L’Islanda è un’attrazione fatale. Per me lo è stata da sempre.
Già da piccolo, passando le ore a guardare l’atlante, mi incuriosiva questo ammasso nervoso di terra in mezzo al nulla, coperto da un cappello bianco, di ghiaccio, quasi fosse una glassa su un pasticcino.
001 carta islanda by Aldo Messina, su Flickr
Una terra rimasta esclusa dai libri di storia, troppo al limite delle rotte degli esploratori per poter essere raccontata negli anni delle scoperte geografiche. Una terra nata circa quindici milioni di anni fa, in pratica una bambina rispetto ai quattro miliardi di anni del resto del Mondo emerso, eppure così selvaggia, tormentata e drammatica che pare esser lì da sempre. E invece è appena nata, anzi, sta ancora nascendo.
L’attrazione fatale è rimasta sopita per anni sotto forma di desiderio represso. Negli anni ’80 l’Islanda era quasi impossibile da raggiungere, negli anni ’90 impossibile da visitare e, successivamente, troppo cara da affrontare. Ma prima o poi il desiderio necessita di un finale, non può rimanere per sempre in fondo al cuore. O si cerca di realizzarlo, o diventa un rimorso. Ed io odio i rimorsi.
Negli ultimi anni la “Terra di Ghiaccio” ha avuto un enorme boom turistico, con una buona e rapida espansione della capacità ricettiva nonostante il condurre un albergo in Islanda sia davvero difficile vista la brevità della stagione turistica. Nonostante l’aumento della disponibilità di stanze, infatti, rimangono pochi gli alberghi che possono permettersi un’apertura annuale, ad esclusione ovviamente della zona della capitale. Più alberghi significano prezzi più accessibili e di conseguenza più visitatori. Più turisti, aumento delle opportunità di arrivare in Islanda in aereo.
Passata la crisi del 2008-2011, dalla quale l’Islanda si è risollevata prima di tutti (dopo aver rischiato la capitolazione…), c’è stato un repentino aumento delle linee aeree che servono Keflavik, fino a pochi anni fa dominio incontrastato di Icelandair con qualche sporadico inserimento della SAS. Prima sono arrivate le low cost (Easyjet, Air Berlin, la locale WOW) e poi si sono inserite quasi tutte le più importanti linee aeree europee che operano voli stagionali, mentre quelli aperti tutto l’anno si contano ancora sulla punta delle dita (SAS, Norwegian, Wizz, Air Berlin, Easyjet e, da novembre 2015, British Airways).
Ricapitoliamo: più posti per dormire, più posti sugli aerei, più possibilità di viaggio. E così, finalmente, trent’anni dopo il nascere del primo desiderio, si parte per l’Islanda.
L’organizzazione del viaggio è iniziata otto mesi prima della partenza con l’acquisto del biglietto aereo. Esclusa Icelandair, con voli settimanali da Malpensa e quindi poco adatta alle nostre necessità, ho colto al volo la notizia del notevole aumento dell’offerta stagionale del gruppo Lufthansa, che a tutt’oggi vola con la major da Francoforte e Monaco di Baviera e con Germanwings da Berlino, Colonia, Düsseldorf, Amburgo e Stoccarda. Siamo a novembre e il Verona – Keflavik (via Colonia) con Germanwings ed il Keflavik – Verona (via Monaco di Baviera) con Lufthansa + Air Dolomiti mi costa già un 500 euro a testa. Avrei voluto aspettare qualche mese, per approfittare dell’eventuale uscita di qualche promozione, ma vista la percentuale di riempimento dei voli (100%, a esclusione del Monaco – Verona), la scelta di partire così in anticipo è stata sicuramente azzeccata.
Gli operativi sono strani: da e per l’Islanda si vola di notte, nonostante la relativa brevità della tratta, con lunghi stop in aeroporto (otto ore in andata, quattro al ritorno). Di sicuro due viaggi che hanno poco di rilassante, ma il premio basta e avanza a far dimenticare stanchezza e sonno arretrato.
Si parte domenica 2 agosto, nel primo pomeriggio, e non fa neppure tanto caldo. Aereo pieno, tanti stranieri. La macchina è D-AGWE e si decolla con una buona mezzora di ritardo.
Airbus A319 - MSN 3128 - D-AGWE
VRN-CGN by Aldo Messina, su Flickr
(foto archivio Piti Spotter Club)
IMG_0592 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0594 by Aldo Messina, su Flickr
D-AGWE by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0596 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0603 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0604 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0614 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0618 by Aldo Messina, su Flickr
La rotta è tranquilla, senza turbolenze. Si viaggia a FL360 e poi, nell’ultima parte della tratta, per diversi minuti a FL240. Dopo il passaggio su Francoforte ed una ampia virata finale si atterra sui quasi quattromila metri della pista 14L.
IMG_0627 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0640 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0649 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0652 by Aldo Messina, su Flickr
Mentre rulliamo si intravede l’atterraggio di una delle attrazioni principali dell’aeroporto di Colonia.
IMG_0653 by Aldo Messina, su Flickr
Si sbarca attraverso un finger del molo C nel Terminal 1 dove passeremo le sette ore che ci separano dalla partenza del volo per Keflavik (diventeranno otto con il ritardo). Il Terminal è relativamente grande ma accogliente e dotato di wi-fi gratuito.
IMG_0657 by Aldo Messina, su Flickr
Sono invece scarse le possibilità di mangiare qualcosa, tra l’altro con prezzi davvero troppo alti anche se relativamente consueti per un aeroporto.
Tutti i voli dall’Italia sono in ritardo, alcuni anche di diverse ore (Roma). Il nostro D-AGWL, che ci porterà in Islanda, sta ora partendo per Malpensa, in orario, ma ripartirà dalla brughiera con un ritardo, incomprensibile, di quasi due ore.
IMG_0658 by Aldo Messina, su Flickr
Per effetto dell’accorciamento dei tempi di attesa a Colonia e un volo di durata inferiore al previsto (2h57’ anziché 3h30) ci permetterà di arrivare nella “notte” keflakina quasi in orario. Anche questo volo è strapieno, con moltissimi italiani a bordo, tanti dei quali sbarcati da Malpensa e risaliti quasi al volo sullo stesso aereo per la tratta finale. Altri italiani provenienti da Fiumicino non saranno così fortunati: atterrati dopo le 23, rimarranno a Colonia a dormire e proseguiranno il giorno seguente da Dusseldorf.
