Prima parte qui: http://www.aviazionecivile.com/vb/showthread.php?t=101471
Seconda parte qui: http://www.aviazionecivile.com/vb/showthread.php?p=862660
Terza parte qui: http://www.aviazionecivile.com/vb/showthread.php?t=102007
Rientrato alla base nella città degli angeli, consulto la mia lista di destinazioni da vedere e tra tutte spicca Kanchanaburi. Se ai più questo nome non dovesse dire nulla, a tutti dirà qualcosa il titolo di un celebre film di guerra: “Il ponte sul fiume Kwai”.
Proprio a Kanchanaburi sorge questo ponte reso celebre dal film di David Lean del 1957. in realtà il ponte è molto meno maestoso di quanto poteva sembrare nel film, ma è un pezzo di storia molto importante: la “Ferrovia della morte” rappresenta uno dei più arditi progetti di ingegneria del XX secolo.
Dopo essermi informato su come arrivare a Kanchanaburi, decido di provare le tanto apprezzate ferrovie thailandesi. La stazione di partenza non è però quella di Hua Lampong, bensì quella di Thon Buri, ad ovest del fiume Chao Phraya, raggiungibile traghettando sul fiume e camminando per una quindicina di minuti in mezzo ai mercati vicini all’ospedale principale della città.
La stazione è molto piccola, 3 binari solamente. Arrivo con il solito scandaloso anticipo, un po’ perché la Lonely Planet riportava orari ormai vetusti e un po’ per la mia eccessiva prudenza nel cercare il tragitto migliore per recarmi alla stazione.
Aspetto pazientemente e finalmente il treno viene portato sul binario, sono sei carrozze di sola terza classe, il viaggio durerà circa 2 ore e mezza per un costo (per i farang, gli stranieri) di 100 bath, 2 euro.
Si parte puntuali alle 13.55 con il treno numero 259 e subito la ferrovia passa attraverso uno degli slums di Bangkok, è grande, non quanto quelli di Mumbai, ma credo che ci possano vivere almeno 20.000 persone.
Il viaggio scorre tranquillo, tra campi coltivati e qualche insediamento urbano. Dopo un po’ di tempo arriviamo a Nakhon Phatom, importante bivio dopo il quale si separano la linea per il Sud diretta a Chumpon e Butterworth e quella per l’ovest diretta, appunto, a Kanchanaburi e Nam Tok.
Proseguiamo ancora, accumuliamo un po’ di ritardo. Nel frattempo passano per i vagoni venditori di merce di ogni genere, dalle delizie da mangiare fino ai souvenirs.
Sto viaggiando con un gruppo di inglesi che si dilettano con le chitarre, mentre io mi canticchio uno dei grandi successi della Mannoia, opportunamente riveduto e corretto nel titolo: “Il cielo di Thailandia”! A voi, in originale:
http://www.youtube.com/watch?v=dKn4QX2IElI
Intorno alle 16.40, con una buona mezzora di ritardo sulla tabella di marcia, arriviamo a destinazione.
Mi affido alla Lonely Planet e, dopo approfondito studio delle diverse possibilità di alloggio, opto per il Sugar Cane, una discreta soluzione, pulizia non esaltante ma ottima ubicazione sulle rive del fiume Mae Klong, e ottima cucina!
Appena sistemato nel mio bungalow si scarica un altro pezzo di monsone, ne approfitto per fare una bella merenda sinoira a base di pad thai in attesa che spiova. Vado quindi in cerca di un internet point per caricare qualche foto su faccia libro ma tornando in ostello mi inzuppo nuovamente.
Il giorno dopo noleggio il motorino e vado in giro per Kanchanaburi, il tempo a disposizione è troppo poco per spingermi anche fino alle splendide Erawan Waterfalls, per cui mi limito alla città.
Ed eccolo qui il famoso oggetto del desiderio: River Kwai Bridge!
Gironzolando per la città vado a visitare il museo della Ferrovia della Morte, impressionante, ed il museo della Seconda Guerra Mondiale: è incredibile come, di un conflitto del genere, ne conosciamo solo una parte, dimenticandoci spesso (io in primis) di quanto si sia combattuto nell’area del Pacifico.
Proprio per questo è nato a Kanchanaburi il cimitero di guerra: non voglio scomodare paragoni con Arlington o altri, ma fa impressione davvero, le lapidi disposte ordinatamente mi fanno ripensare alla visita, in gita scolastica di quarta superiore, al Sacrario di Redipuglia.
Devo ammetterlo, la nostalgia del mio Paese ogni tanto si fa sentire, non tanto per la casa, i genitori, gli amici, quanto per ciò che sono le mie origini, la mia cultura. Ecco che girando ancora in scooter mi imbatto nell’unica chiesa cattolica che ho visto: ebbene, ci sono entrato, non tanto per una questione di fede, ma per sentirmi più vicino a casa, perché una chiesa è parte integrante ed innegabile del mio, e credo di tutti noi italiani, patrimonio culturale, che piaccia o meno.
Il blitz a Kanchanaburi volge al termine e mi riprometto di tornarci più a lungo, insieme ad altre destinazioni ignorate o appena toccate: questo viaggio mi sta veramente aprendo molte prospettive.
