[TR] ལ་དྭགས - Nella terra dei passi montani.


Io le vedo, e suo Imgur come hosting... https://imgur.com/ forse per voi quel sistema e' schermato?

BTW se qualcuno ha altre idee per hosting ditemi. Imgur riduce le dimensioni delle foto.
 
Io, come immagino gli altri che hanno commentato il TR, non ho alcun problema a visualizzare le foto, peraltro molto belle
 
Se usate una VPN è probabile che a volte ci siano problemi, provate con una connessione "pulita" se si risolve...

Esatto! Avevo cambiato qualche impostazione senza risultati ma dopo un altro tentativo ora le vedo. Ci ha messo 10 minuti per caricarle tutte, ma ne e' valsa la pena.

Foto e racconti bellissimi, aspetto il seguito! Il Ladakh e' un posto che mi piacerebbe moltissimo visitare, spero di trovare l'occasione prima o poi
 
Capitolo IV - Stakna

C'eravamo lasciati a Hemis. Il monastero offre una specie di guesthouse, che pero' risulta chiusa - la stagione non e' ancora iniziata. Chiedo in paese, e al ristorantino mi dicono che ci sono due homestay, ma facendo un veloce giro di telefonate viene fuori che il proprietario del primo e' via, e al secondo non risponde nessuno. La casa, che vado a vedere, e' infatti chiusa. Il proprietario del ristorante mi dice che, se voglio, posso stendere il sacco a pelo li' ma gli dico di non preoccuparsi, trovero' qualcosa a valle.

Ridiscendo a Karu, mi guardo bene dal rientrare nella base dell'esercito, e ad essere sincero nessuna delle opzioni in loco mi garba piu' di tanto. La zona mi ricorda molto Carisio, gran traffico di auto e camion e sabbia invece che le risaie. Le mie note dicono che a Thiksey, poco piu' in su', ci dovrebbe essere la foresteria del monastero; di conseguenza decido di prendere al volo un furgone di passaggio e nel tardo pomeriggio sono per l'appunto qui:

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La foresteria non solo esiste, ma ha anche un ristorante tipo Santuario di Oropa che fa dell'ottimo cibo. La giornata se n'e' andata con una ventina di km abbondante, non rimane altro da fare che fare un breve giretto per le strade del paese (una) e poi srotolare il sacco a pelo e dormirsela.

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Il giorno dopo mi sveglio e, visto che il sole, ieri, quando c'era pestava duro decido di tirar fuori occhiali da sole, cappello e crema fattore 50. L'idea e' di camminare sul lato opposto dell'Indo fino a Stakna. L'idea e', se possibile, anche di allungare fino a Matho ma l'unica strada che riesco a trovare su Google maps fa un giro lunghissimo e non ho molta voglia di fare una traversata nel deserto.

Parto da Thiksey col sereno...

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E un'ora dopo arrivo a Stakna con un clima leggermente diverso. Mi sento molto Adso all'arrivo all'Edificio, per chi si ricorda di Umberto Eco. Inizia pure un pochetto di tormenta.

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Stakna si erige su un cucuzzolo roccioso nella pianura alluvionale dell'Indo. Intorno sembra tutto deserto e, tolta una squadra di operai nepalesi e ladakhi che mi salutano cortesemente, non vedo nessuno intorno.

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La differenza tra Stakna e Hemis e' fortissima; li c'era turismo, gente, movimento. Qui c'e' una porta aperta e bandiere che sbattacchiano nel vento. Trovo una porta aperta, entro e mi trovo in un piccolo cortile con fregi in legno pitturati di fresco, e un sacco di porte chiuse. Una scala di legno guida al secondo piano, e vi monto su sentendomi come un personaggio in Oblivion, il videogame su cui ho passato un terzo dei miei anni di universita'. Alla fine, probabilmente svegliato dal mio rumore, appare un monaco che mi riceve, chiede come sto, e senza far troppe cerimonie apre le porte del Dukhang e dei due tempietti laterali. Quando chiedo se posso far foto, il monaco fa un gesto come a dire "ovvio".

