[TR] Westfjords.


Ma vai in giro senza nemmeno un fucile?

Solo il coltellino svizzero, quello col cavatappi

E se becchi un orso?

Non sarebbe poi cosi' diverso dal cenare con AAmilan...


Immagino sia un po' come prendere una birra con Falkux.

o un elefante marino in calore?

Eh li so'ccazzi.

Ti sta bene! Tiè

Barbone fui, barbone tornai.
 
Non ho capito se non sai a chi associare la situazione, oppure lo sai ma meglio non dirlo... ;)

🤫🤐🤐

Devo dare ragione allo zombie di Lambrate. TR epico! Sopratutto perche' sono cose che oramai io non posso piu' fare.

Grazie Silvano. Sinceramente non ho fatto niente di cosi' "estremo". E, se devo essere sincero, buona parte dell'Islanda e' a portata di tutti.

Ma che lavori a fare... trovati un editore e sfancula il mondo dei white collars!

Magara caro Console, magara. Anche se, ad essere onesto, dove mi trovo ora come lavoro non mi sento poi cosi' male. Non mi capitava da un bel po' di sentirmi contento dei capi, coinvolto nella "missione" e a mio agio con i colleghi. E tutto questo malgrado mi paghino meno di prima. Ma meglio cosi'.
 
Avrei bisogno di un ghost writer, fammi sapere se sei disponibile.

Conoscendo le tue esigenze, già con uno che ha finito la scuola dell'obbligo hai risolto.

Prossimo raduno AC?

Assolutamente sì.

Esatto.

Guarda, il TR è degno del livello a cui ci hai abituato e quindi non faccio altro che ringraziarti per la condivisione. Detto ciò, faccio la domanda più cretina del mondo: durante escursioni selvagge di questo tipo, dove vai in bagno? Va bene la n.1, fintantoché calcoli bene il vento, ma la n.2? Giardino della singora? Vello delle pecore?
 
Guarda, il TR è degno del livello a cui ci hai abituato e quindi non faccio altro che ringraziarti per la condivisione. Detto ciò, faccio la domanda più cretina del mondo: durante escursioni selvagge di questo tipo, dove vai in bagno? Va bene la n.1, fintantoché calcoli bene il vento, ma la n.2? Giardino della singora? Vello delle pecore?

Questa non e' una domanda per niente scontata. La n.1 ha i suoi lati negativi, specialmente se ti svegli nel cuore della notte, oppure quando non sei ancora proprio pronto a svegliarti per bene e fa cosi' caldo nel bivvy e fuori piove. Per quanto riguarda il n. 2... beh, se c'e' civilta' ci sono anche dei bagni (campeggi, bar, cose cosi') altrimenti ti rimando all'ultima frase di questo pezzetto di un libro di Bill Bryson:

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Capitolo IV. Ísafjarðardjúp, o l’arte di aver sbagliato posto.

Il giorno dopo mi sveglio nel campeggio che sta tra l’edificio della piscina di Þingeyri e il mare. Mi sono dimenticato di raccontarvi l’arrivo, ieri, col mio bivvy minuscolo, Ozzy coperto di fango e la mia cena a base di lenticchie e biltong scaldate sul fornelletto, con a seguire caffè in filtro (dopo aver scoperto, con copiosi zooteologismi, che in tutta la mia preparazione ho lasciato a casa una tazza sono dovuto andare in piscina ad elemosinare un bicchiere di carta).

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Tutto questo a contrasto con due coppie di tedeschi dotati di due Land Rover Defender ultimo modello neri e grigi uguali identici, con allestimento-tenda enorme sul tetto (quei soffietti apribili con meccanismo elettrico) e cucina superaccessoriata con tanto di BBQ che si estrae dal baule. Mi viene in mente mio nonno sul Don con le scarpe di cartone e i tedeschi col panzer… se non fosse che il nonno Luigi aveva a) grappa e b) mulo... io manco quello.

Pazienza. Mi sveglio alle 5 e disfo il campo in un battibaleno (vero vantaggio del bivvy: levi due paletti, chiudi il sarcofago col sacco a pelo dentro, scuoti l’acqua, arrotoli e sei in viaggio) e decido di levarmi di torno. Direzione Ísafjörður.