Mi dirigo alla stazione, non prima di aver salutato il mio nuovo splendido amico e già subito è annunciato un ritardo interessante: arriverò a Thon Buri quando il sole sarà già calato.
Torno in albergo rifacendo al contrario la stessa strada dell’andata, mi faccio una meritata doccia e vado ad ingollarmi di pad thai su Khaosan Road.
Il giorno dopo (e siamo al 24 luglio) mi dedico ancora alla capitale, andando a vedere i “quartieri nuovi”, tra cui Sukhumvit, splendidamente servito dallo SkyTrain la cui aria condizionata è sempre devastante.
Sabato 25 vado a vedere Ayuttaya, l’antica capitale, oggi ancora famosa per il suo Parco Archeologico. La partenza è alle 7 davanti all’albergo (sempre il solito di Soi Rambuttri) e il viaggio dura circa un’ora e mezza.
Sono parecchio stanco, la sera prima ho fatto troppe follie, dedicandomi anche al ping pong show, “something between amazing and disgusting”, come scritto nello stato di faccialibro, per cui arrivo a destinazione e ci metto una buona mezzora a riprendermi.
Ecco alcune istantanee di questa splendida città, compreso uno dei più simboli buddhisti, la testa del Buddha tra le radici di un albero secolare, segno di ottimo auspicio.
Dopo la gita ad Ayuttaya mi aspettano ancora un paio di giorni nella capitale thailandese, durante i quali faccio gli ultimi giri e gli ultimi acquisti. Non mi faccio mancare un giro a Chatuchak Market, all’estremità settentrionale della città, capolinea dello SkyTrain, ma l’aria è invivibile, troppa umidità.
Il giorno della partenza (compleanno del principe ereditario con tutti i giornali che celebrano l’evento) trascorre tra impacchettamento della valigia, relax in piscina e un paio di sedute di massaggio, ai piedi e alla schiena. Arrivate le 19 prendo il minibus per l’aeroporto, dove arrivo puntuale appena prima delle 20. Di sera partono tutti i voli per l’Europa, quindi l’aerostazione è piuttosto piena. Avendo saputo della possibilità di overbooking mi dirigo al check in sperando di riuscire ad avere un posto più avanti, sennonché mi trovo a dover pagare il supplemento bagagli. Faccio gli occhi dolci alla signorina e lei mi offre, per un modestissimo sovrapprezzo – grazie all’overbooking materializzatosi – anche l’upgrade in J, che prendo al volo.
La mia valigia etichettata fino a MXP in attesa di cominciare il viaggio.
Decido di passare subito il controllo passaporti e andare verso la lounge TG al terzo piano dell’aeroporto. La lounge è abbastanza vuota, l’offerta di cibo non è così vasta, appena sufficiente direi, mentre buona è la proposta di bevande. Mangio qualche stuzzichino e mi bevo l’ultima Singha del mio viaggio, controllo la posta elettronica ed un altro paio di siti di mio interesse e faccio una capatina in bagno. A vous!
Intanto si è quasi fatta l’ora dell’imbarco, devo passare il controllo di sicurezza che è posto appena prima dei cancelli: tutto si svolge in maniera veloce e sono davanti al D6 in attesa del mio volo per tornare a casa.
Il marcione è lì che mi attende durante gli ultimi preparativi.
Volo: Swiss – LX181 del 28/07/2009
Bangkok Suvarnabhumi (BKK/VTBS) – Zürich Kloten (ZRH/LSZH)
Aeromobile: Airbus A340-300 HB-JME – Seat: 5K
LF: 100%, in ogni classe (F, J, Y)
Scheduled: 23.25 – 06.10*
Block to block: 23.30 (Gate D6) – 06.10* (Gate E42)
In air: 23.44 (RWY 19L) – 06.00* (RWY 34)
Mi imbarco tra i primi dopo aver dato la precedenza alle famiglie e a coloro che necessitavano di aiuto specifico e trovo una gentile AV svizzera di mezza età ad accogliere i passeggeri sulla porta 2L, guarda la mia carta d’imbarco e mi fa vedere il mio posto, 5K, che mi ospiterà per le prossime 11 ore.
In attesa del completamento dell’imbarco parla il CPT De Jong che prevede un tempo di volo di poco superiore alle 11 ore, sarà assistito da due FO anziani e non si aspetta alcuna perturbazione su tutta la rotta verso Zurigo. Viene servito l’aperitivo e ovviamente, dato il livello alcolico che mi è proprio (che il gentile lettore avrà apprezzato già durante la gita a Belgrado), prendo lo champagne, non eccezionale, ma scende bene. Viene distribuito anche il menu e vengono prese le ordinazioni.
Una volta completato l’imbarco ci muoviamo dal gate e ci dirigiamo verso la 19L, dalla quale ci stacchiamo alle 23.44, le 18.44 in Europa. Appena arrivati a quota di crociera gli AAVV cominciano il servizio, apparecchiando ogni tavolo con una tovaglia bianchissima. Questo il menu del volo di stasera, presentato in inglese, tedesco, francese e cinese:
- carpaccio di petto di pollo affumicato con riso e condimento all’olio di oliva;
- filetto di manzo in salsa di pepe con purea di patate, funghi e asparagi;
- selezione di formaggi e prodotti di panetteria al cestino
- mousse di mango ai frutti di bosco
Le altre scelte, al posto del filetto, erano una zuppa tailandese con gamberi, funghi e spaghettini o gli gnocchi in salsa di pomodori e besciamella.
