizione del contrappasso dantesco (cfr. in partic. Inferno, II cerchio). Veramente, in Turchia ci siamo stati a più riprese fino a poco più di un anno fa – come documentai a suo tempo su queste pagine – ma stavolta ci spingiamo un po’ più a oriente. A guardare la mappa, la redazione di Studio Aperto assimila la nostra destinazione ad amene località di villeggiatura tipo Cecenia, Iran, Iraq e Siria, ma va ricordato loro che ci sono meno chilometri tra Siracusa e Tripoli che non tra quaggiù e le suddette amene località. Ma torniamo alla ricerca dei biglietti.

La nostra agendina prevede una serie di aller-retours settimanali fra l’Italia e Trebisonda [Trabzon, in lingua locale – sì, proprio quelli della squadra di calcio]. I fornitori su TZX si contano sulle dita di una mano (ma come scopriremo, saranno più di quanti ci si possa aspettare) e, viste le precedenti esperienze in Asia Minore – nonché l’abbondanza di connessioni internazionali – la scelta cadrà nuovamente su pinna rossa TK. Per la prima settimana riusciamo a trovare un abbastanza da cristiani MXP-SAW-TZX-IST-MXP (in Y, sottolineo) a una cifra equivalente a poco meno di tre bottiglie di Dom Perignon (cfr. listino prezzi del bar, mica quello del Lidl!) – eccheccavolo, se mi confermi la trasferta a tre giorni dalla partenza! – ma non documenteremo questo viaggio se non magari con la tradizionale foto dello shop Victoria’s Secret a MXP (che ora si è messo in posizione strategica subito dopo i radiogeni), poiché la Milano-Istanbul ce la siamo fatta quasi tutti su questo forum. Per la seconda settimana invece, il volo ammonterebbe a oltre quattro bottiglie [maledetta finale di Champions League!] e, se lo prendessi, esaurirei il fido della MasterCard in un clic, verrei bannato dal bar fino al mese prossimo e l’unica possibilità che mi resterebbe per dormire sarebbe il capannone del cliente, allietato da un appetitoso profumo di noccioline (una cit. eccellenza del territorio) o accanto a qualche autogrill (si fa per dire, poiché ormai siamo in periodo di Ramadan e non c’è trippa né per gatti né per umani) della E70, la superstrada costiera che collega Istanbul a Batumi, Grusinia. Ma il tripreportista medio di AC, quando deve volare, può essere capace di mille stranezze.

Non è opportuno spiegare su questo sito le ragioni per cui, anziché il comodissimo City Airport Meneghino o il Grande Hub della Brughiera, mi sono sciroppato quasi seicento chilometri di macchina fra andata e ritorno tra l’Alta Brianza e l’Oberland zurighese per prendere uno stramaledettissimo aviogetto. A voi dovrebbe bastare che questo viaggio mi è costato poco meno di duecentoquaranta franchi svizzeri prenotando con una settimana di anticipo anziché le quattro bottiglie di cui sopra – più una trentina di litri di senza piombo al Piccadilly di Balerna – roba che se per i maghi della spesa al discount corrisponde a un rene, mezzo fegato e un occhio della testa, per me è ai limiti dell’error fare. [E non lo dico per presunto spirito di maranza, bensì perchè in tutta la mia vita non ho mai vinto alla lotteria degli upgrades né avuto il c**o di volare a 9,99 EUR con FR tra Fucking (AT) e Shitterton (UK)].

Rispondiamo quindi al messaggino sgrammaticato di cui all’incipit, carichiamo la tedesca [come la chiama con sufficienza la mia amica supporter di una società del gruppo F*CA, che sebbene sia solo il modello base, chissà perchè piace così tanto ai posteggiatori di Lugano] e partiamo.

[Siete ancora in tempo per fare Back sul vostro browser. Ci sono tanti bei TR sulle altre pagine di questo sito. La mia letteratura, seppure scarna su questi schermi, la conoscete. E non mi venite a dire che non ve l’avevo detto (cit.).]



Poco prima di arrivare a Kloten, il mio avatar proverbialmente affamato di pancakes surgelati mi chiede insistentemente di fare colazione alla sua residenza virtuale. Qua sotto, la stazione ferroviaria di Schwerzenbach con l’annesso bar, importante seggio referendario del Canton Zürich. Non è quindi un espediente narrativo, come Mendrisio.



Ma andiamo a prendere l’aereo, va’, prima che lo jus de chaussettes, il chifer e il rösti di patata swiss-made [ehmmm…] sortiscano i loro micidiali effetti.

Dal bar a Kloten è un vero tiro di schioppo, di prima mattina sono 15 minuti o poco più. Sulla sottodimensionatissima tangenziale c’è da almeno un anno il cantiere – dove a volte il bravo poliziotto Huber tende agguati col radar, ma San Cruise Control ci protegge ovunque. Lasciamo la tedesca nel posteggio attaccato al terminal, che alla settimana costa come una bottiglia di champagne non millesimato ma il danno economico totale sarà sempre un terzo di quanto ci avrei buttato se fossi partito da MIL. Ohne Frühstück natürlich.



Bene, non abbiamo sbagliato aeroporto. La colazione non ha ancora fatto effetto.



La Svizzera è il Paese della democrazia diretta a tutti i costi. Per questo il centro commerciale – in Schwyzerdütsch, Airport Center – è accessibile a tutti [basta che paghino il posteggio o il biglietto dell’S-Bahn] anziché stare airside. Là sotto, i banchetti check-in delle low-cost.



E volevate che non vi dimostrassi che ZRH è uno hub?!?



Ma andiamo al piano di sopra, va’, dove ci sono i banchetti delle compagnie legacy.



Noi andiamo a lasciare il carrellino qua. La sciura Chrüterchraft mi fa le faccine, a mio parere perchè non ha mai visto un italiano partire da ZRH per una destinazione extracomunitaria presentando la carta d’identità anziché il passaporto, ma tra non molto scopriremo la vera ragione.



Il Tagesplan per definizione è quello di Zürich. È un po’ lunga da spiegare, ma fidatevi.



A ZRH, come al bar, c’è la terrasse da dove si può osservare il viavai della fauna locale.



L’accesso costa cinque franchi, ma chi ha la boarding pass non paga.



Noi però non entreremo e faremo qualche spottata a random.





Un triplo AA (così pare, dai carrelli) sta toccando terra.



Anche a ZRH, come di recente a MXP, ci sono i tornelli tipo metro’ per andare airside. Ciò dimostra che oggigiorno prendere un Airbus è diventato un po’ come prendere un autobus. [E noi che avevamo massacrato quella che pensavamo avesse fatto casino tra il 69 barrato e il charter bling-bling OLB-MIA…]



Qua ci sono i controlli di sicurezza. La signorina Heidi – la cugggina buona di Huber, omonima di quella che l’altro mese è stata trasferita a Ponte Chiasso a rompere i cabbbasisi a un mio caro amico con (ormai ex) fidansata al seguito – ci manda però al piano di sotto, dove c’è un’altra batteria di metal detector, ma senza coda.



Assumiamo senza fretta la nostra buona dose di radionuclidi e siamo sul serio airside.