Airbus A319 - MSN 3534 - D-AGWL
D-AGWL by Aldo Messina, su Flickr
(foto archivio Piti Spotter Club – non disponibile foto con la nuova livrea)
CGN-KEF by Aldo Messina, su Flickr
Nonostante mi sia quasi impossibile addormentarmi in volo, sull’aereo, complice anche la stanchezza accumulata nelle roventi due settimane precedenti, precipito in un sonno che durerà circa due ore. Mi risveglio e dal finestrino ammiro uno spettacolo mozzafiato e assolutamente impossibile da immortalare in una foto. Nella penombra della notte estiva islandese si intravede la terra, la costa, il bianco dei ghiacciai, le poche luci delle abitazioni, il tutto come se fosse illuminato da una debole candela, ma tutto perfettamente visibile. Alzi gli occhi e vedi, in lontananza verso Nord, un cerchio di luce accecante, laddove il sole in questa stagione non va mai sotto l’orizzonte. E’ una specie di tramonto perenne, perfettamente circolare, una cosa meravigliosa e mai vista. Tiro fuori la fotocamera compatta (la reflex riposa altrove) e riesco a scattare alcune foto, ma quanto esce non è assolutamente comparabile quello che i miei occhi hanno visto.
Questo è il massimo che sono riuscito a fare.
IMG_0672 by Aldo Messina, su Flickr
Un altro paio di virate e siamo in corto finale a KEF. Sbarchiamo da un finger e possiamo già apprezzare la diversa temperatura. Fa fresco, finalmente. L’aeroporto, nonostante l’ora, è pieno di gente. Arrivano e ripartono un bel po’ di voli dalla vecchia Europa e l’abbigliamento di chi parte e di chi arriva è di notevole contrasto. L’organizzazione dei voli a Keflavik è davvero particolare. Ci sono tre ondate di arrivi: una verso mezzanotte (soprattutto Europa), una dalle 6 alle 8 (Stati Uniti) ed una nel pomeriggio dalle 14 alle 16 (Europa). Le partenze sono concentrate a mezzanotte e dintorni verso l’Europa, dalle 6 alle 8 ancora verso l’Europa e nel pomeriggio dalle 15 alle 17, soprattutto verso il Nord America. Ciò significa che, per lunghi periodi della giornata (per esempio dalle 18 alle 22/23), l’aeroporto è praticamente deserto. Circa un terzo dei passeggeri è composto da transiti da e per gli Stati Uniti, con aumenti annui a doppia cifra.
La posizione dell’Islanda è ideale per creare un network di destinazioni tra l’Europa ed il Nord America, attualmente in regime di quasi monopolio ad Icelandair, ma che sta attirando l’attenzione di altri attori tipo la WOW che, dopo aver colonizzato mezza Europa, ha aperto tratte a basso costo (ma mica tanto) con degli Airbus A321 verso Boston e Baltimora.
IMG_0728 by Aldo Messina, su Flickr
Vista l’ora di arrivo abbiamo optato per dormire in un hotel a poche centinaia di metri dal terminal. Presentarsi alla reception dell’hotel alle due del mattino è per me una novità, condita da un mezzo timore che abbiano dato via la camera. Invece ci stanno aspettando, e ovviamente non siamo gli unici. Albergo nuovo, moderno, semplice e funzionale nel tipico stile nordico.
Hotel Smàri - www.hotelsmari.is
002 hotel smari by Aldo Messina, su Flickr
La mattina arriva presto, troppo. Due ore di fuso orario si fanno sentire, soprattutto a chi è abituato da anni alla sveglia delle sei. Facciamo una colazione veloce e ci rechiamo alla Sixt a dire il vero un po’ infreddoliti e con una pioggerella meschina che infastidisce. Per fortuna gli uffici della compagnia sono a poche decine di metri. Sbrighiamo il check-in velocemente e ci danno un coso di un colore improbabile…
003 autovettura by Aldo Messina, su Flickr
…che però svolgerà egregiamente il suo compito.
L’Islanda è grande un terzo dell’Italia, circa, per cui è impossibile visitarla tutta in una settimana. Il tempo per fare il giro completo c’è, ma il rischio di vivere in macchina la gran parte della vacanza è reale. Le strade sono ben tenute, ma la velocità media di trasferimento è bassa. Quindi, per poter goderci la visita e porre le premesse per un futuro ritorno, abbiamo optato per perlustrare la zona sud ovest dell’isola, quella a più grande attrazione turistica.
Abbiamo già prenotato per tempo tutti gli alberghi. Ci affideremo a Icelandair Hotels www.icelandairhotels.com , e soggiorneremo sia nelle loro strutture di proprietà, sia in uno dei mitici Hotel Edda, strutture scolastiche trasformate in estate in alberghi www.hoteledda.is/en .
La strada che porta da Keflavik a Reykjavik è larga, spesso a due corsie, spesso affiancata da capannoni ed edifici commerciali, ma presto il paesaggio cambierà radicalmente, dandoci un assaggio della vera Islanda.
IMG_4039 by Aldo Messina, su Flickr
Lungo il tragitto è obbligatoria la tappa alla Skógafoss, una delle più belle ed imponenti cascate islandesi (-foss, in islandese, vuol dire cascata).
IMG_4046 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4051 by Aldo Messina, su Flickr
Una delle costanti dell’Islanda è la presenza di acqua, tantissima acqua, in tutte le stagioni dell’anno. Ed è acqua talmente pura che nei supermercati fuori dalla zona della capitale è difficile trovare bottiglie di acqua naturale. Per un islandese è impensabile, infatti, preferire qualunque acqua imbottigliata chissà dove a quella che proviene dai millenari ghiacciai. Le volete farvi una scorta d’acqua acquistate un contenitore o usate una bottiglia usata, e riempitela dal rubinetto della vostra camera.
La prima tappa ci porta a Kirkjubaejarklaustur, meglio nota (e meno male) come Klaustur, una piccola località (ma davvero grande rispetto alle altre della zona) di 120 abitanti, importante in quanto sede di uno dei primi insediamenti storici di tutta l’Islanda. In questo piccolo paese si concentrano una serie di servizi ad uso dell’estesa comunità locale e dei numerosi turisti. Molte attrazioni sono, infatti, a breve distanza dal Klaustur. Immerso nel verde ci attende il nostro Hotel, pulito ed essenziale, ma molto accogliente, dove ci fermeremo due notti.
IMG_4062 by Aldo Messina, su Flickr
I dintorni meritano una lunga passeggiata. In Islanda esistono migliaia di chilometri di “horse track”, piccole strade sterrate adatte al cavallo, ma altrettanto utili se si vuol fare quattro passi.
IMG_4072 by Aldo Messina, su Flickr