Il carpaccio era discreto, mentre il filetto, chiesto al sangue, era ottimo, perfettamente cotto come desideravo. Molto buoni anche il dolce e la selezione di pane.
Ho accompagnato i piatti di cui sopra con una selezione di vini rossi, e precisamente, in ordine cronologico:
- “Continuo”, 2008, Sellerei Kloster Einsiedeln – Schwytz, piacevolmente tannico, non troppo pesante, di colore granata e profumo fruttato e retrogusto di fragole e ribes. L’ho accompagnato al pollo e ai formaggi.
- “L’Ostal-Cazes, Minérvois La Liviniére”, Jean Michel Cazes – Languedoc, dal colore rosso scuro e dal profumo intendo e fruttato. Si sentivano note di ciliegia durone e liquirizia per un vino di corpo e piacevolmente strutturato. La morte sua è stata col filetto.
- “Porto Niepoort Tawny Vintage”, Dão Portugal, ovviamente di ottimo corpo, strutturato e setoso al palato, di lunga persistenza, da accompagnare al dolce.
Non viene fatto un giro di digestivi, avrei preso volentieri una crema al whisky per perseverare la setosità del palato, pazienza. Finisco di guardare “17 again” prima di cadere nel sonno pesante appena entrati nello spazio aereo indiano. Mi addormento che sono qui e dormo come un bambino per circa 6 ore, risvegliandomi sul Mar Nero.
Appena sveglio faccio un giro alla toilette, in buone condizioni e mi fermo a parlare con la purser. Dopo qualche minuto di allegra chiacchierata, le chiedo se sarà possibile, dopo l’atterraggio, fare una visita in ufficio (detto proprio “ufficio”, “bureau”, lei ha capito subito) e lei mi rispinde che chiederà al CPT. Contento della risposta, torno al mio posto e mi perdo a fare foto dell’ala e dei “ruggenti” motori che mi stanno riportando a casa.
Mentre mi sto dilettando nel cercare il primo spicchio di sole, la purser ritorna da me e mi dice ”Sir, please take your camera and follow me!”, accompagnado il tutto con un gran sorriso: colgo al volo (a volte sono di uno sveglio…), passiamo la cabina di prima classe ed eccomi in ufficio, accolto con simpatia dal CPT e dal FO, flying pilot del volo.
Li disturbo per oltre venti minuti, mi descrivono le strumentazioni e sono ben contenti del mio interesse nel loro lavoro. Acconsentono che io faccia qualche foto, anche con loro.
Durante la chiacchierata il FO mi spiega come svolgerà l’avvicinamento a ZRH: arrivando da est vireremo verso sud per allinearci con la RWY 34. Gli chiedo se vireremo prima di incrociare la verticale dell’aeroporto e lui mi risponde che cercherà di fare così, in modo da atterrare subito, anche se dovrà in ogni caso aspettare le 06.00 per poggiare i carrelli. Se invece saremo troppo veloci dovremo virare dopo l’aeroporto e restare in holding su AMIKI e non potrei fare le foto a Kloten.
Torno al mio posto quando siamo tra Bratislava e Vienna e sta arrivando la colazione, appetitosa, che accompagno con caffè e succo di mela.
Tutto viene sparecchiato e dopo pochi minuti viriamo a sinistra, guardo fuori dal finestrino e vedo l’aeroporto di Zurigo e poco dopo l’aeroporto di Dübendorf (LSMD)
Viriamo poi a destra per invertire la rotta ed allinearci alla pista e continuo a fotografare il paesaggio, fino ad arrivare in corto finale.
E dopo 47 giorni nel Sud-Est asiatico e 11 ore e sedici minuti di piacevole volo, mi sento bentornato a casa vedendo la scritta “Zürich Flughafen” sul terminal E. Siamo i primi ad atterrare, dopo di noi arrivano velocemente uno dopo l’altro la maggior parte dei voli intercontinentali notturni operati da LX. Ci fermiamo e scendo senza fretta, non prima di essere ripassato in ufficio a ringraziare il FO della bella vista di ZRH che ha regalato a me (e ai forumisti). Faccio la foto mentre usciamo dalla pista e poi alla cabina di F mentre sbarcavo.
In teoria la prima coincidenza per MXP sarebbe dopo meno di un’ora ma non la prenoto mai perché mi piace perdere tempo a ZRH, quindi prendo sempre quella delle 9.20, che mi lascia tre ore di spasso. Ne approfitto per andare nella lounge al terminal B e farmi una doccia ristoratrice.
Lascio la doccia pienamente rinvigorito e vado nella lounge tra il terminal A e B, quella dello Smoking Bar, sempre impressionante.
Il tempo passa velocemente ed è ora di andare verso il gate A85, l’ultimo, per il volo verso Varese. Mi aspetta un Avro RJ85 e faccio qualche foto in giro, tra cui i bestioni intercontinentali al terminal E, un altro Avro RJ85 – HB-IYV – diretto a LYS e OE-LNO di Lauda Air.
Tocca finalmente a noi imbarcare, siamo in 60, in C ci sono un CPT e un FO di Eurofly, saranno forse stati in must go? L’imbarco è veloce e in pochi minuti siamo tutti a bordo.
Volo: Swiss – LX1616 del 29/07/2009
Zürich Kloten (ZRH/LSZH) – Milano Malpensa (MXP/LIMC)
Aeromobile: Avro RJ85 HB-IXV – Seat: 4A
LF: 60 pax, di cui 8 in C
Scheduled: 09.20 – 10.20