Il gestore ci costringe a passare per gli scaffali delle sigarette – quindi non è un gombloddo tutto milanese – tra i quali desideravo immortalare il cammello di plastica colorata (come surrogato della famosissima lampada equina di LHR) ma che disdetta! la signorina Rottenmeier ce lo impedisce adducendo ragioni di copyright. Questo TR, quindi, mancherà di una fondamentale nota di sarcasmo, ma perlomeno rispetterà la normativa comunitaria sulla pubblicità del tabacco.

Qua siamo in area Schengen. [Con buona pace degli austriaci a presidio del Brennero.]



Tentativo di foto artistica.



Ma continuiamo a spottare a random. Il convento non passa granché a quest’ora, a dire il vero. I padroni di casa.



E, tornando agli austriaci, la principessa Sissi.



Noi però siamo diretti in Turchia e l’extra Schengen è concentrato ai gates E, un edificio posto a debita distanza dal terminal principale, a cui si arriva tramite un trenino sotterraneo.

Scendiamo quindi al controllo passaporti.



Lo zio di Huber non è cattivo, ma come la sciura del check-in vuole insistentemente il passaporto anziché la carta d’identità. La ragione che alla fine il nostro ci confessa è che col passaporto gli sarebbe bastato strisciare la prima pagina, mentre con la carta gli è toccata la fatica di digitarne a manina santa il numero, lui con perdipiù gli occhialini da presbite. Guardi che io non ho fretta, la notte scorsa sono stato di un bene che non le dico, e poi mi sono preso un anticipo sufficiente per fare questo TR del quale anche lei sarà protagonista. Lo zio di Huber ha di sicuro degli ascendenti (cit.) un po’ più in giù.

Il trenino per i gates E arriverà al binario 1 esattamente tra un minuto e dieci secondi.



Il convoglio è diviso in due parti. Una metà per i passeggeri in partenza, l’altra per quelli in arrivo. I flussi vengono separati con precisione elvetica. [E ci mancherebbe altro.]



Durante il breve tragitto il gestore ci allieta con i tipici suoni della natura alpina: gli uccellini, i campanacci, le mucchine, gli Alphörner. [Vi risparmio il file audio.]



Risalita la scala mobile, eccoci finalmente in area extra Schengen. Il gruppetto di MiB sulla destra [scusate la facile ironia], se andasse alla mia destinazione finale, getterebbe di sicuro parecchio scompiglio.



Di nuovo spottate a random. Qua il line-up è più vario. Un altro padrone di casa, solo un po’ più grosso.



Un 767 DL, così pare. Là in fondo, il terminal principale. Lontanuccio.



E un paio di suoi concorrenti non sleali.



Mandorlato per BKK.



Là in fondo, impallato da due guardie svizzere, un altro mandorlato, ma per HKG.



Mister 49%-di-AZ da AUH. Sì, ditemi pure che sono indietro di vent’anni, ma è la prima volta che vedo da vicino un 787. Caruccio.



Toh, ce n’è un altro di Dreamliner, quello della foglia di fico.



Accuratamente nascosto dalle veneziane nonché dal finger e dai camioncini della pappa, il cicciobus di SIA [nel senso di SQ, non quella che canta] per SIN.



Nel frattempo la nostra accompagnatrice si è materializzata.

Sun., May 29th, 2016
ZRH-IST
Flight: TK1908
Class: Y
Seat: 29F
Eqp: Airbus A321-231
Reg: TC-JSI
Scheduled: 1035-1430
Block to Block: 1030-1415
In Air: 1045-1405 (Dur: 2hrs 20min)



Però dobbiamo scendere di sotto. Le due signorine turche in basso occuperanno i posti 07D e 07E mentre io finirò in coda, ma almeno le mie amiche non mi faranno le scenate di gelosia al mio ritorno.



Quest’area è un po’ piccola e opprimente, ma tanto non manca molto all’imbarco.



Ma… sta bene, il nostro Padre?!?



Ecco, visto che l’avevamo ordinata l’altro mese e non ci era arrivata in tempo, facciamo finalmente buon uso della luggage tag di AC.



Buongiorno amo sono io, ti auguro buon vuolo [sic!] e fai il bravo. [omissis] Non ti preoccupare kochania, a TZX non è mica come dalle tue parti, c’è poco da trasgredire, a guardare negli occhi una donna senza esserne il guardiano si rischia la lapidazione… [O almeno facciamole credere così…] Rispondiamo rapidamente al messaggino sgrammaticato e avviciniamoci al gate.



Il nostro vicino di sinistra porterà un nutrito branco di orsi zurighesi al mare di AYT. Qualcuno dovrebbe dire loro che, vista la recente crisi tra Erdogan e Putin, non troveranno più le vacanziere russe.



Mentre quello di destra ne porterà altrettanti a ADB, luogo che già documentammo. Notiamo nel frattempo che il nostro 321 ha le sharklets.



Questo volo è abbastanza popolato, ma noi abbiamo la botta di c**o di avere tutta la fila libera. Poltrone dedicate nelle file davanti, ma quelle le avevamo immortalate l’altra volta.



Subito il Pitch Test. Nulla è cambiato dall’altra volta.



Safety First, per i feticisti del genere. Mostro solo la copertina perchè il resto credo di avervelo documentato l’anno scorso, nell’altro TR turco.



La rivista di bordo, per gli altri feticisti. È contenuta in una pratica busta di plastica.



È ora di liberarci del tentacolo. Là in fondo, l’area aliscafi.



Ci dirigiamo verso la pista 28.



La principessa Sissi di cui sopra, ci sfugge.



Allineamento…



E andiamo. Là in fondo, un’anonima è appena atterrata sulla 14.





Uno scorcio delle altre due piste di ZRH.



Com’è verde la campagna zurighese. Fabbriche di orologi a cucù, allevamenti di vacche, frontalieri pluripregiudicati per abigeato, società fiduciarie, naturalizzati pluripregiudicati per aggiotaggio, campi di patata.



Il lago di Zürich, dalla capitale cantonale giù giù fino al ponte diga di Rapperswil.



Filtrato ignobilmente dalle nuvole, il Greifensee. Siamo sulla perpendicolare esatta del bar.



Quella è l’unica cosa che riuscirò a vedere delle Alpi. Questa tratta non sarà fortunata sotto questo aspetto.



Finalmente riusciamo a vedere la luce.



Una sbirciatina dal corridoio. Gli Airbus TK hanno una sobria illuminazione total white, per non farci venire in testa strane idee. L’incombente Ramadan, infatti, prescrive astinenza.



Comincia il servizio. Il lokum o Turkish Delight, che già abbiamo assaggiato in occasione delle precedenti gite in Turchia.



Intanto la chef corre al club level a preparare la pappa.



In questo volo non distribuiranno il fogliettino con il menu – ah, quale mancanza! altro che compagnia a cinque stelle! – comunque i piatti che il convento – ehmmm, la madrassa – passa sono più o meno gli stessi da tempo. Un habitué del luogo, quindi, potrebbe avere qualcosa da ridire sul turnover, ma qualità e quantità, come vedremo tra un attimo, farà passare ciò in secondo piano.

Il servizio si svolge in modo apparentemente fluido, senza intoppi. Nel galley smetteranno di trafficare solamente all’avvertimento Cabin crew prepare for landing. È evidente che il turco è una lingua troppo ostica per Er Pomata.

