7. Da Urumqi ad Almaty.
La parentesi di Urumqi dura un giorno e mezzo e, va detto, un po’ sembra una perdita di tempo. L’hotel e’ lontano dal centro, ma il centro dov’e’?
La citta’ mi ricorda quelle che costruivo a Sim City, senza capo ne’ coda. Palazzoni enormi quasi ovunque, vialoni e autostrade, enormi costruzioni avverinistiche come il palazzo dei congressi che si trova di fianco all’Hilton. Cammino verso nord per un’ora in cerca di qualcosa che sembri il centro, e trovo soltanto ancora piu’ palazzoni, vialoni e poco altro. Per strada poca gente, tante macchine e bus, tutte le vie hanno i sovrappassi per attraversare. I negozi che non sono nelle “gated communities” sono pochini e non mi riesce di trovare un ristorante. Dopo non molto mi viene in mente il commento con cui il Principe Filippo, il mio reale preferito (dopotutto non puoi non ribaltare un Land Rover a 90 anni e non esserlo), defini’ Pechino durante una visita di Stato negli anni ’80:
”Ghastly”.
A ricaricare la dose ci sono loro, gli Han. Ora, non si puo’ fare di tutt’erba un fascio; e non voglio fare come quegli inglesi che detesto, quelli che trattano tutti coloro che a) non sono inglesi b) bianchi c) ricchi ed educati privatamente come delle bestie... pero’ va detto. Stare qui non e’ facile. Passino concetti come tramutare ogni coda in una mischia da rugby, passi l’ascoltare video e musica senza cuffie, passi anche il concetto che il creaturo possa, anzi debba, defecare dove e come vuole – e infatti i bambini in eta’ prescolare sembrano girare tutti con i pantaloni tagliati sul cavallo. Ma cio’ che trovo veramente difficile a sopportare sono le scaracchiate, i raschi bronchiali cosi forti che sembra che stiano per sputare un alveolo, i colpi di tossi e gli starnuti en plein air, senza mano o fazzoletto. La gente si starnutisce addosso praticamente a vicenda, sul bus e in giro per strada e a tutti sembra normale.
C’e’ anche una qual certa mancanza di empatia. Una ragazza vola per terra col motorino, in un’esplosione silenziosa di casco, borsetta, telefono, gambe braccia e borsa della spesa – che ovviamente contiene mandarini. L’unico che arriva, le tira su il mezzo, raccatta casco e spesa e’ lo straniero. Tutti gli altri sciamano intorno, i vecchi rimangono a guardare e scraciare. Ora, non dico che Londra sia empathy central, pero’... ah, e i tassisti qui sono veramente ladri, tutti.
Arriva il giorno prima della partenza, e sono pronto ad andarmene. L’Hilton e’ probabilmente il miglior hotel in cui sono stato dopo quello di Incheon dove ho passato un 4-5 giorni, ma il richiamo del Kazakhstan si fa sentire, e forte. Sono a fare colazione e mi arriva un mail da Air Astana, seguita subito da un’altra. Di solito mail dalla compagnia aerea vuol dire brutte notizie, e infatti....
La mail numero 1 mi informa di un ritardo di un’ora del mio volo TSE-ALA, e cio’ non e’ chissa’ che problema. Anzi, mi aiutera’ a proteggere la connessione a Nur-Sultan. Mail numero 2, invece, e’ un problema. Il volo ALA-KBP e’ dato in ritardo di due ore.
Ora, nel creare questo viaggio ho tradito i miei stessi principi: uno di questi e’ quello di non comprare mai itinerari con transito con PNR diversi, o con tickets differenti. Ne ho visti fin troppe, a lavoro, di connessioni fai-da-te andate a passeggiatrici.
Pero’ ho deciso di dare retta a un’OTA, tale kiwi.com, che prometteva un ALA-KBP-LHR con Air Astana e BA. L’ho scelta perche’, a differenza di tutti gli altri, consente di partire all’urbana ora delle 10, e non alle 4, con una comoda connessione di due ore, non di 10. E, poi, perche’ promettono – anzi spergiurano – di dare supporto in caso di cancellazioni o ritardi. Siamo alla prova del nove.
Provo a chiamare tutti i numeri forniti – italiani, inglesi, russi... e niente. E’ mattina qui, in Europa ancora notte, e la disponibilita’ 24/7 non sembra essere vera. Mando una mail e qui inizia un ping-pong di email in cui prima Kiwi non mi crede, poi non crede ad Air Astana e poi mi dice di andare a Kiev e la vedremo li.
Ceeeeerto. Peccato che non ci siano voli diretti per LHR dopo le 14.30, e c’e’ un solo volo UIA per Gatters alle 20.00 che sembra pure pienotto.
A volte le ciambelle escono col buco, a volte senza e a volte proprio non escono. Questa e’ una di quelle volte. Vado su internet e trovo, a prezzo politico, UIA per Kiev, partenza alle 5 di mattina, con arrivo alle 8.35, anticipo fantozziano per il volo delle 14.30. Rimando a data da destinarsi il rimborso da parte di Kiwi o dell’assicurazione (nota: nessuna delle due paghera’).