Block to block: 09.14 (Gate A85) – 09.58 (Stand 558)
In air: 09.23 (RWY 28) – 09.54 (RWY 35L)
Prima della dimostrazione di sicurezza, il CPT annuncia che il tempo di volo stimato sarà di circa 35 minuti e che il meteo sarà buono sulla rotta, sorvoleremo nuvole basse sul Canton Ticino che scompariranno in vista dell’atterraggio.
Sblocchiamo e ci dirigiamo verso la testata 28, siamo i terzi in lista di decollo e prima di noi partono un A319 LX e un B733 LH diretto a DUS. Quando tocca a noi, entriamo in pista e in poche centinaia di metri ruotiamo.
Viriamo verso sud e in pochi minuti siamo già sopra le Alpi. Inizia il servizio, prendo del succo d’arancia, mentre in C viene servito un piccolo vassoio con una brioche.
Tra le valli spunta l’aeroporto di Ambri (LSPM).
Tra le nuvole si intravede Lugano e poco dopo viriamo a destra per allinearci per l’atterraggio. Passiamo sul Novarese e scendendo fotografo l’aeroporto militare di Cameri (LIMN) e il “manico di ombrello” di Malpensa.
E finalmente, dopo il corto finale, eccomi tornato in Patria. In pista ci sono tanti americani e andiamo a parcheggiare accanto al F100 Malev che opera su Budapest
Con l’interpista andiamo nella sala arrivi e lì comincia l’attesa dei ben 10 (dieci!!) bagagli imbarcati sul nostro volo: bloccati alle 9.58, esco trionfante con la mia valigia alla bellezza delle 10.44.
Non mi sembra questa grande performance, ma evito di scrivere altro per non essere tacciato di troppo astio nei confronti di MXP o di partigianeria filo-TRN.
Esco fuori e vedo Fabrizio, l’amico, il fratello che mi aspetta, un abbraccio e mi sento veramente tornato a casa!
Siamo giunti alla fine del viaggio, un totale di 12 voli su 4 diverse compagnie.
Swiss (LX) si conferma ad un ottimo livello tra le europee, la precisione del servizio, la considerazione del cliente e la puntualità sono argomenti sempre positivi. La J intercontinentale è buona, posso solo confrontarla con LH e mi pare migliore, sicuramente a livello di proposta enogastronomia, anche se credo che manchi molto per raggiungere le asiatiche. Voto 8.
Air Asia (AK, FD se Thai Air Asia) è stata la sorpresa più piacevole, voli generalmente puntuali o molto puntuali, servizio attento, gentile, AAVV molto belle e un customer service da standing ovation come successo a Kuala Lumpur: ancora oggi non riesco quasi a capacitarmi di come mi abbiano, loro compagnia low cost, offerto il volo precedente per un ritardo di soli 30 minuti. Voto 10.
One-Two Go (OX) mi lascia un ricordo positivo per avermi fatto partire dal vecchio Don Muaeng, dove più di vent’anni fa transitarono i miei genitori: non nego di aver scelto questa compagnia per volare a Chiang Mai solo per il fatto che partissero da DMK. Certo, dopo aver realizzato che si trattava di una compagnia bannata dalla UE, ho avuto qualche giorno di ripensamenti ma alla fine il volo è stato ottimo, con un eccellente equipaggio, un bell’atterraggio per pista 36 a CNX e la visita in cockpit una volta a terra. Voto 7.
Bangkok Airways (PG) non mi era simpatica già prima di volarci, a causa del duopolio che esercita on TG sull’aeroporto di Ko Samui (USM/VTSM) e che rende volare sull’isola del Golfo del Siam molto costoso. Ho comunque volato con loro, per la bellezza di 80 dollari in Cambogia, tutto bene, ma il prezzo non era giustificato, se confrontato con Air Asia. Voto 5.
Grazie a tutti, appuntamento a Berlino per il ventennale della caduta del Muro, con LH via MUC in compagnia di mamma!
Seconda parte qui: http://www.aviazionecivile.com/vb/showthread.php?p=862660
Terza parte qui: http://www.aviazionecivile.com/vb/showthread.php?t=102007
Rientrato alla base nella città degli angeli, consulto la mia lista di destinazioni da vedere e tra tutte spicca Kanchanaburi. Se ai più questo nome non dovesse dire nulla, a tutti dirà qualcosa il titolo di un celebre film di guerra: “Il ponte sul fiume Kwai”.
Proprio a Kanchanaburi sorge questo ponte reso celebre dal film di David Lean del 1957. in realtà il ponte è molto meno maestoso di quanto poteva sembrare nel film, ma è un pezzo di storia molto importante: la “Ferrovia della morte” rappresenta uno dei più arditi progetti di ingegneria del XX secolo.
Dopo essermi informato su come arrivare a Kanchanaburi, decido di provare le tanto apprezzate ferrovie thailandesi. La stazione di partenza non è però quella di Hua Lampong, bensì quella di Thon Buri, ad ovest del fiume Chao Phraya, raggiungibile traghettando sul fiume e camminando per una quindicina di minuti in mezzo ai mercati vicini all’ospedale principale della città.
La stazione è molto piccola, 3 binari solamente. Arrivo con il solito scandaloso anticipo, un po’ perché la Lonely Planet riportava orari ormai vetusti e un po’ per la mia eccessiva prudenza nel cercare il tragitto migliore per recarmi alla stazione.