Pollo o manzo? La seconda che ha detto per favore, signorina. In alto a sinistra, le melanzane mi perseguitano. Mandiamole giù con l’ormai famosa birra locale.



In un raro momento sgombro da nuvole, si scorge un tratto di campagna croata. Un pensiero alla Nina Moric e allo scempio che fece delle sue labbra.



In Turchia è sempre l’ora del çay, più che in Inghilterra.



Intanto, come d’abitudine, ravaniamo nell’IFE – presente su questo mezzo – alla ricerca delle nostre care schifezze da lap-dance. Troveremo solo questa cantilena della Selena Gomez. Quindi ci toccherà fare affidamento solo sul nostro database interno.



L’interfaccia grafica è un po’ cambiata rispetto all’anno scorso. Funzionalità touchscreen. Curioso come Andrea Bocelli stia sotto la cartellina della musica turca. [Effetto perverso della fuga dei cervelli.] Devo purtroppo notare che il sistema ha problemi di stabilità, negli ultimi quattro voli che ho fatto mi è andato in crash due volte. E io non sono uno che maltratta hardware e software, nel mondo reale sono uno del ramo e ho una vaga idea di cosa significhi.

Chiaro segno che dobbiamo metterci a lavorare e mettere insieme testi e immagini di questo TR.



Inizia la discesa. In lontananza, le coste del Mar di Marmara.





Là sotto, Tekirdağ / TEQ.



La nostra destinazione è là in fondo.





Però noi la prenderemo da dietro, dalla 23 anziché la tradizionale 05. Costeggeremo l’antica Bisanzio e risaliremo il Bosforo, per poi fare inversione a U e centrare la pista. Ai fotografi professionisti questo approccio farà di sicuro venire l’acquolina in bocca. Scegliete i posti di destra e per favore fate delle foto migliori delle mie.



Alla buon’ora. Dopo oltre un anno riesco a vedere com’è fatto il centro di Istanbul.



Qualche scorcio del Bosforo.





Il Terzo Ponte.







Torniamo indietro.







Becchiamo di sfroso il Secondo Ponte.



Il centro storico è dall’altra parte, ma dovevamo pur scendere a qualche compromesso.



Ce n’è di gente, da queste parti.





C’è un ingorgo in tangenziale.



Touchdown.



Pinna rossa la fa da padrone, comme d’habitude.







Un clandestino – ma non abusivo – di -طيران الجزيرة .



E posteggiamo al tentacolo, accanto a questo triplo.



Ci vengono a frugare nella pancia.



E ringraziamo la nostra prima accompagnatrice della giornata coi tre bacini d’ordinanza.



Come abbiamo appreso dai viaggi precedenti, per prendere il volo interno dobbiamo uscire landside, andare al terminal domestico [ops, nazionale / interno / it’s up to you] e farci di nuovo irraggiare. Cominciamo quindi a farci trascinare dal tapis roulant verso il controllo passaporti.



Dove c’è un po’ di coda, ma noi non abbiamo fretta sciur Türkyılmaz [ecco dove sei finito dopo aver appeso le scarpette al chiodo!], la notte scorsa sono stato di un bene che non le dico, etc etc etc.



Benvenuti in Turchia. Là in fondo, il gestore dà un’ultima possibilità a coloro che intendono soddisfare le proprie voglie di Bacco e Tabacco.



Landside, area arrivi.



Il terminal internazionale. Anche qua la tecnica del pointillisme è molto in voga, come vedemmo l’altro mese a GVA.



Ed eccoci finalmente dentro il terminal dei voli nazionali.





Ancora spotting a random alla maniera di Georges Seurat.



Sempre e solo pinne rosse dalla terrasse all’aperto.



No, nell’acquario dei fumatori non ci entro manco morto!



Il consueto sguardo al Tagesplan, con un malcelato senso di nostalgia per ZRH.



Il nostro Trebisonda parte dai gates del seminterrato. Il panorama là fuori è un po’ triste.



Il nostro # [cancelletto]. La coda è quella del gate accanto, che va a Smirne.



Tiriamo fuori la luggage tag per onorare (con piacere, of course) gli impegni verso chi ci ospita.



L’imbarco viene chiamato all’orario previsto. Perderemo però parecchio tempo a trottolare sul Cobus. Per capire dove finiremo vi ho fatto un disegnino, che dimostra quanto sia affollato IST e quanto ciò influisca negativamente sulla puntualità dei voli. Nulla di “particolarmente”, beninteso, ma il più delle volte non bisogna perdere troppo tempo nei transiti anche se sulla carta un’ora e mezza pare tanta. In blu il percorso dell’autobus, in rosso il taxeggio del nostro Airbus. È lunga, anche se non sembra.



Non si capisce perchè è di fronte, ma questo è uno degli aerei di Stato turchi. A fianco c’era un Gulfstream – così mi pareva – anch’esso di Stato, ma la foto mi è venuta con un pilastro che impallava l’aereo.



Questo non l’ho mai visto.



Il giro turistico termina qua, nei pressi di SAW. [Se non ci fosse il Bosforo di mezzo, ci saremmo arrivati per davvero!]



Mentre l’ennesima pinna rossa atterra.



Siamo pronti per il secondo giro di giostra della giornata. La nostra nuova accompagnatrice è pronta per riceverci.

Sun., May 29th, 2016
IST-TZX
Flight: TK2840
Class: Y
Seat: 27D (ns. malgrado)
Eqp: Airbus A320-232
Reg: TC-JPN
Scheduled: 1700-1840
Block to Block: 1730-1920
In Air: 1755-1915



Serve a caricare le sostanze per le scie chimiche, vero?



Il nostro vicino di sinistra è questo 320 KK.



Ecco, veramente il posto che avevo scelto doveva essere il 27F, ma la sciura turca col foulard di Hermès in testa mi ha fregato la seggiola ed io, che con le donne sono sempre paziente e accondiscendente – così mi dicono loro – l’ho gentilmente lasciata al mio posto. Peccato perchè l’avvicinamento diurno a TZX da ovest sarebbe stato molto interessante, si sorvolano il litorale e la città a pochi metri d’altezza e se si arriva lunghi si fa pure backtrack, cosa che non credo avvenga spesso su mezzi più grossi di un regional. Salutiamo comunque la sciura, che vediamo qua godersi il panorama della costa del Mar Nero.



Più in generale, il parterre suggerisce che su questa tratta il traffico è principalmente etnico, nel senso che ci si fa un’idea abbastanza completa della moda Islam-compliant. [Non è polemica o disprezzo, bensì semplice constatazione: qua, loro giocano in casa.] Quando mi feci Smirne, manco pareva d’essere in un Paese musulmano (se non fosse stato per i minareti e le preghiere del muezzin registrato cinque volte al di’). Sono città profondamente diverse. Se non fosse che attendo l’incasso di una fattura e devo pagare un F24 da paura, regalerei volentieri un biglietto per TZX a quella che (cfr. più sopra) faceva confusione tra i pullman e gli aeroplani.

Tornando a noi, per questa seconda tratta avremo ahimè solo la checklist del buon tripreportista di AC. Nel viaggio di ritorno, lo anticipo, saremo un po’ più fortunati.

Pitch Test un po’ così.



Fetish Moment – solo la cover, perchè con i 320 TK abbiamo già dato.



Una sbirciatina al corridoio mentre le signorine ci portano (cit.) il cestino della merenda.