Ceniamo in albergo. Le uniche alternative in loco sono una affollata paninoteca o il supermercato, che sfrutteremo la sera seguente. La mattina partiamo per la lunga gita che ci porterà a visitare il Parco del Ghiacciaio Vatnajökull e la zona della Glacier Lagoon, e lo faremo in una classica giornata buia ed infernale.
IMG_4089 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4090 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4097 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4101 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4112 by Aldo Messina, su Flickr
Uno degli aspetti più drammatici della geologia islandese è la presenza di vulcani attivi o di attività vulcanica sotto le decine di metri di ghiaccio che ricoprono il Vatnajökull. Lo scatenarsi di queste attività producono devastanti inondazioni per l’improvviso sciogliersi dei ghiacci. Nella foto si notato i resti di un ponte, spazzato via nel 1996 da una delle più copiose inondazioni della storia.
https://en.wikipedia.org/wiki/Gr%C3%ADmsvötn
IMG_4114 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4118 by Aldo Messina, su Flickr
La zona di Skaftafell è davvero una manna per chi ama le foto….drammatiche.
IMG_4122 by Aldo Messina, su Flickr
Proseguendo lungo la strada si arriva in uno dei luoghi più spettacolari d’Islanda, e forse di tutta l’Europa. Si tratta dello Jökulsárlón, noto come “Glacier Lagoon”, un lago glaciale, situato a poche centinaia di metri dal mare e formatosi a seguito del recente ritiro del ghiacciaio a seguito dell’innalzamento delle temperature.
https://en.wikipedia.org/wiki/Jökulsárlón
Non sarebbero sufficienti un paio di giorni per poter immortalare nelle foto la spettacolarità del sito. Presumo che all’alba e al tramonto, o durante le ore più buie, si possano ottenere scatti meravigliosi. Io sono capitato ad ora di pranzo, ma lo scenario era comunque formidabile.
IMG_4133 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4137 by Aldo Messina, su Flickr
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Man mano che gli iceberg si sciolgono e diventano più leggeri riescono ad uscire dal lago e, trascinati dalla corrente, raggiungono il mare, dove alcuni prendono il largo ed altri vengono restituiti dalla corrente e depositati sulla spiaggia.
IMG_4183 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4190 by Aldo Messina, su Flickr
Il ritorno è piacevole, si guida con calma in paesaggi spettrali.
IMG_4212 by Aldo Messina, su Flickr
Formazioni di lava, dette “a cuscino”.
IMG_4215 by Aldo Messina, su Flickr
Non una casa nel raggio di almeno trenta chilometri. Forse solo in Namibia mi è successa la stessa cosa.
IMG_4227 by Aldo Messina, su Flickr
Poi scavalli e scoppia il verde. Che paese magnifico!
IMG_4240 by Aldo Messina, su Flickr
La mattina seguente lasciamo Klaustur e ci avviamo verso Laugarvatn, zona di partenza delle gite dei prossimi due giorni. Ci fermiamo presso le cascate Seljalandfoss, particolari in quanto esiste un sentiero che ti permette di passare dietro il getto d’acqua (con doccia assicurata). Sono situate vicino al celeberrimo Eyjafjallajökull, noto agli appassionati di aviazione per il bel casino che procurò nel 2010.
IMG_4242 by Aldo Messina, su Flickr
Arriviamo al Laugarvatn e capiamo perché gli studenti islandesi sono sempre sorridenti. Il nostro albergo, ricavato nel dormitorio di una scuola superiore, è in una posizione incredibilmente bella.
004 Hotel Edda by Aldo Messina, su Flickr
La vista dalla nostra finestra ci lascia senza fiato. Le camere sono dignitose, due letti e il bagno in stanza, pulite, discretamente grandi. Non c’è la televisione, ma a chi importa con uno spettacolo del genere?
IMG_4250 by Aldo Messina, su Flickr
In lontananza si erge Hekla, il vulcano più importante d’Islanda, molto attivo negli ultimi anni e che pare pronto ad una prossima eruzione.
IMG_4252 by Aldo Messina, su Flickr
L’Hotel è gestito da uno staff estremamente giovane, credo che l’età media non superasse i vent’anni. Eppure il servizio è puntuale ed una grande sorpresa sarà la cucina, con pochi piatti ma ottimamente cucinati. Laugarvatn è un piccolo centro appena di 200 abitanti, ma è importante in quanto sede di diverse scuole e di una Facoltà di Scienze Motorie e di un centro termale. Non siamo distanti, infatti, dalla zona dei geyser, che visiteremo il giorno seguente.
I geyser sono delle vere star. Si fanno attendere, alcuni per minuti, altri per anni. Ma quando si fanno vedere sono uno spettacolo.
IMG_4262 by Aldo Messina, su Flickr
Lui, il capostipite, quello che ha dato il nome a tutta la combriccola, invece si fa vedere raramente. E’ noto, infatti, per attivarsi soltanto in occasione di eventi sismici. La sua ultima performance risale al 2003. Più volte si è tentato di risvegliarlo anticipatamente (costruzione di condutture, uso di sapone…) ma, giustamente, si è deciso di lasciarlo in pace.
IMG_4266 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4270 by Aldo Messina, su Flickr
Ben più attivo e sbarazzino è il fratello minore, Strokkur, che si fa vedere puntualmente ogni 6-8 minuti e con getti che arrivano fino a quaranta metri.
IMG_4276 by Aldo Messina, su Flickr
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IMG_4292 by Aldo Messina, su Flickr
In luoghi come questi, ad alta frequentazione turistica, l’uomo sa dare il “meglio” di se.
off1 by Aldo Messina, su Flickr
off2 by Aldo Messina, su Flickr
off3 by Aldo Messina, su Flickr
A pochi chilometri a nord ci sono le Gullfoss, le “cascate d’oro”.
IMG_4341 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4344 by Aldo Messina, su Flickr
Ma perché????
off4 by Aldo Messina, su Flickr
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La vacanza volge al termine. Dopo aver lasciato Laugarvatn ci dirigiamo verso la capitale. Lungo il tragitto ci fermiamo in uno dei luoghi più affascinanti dell’Isola, Thingvallavatn, un parco nazionale che racchiude un bellissimo lago e, soprattutto, la faglia tettonica che divide in due l’isola.
005 faglia by Aldo Messina, su Flickr
La fossa creata dalla separazione delle due placche tettoniche è ben visibile. Lo spostamento è di circa due centimetri all’anno e in Islanda ci sono altri due o tre posti che mostrano, chiaramente, la ferita della crosta terrestre.