Aspetto pazientemente e finalmente il treno viene portato sul binario, sono sei carrozze di sola terza classe, il viaggio durerà circa 2 ore e mezza per un costo (per i farang, gli stranieri) di 100 bath, 2 euro.


Si parte puntuali alle 13.55 con il treno numero 259 e subito la ferrovia passa attraverso uno degli slums di Bangkok, è grande, non quanto quelli di Mumbai, ma credo che ci possano vivere almeno 20.000 persone.



Il viaggio scorre tranquillo, tra campi coltivati e qualche insediamento urbano. Dopo un po’ di tempo arriviamo a Nakhon Phatom, importante bivio dopo il quale si separano la linea per il Sud diretta a Chumpon e Butterworth e quella per l’ovest diretta, appunto, a Kanchanaburi e Nam Tok.




Proseguiamo ancora, accumuliamo un po’ di ritardo. Nel frattempo passano per i vagoni venditori di merce di ogni genere, dalle delizie da mangiare fino ai souvenirs.



Sto viaggiando con un gruppo di inglesi che si dilettano con le chitarre, mentre io mi canticchio uno dei grandi successi della Mannoia, opportunamente riveduto e corretto nel titolo: “Il cielo di Thailandia”! A voi, in originale:
http://www.youtube.com/watch?v=dKn4QX2IElI
Intorno alle 16.40, con una buona mezzora di ritardo sulla tabella di marcia, arriviamo a destinazione.

Mi affido alla Lonely Planet e, dopo approfondito studio delle diverse possibilità di alloggio, opto per il Sugar Cane, una discreta soluzione, pulizia non esaltante ma ottima ubicazione sulle rive del fiume Mae Klong, e ottima cucina!




Appena sistemato nel mio bungalow si scarica un altro pezzo di monsone, ne approfitto per fare una bella merenda sinoira a base di pad thai in attesa che spiova. Vado quindi in cerca di un internet point per caricare qualche foto su faccia libro ma tornando in ostello mi inzuppo nuovamente.

Il giorno dopo noleggio il motorino e vado in giro per Kanchanaburi, il tempo a disposizione è troppo poco per spingermi anche fino alle splendide Erawan Waterfalls, per cui mi limito alla città.
Ed eccolo qui il famoso oggetto del desiderio: River Kwai Bridge!



Gironzolando per la città vado a visitare il museo della Ferrovia della Morte, impressionante, ed il museo della Seconda Guerra Mondiale: è incredibile come, di un conflitto del genere, ne conosciamo solo una parte, dimenticandoci spesso (io in primis) di quanto si sia combattuto nell’area del Pacifico.




Proprio per questo è nato a Kanchanaburi il cimitero di guerra: non voglio scomodare paragoni con Arlington o altri, ma fa impressione davvero, le lapidi disposte ordinatamente mi fanno ripensare alla visita, in gita scolastica di quarta superiore, al Sacrario di Redipuglia.



Devo ammetterlo, la nostalgia del mio Paese ogni tanto si fa sentire, non tanto per la casa, i genitori, gli amici, quanto per ciò che sono le mie origini, la mia cultura. Ecco che girando ancora in scooter mi imbatto nell’unica chiesa cattolica che ho visto: ebbene, ci sono entrato, non tanto per una questione di fede, ma per sentirmi più vicino a casa, perché una chiesa è parte integrante ed innegabile del mio, e credo di tutti noi italiani, patrimonio culturale, che piaccia o meno.