È superfluo dire che su tutti i voli TK, brevi o lunghi fa lo stesso, ci si strafoga anche in barbon. Paninetto con tacchino e formaggio, mousse al cioccolato, se avessero l’arancia rossa sarebbero perfetti, e le immancabili melanzane nonostante ci stiamo allontanando sempre più dall’Italia.



Un’altra sbirciatina al galley di coda, desolatamente vuoto.



Letture edificanti, visto che il finestrino ci è precluso. Poiché sarebbe inopportuno dedicarci alle donne da queste parti, allora ripieghiamo sui motori, il loro principale abbinamento. Il peggior difetto del quattro cilindri di questa tedesca è che suona come una 500 Abarth. Il punto è che non dovrebbe essere una 500 Abarth, non so se mi spiego.



Rivediamo la luce naturale solo dopo essere scesi dall’aviogetto. La pista è in riva al mare e l’aroma di Jet A-1 non riesce a coprire pienamente il sapore di sale. Questo è il panorama che ci si presenta al tramonto.



Un’ignobile foto della nostra ultima accompagnatrice, mentre un orso del Mar Nero, in basso, si sta facendo un selfie. Küsse. [Ovviamente, alla sola accompagnatrice!]



La storia tutta turca dei bagagli l’abbiamo raccontata quando andammo a ADB. In pratica, avendo imbarcato il nostro carrellino a Zürich, anche se siamo arrivati con un volo domestico dovremo recuperarlo al terminal internazionale. I bagagli sono opportunamente etichettati all’origine con un cartellino Transit.

L’edificio non è particolarmente attraente. Dall’aviogetto al terminal si arriva a piedi, senza intermediazioni di sorta. Raccomando comunque di dire alle signorine della rampa che siete passeggeri internazionali, loro controlleranno se siete nella loro lista e vi manderanno nella direzione giusta.



Saletta VIP. Magari lì è messo meglio, ma a noi non è dato entrare.



Benvenuti in Turchia – ma anche no, visto che noi siamo già stati sdoganati.



Nemmeno dentro è particolarmente attraente. Però le lucette blu Oceano mi danno un non so che di familiare.





E come ultimi passi di questo viaggio, scarpiniamo al terminal domestico – in Turchia sono quasi sempre edifici separati – per salire con quest’altra (anglo)tedesca con la quale avevamo fissato rendez-vous. Faremo solo poche decine di chilometri al giorno lungo la superstrada costiera, ma con buona pace del cliente, ci dà decisamente più libertà rispetto a chiamare ogni volta il taxi, pressoché a parità di costi. Notare il tocco di classe del tappo del dizel, neanche la Sciarelli sa dove se lo sono ciucciato.



Nel prossimo post cercheremo di metter su un OT alla bell’e meglio. Purtroppo per voi, Trebisonda non è una meta particolarmente ambita per le vacanze – e poi come al solito, il cliente mi frega pure il poco tempo libero che mi rimane. Proverò solo a darvi un’idea del luogo, sempreché ce la faccia.
 
Ultima modifica:
Che spettacolo di TR! Lunghetto ma mi sono goduto dalla prima all'ultima foto e commento! Grazie mille!
 
È superfluo dire che su tutti i voli TK, brevi o lunghi fa lo stesso, ci si strafoga anche in barbon. Paninetto con tacchino e formaggio, mousse al cioccolato, se avessero l’arancia rossa sarebbero perfetti, e le immancabili melanzane nonostante ci stiamo allontanando sempre più dall’Italia.

Consolati è l'unica compagnia che sul nazionale da qualcosa da mangiare, prova le low cost turche sono simili a quelle europee:sconfortato:
 
Che spettacolo di TR! Lunghetto ma mi sono goduto dalla prima all'ultima foto e commento! Grazie mille!

Ero certo che tu in particolare mi avresti letto con interesse, grazie. Sì è lunghetto (soprattutto perchè ogni foto ha il suo commento) comunque basta leggerlo con calma in più round, la sera per conciliare il sonno. La Turchia orientale è un'altra dimensione rispetto all'ovest e ci sarebbero parecchi spunti di riflessione. Purtroppo non ho molte occasioni per interagire con i locali - soprattutto perchè in quella lingua so solo ringraziare - ma spero in futuro di ambientarmi meglio. Un saluto da Trebisonda. Ciao :)

TR magnifico, belle foto, descrizioni accurate e simpatiche.
Grazie.

Be', era inevitabile che il reportage da ZRH ti avrebbe interessato ;) Grazie Ciao

Consolati è l'unica compagnia che sul nazionale da qualcosa da mangiare, prova le low cost turche sono simili a quelle europee:sconfortato:

Alla pappa aggratis non si dice mai di no ;) Alla fine del TR, giusto per infierire col foodporn, aggiungerò un paio di testimonianze dei pasti serali del Ramadan su TK. [E poi dicono che è il mese del digiuno!] Roba da saziare anche uno dei moderatori di questo forum.

Bel TR
La ZRH-IST con TK l'ho fatta decine di volte...

Grazie :)
 
Hai una capacità narrativa che ti invidio molto, ma un appunto consentimi di fartelo: cadi nella prolissità. A te la scelta, se sintetizzare un filo o scrivere in più parti. A stento sono arrivato all'atterraggio a IST.
Prendila come sensazione mia, sia chiaro.
 
Ero certo che tu in particolare mi avresti letto con interesse, grazie. Sì è lunghetto (soprattutto perchè ogni foto ha il suo commento) comunque basta leggerlo con calma in più round, la sera per conciliare il sonno. La Turchia orientale è un'altra dimensione rispetto all'ovest e ci sarebbero parecchi spunti di riflessione. Purtroppo non ho molte occasioni per interagire con i locali - soprattutto perchè in quella lingua so solo ringraziare - ma spero in futuro di ambientarmi meglio. Un saluto da Trebisonda. Ciao :)

In barba alle decine e decine di volte che sono stato in Turchia ad oggi, non sono mai andato oltre Istanbul, Izmir e località marittime (Antalya, Bodrum, Kas, Marmaris, Kusadasi, etc.) e soprattutto mai mi sono spinto ad est. La cosa ti confesso che se da una parte mi incuriosisce parecchio, dall'altra quasi mi spaventa. Temo infatti che la profonda differenza rispetto all'ovest, come tu stesso stai enfatizzando, incrini fortemente quell'immagine che ho di un Paese (ormai quasi) laico, che pur mantenendo forti legami con le tradizioni abbia adottato i costumi occidentali e che possa (o un tempo potesse) rappresentare un esempio di Islam moderato. Quella parte di Turchia nasconderà certamente un proprio fascino, ma dal momento che (avendo un legame familiare) non la vivrei in modo distaccato come semplice turista, non sono sicuro che sarei pronto :D
 
[Sì, questa la faccio un po’ più corta.]

Secondo Wikipedia, l’espressione Perdere la Trebisonda (o perdere il controllo, o sbroccare che dir si voglia) deriverebbe dal fatto che storicamente la città costituiva un importante punto di riferimento sulle rotte marittime tra Europa e Asia, e perdere tale riferimento sarebbe stato fatale. Noi invece la Trebisonda l’abbiamo trovata – o meglio, secondo la figura retorica dell’inversione russa, è stata la Trebisonda che ha trovato noi, come del resto tutti i luoghi in cui sono finito per business.