Nel fare i piani per questo viaggio ero incappato in Kaldbakur per prima cosa, e l’idea mi si era inchiodata nel cervello. Solo più tardi, poco prima della partenza, avevo considerato Ísafjörður e il di lei fiordo, chiamato ovviamente Ísafjarðardjúp, e la penisola di Hornstradir poco più in là. Ma il tempo era troppo poco e avevo derubricato tutto a un viaggio futuro, magari con volo diretto dalla Linate di Reykjavik.

L’alba di Þingeyri è metallica. Il paesello è addormentato, il cielo color canna di fucile e il mare non troppo dissimile. Mentre gli occupanti del convoglio di Defender se la dormo io sgattaiolo via e punto verso nord.

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C’è una breve salita al di là del fiordo, poi un tunnel lunghissimo con persino una specie di incrocio per chi vuole andare a Flateyri. E poi spunto in un posto che è così e mi dico: “13900, sei un mona”.

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Ísafjarðardjúp è il fiordo più bello che abbia mai visto. Vuoi il meteo, vuoi l’allure di Hornstradir dall’altro lato delle acque (un’intera penisola completamente disabitata, habitat dei puffini di mare, unici uccelli – tolti i pinguini – che sembrano dei camerieri e volano), mi domando come mai non sia venuto qui subito. Non che non mi sia piaciuta Þingeyri pero'...

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Parcheggio a Ísafjörður, faccio benzina e compro, al supermercato Bonus (cercatene il logo sull’Internet, è bellissimo), la mia droga personale. Lo Skyr Isey.

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Per l’intera giornata non faccio altro che andare in giro, un po’ in macchina e un po’ a piedi, in questo posto meravigliosamente cinematico. Niente di trascendentale, solo qualche camminata lungo la costa, foto (alla lontana) alle foche che attendono l’alta marea e tanta meraviglia per questi posti.

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Sicuro, garantito al limone, che ci tornerò. Stavolta con 8200, magari con la tenda, sicuramente per un trek dall’altro lato, e magari col piccolo saltafossi da Reykjavik.

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Poco a poco percorro la strada 61 e decido di dormirmela in macchina in una piazzola/campeggio (ce ne sono svariate, usate soprattutto dai furgoni-camper) fuori Holmavik, paesello celebre per il monumento all’Umarell Ignoto che qui vi ripropongo.

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C’è anche una “succursale” di Laki Tours, il whale-watcher di Olafsvik che avevamo usato nel 2019 per vedere le orche… con la differenza che la barca, qui, è un turacciolo. Mi riprometto di non salirci ma so già che, se mai mi dicessero che c’è anche solo mezza balena saltante, sarò già in coda.. per poi sudar freddo.

La mattina seguente mi rendo conto che mancano poco meno di 24 ore all’appuntamento col test anti-Covid per ritornare in UK. Tempo di abbandonare i Westfjords, ma con calma. C’è ancora il tempo per una passata nostalgica in quel di Grundarfjörður, e poi… ma sto andando troppo oltre. Nel frattempo mi lego Ísafjarðardjúp al dito. Io e quel fiordo abbiamo dei conti in sospeso.

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Ma lassù, quando sei in mezzo alla natura incontaminata, mentre passeggi, guardi l'orizzonte, i panorami, inspiri lo iodio, assapori il profumo della balena stracotta...
lassù, dicevo, quando proprio 'gnafaippiù e devi fare la cacca in mezzo a quella natura (quasi) incontaminata...
tu usi carta igienica ecocompatibile?
 
Ma lassù, quando sei in mezzo alla natura incontaminata, mentre passeggi, guardi l'orizzonte, i panorami, inspiri lo iodio, assapori il profumo della balena stracotta...
lassù, dicevo, quando proprio 'gnafaippiù e devi fare la cacca in mezzo a quella natura (quasi) incontaminata...
tu usi carta igienica ecocompatibile?
Questo è il cane della signora della fattoria dove ha dormito.
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Questo è il cane della signora della fattoria dove ha dormito.

Ma lassù, quando sei in mezzo alla natura incontaminata, mentre passeggi, guardi l'orizzonte, i panorami, inspiri lo iodio, assapori il profumo della balena stracotta...
lassù, dicevo, quando proprio 'gnafaippiù e devi fare la cacca in mezzo a quella natura (quasi) incontaminata...
tu usi carta igienica ecocompatibile?

Vabbè, giusto perchè siamo tra amici vi confido il segreto per defecare nella natura e sentirsi bene dopo.