IMG_4364 by Aldo Messina, su Flickr
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Non può mancare il connazionale che da spettacolo.
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Il luogo, nonostante lo sconvolgimento che avviene sotto terra, è di una dolcezza disarmante.
IMG_4391 by Aldo Messina, su Flickr
Arriviamo a Reykajvik e ci accorgiamo di aver gran poco tempo per visitare la città, dove vivono quasi due islandesi su tre. La città è un misto tra il moderno di una capitale ed il caratteristico delle piccole città portuali scandinave. Il denaro scorre a fiumi, e si vede. L’Islanda non avrà ferrovie, non avrà McDonald’s, ma se dovessi scommettere un euro su una nazione….
IMG_4413 by Aldo Messina, su Flickr
Il nostro albergo, Icelandair Hotel Natura, è in una posizione davvero particolare. E’ situato esattamente tra la sede della Icelandair (a destra nella foto) e Isavia (sotto la torre), la nostra ENAV (e forse anche ENAC). La nostra finestra da direttamente sull’apron dell’aeroporto cittadino di Reykjavik. Splendido hotel.
IMG_4480 by Aldo Messina, su Flickr
Anche a Reykjavik hanno realizzato uno di quei bellissimi complessi che comprendono teatri, centro congressi, musei e sale espositive, quello che noi (sesta potenza economica mondiale) non siamo in grado di realizzare.
IMG_4441 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4446 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4448 by Aldo Messina, su Flickr
La via dello shopping non ha nulla a che fare con le omologhe delle altre capitali europee.
IMG_4450 by Aldo Messina, su Flickr
Divagazioni in bianco e nero
IMG_4456 by Aldo Messina, su Flickr
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IMG_4495 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_4503 by Aldo Messina, su Flickr
Arriva il giorno della partenza. Dobbiamo lasciare l’hotel per le undici e abbiamo l’aereo alle 1 am. Con una lentezza disarmante giriamo in lungo ed il largo la penisola vicino a Keflavik, luogo dove sorge, tra l’altro, la leggendaria Laguna Blu…
IMG_4520 by Aldo Messina, su Flickr
….ma il tempo inclemente ci obbliga, ad un certo punto a puntare verso l’aeroporto. Dopo aver riconsegnato la macchina, entriamo nel terminale alle 14. Undici ore prima dell’imbarco. Mi accorgo subito di aver fatto una cazzata. Potevamo tornare in città ed arrivare più tardi. La hall dell’aeroporto è desolatamente vuota. Contiamo un ristorante, un piccolo market, pochissime sedie per riposare, ed una serie impressionante di spifferi che entrano dalle porte e ti congelano. Oggi il tempo è davvero pessimo, la temperatura è vicina ai dieci gradi ma il vento è teso e gelido, e piove a dirotto.
IMG_0726 by Aldo Messina, su Flickr
Se posso dare un consiglio, evitate di andare in aeroporto troppo presto. Piuttosto allungate di un giorno la durata del noleggio dell’autovettura e recatevi all’aeroporto il più tardi possibile. Il check-in è stato aperto alle venti, e solo dopo abbiamo potuto accedere alla parte….ricca dell’aeroporto.
L’aereo, per fortuna, è in orario. Sono riuscito a prenotare il posti in corrispondenza della seconda uscita di sicurezza, i 26E/F. Ci porterà a Monaco D-AIDD
006 D-AIDD by Aldo Messina, su Flickr
Airbus A321 - MSN 4585 - D-AIDD
Il viaggio è uno di quelli da ricordare, grazie soprattutto alla deliziosa (in tutti i sensi) assistente di volo che si accomoda sullo strapuntino di fianco a noi. Ci chiede della nostra vacanza, delle nostre impressioni, ci coccola, ci chiede se abbiamo riposato. Un angelo. Ho sempre avuto l’impressione che gli equipaggi di Lufthansa avessero una marcia in più in tema di relazione con il passeggero. Altre compagnie condividono la grande professionalità e la preparazione, ma con LH c’è quasi sempre, dietro l’angolo, una piacevole sorpresa.
KEF-MUC by Aldo Messina, su Flickr
A Monaco ci attendono altre quattro ore di attesa, ma a me MUC piace da morire ed ha anche delle comodissime “sedie lunghe” dove riposare un po’…
IMG_0735 by Aldo Messina, su Flickr
Arriva il momento dell’imbarco e voleremo con I-ADJP. L’ho fotografato così spesso che potrei farci un libro…
IMG_0738 by Aldo Messina, su Flickr
I-ADJP (2) by Aldo Messina, su Flickr
Embraer 195 – Air Dolomiti – I-ADJP – 578
MUC-VRN by Aldo Messina, su Flickr
L’aereo non è pieno, saremo sul 70%, tantissimi stranieri
.
IMG_0741 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0747 by Aldo Messina, su Flickr
Pronti per il decollo, si torna a casa.
IMG_0749 by Aldo Messina, su Flickr
Dall’alto ho la possibilità di ammirare il nuovo satellite del Terminale 2, quasi pronto all’apertura, che aumenterà di 13 milioni di passeggeri la capacità di Monaco.
IMG_0761 by Aldo Messina, su Flickr
Anche se breve, la tratta da Monaco a Verona ha la sua dose di spettacolarità.
IMG_0777 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0784 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0790 by Aldo Messina, su Flickr
Passaggio sul Lago di Garda, con Peschiera in vista.
IMG_0807 by Aldo Messina, su Flickr
Le anse del Mincio sotto Valeggio.
IMG_0816 by Aldo Messina, su Flickr
La pazza geometria della Pianura Padana.
IMG_0822 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0827 by Aldo Messina, su Flickr
Corto finale.
IMG_0831 by Aldo Messina, su Flickr
IMG_0835 by Aldo Messina, su Flickr
Bentornati al caldo.
IMG_0838 by Aldo Messina, su Flickr
Poche considerazioni finali: un viaggio da ripetere, e da ripetere anche in altre stagioni, cercando di affrontarlo azzerando la mente da tutto e da tutti. Eviterei il viaggio in gruppo e spenderei qualche soldo in più per noleggiare un modesto 4x4 per poter accedere ai veri gioielli dell’isola. E ci vogliono minimo due settimane.
Pronto a rispondere alle vostre domande.
Arrivederci in Islanda dal vostro….inviato.
zzzzzzzz by Aldo Messina, su Flickr
Il link :
http://piti.forumfree.it/?t=71236435
Già da piccolo, passando le ore a guardare l’atlante, mi incuriosiva questo ammasso nervoso di terra in mezzo al nulla, coperto da un cappello bianco, di ghiaccio, quasi fosse una glassa su un pasticcino.