Il Mar Nero, nei miei giorni di permanenza, l’ho sempre visto piuttosto calmo.







Le spiagge, comunque, sono rare da queste parti. Quelli di Istanbul dicono che le acque non sono famose per la loro purezza, e che poi ci sono pericolose correnti anche vicino a riva. L’evidenza è che la superstrada costiera corre a pochi passi dal mare e rende difficile raggiungerlo. Una specie di fossato con i coccodrilli, per usare una metafora. Se fossi riuscito a riprendere l’avvicinamento a TZX, la cosa sarebbe stata molto più chiara. Una bella striscia d’asfalto a quattro / sei corsie che la sopraelevata di Genova, a confronto, vi potrebbe pure piacere. [Perchè perlomeno ci puoi passare sotto a piedi per andare al Porto Vecchio.] L’impressione da profano è che Trebisonda non sia una città di mare pur essendo una città costiera, non so se rendo l’idea.
Un’altra veduta del Mar Nero, ma in questo caso dai dintorni del porto, con nuovamente in primo piano il séparé di cemento e asfalto della E70:



Questo pare il posteggio del traghetto TZX-IST-MJT-ALY-TIP-LMP. [Non sto facendo dell’umorismo. Trebisonda è un punto di passaggio pure per loro.]



A monte della E70, il paesaggio della zona è tipo così. Il Paese cresce, anche se in maniera un po’ allegra e disordinata. Non è chiaro quali di questi grattacieli siano completati, in costruzione oppure abbandonati a metà, nella miglior tradizione della buonanima di Punta Perotti.



Tutto comunque ruota intorno alla superstrada. Fiat 131 intenzionalmente smarmittate coi gommoni da 245 su cerchi in lega da 13 (sic!) pollici – è questa la frontiera orientale del tamarro TIR georgiani che chissà da dove sono partiti, camioncini locali carichi di noccioline che se da noi li fermasse la Stradale, gli autogrill evocati all’inizio di questo TR che in realtà sono chioschetti un po’ sgarrupati, pedoni aspiranti suicidi che attraversano nel buio come i gatti – il sottopassaggio, questo sconosciuto… eh no, hanno pure ragione! quello proprio non lo hanno previsto! – e le innumerevoli quattroporte bianche, segno che qua con l’autonoleggio si fanno grandi affari. Il traffico di queste parti, comunque, è un po’ allegro ma è sempre meglio che in certi posti vicino a casa mia. C’è anche il concessionario Ferrari, là sulla destra, ma mi raccontano che certe macchine, piuttosto che in Turchia, conviene comprarle in Italia oppure prenderle col leasing romeno. Questione di pura fiscalità.



Lui sì che va bene. Mangia, prega, ama (cit.).



Loro, invece, non faranno una bella fine. Però la consapevolezza di diventare 100% halal non renderà vano il loro sacrificio.



Quei panni stesi lassù… sì, è proprio quello che pensate.



Veramente, il niqab non è il costume tradizionale di queste parti perchè chi lo indossava (nonché i loro accompagnatori / guardiani) manco parlava turco, però ne circolano parecchi, insieme alle altre nuances del velo islamico. [Con però qualche esemplare dai capelli dai colori improbabili a fare da bastiana contraria, dopo tutto questo è sulla carta un Paese laico.] Giusto per puntualizzare, la cosa né mi inquieta né mi indigna, però dopo aver sperimentato una Smirne quasi completamente europeizzata, è un bel cambiamento. Si ha quella strana sensazione di essere noi i “diversi” e di temere di infrangere le convenzioni sociali con gesti per noi naturali, anche se la realtà non è così drammatica come si teme.
Questa è culturalmente e politicamente una regione di conservatori: ricordiamo infatti che la famiglia di Erdogan proviene da queste zone, che sono roccaforti del partito di governo. Più in generale, l’impressione è che l’ambiente, nonostante i palazzoni, non sia così urbanizzato, così “cittadino”. Crescita allegra – come osservato più sopra – e poca pianificazione territoriale, e apparentemente pochi scambi con l’esterno nonostante la reputazione di città di commerci. Qua la barriera linguistica è piuttosto forte, in quanto sono poche le persone – anche dal mio cliente! – che se la cavano con l’inglese, e infatti i turchi che mi “scortavano” erano venuti apposta da Istanbul. Onestamente la cosa mi sta stretta e non mi dà la possibilità di muovermi con autonomia e stabilire un adeguato rapporto con le persone, però se io in turco ho solo imparato a dire Grazie e chiedere la ricevuta delle spese che faccio, so di non poter andare molto lontano. Peccato – ma mi auguro in futuro di combinare qualcosa di meglio.

@carloz colgo l’occasione per rispondere al tuo post più sopra: 1) Dal basso della mia inesperienza, ho capito che i turchi sono migliori di quanto i loro governanti ci vogliono far credere, 2) A parte la Islam-compliant fashion e il fatto che durante il Ramadan di giorno ci sia poco o niente da mangiare – a parte i pantagruelici cestini della merenda che TK fornisce sui voli domestici – la Turchia mi pare anche quaggiù un posto dove se una donna si tinge i capelli di blu non la additano come una poco di buono… l’importante è non parlar male dello chef, 3) Il fatto che tu abbia la tua “interprete personale” ti mette in una posizione migliore rispetto a me (dal punto di vista linguistico e culturale) e ti permetterà di sperimentare questa regione – se mai ci passerai – non da turista, come dovrebbe essere il modo migliore di farlo. Tu saresti più che pronto, non ti preoccupare. Sono io quello che si deve ancora ambientare.

Dal punto di vista più prettamente turistico, la città in sè non offre tantissimo, ma tenete conto che questo mio viaggio è per puro business e, a parte mangiare la sera dal macellaio Özdemir o al Balik Çim di Yomra dal quale, nonostante il nome un po’ così, torneremmo volentieri, il mio cliente non mi porta a vedere altro. [E poi quelli sono di Istanbul e mi sono reso conto che conoscono Trebisonda meno di me, quindi…]
Ad esempio, la guida Routard non c**a la Turchia nordorientale manco di striscio. Le altre guide pongono invece l’accento sulle bellezze naturali dell’entroterra, che però non avremo tempo per andare a vedere. Il monastero di Sümela dev’essere un posto molto interessante ma è anch’esso all’interno, e poi in questo periodo dovrebbe essere chiuso per lavori. In città i luoghi più importanti sono Piazza Atatürk [in Turchia Lui c’è, sempre, anche se a Smirne c’era mooolto di più], la sua residenza (anche se passò di lì solo un paio di volte), Leonkastron che nel Medioevo fu presidio genovese, e la ex-chiesa bizantina di Santa Sofia, l’unico luogo al quale riusciremo a dare un’occhiata. Ricordiamo che la regione di Trebisonda fu l’ultima in Asia Minore a cadere sotto il dominio ottomano, e che fino a cent’anni fa ospitava un’importante colonia greca – i greci del Ponto – sulle cui tristi vicissitudini sarebbe meglio sorvolare.

Santa Sofia si trova in posizione leggermente rialzata, da cui si gode di una discreta vista sul mare [superstrada permettendo].



Una veduta d’insieme del complesso, discretamente conservato.