Stakna appartiene a una scuola bhutanese, e - come mi spiega il monaco - a fianco del Buddha, alcune di queste statue raffigurano lama di quel paese.

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Questa cappella laterale e' invece dedicata a Tara, una delle poche bodhisattva di sesso femminile.

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Il Dukhang e' minuscolo, in confronto a Hemis, ed e' completamente vuoto. Sono libero di gironzolare praticamente in liberta'. Si sente solo lo tavole di legno del pavimento, e il soffio del vento contro le poche finestre del monastero. Non so trasmettere la sensazione di essere li', solo assieme al monaco, con lui che ogni tanto mi indicava qualcosa e io a seguire le sue spiegazioni. Le mie note sul taccuino, per quanto scarne, lo hanno impresso moltissimo e le ha lette con attenzione, una volta viste. Ad un certo punto chiede se puo' farne delle foto e io gli lascio l'affare, e rimango da solo nel Dukhang. Impensabile il livello di fiducia.

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Questa scultura e' fatta di burro, ovviamente plasmato a mano. Incredibile la dicotomia tra modi di intendere la fede millenari e le tue bottiglie di succo di frutta - o gli snacks della Mondelez - messi sull'altare come offerta.

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Mi perdo per un po' nei miei pensieri, li' in piedi come un asino, e poi - dopo un minuto? dieci? un'ora? - sento delle voci. C'e' una famiglia di ladakhi: bambini, mamma, papa', nonna. Entrano non come turisti, ma come pellegrini. Si prostrano sul pavimento del Dukhang, e io decido di lasciarli da soli a pregare.

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Sul muro del Dukhang sono dipinti, come per tradizione, quattro entita' e l'allegoria dell'universo chiamata 'la ruota della vita'. Il monaco riappare col mio taccuino, che ha fotografato a beneficio dei suoi colleghi, e mi spiega un po' chi e' chi. I quattro, di cui vi ripropongo solo due esemplari, sono i guardiani dei punti cardinali.

Ja-Mi-Zan, guardiano dell'ovest:

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Lui dovrebbe essere P'ag-Kye-Po, guardiano del sud. Teoricamente verde stando alle mie note, ma non stiamo a sindacare.

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E questa e' la ruota della vita. Yamantaka, emanazione del bodhisattva della conoscenza, la tiene tra le mani. La ruota in se' e' divisa in sei parti, che corrispondono grossomodo ai luoghi in cui potreste finire in caso di reincarnazione: dall'alto in senso orario abbiamo gli dei, poi i semi-dei che bramano potere e sono sempre in guerra; a seguire il regno animale, l'inferno, il reame dei 'fantasmi affamati' (traduzione letterale di "abode of hungry ghosts", ipse dixit il monaco) e, infine, noialtri. Noterete quelli spilungoni presenti in tutte le scene: sono i bodhisattva, in altre parole persone che hanno raggiunto il livello di distacco necessario per entrare nel Nirvana ma che, invece, decidono di rimanere tra noi comuni mortali per aiutarci.

Il cerchione della ruota contiene, non so se si vede bene, tre animali: un gallo, un serpente e un maiale, rappresentazioni di rabbia, desiderio e ignoranza, i tre peccati fondamentali. Penso che "ignorante come un maiale" possa essere un nuovo insulto che usero' in futuro.

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Chiacchero ancora un po' col monaco, e poi decido di commiatarmi. Non avrei mai pensato di parlare di religione, reincarnazione, geopolitica e meteo con un lama buddista in un monastero sulle sponde dell'Indo, nell'Himalaya, ma ora posso dire di averlo fatto, ed e' stata un'emozione epica. Esco sotto una leggera nevicata, e ho una decisione da prendere.

Tornare a Thiksey, oppure....

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...provare ad andare a Matho.

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Continua.
 
Visto che hai citato un videogioco, molti di questi panorami credo siano stati presi come ispirazione per le ambientazioni di Uncharted 2, gioco sul quale mi sono consumato a lungo, insieme a tutto il resto della serie.