Una terra rimasta esclusa dai libri di storia, troppo al limite delle rotte degli esploratori per poter essere raccontata negli anni delle scoperte geografiche. Una terra nata circa quindici milioni di anni fa, in pratica una bambina rispetto ai quattro miliardi di anni del resto del Mondo emerso, eppure così selvaggia, tormentata e drammatica che pare esser lì da sempre. E invece è appena nata, anzi, sta ancora nascendo.
L’attrazione fatale è rimasta sopita per anni sotto forma di desiderio represso. Negli anni ’80 l’Islanda era quasi impossibile da raggiungere, negli anni ’90 impossibile da visitare e, successivamente, troppo cara da affrontare. Ma prima o poi il desiderio necessita di un finale, non può rimanere per sempre in fondo al cuore. O si cerca di realizzarlo, o diventa un rimorso. Ed io odio i rimorsi.
Negli ultimi anni la “Terra di Ghiaccio” ha avuto un enorme boom turistico, con una buona e rapida espansione della capacità ricettiva nonostante il condurre un albergo in Islanda sia davvero difficile vista la brevità della stagione turistica. Nonostante l’aumento della disponibilità di stanze, infatti, rimangono pochi gli alberghi che possono permettersi un’apertura annuale, ad esclusione ovviamente della zona della capitale. Più alberghi significano prezzi più accessibili e di conseguenza più visitatori. Più turisti, aumento delle opportunità di arrivare in Islanda in aereo.
Passata la crisi del 2008-2011, dalla quale l’Islanda si è risollevata prima di tutti (dopo aver rischiato la capitolazione…), c’è stato un repentino aumento delle linee aeree che servono Keflavik, fino a pochi anni fa dominio incontrastato di Icelandair con qualche sporadico inserimento della SAS. Prima sono arrivate le low cost (Easyjet, Air Berlin, la locale WOW) e poi si sono inserite quasi tutte le più importanti linee aeree europee che operano voli stagionali, mentre quelli aperti tutto l’anno si contano ancora sulla punta delle dita (SAS, Norwegian, Wizz, Air Berlin, Easyjet e, da novembre 2015, British Airways).
Ricapitoliamo: più posti per dormire, più posti sugli aerei, più possibilità di viaggio. E così, finalmente, trent’anni dopo il nascere del primo desiderio, si parte per l’Islanda.
L’organizzazione del viaggio è iniziata otto mesi prima della partenza con l’acquisto del biglietto aereo. Esclusa Icelandair, con voli settimanali da Malpensa e quindi poco adatta alle nostre necessità, ho colto al volo la notizia del notevole aumento dell’offerta stagionale del gruppo Lufthansa, che a tutt’oggi vola con la major da Francoforte e Monaco di Baviera e con Germanwings da Berlino, Colonia, Düsseldorf, Amburgo e Stoccarda. Siamo a novembre e il Verona – Keflavik (via Colonia) con Germanwings ed il Keflavik – Verona (via Monaco di Baviera) con Lufthansa + Air Dolomiti mi costa già un 500 euro a testa. Avrei voluto aspettare qualche mese, per approfittare dell’eventuale uscita di qualche promozione, ma vista la percentuale di riempimento dei voli (100%, a esclusione del Monaco – Verona), la scelta di partire così in anticipo è stata sicuramente azzeccata.
Gli operativi sono strani: da e per l’Islanda si vola di notte, nonostante la relativa brevità della tratta, con lunghi stop in aeroporto (otto ore in andata, quattro al ritorno). Di sicuro due viaggi che hanno poco di rilassante, ma il premio basta e avanza a far dimenticare stanchezza e sonno arretrato.
Si parte domenica 2 agosto, nel primo pomeriggio, e non fa neppure tanto caldo. Aereo pieno, tanti stranieri. La macchina è D-AGWE e si decolla con una buona mezzora di ritardo.
Airbus A319 - MSN 3128 - D-AGWE