È curioso notare come il campanile (di epoca successiva) sia rimasto tale e non tirato giù e rimpiazzato da un minareto classico.



Il lato settentrionale, quello che dà sul Mar Nero. Là in fondo, si accede alla moschea.



Una sbirciatina, con discrezione, all’interno. Il giovedì, come si può notare, è giorno di pulizie non solo nelle chiese, ma anche nelle moschee.



Sul lato occidentale, comunque, sono rimaste alcune testimonianze cristiane. Gli affreschi, temevo fossero messi peggio.









Ma ora è meglio correre in aeroporto. TZX è un vero City Airport a un tiro di schioppo da qui, però devo recuperare le mie cianfrusaglie in hotel – quello nel quale gli equipaggi TK fanno night stop – e soprattutto devo superare indenne per ben due volte il tradizionale ingorgo del semaforo di Yomra.
 
Gran bel TR, complimenti! Foto molto belle e stile narrativo divertente! Ed anche l'OT è davvero interessante!
TK ha un buon servizio. Speriamo che regga nel tempo, visti i conti! Sta provando in ogni modo a strappare e fidelizzare Clienti dall'Europa. Forse una JV con LH l'aiuterebbe ad integrarsi meglio in Star Alliance, dove ci sono ampi margini di miglioramento per aumentare il livello di collaborazione.
 
Lasciamo al prossimo orso la (anglo)tedesca senza tappo del dizel che ci ha tenuto compagnia in questi tre giorni e ci approquinquiamo al terminal domestico di Trebisonda.
L’edificio è sicuramente più recente e messo meglio rispetto all’altro terminal dei voli internazionali. La striscia rossa che ho messo sulla portiera di quella Clio break è perchè non si può fare la pubblicità delle sigarette. Ce lo chiede l’Europa.



Questa la dedico ai paranoici che, alle nostre latitudini, vorrebbero farci fare i controlli di sicurezza anche landside. Per la precisione, siamo sulla porta d’ingresso, di cui all’immagine precedente. [Veramente, in Turchia c’è pure il gabbiotto con i securitas sulla strada di accesso ai terminal, ma in realtà è come passare la dogana di Brogeda alle tre di notte, non so se mi spiego.] Qua a TZX, che è un piccolo aeroporto, bastano un paio di autobus – quelli senza ali – a mandare in palla il sistema, figuriamoci in luoghi più affollati. Ma sfiliamo la cintura à la Full Monty e tiriamo fuori con destrezza il PC, perchè noi nonostante la vena polemica siamo più pazienti e accondiscendenti di certi, e soprattutto Security First oltre a Safety First.



Un paio di vedute della spaziosa area check-in. Tra poche ore la moda islamica sarà solo un ricordo, alla nostra destinazione infatti ci attendono mises di tutt’altro genere. [Ed è pure giovedì, wow.]





Le due signorine danesi, di una squadra che non ho ben capito cosa fosse, prenderanno l’aviogetto con noi ma come volevasi dimostrare si siederanno a debita distanza. Mi consolerò un paio di settimane dopo, sul MXP-SAW, con le rugbiste georgiane.



Anche qua, come all’andata, la signorina del drop-off mi fa le faccine perchè sostiene che la mia carta d’identità sia stata emessa dal comune di Topolinia. Qualcuno dovrà spiegarle che 1) se sono entrato in Turchia con la carta d’identità, io devo uscire con lo stesso documento altrimenti al polis scassamacchine Semir Gerkhan non tornano i conti delle salite e discese, 2) il check-in online TK richiede in fase di uscita dal Paese un numero e tipo documento tra cui la carta d’identità, evidentemente ci sarà una buona ragione per ammetterla, 3) guardi male quelli di Topolinia perchè sei di Paperopoli, vero?!? Signorina comunque stia serena, io non ho fretta, la scorsa notte ho dormito della grossa e vorrei arrivare a ZRH non troppo rinc******ito per fare la serata.

Assunta la seconda dose giornaliera di radionuclidi, gli spazi sono decisamente più ristretti.





Con nostro forte disappunto, TZX non è uno hub. Nessuna traccia di lingerie sexy, solo prodotti della terra nei due chioschetti airside: noccioline, pagnotte e le polpettine (surgelate) di carne di Akçaabat. Manca il dolcino tipico trebisondino, il sütlaç, che a guardarlo potremmo scambiarlo per crème brûlée, ma per farla semplice è riso immerso nel latte condensato e messo in forno. Per una volta nella vita si può fare… per due non so.

E poi c’è il merchandising calcistico. Il Trabzonspor è una delle due sole squadre non di Istanbul ad aver vinto lo scudetto turco.



Il Tagesplan prevede in gran parte navette per IST e SAW, più residui voli cross-country.



Fotografa la Bag Tag di AC in giro per il mondo. Fatto.



Oggi ci sono proprio tutti i fornitori che operano su questo aeroporto. Innanzitutto la nostra accompagnatrice dalla pinna rossa, che è appena arrivata.



Poi pinna gialla PC per ADA.



Poi pinna blu 8Q per IST.



Ed infine pinna bianca XQ che se ne va a AYT.



Ma appropinquiamoci ai gates, va’, che stanno al piano di sotto. L’area è piuttosto affollata e quell’orso pelato mi impalla le danesi. [A me le noccioline non piacciono, però se le fidansate chiedono i regalini… mi stupisce che si accontentino di poco, stavolta.]



Si aprono le gabbie. Son çağrı.



L’imbarco si effettua in maniera allegra, a piedi, senza intermediari.

Thu., Jun. 2nd, 2016
TZX-IST
Flight: TK2829
Class: Y
Seat: 27A
Eqp: Airbus A321-231
Reg: TC-JRN
Scheduled: 1305-1505
Block to Block: 1300-1450
In Air: 1310-1445



Il bigamo e la sua famigliola sulla scaletta saranno piuttosto indisciplinati e non rispetteranno i posti assegnati – fenomeno che ho riscontrato molto frequentemente su questa tratta – ma grazie al Cielo quest’oggi non avremo problemi e potremo serenamente guardare fuori dal finestrino.



Un saluto a coloro che ci scrutano dalla torre di controllo, mentre la signorina che mi accoglie si rende conto che questo qua deve scrivere un lungo reportage su qualche noto sito Internet e mi fa un sorrisino compassionevole.



È ora di partire. Quel terminal lo rivedremo dopo pochi giorni.



Un breve taxeggio a due passi dalla superstrada, dopodiché ci allineiamo alla pista 11



E andiamo, come dice sempre quel mio amico famoso.





A dispetto del nome, il Mar Nero non è poi così scuro.



Eccolo là in fondo, il nostro TZX.



Campo lungo sulla città di Trebisonda e un close-up della zona portuale.





Checklist del buon tripreportista. Se la borsa del PC riesce a stare in quel modo, vuol dire che il pitch è da cristiani. Due settimane dopo, giusto per, ho preso un 738 AnadoluJet SAW-TZX – la regional di TK, per intenderci – e, se vi facessi vedere quant’era stretto, soffrireste più di me che mi ci sono seduto per davvero. Ve la risparmierò.



La safety card dei 321 TK la conoscete tutti.



La rotta si sviluppa in gran parte lungo la costa meridionale del Ponto Eusino – delimitata dalla E70



Con un tratto intermedio nell’entroterra, che ci mostra che – nonostante le nuvole – la campagna dell’Anatolia è verde quasi quanto quella zurighese.



