
Puntualissimo, alle 9, il mio scooter elettrico arriva di fronte all'ingresso dell'hotel. La ragazza dell'autonoleggio mi spiega brevemente, in mezzo inglese mezzo cinese, come fare il cambio della batteria - ce ne sarà bisogno... - e mi consegna una mappa delle isole con i punti dove fare il cambio, in pratica tutti i maggiori 7-Eleven fino alla punta occidentale di Xiyu. Come dice Nico Cereghini, "Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di giorno, e prudenza, sempre!", e sono pronto ad andare.
Il motore elettrico è un polmone, ma ha una coppia fenomenale, tanto che polverizzo quasi tutti i 100 e 125cc ai semafori - che poi mi riprendono dopo tipo 50 metri, stante che i 45 all'ora li vedo solo in discesa. La manopola dell'acceleratore ha qualche problema, ma a parte quello, il mezzo è abbastanza affidabile, essendo poco più che una carcassa metallica con una batteria e due ruote. E due freni, credo, ma vista la velocità con cui viaggio, credo che potrei fare come i Flinstones.
Sia come sia, il giro odierno prevede circa 40 km one way, con una mezza dozzina di soste.
Anche oggi, il tempo non è dei migliori, ma almeno non pioverà. La strada è abbastanza semplice - inforcare la 203 e proseguire sulla stessa strada fino alla fine
La prima cosa che noto è la velocità con cui la carica della batteria scende - pensavo fosse un difetto della mia, ma a quanto pare è proprio così, e i pubblicizzati 40km con una carica sono assolutamente irrealistici. Ad essere generosi, dopo 15km è bene pensare di rimpiazzare la batteria, per non rischiare di trovarsi a "secco" prima della stazione successiva. Ad ogni buon conto, visto il costo basso della ricarica (una batteria carica costa circa 30 centesimi), cambio al primo punto possibile.
La prima sosta vera e propria è all'inizio della piccola isola di Chungtun, la più piccola delle isole che compongono la municipalità di Baisha e la prima arrivando dall'isola principale. Subito dopo il ponte c'è un parcheggio e un sentiero che porta ai generatori eolici sul lato orientale, da cui si possono vedere alcune delle isole esterne dell'arcipelago. Questa dovrebbe essere Yuanbei:
Non faccio soste, tranne per un cambio di batterie, fino all'inizio del Penghu Great Bridge, dove ci sono un paio di ristoranti e chioschi, negozi di souvenir e una statua di Chiang Kai-shek, che probabilmente verrà abbattuta in futuro mentre il paese prosegue la strada nel rimuovere i rimasugli della dittatura. Il tempio dietro era assolutamente perdibile,
Il ponte, lungo 2.5km, fu il più lungo del suo tipo in Asia al momento della costruzione negli anni '60; venne ricostruito nel 1996 dato che il ponte precedente non era più dimensionato per il traffico che vi transitava sopra giornalmente.
e all'altro capo del ponte:
A grande richiesta (degli sfasciacarrozze), ecco il destriero...
Oltrepassato il ponte, il traffico diventa pressoché inesistente, e la strada 203 quasi deserta. Continuo per circa 6 km più a sud del ponte, sull'isola di Siyu, fino al villaggio di Erkan.
È un piccolo villaggio che ha quasi interamente conservato le architetture tradizionali, ed è una delizia aggirarsi per i vicoli.
Alcune case sono state trasformate in punti di ristoro o negozi di artigianato locale. Qui si trovano dei piccoli
stick di incenso repellente per gli insetti, a base di alcune erbe locali.
La struttura che ha dato origine alla conservazione del paese, agli inizi degli anni '90, è la residenza della famiglia Chen. La casa è in stile fujianese ed è ora un museo.
Gli spazi coperti occupano circa 300 mq, oltre ai cortili; le suppellettili sono ancora quelle originali, così come la cucina.
La preservazione non ha fatto danni - come ad esempio ritinteggiare in rosso brillante l'intonaco esterno al posto del consumato rivestimento in rosso pompei.
Per fortuna i turisti non sono moltissimi. La maggior parte arriva su bus con tour organizzati.
La maggior parte delle case ha delle spugne di corallo inserite all'interno delle facciate; non ne conosco l'origine e non ho trovato molte informazioni al riguardo. Altre spugne sono state usate per fare sculture e rappresentare animali e spiriti mitologici.
Casetta, pergolato, pozzo, cactus colorati, pace. Chissà se è in vendita...
Compro qualcosa da mangiare in uno dei ristorantini aperti - noodles saltati con frutti di mare e verdure. Volevo provare la granita (o succo) di cactus, ma quando sono tornato al negozio, che è all'ingresso del villaggio, c'era una coda infinita: è arrivata una comitiva.
Invece che tornare subito al parcheggio e recuperare il motorino, vado dal lato opposto della strada - qualcuno ha costruito una specie di frazione con una mezza dozzina di case in stile fujianese vista oceano. Lodevole comunque l'aver mantenuto lo stile locale e, soprattutto, l'altezza!
Poco più a sud, e sulla costa opposta, si trovano alcune colonne di basalto con la tipica struttura esagonale; le più grosse sono quelle di Daguoye (che sono pure più vicine), mentre quelle di Chixi sono un po' più piccole. Ovviamente, vado a vedere quelle più piccole - non volutamente, ma sbaglio strada...
Nel piccolo porticciolo da pesca, il pescato del giorno viene fatto essiccare.
Scendo ancora più a sud, circa cinque chilometri da Chixi, e mi ritrovo in Irlanda.