(foto archivio Piti Spotter Club)








La rotta è tranquilla, senza turbolenze. Si viaggia a FL360 e poi, nell’ultima parte della tratta, per diversi minuti a FL240. Dopo il passaggio su Francoforte ed una ampia virata finale si atterra sui quasi quattromila metri della pista 14L.




Mentre rulliamo si intravede l’atterraggio di una delle attrazioni principali dell’aeroporto di Colonia.

Si sbarca attraverso un finger del molo C nel Terminal 1 dove passeremo le sette ore che ci separano dalla partenza del volo per Keflavik (diventeranno otto con il ritardo). Il Terminal è relativamente grande ma accogliente e dotato di wi-fi gratuito.

Sono invece scarse le possibilità di mangiare qualcosa, tra l’altro con prezzi davvero troppo alti anche se relativamente consueti per un aeroporto.
Tutti i voli dall’Italia sono in ritardo, alcuni anche di diverse ore (Roma). Il nostro D-AGWL, che ci porterà in Islanda, sta ora partendo per Malpensa, in orario, ma ripartirà dalla brughiera con un ritardo, incomprensibile, di quasi due ore.

Per effetto dell’accorciamento dei tempi di attesa a Colonia e un volo di durata inferiore al previsto (2h57’ anziché 3h30) ci permetterà di arrivare nella “notte” keflakina quasi in orario. Anche questo volo è strapieno, con moltissimi italiani a bordo, tanti dei quali sbarcati da Malpensa e risaliti quasi al volo sullo stesso aereo per la tratta finale. Altri italiani provenienti da Fiumicino non saranno così fortunati: atterrati dopo le 23, rimarranno a Colonia a dormire e proseguiranno il giorno seguente da Dusseldorf.
Airbus A319 - MSN 3534 - D-AGWL

(foto archivio Piti Spotter Club – non disponibile foto con la nuova livrea)

Nonostante mi sia quasi impossibile addormentarmi in volo, sull’aereo, complice anche la stanchezza accumulata nelle roventi due settimane precedenti, precipito in un sonno che durerà circa due ore. Mi risveglio e dal finestrino ammiro uno spettacolo mozzafiato e assolutamente impossibile da immortalare in una foto. Nella penombra della notte estiva islandese si intravede la terra, la costa, il bianco dei ghiacciai, le poche luci delle abitazioni, il tutto come se fosse illuminato da una debole candela, ma tutto perfettamente visibile. Alzi gli occhi e vedi, in lontananza verso Nord, un cerchio di luce accecante, laddove il sole in questa stagione non va mai sotto l’orizzonte. E’ una specie di tramonto perenne, perfettamente circolare, una cosa meravigliosa e mai vista. Tiro fuori la fotocamera compatta (la reflex riposa altrove) e riesco a scattare alcune foto, ma quanto esce non è assolutamente comparabile quello che i miei occhi hanno visto.
Questo è il massimo che sono riuscito a fare.

Un altro paio di virate e siamo in corto finale a KEF. Sbarchiamo da un finger e possiamo già apprezzare la diversa temperatura. Fa fresco, finalmente. L’aeroporto, nonostante l’ora, è pieno di gente. Arrivano e ripartono un bel po’ di voli dalla vecchia Europa e l’abbigliamento di chi parte e di chi arriva è di notevole contrasto. L’organizzazione dei voli a Keflavik è davvero particolare. Ci sono tre ondate di arrivi: una verso mezzanotte (soprattutto Europa), una dalle 6 alle 8 (Stati Uniti) ed una nel pomeriggio dalle 14 alle 16 (Europa). Le partenze sono concentrate a mezzanotte e dintorni verso l’Europa, dalle 6 alle 8 ancora verso l’Europa e nel pomeriggio dalle 15 alle 17, soprattutto verso il Nord America. Ciò significa che, per lunghi periodi della giornata (per esempio dalle 18 alle 22/23), l’aeroporto è praticamente deserto. Circa un terzo dei passeggeri è composto da transiti da e per gli Stati Uniti, con aumenti annui a doppia cifra.
La posizione dell’Islanda è ideale per creare un network di destinazioni tra l’Europa ed il Nord America, attualmente in regime di quasi monopolio ad Icelandair, ma che sta attirando l’attenzione di altri attori tipo la WOW che, dopo aver colonizzato mezza Europa, ha aperto tratte a basso costo (ma mica tanto) con degli Airbus A321 verso Boston e Baltimora.

Vista l’ora di arrivo abbiamo optato per dormire in un hotel a poche centinaia di metri dal terminal. Presentarsi alla reception dell’hotel alle due del mattino è per me una novità, condita da un mezzo timore che abbiano dato via la camera. Invece ci stanno aspettando, e ovviamente non siamo gli unici. Albergo nuovo, moderno, semplice e funzionale nel tipico stile nordico.
Hotel Smàri - www.hotelsmari.is

La mattina arriva presto, troppo. Due ore di fuso orario si fanno sentire, soprattutto a chi è abituato da anni alla sveglia delle sei. Facciamo una colazione veloce e ci rechiamo alla Sixt a dire il vero un po’ infreddoliti e con una pioggerella meschina che infastidisce. Per fortuna gli uffici della compagnia sono a poche decine di metri. Sbrighiamo il check-in velocemente e ci danno un coso di un colore improbabile…

…che però svolgerà egregiamente il suo compito.
L’Islanda è grande un terzo dell’Italia, circa, per cui è impossibile visitarla tutta in una settimana. Il tempo per fare il giro completo c’è, ma il rischio di vivere in macchina la gran parte della vacanza è reale. Le strade sono ben tenute, ma la velocità media di trasferimento è bassa. Quindi, per poter goderci la visita e porre le premesse per un futuro ritorno, abbiamo optato per perlustrare la zona sud ovest dell’isola, quella a più grande attrazione turistica.
Abbiamo già prenotato per tempo tutti gli alberghi. Ci affideremo a Icelandair Hotels www.icelandairhotels.com , e soggiorneremo sia nelle loro strutture di proprietà, sia in uno dei mitici Hotel Edda, strutture scolastiche trasformate in estate in alberghi www.hoteledda.is/en .
La strada che porta da Keflavik a Reykjavik è larga, spesso a due corsie, spesso affiancata da capannoni ed edifici commerciali, ma presto il paesaggio cambierà radicalmente, dandoci un assaggio della vera Islanda.