Nel frattempo le signorine ci portano il cestino della merenda. Teşekkürler.



Abbondante come volevasi dimostrare, per essere un volo domestico. Paninetto al pollo, tortino alle mandorle, e per una volta tanto le melanzane non ci stalkano, cedendo il passo a un’insalatina di fagioli. Il menu Ramadan della settimana seguente sarà ancora più abbondante, ne ho le prove.



Un po’ di geografia. Il Kızılırmak (lett. Fiume Rosso), il fiume più lungo della Turchia.



Quello dev’essere KFS.



Mentre la pista sulla spiaggia è NOP.



Cavoli, un bandito ci passa a un tiro di schioppo liberando la sua scia chimica e noi non facciamo in tempo a beccarlo.



Abbiamo iniziato la discesa. Notiamo con sollievo che sul Mar Nero ci sono spiagge degne di nota, evidentemente per gli istanbulini che fanno le gite fuori porta.



L’avvicinamento a IST è nella posizione canonica, ossia si costeggia la sponda asiatica del Bosforo e poi si fa inversione per centrare la 05.

Ci lasciamo sulla sinistra lo Istanbul Park, la pista di Formula 1. È sul sentiero di avvicinamento per la pista 24 di SAW (ma in tal caso occorre posizionarsi sul lato destro dell’aviogetto).



Sabiha Gökçen, per l’appunto.



Dall’altra parte, sotto una luce immonda, il Corno d’Oro. È chiaro che i fotografi professionisti dovrebbero fare questa tratta solo la mattina presto.



Prima di fare inversione, scorgiamo le Isole dei Principi, note un tempo per le case vacanza della nobiltà istanbulina.



Il finale è un film già visto.



Atterraggio e biancheria stesa. Ora vi concedo un break.

 
[Completiamo il nostro TR perchè non mi piace lasciare le cose a metà – sì, con questo post ho finito, non disperate – non prima però di aver rivolto nuovamente un pensiero a chi ci ha lasciato le penne là dove siamo passati poche settimane fa.]

***

Tra i monopolisti di pinna rossa, notiamo una rara pinna verde irachena.



Posteggiamo davanti a uno dei tentacoli degli internazionali, ma visto che sarebbe stato troppo bello per essere vero, disimbarcheremo con le scalette. Qua i transiti, come abbiamo spiegato, si fanno alla turca, fuori dentro dentro fuori.



‘Sti voli interni tiran su una marea di passeggini, giuro. ‘Sti turchi, a quanto pare, quando non fumano (come francesi) e non guardano la TV si danno apparentemente da fare.



Comme d’habitude, la scarpinata per raggiungere l’altro terminal. Saltiamo a pie’ pari i nastri bagagli dei domestici, ché il nostro carrellino non passerà di qua.



Che sollievo, finalmente incontriamo delle donne. Le due cuggine turcotedesche Lena (la bionda tinta, a sinistra) e Mandy (la mora, ma fino a poco tempo fa rossiccia) sono possedute dal demone del superc***eggio iPhone.



[Ah, credevate che ve la mettevo, eh?!?]

Per la cronaca, le nostre lavorano in uno dei negozi landside dell’area arrivi di IST I e spero tanto che stiano bene.

La coda, scorrevole ma non troppo, per farci timbrare dal Semir Gerkhan evocato in precedenza, in punizione per aver spetasciato l’ennesima macchina.



E dopo la terza dose di radionuclidi della giornata [ancora un’altra e saremo prova vivente delle teorie di Franz Mesmer] siamo di nuovo airside.

Anche in turco Tagesplan si dice Tagesplan. Non dimentichiamoci però che dobbiamo andare a Zürih anziché in Italia.



E non dimentichiamoci pure di passare dallo sponsor tecnico di AC, perchè le fidansate, come volevasi dimostrare, sono un po’ ruffiane e non si accontentano delle noccioline di Trabzon. [Le sigarette ultraslim non ve le compro ragazze – il perchè ve l’ho spiegato all’inizio del viaggio di ritorno, e soprattutto non fatemi andare fuori budget.]



Anche se andiamo nella ricca Svizzera, il nostro # [cancelletto] è nell’area sf**ati, al piano di sotto, vergognosamente (liberam. cit. C. Blocher e G. Bignasca – se ne facciano una ragione) accanto a quello per CTA.



Il gestore ci omaggia di quattro mezze ore di wi-fi, vedere istruzioni.



Ecco bravo, a furia di c***eggiare fotografando a destra e a manca, hanno chiamato all’imbarco da mo’ e manchi solo tu.



Il tragitto col Cobus è sospettosamente lungo. Ci portano alla manutenzione…



Dove incontriamo un 321 che ci evoca una tragedia di qualche tempo fa. Un pensiero anche per loro.



Prova motori?!? scusate l’ignoranza.



In realtà il nostro 738 lo hanno posteggiato a Бургас / Burgas, in Bulgaria, al capannone della manutenzione della AG. Pure l’autista non credeva che dovessimo arrivare fin qui, infatti a un certo punto si è fermato in mezzo al nulla chiedendo istruzioni via radio alla centrale. Giuro.



Il terminal principale infatti è là in fondo, in Turchia.



Scusate, ma anche questa tratta merita il disegnino col percorso dell’autobus e dell’Airbus – ops, del Boeing. Se in aria TK è senza dubbio (cit.) granitica, a terra onestamente non capisco se sono abilissimi a districarsi in quel b****llo di IST oppure vanno avanti a botte di c**o non facendoci mai fumare le coincidenze. Beninteso, la mia è l’impressione del passeggero lambda, eh.



Ora possiamo salire con la nostra ultima accompagnatrice, che dice di chiamarsi Mudanya ma solo Allah e l’ufficio imposte di Istanbul conoscono il suo vero nome.

Thu., Jun. 2nd, 2016
IST-ZRH
Flight: TK1909
Class: Y
Seat: 07A
Eqp: Boeing 737-8F2
Reg: TC-JHA
Scheduled: 1620-1825
Block to Block: 1625-1815
In Air: 1640-1810 (Dur: 2hrs 30min)



Subito la checklist. Con un pitch del genere, manco par d’essere in barbon class. E non siamo neanche vicini all’uscita di emergenza.



Inflight magazine – stavolta non è protetto dalla plastica – che guardo con sufficienza in quanto 1) io calcisticamente sono ostico e anche agnostico, come diceva quello di Fusignano, 2) l’accoppiata TK / Euro 2016 non può competere con la AC / Victoria’s Secret.



Safety first, never forget.



E ridendo e scherzando siamo decollati dalla 35L. Là sotto, il posteggio di Бургас da dove eravamo partiti un quarto d’ora fa.





Di chi è questo? (cit.) [Lo stadio, perdiana!]



In questa tratta il cielo sotto di noi si presenterà così. Non “particolarmente”, ma qualcosina riusciremo a vedere.



Et quand tu voles, oui moi je vole aussi / Si tu t’élances, j’te suis / Dans un pays loin d’ici / A la recherche du paradis… (cit.)



Il dolcino turco ormai lo conosciamo bene. Viene abbinato alle cuffiette, che rispetto a un anno fa hanno gli auricolari rossi e lo spinotto a due cosi, inutilizzabile al di fuori degli aviogetti.