Comunque anche in questo capitolo hai reso superbamente sia le atmosfere che il lato umano dell'esperienza.
Forse uno dei tuoi TR più belli di sempre, accanto a quello mitologico in Asia Minore con tanto di partita alla stadio...
 
Mi stai facendo rivivere il viaggio in Buthan con Sokol e Falkux coi racconti e le immagini.

Non avrei mai pensato di parlare di religione, reincarnazione, geopolitica e meteo con un lama buddista in un monastero sulle sponde dell'Indo, nell'Himalaya, ma ora posso dire di averlo fatto, ed e' stata un'emozione epica.

Ecco, a differenza tua, io e Falkux (chè Sokol era già a posto) ci siamo fatti impartire la benedizione pro fertilità al Tiger's nest: probabilmente, la quantità di ateismo era tale da non avere sortito effetto.
 
Ecco, a differenza tua, io e Falkux (chè Sokol era già a posto) ci siamo fatti impartire la benedizione pro fertilità al Tiger's nest: probabilmente, la quantità di ateismo era tale da non avere sortito effetto.

Direi che nel vostro caso ha giocato più il fattore età che l’ateismo…
 
...dettaglia il viaggio di Gesu' in India. Altri refutano questa idea e considerano il tedesco di cui sopra un asino. Personalmente, io non ho visto niente ma, alla fin fine, non stenterei a credere nell'ipotesi: il turismo israeliano in India non e' cosa nuova.

Queste due righe mi hanno fatto cadere dalla sedia dal ridere!!!!

Per il resto, viaggio fantastico. Descritto in modo eccellente. Sono le cose che purtroppo non potro' piu' fare per una lunga serie di motivi. Grazie per farmele vivere attraverso questo TR.
 
Io vedo anche quelle di Trofarello, pensa te!
Secondo me un pensierino per una gita fuori porta a Trofarello....lo stai facendo.
Speriamo tu riesca a trovare orari comodi:D

Quanto al TR di 13900..che dire...un mix di avventura,cultura , posti che forse non vedrò mai e quel non so che ti trasporta dove lui va, facendoti vivere in prima persona le sue esperienze.
Tks!!!
 
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Che meraviglia di posto e racconto!
Grazie per il tempo che dedichi a farci avere un piccolo assaggio di questa esperienza.

Chissà se un giorno leggeremo qualcosa in più in un eventuale secondo libro... 😬
 
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Secondo me un pensierino per una gita fuori porta a Trofarello....lo stai facendo.
Speriamo tu riesca a trovare orari comodi:D

Ti dirò di più: avendo un cognato che abita a Gassino Torinese, la mia visita a Trofarello non è questione di se ma solo di quando!
 
Capitolo V - Matho, anzi no.

Esco da Stakna dove il tempo, se possibile, e' diventato pure peggio. Mi calco il cappello per bene in testa, tiro su il mio pregiatissimo scaldacollo del Club Alpino Italiano di Mariano Comense (davvero eh) fin sulle orecchie, guanti e mi metto in marcia. Fa freddo, ma per citare l'Anonimo Alpinista tedesco, "non esiste clima sbagliato, esistono solo i vestiti sbagliati".

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La mia idea sarebbe di andare a Matho, il monastero ritratto nell'ultima foto del post precedente, situato alle pendici dello Stok Kangri, uno spilungone di 6120 metri. Dovrebbe esserci una strada sterrata che parte da un certo punto sulla via che, da Stakna, porta a Chuchot Gongma. Ovviamente la mia SIM di Vodafone, malgrado paghi una fortuna e trequarti per roaming (Brexit dividend no. 159) non funziona; quella di Airtel India che ho acquistato a Delhi non va ugualmente e le mappe offline di Google sono diventate progressivamente inutilizzabili. Se qualcuno ha opzioni per mappe offline da usare su cellulare, per favore ditemi. Mi metto un podcast a puntate sulla storia di Tupac e Biggie, probabilmente la prima volta che questo importantissimo argomento e' stato affrontato sulle sponde dell'Indo, e mi metto a camminare.