Il blitz a Kanchanaburi volge al termine e mi riprometto di tornarci più a lungo, insieme ad altre destinazioni ignorate o appena toccate: questo viaggio mi sta veramente aprendo molte prospettive.
Mi dirigo alla stazione, non prima di aver salutato il mio nuovo splendido amico e già subito è annunciato un ritardo interessante: arriverò a Thon Buri quando il sole sarà già calato.





Torno in albergo rifacendo al contrario la stessa strada dell’andata, mi faccio una meritata doccia e vado ad ingollarmi di pad thai su Khaosan Road.
Il giorno dopo (e siamo al 24 luglio) mi dedico ancora alla capitale, andando a vedere i “quartieri nuovi”, tra cui Sukhumvit, splendidamente servito dallo SkyTrain la cui aria condizionata è sempre devastante.
Sabato 25 vado a vedere Ayuttaya, l’antica capitale, oggi ancora famosa per il suo Parco Archeologico. La partenza è alle 7 davanti all’albergo (sempre il solito di Soi Rambuttri) e il viaggio dura circa un’ora e mezza.
Sono parecchio stanco, la sera prima ho fatto troppe follie, dedicandomi anche al ping pong show, “something between amazing and disgusting”, come scritto nello stato di faccialibro, per cui arrivo a destinazione e ci metto una buona mezzora a riprendermi.
Ecco alcune istantanee di questa splendida città, compreso uno dei più simboli buddhisti, la testa del Buddha tra le radici di un albero secolare, segno di ottimo auspicio.















Dopo la gita ad Ayuttaya mi aspettano ancora un paio di giorni nella capitale thailandese, durante i quali faccio gli ultimi giri e gli ultimi acquisti. Non mi faccio mancare un giro a Chatuchak Market, all’estremità settentrionale della città, capolinea dello SkyTrain, ma l’aria è invivibile, troppa umidità.
Il giorno della partenza (compleanno del principe ereditario con tutti i giornali che celebrano l’evento) trascorre tra impacchettamento della valigia, relax in piscina e un paio di sedute di massaggio, ai piedi e alla schiena. Arrivate le 19 prendo il minibus per l’aeroporto, dove arrivo puntuale appena prima delle 20. Di sera partono tutti i voli per l’Europa, quindi l’aerostazione è piuttosto piena. Avendo saputo della possibilità di overbooking mi dirigo al check in sperando di riuscire ad avere un posto più avanti, sennonché mi trovo a dover pagare il supplemento bagagli. Faccio gli occhi dolci alla signorina e lei mi offre, per un modestissimo sovrapprezzo – grazie all’overbooking materializzatosi – anche l’upgrade in J, che prendo al volo.
La mia valigia etichettata fino a MXP in attesa di cominciare il viaggio.

Decido di passare subito il controllo passaporti e andare verso la lounge TG al terzo piano dell’aeroporto. La lounge è abbastanza vuota, l’offerta di cibo non è così vasta, appena sufficiente direi, mentre buona è la proposta di bevande. Mangio qualche stuzzichino e mi bevo l’ultima Singha del mio viaggio, controllo la posta elettronica ed un altro paio di siti di mio interesse e faccio una capatina in bagno. A vous!






Intanto si è quasi fatta l’ora dell’imbarco, devo passare il controllo di sicurezza che è posto appena prima dei cancelli: tutto si svolge in maniera veloce e sono davanti al D6 in attesa del mio volo per tornare a casa.
Il marcione è lì che mi attende durante gli ultimi preparativi.


Volo: Swiss – LX181 del 28/07/2009
Bangkok Suvarnabhumi (BKK/VTBS) – Zürich Kloten (ZRH/LSZH)
Aeromobile: Airbus A340-300 HB-JME – Seat: 5K
LF: 100%, in ogni classe (F, J, Y)
Scheduled: 23.25 – 06.10*
Block to block: 23.30 (Gate D6) – 06.10* (Gate E42)
In air: 23.44 (RWY 19L) – 06.00* (RWY 34)
Mi imbarco tra i primi dopo aver dato la precedenza alle famiglie e a coloro che necessitavano di aiuto specifico e trovo una gentile AV svizzera di mezza età ad accogliere i passeggeri sulla porta 2L, guarda la mia carta d’imbarco e mi fa vedere il mio posto, 5K, che mi ospiterà per le prossime 11 ore.


In attesa del completamento dell’imbarco parla il CPT De Jong che prevede un tempo di volo di poco superiore alle 11 ore, sarà assistito da due FO anziani e non si aspetta alcuna perturbazione su tutta la rotta verso Zurigo. Viene servito l’aperitivo e ovviamente, dato il livello alcolico che mi è proprio (che il gentile lettore avrà apprezzato già durante la gita a Belgrado), prendo lo champagne, non eccezionale, ma scende bene. Viene distribuito anche il menu e vengono prese le ordinazioni.