Là davanti non vogliono farci vedere quanto sono sparkling.



Be’ avete poco da nascondere, su questo mezzo la business è uguale alla barbon, a parte la seggiola centrale bloccata.



Tu non hai fame?!? sempre il solito avatar rompiballe… non azzardiamoci coi rigatoni türkstyle, ci affideremo al più rassicurante pollo. Ecco – l’ho già detto all’andata – con tutto il rispetto per il catering TK sopra la media che grazie alla Efès va giù che è un bijou, il fatto di aver battuto ultimamente questa tratta con una certa frequenza ti porta a mangiare praticamente le stesse cose. [Va bene che altrove danno solo i crostini San Carlo, ma quello è un altro film, eh.] La base (due nuggets di pollo nature o manzo tritato speziato) non cambia, mentre i due o tre contorni disponibili si alternano a ritmi di tre o quattro giorni. E questo dura da tempo: se andate a guardare i pasti dell’altro mio TR da ADB, non troverete differenze. I passeggeri più esigenti [qualcuno dovrebbe far notare a chi di dovere che in aviazione il concetto di ospite è in netta minoranza] o i frequent flyers compulsivi avranno ancora da ridire sul turnover della materia prima ma io, quando mi trovo bene con una, non mi preoccupo se mi fa sempre le stesse robe, basta che mi faccia star bene. Mi solleva tuttavia il fatto che questo pomeriggio il menu è melanzana-free.



[E niente menu di carta a differenza dei voli da/per MXP… farò una protesta formale sul FB di TK!]

E il tradizionale thè alla turca, come tradizione talmente rovente che occorre aspettare un quarto d’ora prima di sorseggiarlo. Non so come facciano, gli indigeni.



La geografia aeronautica che sto facendo in questo TR è per suggerire nuove destinazioni agli amici di FR – non garantisco però che i gestori possano applicare tariffe di favore o esenzioni dalle tasse aeroportuali. Quello è LYBO (Бор / Bor, Serbia) talmente imboscato che ho fatto una fatica matta a dargli un nome una volta tornato a casa.



Là sotto, meno imboscata nonostante le nuvolette, c’è Београд, l’antica capitale jugoslava. La letteratura sostiene che le serbe siano difficili e orgogliose, ma io purtroppo non conosco quella nicchia di mercato.



A differenza della MXP, la IST-ZRH non offre scenari particolarmente interessanti, tipo le coste della Dalmazia e Venezia che in una giornata serena danno un bello spettacolo di sè. La nostra rotta passa un po’ più in su, risalendo per un tratto il corso del Danubio. L’unica nota di rammarico è che non potremo segnalare Siamo sopra Sofia come l’altra volta, risparmiandoci così uno degli innumerevoli doppi sensi di questo TR.
Il rendez-vous con la nostra, comunque, è solo rimandato di qualche giorno.

Nel frattempo, risaliamo il grande fiume come i salmoni di Costanza, Romania.





Neanche stavolta saremo fortunati nel passaggio sopra le Alpi. Purtroppo la Carinzia la potremo solo immaginare da sopra le nuvole, ma troveremo modo di consolarci.



Per cui ci dedichiamo di nuovo a letture edificanti e illuminanti. Non riesco tuttora a capire perchè la coppietta di attempati turchi delle seggiole 07B e 07C continuava a guardarmi con sospetto.



Abbiamo iniziato la discesa. Prenderemo ZRH da nord. Uno scorcio del lago di Costanza – quell’altra, in Germania.



L’altro grande fiume, il Reno.



Schaffhausen e la sua cascata.



Per centrare la 14 – là al centro, anche se si vede poco – occorre svoltare a sinistra.



Qui vicino ci siamo fumati la pubblicità sul prato dei famosi coltellini svizzeri ma chissenefrega, loro non sono tra gli sponsor accreditati di AC.



Traffico scarso in [ehmmm…] tangenziale.



Arrivati. Un ultimo sforzo ragazzi.



Quanto tempo che non vedevamo un marcione



Bene. Non abbiamo sbagliato aeroporto, anche se la colazione turca mi ha fatto un effetto diverso da quella svizzera di cui all’andata.



E posteggiamo accanto a questo 787 di quelli che… i pali della Costa Smeralda. In questo TR, a quanto pare, ci stanno capitando tutti i Dreamliner che ci siamo fumati negli ultimi anni.



I tre bacini d’ordinanza alla nostra accompagnatrice. Qua a ZRH la paranoia non è di casa e ci sbarcheranno dal tentacolo senza distogliere il bravo poliziotto Huber da occupazioni più importanti, tipo la verifica dei permessi di costruzione dei bar nonché dei libretti per stranieri & notifiche di attività lucrativa.



La sciura col cane ha fatto il viaggio con noi, ma grazie al Cielo era a debita distanza.



Il trenino per il terminal principale è là sotto che ci aspetta, col suo allegro sottofondo di uccellini, campanacci e mucchine all’alpeggio.



Controllo passaporti. La signorina Heidi – cavoli è la terza che conosciamo in tre mesi [quella di un anno e mezzo fa non conta perchè non l’abbiamo incontrata in aeroporto], quelle mi vogliono confondere le idee per fregarmi! – ci spiega con nonchalance che ci sta mettendo più tempo del solito a verificare se io sia un pericolosissimo frontaliere rubamucche e bionde svizzere (cit.) perchè con la carta d’identità è tutto manuale. No problem mademoiselle, non devo mica correre a salvare il mondo – soprattutto perchè sulla strada di casa troverò quasi una decina di radar tra fissi e mobili. E in particolare la nostra ci mostra spetasciatamente di credere ciecamente alle proprietà terapeutiche dello xilitolo. Non spariamo quindi solo sulle ambulanze di FCO e sulle cuggine Bira e Calippo in tiro pauroso con la divisa nuova di pacca.



Il nostro carrellino non si farà attendere.



Il pertugio degli arrivi extra-Schengen.



Un ultimo sguardo all’Airport Center, prima di offrire al gestore del posteggio la bottiglia di champagne non millesimato, a cui avevamo fatto cenno all’andata.



E concludiamo questo TR esattamente nella stessa posizione in cui lo avevamo iniziato. La tedesca grazie al Cielo è ancora lì, sul parabrezza e sul cofano rinveniamo tracce che provano che la gatta Micky, in missione di pedinamento da Chiasso, me l’ha curata in modo impeccabile.





Ciao tesouro [sic!] come stai? [omissis] Un bacio grande Cavoli tu mi fai perdere la Trebisonda – non per niente adesso siamo a duemilaseicento chilometri da lì – per una parola che azzecchi cento ne sbagli… guarda sto andando a casa, ci ho quasi trecento chilometri da fare… evvabbe’, qualcuno dovrà pur sacrificarsi e impartirle qualche lezione supplementare di italiano.

[omissis]



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Previously on AC:

2016/03: LUG-GVA + OT Les Demoiselles de Genève

2014/09 + 2014/12: MXP-IST/SAW-ADB + OT Postcards from Izmir

2013/09 + 2013/11: LIN-AMS-DTW + DTW-LGA + DTW-CDG-LIN + OT Biella & Pistone + OT Postcards from NYC

2012/10: LIN-MAD-AGP + OT Paletta & Secchiello