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Quelle che avevo io avevano pure il disegnino del panda e, considerando che io i panda li detesto, ha aggiunto un certo non so che di soddisfazione. Spero che qualcuno faccia quanto prima quelle con la faccia di Grant Shapps.

L'importante è, sempre e comunque, di NON lasciare roba in giro. Il prodotto va seppellito e il materiale usato per pulirsi il deretano va messo in un sacchetto e poi buttato via. Non va bruciato, non va sepolto.
 
Stavo per iniziare con una domanda [“Ci hai pensato a scrivere un libro?”], per poi rendermi conto che, yes, “tick”; poi stavo per scrivere “Sei sprecato nel nine-to-five job, chi te lo fa fare”, prima di leggere BGW che, in a nutshell, diceva lo stesso. Detto ciò, ammiro davvero l’entusiasmo (ed il tempo!) che disponi nel condividere tali esperienze, foto ecc. (davvero rare). Poi che dire, scrivendo dalla conca dei Balcani dove la qualità dell’aria è da cancro, vedere quelle foto ispira molta invidia. Ciao e grazie.

G
 
Vabbè, giusto perchè siamo tra amici vi confido il segreto per defecare nella natura e sentirsi bene dopo.

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Quelle che avevo io avevano pure il disegnino del panda e, considerando che io i panda li detesto, ha aggiunto un certo non so che di soddisfazione. Spero che qualcuno faccia quanto prima quelle con la faccia di Grant Shapps.

L'importante è, sempre e comunque, di NON lasciare roba in giro. Il prodotto va seppellito e il materiale usato per pulirsi il deretano va messo in un sacchetto e poi buttato via. Non va bruciato, non va sepolto.

Chissa' che bell'odorino in auto :ROFLMAO:
 
Assolutamente meraviglioso.

Me ne frego, e continuo. La vista è un po’ “gloomy” ma devo dire che mi piace. Metto un podcast in cuffia, mi intabarro nei miei vari strati impermeabili e via, in pilota automatico, a macinare chilometri. Alle volte spengo l’iPhone e semplicemente ascolto la pioggia, il vento, lascio la mente libera di navigare. La storia e la letteratura sono strapiene di capolavori nati da momenti di introspezione come questi ma mi spiace di dirvi che il vostro non è Hemingway e la mia mente produce soltanto una marea di stronzate. Facciamo due foto, và.

Ecco, questo è un effetto che credo faccia l'Islanda; sarà l'assenza di persone, sarà davvero il sentirsi minuscoli di fronte a paesaggi che ti risucchiano. L'Islanda è bella anche quando diventa impossibile, quando il meteo decide che quel passo non lo devi passare o quella montagna non la devi scalare.

Lo Skyr Isey.

Ottima scelta :love: vedo che ora lo importano anche in Italia, ma sarà come la Guinness che bevuta fuori dall'Irlanda sa di piscio.

DaV
 
Bellissimo TR!
Mi hai fatto tornare lì dove ho consumato il mio ultimo viaggio intercontinentale pre Covid nella lontana estate 2019..
2200 km lungo la ring road dove ho sperimentato tutte le condizione atmosferiche che esistono sulla faccia della terra.
 
Capitolo V. Snæfellsnes e Reykjavík.

Ci eravamo lasciati sulla strada per Grundarfjörður.

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C’è ancora un pezzo di sterrato, tra il bivio tra la route 60 e la cittadina di Stykkishólmur, ed è anche dove – come è inevitabile, almeno per me, in Islanda – rischio di fare un incidente. La dinamica non mi è esattamente chiara ed, essendo da solo, non ho nessuno a cui chiedere. In soldoni sto andando sullo sterrato, in rettilineo, e… mi parte il culo (dell’auto, eh). Praticamente mi sento come il mio cane quando scodinzolava con così tanta energia che le partiva il retrotreno. Vado un po’ avanti in diagonale, poi mi correggo, controsterzo e in qualche modo ritorno ad andare in rettilineo. Smetto di scorrere il calendario dei santi, mi fermo e vado a vedere che era successo sulla strada. Niente. Mi stringo delle spalle, dico ciò che va detto (“boh”) e vado avanti.

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Poco dopo, però, m’imbatto in questa vista, probabilmente la migliore lungo la via. In quel momento sto ascoltando un po’ di elettronica “dolce”, un set di Christian Löffler, che si adatta tantissimo al contesto.