Una volta completato l’imbarco ci muoviamo dal gate e ci dirigiamo verso la 19L, dalla quale ci stacchiamo alle 23.44, le 18.44 in Europa. Appena arrivati a quota di crociera gli AAVV cominciano il servizio, apparecchiando ogni tavolo con una tovaglia bianchissima. Questo il menu del volo di stasera, presentato in inglese, tedesco, francese e cinese:
- carpaccio di petto di pollo affumicato con riso e condimento all’olio di oliva;
- filetto di manzo in salsa di pepe con purea di patate, funghi e asparagi;
- selezione di formaggi e prodotti di panetteria al cestino
- mousse di mango ai frutti di bosco
Le altre scelte, al posto del filetto, erano una zuppa tailandese con gamberi, funghi e spaghettini o gli gnocchi in salsa di pomodori e besciamella.
Il carpaccio era discreto, mentre il filetto, chiesto al sangue, era ottimo, perfettamente cotto come desideravo. Molto buoni anche il dolce e la selezione di pane.
Ho accompagnato i piatti di cui sopra con una selezione di vini rossi, e precisamente, in ordine cronologico:
- “Continuo”, 2008, Sellerei Kloster Einsiedeln – Schwytz, piacevolmente tannico, non troppo pesante, di colore granata e profumo fruttato e retrogusto di fragole e ribes. L’ho accompagnato al pollo e ai formaggi.
- “L’Ostal-Cazes, Minérvois La Liviniére”, Jean Michel Cazes – Languedoc, dal colore rosso scuro e dal profumo intendo e fruttato. Si sentivano note di ciliegia durone e liquirizia per un vino di corpo e piacevolmente strutturato. La morte sua è stata col filetto.
- “Porto Niepoort Tawny Vintage”, Dão Portugal, ovviamente di ottimo corpo, strutturato e setoso al palato, di lunga persistenza, da accompagnare al dolce.



Non viene fatto un giro di digestivi, avrei preso volentieri una crema al whisky per perseverare la setosità del palato, pazienza. Finisco di guardare “17 again” prima di cadere nel sonno pesante appena entrati nello spazio aereo indiano. Mi addormento che sono qui e dormo come un bambino per circa 6 ore, risvegliandomi sul Mar Nero.



Appena sveglio faccio un giro alla toilette, in buone condizioni e mi fermo a parlare con la purser. Dopo qualche minuto di allegra chiacchierata, le chiedo se sarà possibile, dopo l’atterraggio, fare una visita in ufficio (detto proprio “ufficio”, “bureau”, lei ha capito subito) e lei mi rispinde che chiederà al CPT. Contento della risposta, torno al mio posto e mi perdo a fare foto dell’ala e dei “ruggenti” motori che mi stanno riportando a casa.



Mentre mi sto dilettando nel cercare il primo spicchio di sole, la purser ritorna da me e mi dice ”Sir, please take your camera and follow me!”, accompagnado il tutto con un gran sorriso: colgo al volo (a volte sono di uno sveglio…), passiamo la cabina di prima classe ed eccomi in ufficio, accolto con simpatia dal CPT e dal FO, flying pilot del volo.
Li disturbo per oltre venti minuti, mi descrivono le strumentazioni e sono ben contenti del mio interesse nel loro lavoro. Acconsentono che io faccia qualche foto, anche con loro.





Durante la chiacchierata il FO mi spiega come svolgerà l’avvicinamento a ZRH: arrivando da est vireremo verso sud per allinearci con la RWY 34. Gli chiedo se vireremo prima di incrociare la verticale dell’aeroporto e lui mi risponde che cercherà di fare così, in modo da atterrare subito, anche se dovrà in ogni caso aspettare le 06.00 per poggiare i carrelli. Se invece saremo troppo veloci dovremo virare dopo l’aeroporto e restare in holding su AMIKI e non potrei fare le foto a Kloten.
Torno al mio posto quando siamo tra Bratislava e Vienna e sta arrivando la colazione, appetitosa, che accompagno con caffè e succo di mela.



Tutto viene sparecchiato e dopo pochi minuti viriamo a sinistra, guardo fuori dal finestrino e vedo l’aeroporto di Zurigo e poco dopo l’aeroporto di Dübendorf (LSMD)


Viriamo poi a destra per invertire la rotta ed allinearci alla pista e continuo a fotografare il paesaggio, fino ad arrivare in corto finale.




E dopo 47 giorni nel Sud-Est asiatico e 11 ore e sedici minuti di piacevole volo, mi sento bentornato a casa vedendo la scritta “Zürich Flughafen” sul terminal E. Siamo i primi ad atterrare, dopo di noi arrivano velocemente uno dopo l’altro la maggior parte dei voli intercontinentali notturni operati da LX. Ci fermiamo e scendo senza fretta, non prima di essere ripassato in ufficio a ringraziare il FO della bella vista di ZRH che ha regalato a me (e ai forumisti). Faccio la foto mentre usciamo dalla pista e poi alla cabina di F mentre sbarcavo.


In teoria la prima coincidenza per MXP sarebbe dopo meno di un’ora ma non la prenoto mai perché mi piace perdere tempo a ZRH, quindi prendo sempre quella delle 9.20, che mi lascia tre ore di spasso. Ne approfitto per andare nella lounge al terminal B e farmi una doccia ristoratrice.