Lungo il tragitto è obbligatoria la tappa alla Skógafoss, una delle più belle ed imponenti cascate islandesi (-foss, in islandese, vuol dire cascata).


Una delle costanti dell’Islanda è la presenza di acqua, tantissima acqua, in tutte le stagioni dell’anno. Ed è acqua talmente pura che nei supermercati fuori dalla zona della capitale è difficile trovare bottiglie di acqua naturale. Per un islandese è impensabile, infatti, preferire qualunque acqua imbottigliata chissà dove a quella che proviene dai millenari ghiacciai. Le volete farvi una scorta d’acqua acquistate un contenitore o usate una bottiglia usata, e riempitela dal rubinetto della vostra camera.
La prima tappa ci porta a Kirkjubaejarklaustur, meglio nota (e meno male) come Klaustur, una piccola località (ma davvero grande rispetto alle altre della zona) di 120 abitanti, importante in quanto sede di uno dei primi insediamenti storici di tutta l’Islanda. In questo piccolo paese si concentrano una serie di servizi ad uso dell’estesa comunità locale e dei numerosi turisti. Molte attrazioni sono, infatti, a breve distanza dal Klaustur. Immerso nel verde ci attende il nostro Hotel, pulito ed essenziale, ma molto accogliente, dove ci fermeremo due notti.

I dintorni meritano una lunga passeggiata. In Islanda esistono migliaia di chilometri di “horse track”, piccole strade sterrate adatte al cavallo, ma altrettanto utili se si vuol fare quattro passi.

Ceniamo in albergo. Le uniche alternative in loco sono una affollata paninoteca o il supermercato, che sfrutteremo la sera seguente. La mattina partiamo per la lunga gita che ci porterà a visitare il Parco del Ghiacciaio Vatnajökull e la zona della Glacier Lagoon, e lo faremo in una classica giornata buia ed infernale.





Uno degli aspetti più drammatici della geologia islandese è la presenza di vulcani attivi o di attività vulcanica sotto le decine di metri di ghiaccio che ricoprono il Vatnajökull. Lo scatenarsi di queste attività producono devastanti inondazioni per l’improvviso sciogliersi dei ghiacci. Nella foto si notato i resti di un ponte, spazzato via nel 1996 da una delle più copiose inondazioni della storia.
https://en.wikipedia.org/wiki/Gr%C3%ADmsvötn


La zona di Skaftafell è davvero una manna per chi ama le foto….drammatiche.

Proseguendo lungo la strada si arriva in uno dei luoghi più spettacolari d’Islanda, e forse di tutta l’Europa. Si tratta dello Jökulsárlón, noto come “Glacier Lagoon”, un lago glaciale, situato a poche centinaia di metri dal mare e formatosi a seguito del recente ritiro del ghiacciaio a seguito dell’innalzamento delle temperature.
https://en.wikipedia.org/wiki/Jökulsárlón
Non sarebbero sufficienti un paio di giorni per poter immortalare nelle foto la spettacolarità del sito. Presumo che all’alba e al tramonto, o durante le ore più buie, si possano ottenere scatti meravigliosi. Io sono capitato ad ora di pranzo, ma lo scenario era comunque formidabile.




Man mano che gli iceberg si sciolgono e diventano più leggeri riescono ad uscire dal lago e, trascinati dalla corrente, raggiungono il mare, dove alcuni prendono il largo ed altri vengono restituiti dalla corrente e depositati sulla spiaggia.


Il ritorno è piacevole, si guida con calma in paesaggi spettrali.

Formazioni di lava, dette “a cuscino”.

Non una casa nel raggio di almeno trenta chilometri. Forse solo in Namibia mi è successa la stessa cosa.

Poi scavalli e scoppia il verde. Che paese magnifico!

La mattina seguente lasciamo Klaustur e ci avviamo verso Laugarvatn, zona di partenza delle gite dei prossimi due giorni. Ci fermiamo presso le cascate Seljalandfoss, particolari in quanto esiste un sentiero che ti permette di passare dietro il getto d’acqua (con doccia assicurata). Sono situate vicino al celeberrimo Eyjafjallajökull, noto agli appassionati di aviazione per il bel casino che procurò nel 2010.

Arriviamo al Laugarvatn e capiamo perché gli studenti islandesi sono sempre sorridenti. Il nostro albergo, ricavato nel dormitorio di una scuola superiore, è in una posizione incredibilmente bella.

La vista dalla nostra finestra ci lascia senza fiato. Le camere sono dignitose, due letti e il bagno in stanza, pulite, discretamente grandi. Non c’è la televisione, ma a chi importa con uno spettacolo del genere?

In lontananza si erge Hekla, il vulcano più importante d’Islanda, molto attivo negli ultimi anni e che pare pronto ad una prossima eruzione.

L’Hotel è gestito da uno staff estremamente giovane, credo che l’età media non superasse i vent’anni. Eppure il servizio è puntuale ed una grande sorpresa sarà la cucina, con pochi piatti ma ottimamente cucinati. Laugarvatn è un piccolo centro appena di 200 abitanti, ma è importante in quanto sede di diverse scuole e di una Facoltà di Scienze Motorie e di un centro termale. Non siamo distanti, infatti, dalla zona dei geyser, che visiteremo il giorno seguente.
I geyser sono delle vere star. Si fanno attendere, alcuni per minuti, altri per anni. Ma quando si fanno vedere sono uno spettacolo.

