Da Las Vegas, il programma prevede di raggiungere il Grand Canyon ad Eagle Point, per poi rientrare nel regno della perdizione e, l’indomani, andare a nord.
Per la serie “Megastrutture”, parte 1, la diga di Hoover
Per transitare si passa da un checkpoint ove in teoria controllano tutto… in teoria, perché la solerte agente di guardia ci fa cenno di andare, e noi passiamo senza problemi. Il livello che raggiunge l’acqua è ben marcato
Toglietevi dalla testa strane idee
Siamo a sud (molto a sud), quindi il caldo si fa sentire, anche se il paesaggio è diverso da quello della Death Valley. In omaggio agli U2 (la band, non Easyjet!), the Joshua Tree
Finalmente arriviamo ad Eagle Point, una delle porte di ingresso del Grand Canyon. Si chiama così mica a caso
L’Aquila
Tira un vento dell’accidenti, il che da un lato ti fa sopportare meglio la botta di calore, dall’altro ti spacca i gioielli di famiglia. La vista è decisamente emozionante, non ci sono protezioni dagli strapiombi e per chi, come il sottoscritto, soffre sempre più di vertigini, la sofferenza è pesante
Per intenderci, basta una zoomata sulla foto di prima per capire cosa a me è precluso fare
Dopo questa, ho vomitato per un paio d’ore
Per la serie “Megastrutture” parte 2, lo Sky Walk. Se bramate di sapere cosa si veda sotto i piedi, duole deludervi: cacciare 30 dollari (dopo averne spesi 45 per l’ingresso!) solo per passeggiare su un balcone e vomitare l’anima non si aveva voglia di spenderli!
Vista dell’aeroporto dei voli turistici. Ho contato almeno una ventina di elicotteri, mentre i vari Caravan sembravano in numero abbastanza limitato. Ancora oggi mi chiedo come caspita facessero a stare in aria con tutto quel vento
Salutiamo uno dei tanti corvi che si nutrono dei cestini del pranzo dei turisti, e facciamo rientro verso casa. L’indomani si vola ancora
Prima di andare a restituire la macchina, ci fermiamo in un parcheggio a bordo pista che avevamo adocchiato il giorno prima. La sorpresa nel trovare questo è stata enorme
E se pensate che vi stiano prendendo in giro, vi basta sintonizzare l’autoradio (cliccateci sopra, è un video)
In aeroporto, facciamo qualche foto dalle vetrate alla fauna locale
La meta successiva è Seattle, che raggiungeremo a bordo di un nuovissimo A321 di Spirit. Non credo siano mai state pubblicate foto di Spirit qua, quindi l’occasione è quella di documentare bene. L’avione è questo
E’ uno dei nuovi 321 ad alta densità, cioè di quelli con il cesso in coda incastrato e sdoppiato. Configurato con ben 228 posti (8J e 220Y), devo dire, con serenità e pacatezza, dopo lunga riflessione e ponderazione dei termini che rendano eloquente il sentimento provato, che fa VERAMENTE CAGARE!
Non discuto sui posti in J, classici da business di corto/medio
Quelli di economy, spacciati come
deluxe leather, sembrano gradevoli, quando visti di fronte
ma una volta che vi sedete al vostro posto, il giudizio cambia radicalmente, volgendo al peggio del peggio quanto a “comodità” e lusso
In sostanza, le ginocchia, salvo non siate alti quanto I-DAVE, si schiantano sul guscio di plastica del sedile di fronte, la bombatura del quale richiama la curvatura terrestre di un mappamondo. La vista d’insieme è una panoramica su una distesa di plastica
La “tasca portaoggetti” è qualcosa che ricorda il sistema di legare il materasso sul tettuccio della 127 negli anni ’70, quando frotte di emigrati al nord facevano rientro a casa sull’autosole a ferragosto
Ma vogliamo parlare del “tavolino”? sembra carino, vero?
Bene, le vere dimensioni sono queste
pari alla profondità del bracciolo laterale, al quale non appoggi il braccio, perché oltre al gomito non ci sta molto
Il cesso, dicevo: questa è la paratia che separa i due cessi di coda, facendo in modo che possano diventare un solo servizio idoneo ad accogliere i diversamente abili
Le dimensioni sono microscopiche, e la dotazione è quella standard. Anche la boccia del sapone sembra uscire da uno scatolone rotto sullo scaffale dell’hard discount
Sia come sia, passeremo a bordo un paio d’ore, pagando anche l’aria che respiriamo (la policy è simile a quella di Wizz, paghi anche il bagaglio a mano che sia più grosso di un accendino), senza acquistare nulla dal servizio di bordo (che, a parte snacks vari, non offre praticamente nulla di lontanamente simile a, chessò, un panino!). Ed il biglietto, per la cronaca, non è che alla fine ti costi poi così meno di quello di DL.
Bye bye LAS
Welcome to Seattle