Lascio la doccia pienamente rinvigorito e vado nella lounge tra il terminal A e B, quella dello Smoking Bar, sempre impressionante.

Il tempo passa velocemente ed è ora di andare verso il gate A85, l’ultimo, per il volo verso Varese. Mi aspetta un Avro RJ85 e faccio qualche foto in giro, tra cui i bestioni intercontinentali al terminal E, un altro Avro RJ85 – HB-IYV – diretto a LYS e OE-LNO di Lauda Air.




Tocca finalmente a noi imbarcare, siamo in 60, in C ci sono un CPT e un FO di Eurofly, saranno forse stati in must go? L’imbarco è veloce e in pochi minuti siamo tutti a bordo.

Volo: Swiss – LX1616 del 29/07/2009
Zürich Kloten (ZRH/LSZH) – Milano Malpensa (MXP/LIMC)
Aeromobile: Avro RJ85 HB-IXV – Seat: 4A
LF: 60 pax, di cui 8 in C
Scheduled: 09.20 – 10.20
Block to block: 09.14 (Gate A85) – 09.58 (Stand 558)
In air: 09.23 (RWY 28) – 09.54 (RWY 35L)
Prima della dimostrazione di sicurezza, il CPT annuncia che il tempo di volo stimato sarà di circa 35 minuti e che il meteo sarà buono sulla rotta, sorvoleremo nuvole basse sul Canton Ticino che scompariranno in vista dell’atterraggio.
Sblocchiamo e ci dirigiamo verso la testata 28, siamo i terzi in lista di decollo e prima di noi partono un A319 LX e un B733 LH diretto a DUS. Quando tocca a noi, entriamo in pista e in poche centinaia di metri ruotiamo.


Viriamo verso sud e in pochi minuti siamo già sopra le Alpi. Inizia il servizio, prendo del succo d’arancia, mentre in C viene servito un piccolo vassoio con una brioche.


Tra le valli spunta l’aeroporto di Ambri (LSPM).

Tra le nuvole si intravede Lugano e poco dopo viriamo a destra per allinearci per l’atterraggio. Passiamo sul Novarese e scendendo fotografo l’aeroporto militare di Cameri (LIMN) e il “manico di ombrello” di Malpensa.


E finalmente, dopo il corto finale, eccomi tornato in Patria. In pista ci sono tanti americani e andiamo a parcheggiare accanto al F100 Malev che opera su Budapest




Con l’interpista andiamo nella sala arrivi e lì comincia l’attesa dei ben 10 (dieci!!) bagagli imbarcati sul nostro volo: bloccati alle 9.58, esco trionfante con la mia valigia alla bellezza delle 10.44.
Non mi sembra questa grande performance, ma evito di scrivere altro per non essere tacciato di troppo astio nei confronti di MXP o di partigianeria filo-TRN.
Esco fuori e vedo Fabrizio, l’amico, il fratello che mi aspetta, un abbraccio e mi sento veramente tornato a casa!
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Siamo giunti alla fine del viaggio, un totale di 12 voli su 4 diverse compagnie.
Swiss (LX) si conferma ad un ottimo livello tra le europee, la precisione del servizio, la considerazione del cliente e la puntualità sono argomenti sempre positivi. La J intercontinentale è buona, posso solo confrontarla con LH e mi pare migliore, sicuramente a livello di proposta enogastronomia, anche se credo che manchi molto per raggiungere le asiatiche. Voto 8.
Air Asia (AK, FD se Thai Air Asia) è stata la sorpresa più piacevole, voli generalmente puntuali o molto puntuali, servizio attento, gentile, AAVV molto belle e un customer service da standing ovation come successo a Kuala Lumpur: ancora oggi non riesco quasi a capacitarmi di come mi abbiano, loro compagnia low cost, offerto il volo precedente per un ritardo di soli 30 minuti. Voto 10.
One-Two Go (OX) mi lascia un ricordo positivo per avermi fatto partire dal vecchio Don Muaeng, dove più di vent’anni fa transitarono i miei genitori: non nego di aver scelto questa compagnia per volare a Chiang Mai solo per il fatto che partissero da DMK. Certo, dopo aver realizzato che si trattava di una compagnia bannata dalla UE, ho avuto qualche giorno di ripensamenti ma alla fine il volo è stato ottimo, con un eccellente equipaggio, un bell’atterraggio per pista 36 a CNX e la visita in cockpit una volta a terra. Voto 7.
Bangkok Airways (PG) non mi era simpatica già prima di volarci, a causa del duopolio che esercita on TG sull’aeroporto di Ko Samui (USM/VTSM) e che rende volare sull’isola del Golfo del Siam molto costoso. Ho comunque volato con loro, per la bellezza di 80 dollari in Cambogia, tutto bene, ma il prezzo non era giustificato, se confrontato con Air Asia. Voto 5.
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Grazie a tutti, appuntamento a Berlino per il ventennale della caduta del Muro, con LH via MUC in compagnia di mamma!