Lui, il capostipite, quello che ha dato il nome a tutta la combriccola, invece si fa vedere raramente. E’ noto, infatti, per attivarsi soltanto in occasione di eventi sismici. La sua ultima performance risale al 2003. Più volte si è tentato di risvegliarlo anticipatamente (costruzione di condutture, uso di sapone…) ma, giustamente, si è deciso di lasciarlo in pace.


Ben più attivo e sbarazzino è il fratello minore, Strokkur, che si fa vedere puntualmente ogni 6-8 minuti e con getti che arrivano fino a quaranta metri.



In luoghi come questi, ad alta frequentazione turistica, l’uomo sa dare il “meglio” di se.



A pochi chilometri a nord ci sono le Gullfoss, le “cascate d’oro”.


Ma perché????


La vacanza volge al termine. Dopo aver lasciato Laugarvatn ci dirigiamo verso la capitale. Lungo il tragitto ci fermiamo in uno dei luoghi più affascinanti dell’Isola, Thingvallavatn, un parco nazionale che racchiude un bellissimo lago e, soprattutto, la faglia tettonica che divide in due l’isola.

La fossa creata dalla separazione delle due placche tettoniche è ben visibile. Lo spostamento è di circa due centimetri all’anno e in Islanda ci sono altri due o tre posti che mostrano, chiaramente, la ferita della crosta terrestre.


Non può mancare il connazionale che da spettacolo.

Il luogo, nonostante lo sconvolgimento che avviene sotto terra, è di una dolcezza disarmante.

Arriviamo a Reykajvik e ci accorgiamo di aver gran poco tempo per visitare la città, dove vivono quasi due islandesi su tre. La città è un misto tra il moderno di una capitale ed il caratteristico delle piccole città portuali scandinave. Il denaro scorre a fiumi, e si vede. L’Islanda non avrà ferrovie, non avrà McDonald’s, ma se dovessi scommettere un euro su una nazione….

Il nostro albergo, Icelandair Hotel Natura, è in una posizione davvero particolare. E’ situato esattamente tra la sede della Icelandair (a destra nella foto) e Isavia (sotto la torre), la nostra ENAV (e forse anche ENAC). La nostra finestra da direttamente sull’apron dell’aeroporto cittadino di Reykjavik. Splendido hotel.

Anche a Reykjavik hanno realizzato uno di quei bellissimi complessi che comprendono teatri, centro congressi, musei e sale espositive, quello che noi (sesta potenza economica mondiale) non siamo in grado di realizzare.



La via dello shopping non ha nulla a che fare con le omologhe delle altre capitali europee.

Divagazioni in bianco e nero





Arriva il giorno della partenza. Dobbiamo lasciare l’hotel per le undici e abbiamo l’aereo alle 1 am. Con una lentezza disarmante giriamo in lungo ed il largo la penisola vicino a Keflavik, luogo dove sorge, tra l’altro, la leggendaria Laguna Blu…

….ma il tempo inclemente ci obbliga, ad un certo punto a puntare verso l’aeroporto. Dopo aver riconsegnato la macchina, entriamo nel terminale alle 14. Undici ore prima dell’imbarco. Mi accorgo subito di aver fatto una cazzata. Potevamo tornare in città ed arrivare più tardi. La hall dell’aeroporto è desolatamente vuota. Contiamo un ristorante, un piccolo market, pochissime sedie per riposare, ed una serie impressionante di spifferi che entrano dalle porte e ti congelano. Oggi il tempo è davvero pessimo, la temperatura è vicina ai dieci gradi ma il vento è teso e gelido, e piove a dirotto.

Se posso dare un consiglio, evitate di andare in aeroporto troppo presto. Piuttosto allungate di un giorno la durata del noleggio dell’autovettura e recatevi all’aeroporto il più tardi possibile. Il check-in è stato aperto alle venti, e solo dopo abbiamo potuto accedere alla parte….ricca dell’aeroporto.
L’aereo, per fortuna, è in orario. Sono riuscito a prenotare il posti in corrispondenza della seconda uscita di sicurezza, i 26E/F. Ci porterà a Monaco D-AIDD

Airbus A321 - MSN 4585 - D-AIDD
Il viaggio è uno di quelli da ricordare, grazie soprattutto alla deliziosa (in tutti i sensi) assistente di volo che si accomoda sullo strapuntino di fianco a noi. Ci chiede della nostra vacanza, delle nostre impressioni, ci coccola, ci chiede se abbiamo riposato. Un angelo. Ho sempre avuto l’impressione che gli equipaggi di Lufthansa avessero una marcia in più in tema di relazione con il passeggero. Altre compagnie condividono la grande professionalità e la preparazione, ma con LH c’è quasi sempre, dietro l’angolo, una piacevole sorpresa.

A Monaco ci attendono altre quattro ore di attesa, ma a me MUC piace da morire ed ha anche delle comodissime “sedie lunghe” dove riposare un po’…

Arriva il momento dell’imbarco e voleremo con I-ADJP. L’ho fotografato così spesso che potrei farci un libro…


Embraer 195 – Air Dolomiti – I-ADJP – 578

L’aereo non è pieno, saremo sul 70%, tantissimi stranieri
.


Pronti per il decollo, si torna a casa.

Dall’alto ho la possibilità di ammirare il nuovo satellite del Terminale 2, quasi pronto all’apertura, che aumenterà di 13 milioni di passeggeri la capacità di Monaco.

Anche se breve, la tratta da Monaco a Verona ha la sua dose di spettacolarità.



Passaggio sul Lago di Garda, con Peschiera in vista.

Le anse del Mincio sotto Valeggio.

La pazza geometria della Pianura Padana.


Corto finale.


Bentornati al caldo.

Poche considerazioni finali: un viaggio da ripetere, e da ripetere anche in altre stagioni, cercando di affrontarlo azzerando la mente da tutto e da tutti. Eviterei il viaggio in gruppo e spenderei qualche soldo in più per noleggiare un modesto 4x4 per poter accedere ai veri gioielli dell’isola. E ci vogliono minimo due settimane.
Pronto a rispondere alle vostre domande.
Arrivederci in Islanda dal vostro….inviato.

Il link :
http://piti.forumfree.it/?t=71236435
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