Fatto cio’, si fa l’ora di partire per Almaty. Il check-in e’ gia’ fatto online, la carta d’imbarco per la tratta TSE-ALA e’ nel telefono, quella di URC-TSE va presa all’aeroporto...
because China.
Arrivo all’aeroporto – con un controllo di sicurezza intermedio – e l’autista vuole 100 yuan. La corsa ne varrebbe solo 30. Ho solo pezzi da 100 per cui parto svantaggiato, e in piu’ ne ho abbastanza. Scendiamo a 65, prendo il mio resto e lo invito cordialmente ad impiccarsi, e vado in aeroporto. I filtri vanno abbastanza spediti, malgrado i codazzi di dipendenti che entrano e passano davanti, e passiamo al check-in.
I voli internazionali non possono stampare le carte d’imbarco ai chioschi, che dopotutto e’ solo quello che volevo,
because China. Facciamo piu’ o meno una coda, e a -2h30 dalla partenza arrivano gli addetti. Soliti 20 minuti per fare il set-up delle postazioni (ero io l’unico che ci metteva 5 minuti a caricare carte e tags e ad accendere un set CUTE?) e poi inizia il check-in piu’ strano di sempre. Per prima cosa gli addetti stampano, o rilasciano, solo le carte d’imbarco. I nastri bagagli rimangono chiusi, col risultato che si foma un casino degno della battaglia dell’Amba Aradan. Nessuno capisce una mazza, e nessuno spiega nulla. Io sono a meta’ di una fila, devo solo ritirare la carta; mi faccio largo, trovo un banco e chiedo la carta, che mi viene data subito; l’avevano gia’ li. Mah.
Vado ai controlli di sicurezza, dove 10 addetti sono congregati intorno a uno sportello, e nessuno mi si fila. Dopo 5 minuti di belle statuine, mentre questi si raccontano la campagna acquisti dell’Inter (penso di dirgli Fozza Indah!), uno scopre la mia presenza e mi fa
”Bagaj”, indicando nella distanza. Gli rispondo
”Hand baggage only” ma non c’e’ niente da fare, sono tornati a discutere sul miglior modulo in cui mettere Nainggolan.
Alla fine, per carita’ di patria, apre uno sportello. Passo, faccio i radiogeni, passo il controllo doganale e rimango un buon quarto d’ora a quello finale per l’immigrazione, a rispondere di buon grado a domande inutili quali
”Quanto sei rimasto in Cina” (leggi il timbro d’ingresso),
”Perche’ hai fatto il visto a Londra” (perche’ e’ anche il posto in cui mi hanno emesso il passaporto),
”Perche’ voli da Urumqi” (perche’ da Aksu mi riusciva difficile) e via dicendo. Pazienza, Sorrisi, Obbedienza e alla fine mi timbrano.
La zona internazionale e’ piccola e deserta, ma presto si riempira’ di scaracchiatori molesti.
Nel frattempo, momento partenze dar tabellone:
Festeggio l’uscita con doppia razione di Tsingtao.
Nel frattempo arriva anche il nostro A321; notare la beltade dei parasole dei Minions. Decolliamo con mezz’ora di ritardo causa “traffico intenso” fuori da Urumqi.
A bordo c’e’ il solito servizio Air Astana: birrozzo da 0.5, cibo, servizio wi-fi e app – che gia’ avevo – carica di film e altre cose.
C’e’ pure la mappa; momento di gioia al passaggio della frontiera.
Atterriamo con una ventina di minuti di ritardo; io ho tempo a latere, per cui passo la dogana con tutta calma e, poi, mi dirigo verso il Terminal 1, la palla da bowling con le ali che, ogni volta, mi fa venire in mente Il Grande Lebowski. Fischiettando
”The Man in Me” passo i controlli in men che non si dica, e sono al complice baretto dove prendo una Borjomi, parlo del Toro con l’addetto, uso il Wi-Fi e tutti ti sorridono. Cosi’ vicini ad Urumqi, cosi’ differenti.
Il volo per Almaty e’ in ritardo a causa di un equipment change, da A320 a 321 con interni-museo. C’e’ un mood lightning da postribolo ma i sedili sono cosi’ vecchi che hanno pure il buco nel tavolinetto per il calamaio. Mi sembra di capire che Air Astana stia avendo qualche problemino in flotta, col CEO che ammette, nella lettera urbi et orbi pubblicata sul giornale di bordo, ritardi nel ricevere i 321L Neo che dovrebbero sostituire i 757.
Il volo corre veloce, con una distribuzione di bevande e snacks abbastanza sostanziale, e poi siamo ad Almaty. La citta’ mi accoglie come un vecchio amico, ed e’ veramente splendida.
Abbandono il sacco in hotel e sciabatto fino al ristorante Darejani, il georgiano di fiducia. Fa caldo, ci sono 35/38C, ma e’ bello essere qui.
Scolata l’ennesima Borjomi c’e’ giusto il tempo per un ultimo giro in citta’, e poi si va a dormire.
Continua!