Il problema e' che, in soldoni, mi perdo. Ne avevo l'impressione, ma all'arrivo dinanzi a cotanto gate mi rendo conto che sono finito in una realta' parallela. Khomeini, Khamenei e uno slogan del Dalai Lama nello stesso posto.

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Mi oriento con la sponda del fiume, trovo un ponte, passo sul lato opposto in mezzo a una foresta di immondizia, vengo inseguito da un cane finche' non interviene una mucca vagante, e alla fine ritorno alla semicivilta', ossia a Thiksey. Mi fermo in un campeggio con ristorante per mangiare un ottimo Dal - seriamente, qui il cibo e' una meraviglia - e decido di lasciar perdere Matho e di dedicarmi a Thiksey.

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Ndr: Matho e' dall'altro lato della valle. Una meraviglia di navigazione da parte mia, dovrei fare l'espoloratore. O il pilota.

In cima alla collina di Thiksey ritrovo un parcheggio con pulmini per turisti e cani addormentati.

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Thiksey e' un monastero veramente grande, sviluppato su diversi livelli con delle gradinate ammazza-ginocchia: gradini alti 25 cm e larghi 5, e mi trovo ad aiutare un filotto di turiste indiane non esattamente in forma. Immaginatevi una specie di catena umana, io in testa e dietro una mezza dozzina di donnine che sembrano pensionate calabresi. Non dicono "maronn" ma l'equivalente in Hindi, penso.

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Ci sono dieci templi sparsi a vari livelli, ma solo quelli al di sopra del cortile centrale sono solitamente aperti ai visitatori. Iniziamo, com'e' giusto, col Dukhang e il suo Lockpalas.

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La sala e' vuota, non ci sono preghiere al momento. Al mio ingresso ho quasi un coccolone quando mi sembra di vedere il Dalai Lama in posizione benedicente laggiu' in fondo. Mi ci vuole un secondo per capire che e' un cartonato. Scattano, automatici, i zooteologismi indirizzati al mona che ha pensato bene di piazzarlo li.

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I muri del Dukhang sono, come al solito, finemente decorati. Qui si vede l'influenza induista e della religione che e' stata soppiantata dal buddismo in Tibet, la Bon.

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In fondo c'e' una saletta separata con delle statue. Due tipi di Buddha e Manjushri, un bodhisattva di cui sono diventato istaneamente un fan. Ve lo ripropongo in un momento.

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Comunque, eccolo (quello che credo sia) Manjushri. E' il Bodhisattva della sapienza, di solito raffigurato con in una mano il libro della saggezza e, nell'altra, la spada che distrugge l'ignoranza. In questa rappresentazione immagino che abbia infilzato le teste di quelli che, su Facebook, si definiscono "appassionati di salute", dicono che le alluvioni sono causate dalle scie kimike e che il covid non esiste. Addaveni' Manjushri, addaveni'.

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Esco dal Dukhang e, seguendo scale sempre piu' ripide, arrivo sul tetto del monastero.

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In fondo si vede Stakna.

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La campagna sta risvegliando dal lungo inverno.

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La vera attrazione di Thiksey, pero', e' da trovarsi nel Chamkhang. Quivi si trova un'enorme statua del Maitreya Buddha, il Buddha del futuro che, stando alle scritture, dovrebbe tornare 4000 anni dopo la morte del Buddha originale, quando il mondo avra' dimenticato il buddismo. L'ingresso e' al secondo piano della struttura e... beh, e' qualcosa da vedersi.

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La statua e' gigantesca, alta 12 metri, ed e' veramente incredibile. I dettagli, il livello di cura, e' tutto incredibile. Intorno ci sono decine e decine di offerte, e in un angolo c'e' un monaco che recita un mantra senza sosta.

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Ancora una volta sono da solo nel tempio (escluso il monaco, ovviamente). Dopo un po' arrivano un turista, che poi scopriro' essere giapponese qualche giorno dopo, e due lavoratori nepalesi. E' interessante vederli fare foto e, poi, pregare davanti alla statua.

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Esco dopo poco, e vado finalmente a mangiare e dormire.

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