Naian è il nome della spiaggia e del villaggio.
Mi fermo un po' ad oziare in spiaggia, ma inizia a farsi tardi - ho ancora un paio di soste prima di tornare indietro. Inforco nuovamente lo scooter, verso il Siyu Fort occidentale - ce n'è uno, speculare, dalla parte opposta di Naian, chiamato con molta fantasia Siyu Fort orientale.
Parcheggio al centro visitatori, che non ha molto da offrire - quale depliant, un paio di negozietti e i servizi igienici. Il forte è circa 150 metri oltre il centro visitatori; la prima fortificazione è del 1681, costruita dai lealisti di Koxinga contro la dinastia Qing.
Il forte venne impiegato durante la guerra sino-francese e nel 1883 venne rimaneggiato per dotarlo di cannoni: uno da 6 pollici, due da 10 e uno da 12.
Il forte è sopra una piattaforma di basalto, anche se è difficile rendersene conto data la lussureggiante vegetazione che lo assedia.
Classificato come monumento nazionale, nel 1990 il governo locale di Penghu comprò alcuni cannoni Armstrong da 6 pollici per posizionarli come parte del monumento.
Sotto la piattaforma dove sono alloggiati i cannoni, vi erano i magazzini.
La batteria dello scooter è quasi a terra, per fortuna sono vicinissimo al paese di Waian - meno di un chilometro. Scambio la batteria al 7-Eleven, torno indietro e inforco la diramazione per il faro, che è sulla punta estrema a ovest di Waian. Sulla strada, si trova uno dei pochissimi "finti cannoni" ancora esistenti dalla seconda guerra mondiale, pensati per adescare i bombardieri nemici e fargli sprecare qualche bomba.
L'ultima tappa è il faro di Yuwengdao, costruito oltre duecento anni fa; inizialmente una semplice torre in pietra, la struttura in ferro attuale, progettata dall'ingegnere britannico David Henderson, venne eretta nel 1874 e acceso per la prima volta l'anno successivo.
Al posto della vecchia struttura in pietra, si trova ora una stele commemorativa.
Il capo era parte di un'installazione militare a guardia dell'insenatura delle Pescadores. Il faro è ancora una struttura militare, ma è stata aperta al pubblico come monumento storico nel 1992. La piccola caserma e le strutture ancora usate dalla guardia costiera taiwanese sono all'ingresso (alle mie spalle nelle foto sotto) e dipinde in verde/marrone mimetico. Ci sono cartelli un po' ovunque che ricordano che il faro è
ancora un'area militare attiva, anche se non ci sono particolari problemi a fare foto. I cannoni (questi sì originali) in foto non avevano alcuna funzione militare - erano usati come segnalatori durante i giorni di nebbia.
Nei vecchi alloggi è stato ricavato un piccolo museo.
Su internet si trovano foto spettacolari del tramonto, visto da qui; come si vede, la giornata non è proprio l'ideale per godersi il tramonto, e per di più tira un vento dannato.
Finito il giro, torno al motorino e comincio la lunga marcia di rientro verso Magong - ci vorranno quasi due ore, incluse tre soste per cambiare la batteria, e arrivo che è già buio. Invece che andare a cercare qualcosa per cenare, mollo il motorino vicino all'hotel, recupero il cavalletto della macchina fotografica e vado di corsa verso il Rainbow Bridge - stasera è una delle due serate (di quella settimana: il festival va avanti parecchie settimane) del Penghu International Fireworks Festival.
Fortunatamente mancano ancora una trentina di minuti e trovo posto quasi in prima fila, in posizione davvero ottima - vicino alle transenne che sbarrano la strada verso il ponte, da dove vengono lanciati gli ordigni; non mi era mai capitato di essere così vicino ad un'esibizione di questo tipo (di solito si vedono in spiaggia da almeno mezzo chilometro di distanza... qua saremo a 200 metri scarsi).
Le foto fanno abbastanza pietà - non sono un esperto né un appassionato di questo tipo di fotografia. La prima è col telefonino, visto che brucio mezza dozzina di foto con le impostazioni cannate della digitale, mentre l'iPhone fa tutto da solo...
Più o meno trovate delle impostazioni che mi soddisfano, continuo con la Canon.
Lo speaker continua a dare informazioni, ignoro su cosa. Essendo un festival internazionale, è possibile che gli artificieri fossero stranieri, ma non ho trovato info.
Si alza lievemente il vento, una bava davvero, ma è abbastanza per far strisciare le polveri, ancora illuminate, sul fotogramma.
E questa è l'ultima foto che avesse senso - quella finale, con i botti di chiusura, è venuta simile all'esplosione di una supernova: tutto bianco ?
Finito lo spettacolo, che dura una quindicina di minuti, impacchetto tutto l'armamentario e do un'occhio al tempio di Guanyin che è proprio alle mie spalle.
Tornerò il giorno dopo per una visita diurna. Ora, però, è tempo di uno spuntino, visto che non ho ancora cenato; il festival vuol dire mercato notturno, gnam
Prendo una seppia gigante alla griglia e un fritto misto, per la gioia di falkux; l'ultima cosa non ricordo cosa fosse.
e accompagno il tutto con un succo di
Visitor appena mixato, sempre per la gioia di 13900.
Torno verso l'hotel facendo crowd watching - la passione asiatica per fare code, quando si tratta di mangiare, non ha rivali:
e un'ultima istantanea della vita notturna di Magong prima dell'ultima notte a Penghu.
DaV