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E poi, all’improvviso, davanti a me passano di corsa questi cavalli. Meraviglia. Diciotto mesi senza viaggiare e mi ricordo perché spendo i soldi in questa maniera, perché preferisco comprare un biglietto d’aereo piuttosto che una camicia o un paio di pantaloni (anche se magari, forse, ogni tanto dovrei).

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Poco dopo passo il bivio per Stykkishólmur, la strada torna ad essere asfaltata e torno a viaggiare su strade già conosciute. Manca solo quel mezzo metro di neve, ma non è meno drammatica. Arrivo a Grundarfjörður cavalcando un’onda di euforia. Mi piace, mi piace veramente, questo posto.

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Arrivo in città e scopro che il campeggio è già chiuso per l’autunno. Mmmh. Mentre sto lì, impalato a contemplare la situazione e a dirmi che, sostanzialmente, mi piacerebbe farmi una doccia quest’oggi una signora passa e mi consiglia di andare all’ultima guesthouse sul lungomare dove, stando a quanto dice lei, dovrebbero avere “sleeping bag rooms”. Vado, trovo il posto e interrompo il guardiano dominicano nell’atto di chiudere il sedicesimo cannone della giornata. Mi guarda e propone o una stanza in cui srotolare il sacco a pelo per 30 euro o una vera stanza per 50. Vada per quella vera, e accetta pure Apple Pay.
Il posto è di sicuro quello giusto, perché fuori, nel parcheggio, c’è LEI.

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Una volta ricostituita una parvenza di civiltà è il momento di uscire. Kirkjufell, la splendida montagna che fa da cornice alla cittadina, incombe. Lungo la strada mi imbatto nel cavallo più tranquillo di sempre, così tranquillo che, decido, si chiamerà Cilum.

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Ma bando alle ciance, eccoci a Kirkjufell e alla di lei cascata. Dal 2019 ad oggi hanno creato anche un parcheggio, praticamente di fianco al posto, giacché ai tempi la gente si fermava ovunque e penso che almeno un paio siano stati stirati come pizze. Io, per non saper né leggere né scrivere, son venuto a piedi.

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E qui sotto una versione della stessa lochescion ma in inverno. Giusto perché è gratis.


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E con la foto di due pennuti che credevo esser cigni ma che, in realtà, si rivelarono essere due anatre enormi chiudo qui la parentesi di Grundarfjörður. Torno in guesthouse, mi ri-lavo, cucino una cena veloce, parlo con AAmilan che mi telefona nei momenti meno opportuni e me ne vado a dormire. Domani inizia la parentesi del rientro.

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Il mattino dopo mi infilo sulla via per la capitale, stavolta guidato dal GPS del telefono, per arrivare all’appuntamento col centro di testing per il Coviddi. Incredibilmente rimango imbottigliato nel traffico dell’ora di punta. Chi lo sapeva che c’era tutta sta gente in Islanda?

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Il test è questione di un attimo, se non fosse che la vichinga che fa gli onori si presenta con non uno, ma due cotton fioc taglia gigante. Doppio cotton fioc che mi scaraventa su per il naso fino a fare una bella raschiata di encefalo, poi sotto con l’altra narice, grazie ed arrivederci. Sarà il settantesimo test che faccio ma è il primo che mi sento come se fossi un cavallo. L’americano dietro di me mi guarda con occhi che grondano lacrime amarissime e fa “l’avrei sentito di meno se avesse usato uno spazzolino da denti”.

Il dolore è presto dimenticato perché subito ritrovo la gioia. Cesarone nostro s’è trasferito a Reykjavík:

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E poi mi faccio un paio di caffè, fermandomi da Kaktus per un ottimo americano e dal mio vecchio amore Reykjavík Roasters per un filter coffee che era epico. Così come le barbe degli hipster all’interno e i tatuaggi delle bariste.

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Mentre mi faccio il secondo refill arriva la mail del centro di testing. Poco più di un’ora e prezzo uguale ai centri-rapina inglesi malgrado tutto, qui, costi il 30% in più. This is how serious countries do it. Rinnovo un kitammuort a Grant Shapps, a Priti, a Boris e anche a Gavin Williamson perché sono di buon’umore e lascio Reykjavík, direzione Grindavík. Qui ho preso alloggio per l’ultima notte, perché lì vicino c’è l’ultimo posto che voglio vedere.
 
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