I L’andata. LHR-TSE-FRU
Come sappiamo, quest’anno si sono tenuti i mondiali di calcio in Russia. I cuginastri hanno vinto, gl’inglesi si sono illusi di vincere, dopo aver sorpassato, ai supplementari e ai rigori, mostri sacri del futbol come Colombia e Svezia. Ma i veri mondiali, quelli belli, sono un’altra cosa, e il 2018 doveva ancora regalarceli. E io non potevo mancare.
Il viaggio per i Mondiali belli belli in modo assurdo [cit.] non puo’ far altro che iniziare da Heathrow, e dal Terminal 4. T4 rimane sempre il peggiore, con una luminosita’ da prigione romena.
Si vola, manco a dirlo, ancora una volta Air Astana. I banchi del check-in sono gli stessi di quelli del volo con Uzbekistan di Pasqua, cosa che causa copiosi sudori freddi, ma la vista della boarding pass, posto numero 48B, mi riempe subito di gioia e rilassatezza. Dopotutto, per noi soci Nomad Club blue, i servizi di livello sono garantiti.
48B vuol dire middle seat, anche su Air Astana. Come mai? Beh, la risposta e’ semplice. A differenza di viaggi precedenti, fatti o in compagnia di brutti ceffi (Dancrane) o in solitaria, a stabbotta sono in compagnia della martire che da oramai una sfilza di anni mi sopporta, quella 8200 che aveva fatto capolino anche in TR precedenti. Sarete tutti, immagino, sorpresi nel sapere che ancora non m’ha mandato a stendere e, non solo, ha insistito per venire. Giuro.
Oggi il T4 e’ particolarmente vuoto, cosa che lo rende gradevole, di sicuro meglio di quello zoo del T5. Mangiamo qualcosina e poi diamo uno sguardo agli avvenimenti dall’alto della terrazza panoramica. La vista e’ quella che e’, se si esclude un povero 737 Aeroflot che doveva partire alle 8 e che, invece, viene dato partente per le 18. Il profumo di EU261 e’ fortissimo.
Nel frattempo avviene il decollo di un 787 motorizzato RR, evento cosi’ raro che ve lo propongo.
Zitto zitto, quatto quatto ecco l’arrivo del nostro 757, marchiato P4-FAS. La notizia positiva e’ che e’ uno di quelli con l’IFE, quella negativa e’ che gia’ c’ho volato.
Gli interni sono, per una macchina ventenne, ancora una volta perfetti (dedicato a tutti quelli che “se ha piu’ di cinque anni e’ uno scassone”). Il pitch non e’ amplissimo, specie se lo compariamo con gli A321 e gli A320 che operano le rotte nazionali o a corto raggio, ma l’avere un posto libero (ebbene si, mi sono evitato la trappola del middle seat) aiuta, e non poco.
A bordo, solo notizie positive: hanno cambiato il safety demo con uno piu’ artistico e soprattutto, godibile, che quasi non dispiace di veder 3 volte di fila; c’e’ il menu (scelta tra pollo e manzo, vegetariani aggiustatevi) e, chicca delle chicche, Eliminator degli ZZ Top nel canale audio. Devo ammettere che la scelta, tra film e musica, non sara’ male, specie se la confront con BA, anche sui nuovi Panasonic: troppa roba “di nicchia”, o “nuova”, che alla fin fine, per qualcuno che vuole solo spegnere il cervello per un po’, non va bene.
Uno sguardo al galley, dato che siamo in ultimissima fila (mai disponibile per check-in, cosi’ come quelle di emergenza):
…mentre il mood lighting si sbizzarrisce.
Le buone notizie continuano: labbira, come dicono a Torpignattara, e’ sempre nella latta da 0.5. Non viene offerta una scelta, c’e’ solo una oscura marca che, a giudicare dai disegni sul fianco, e’ di Almaty.
Non e’ male, ma nel dubbio me ne faccio dare un’altra per confermare le prime impressioni. Un po’ come il Console (cui vanno, come al solito, i miei piu’ servili e deferenti omaggi) ha il test dell’espresso per giudicare un assistente di volo, io ho il test del barbone. Da vero white trash, la birra in lattina si beve dalla lattina, senza bicchiere (cosi’ si risparmia plastica, zio!). Alla seconda lattina, l’assistente se n’e’ ricordata. Brava.
Il cibo, che ovviamente e’ caricato da Londra, fa pena, come quasi tutti i caterers di LHR (escluso Do&Co, ma anche li’ la qualita’ e’ piu’ bassa che da Do&Co in altri paesi d’Europa o in America). Fa la sua schifosa presenza anche il tubetto di Lily O’Brien, una specie di dessert al quadruplo caramello e diabete, ovviamente adorato dai britanni. Per i popoli civilizzati, e’ meglio il waterboarding.
Il volo prosegue tranquillo, ma si dorme veramente poco malgrado le luci spente dopo nemmeno due ore di volo. Arriviamo in perfetto orario ad Astana, e facciamo transito internazionale. In men che non si dica siamo nel nuovo terminal, che e’ mignon come me lo ricordavo un tempo, e senza una mazza da fare. Prendiamo due caffe’ e ammazziamo il tempo, sognando di poter accedere alla lounge, con quel meraviglioso cartello “VIP” che promette lusso sibaritico ed eleganza senza pari.
Nulla di tutto cio’ accade; infatti, l’unico avvenimento e’ la chiamata per il nostro volo per Bishkek. Il servizio e’ effettuato da Embraer 190, che io associo sempre a BA Cityflyer e quindi a belle esperienze. Qui, purtroppo, regnera’ sopraffina la piu’ totale, incredibile e sopraffina ignoranza.
Il volo e’ farcito di giovani studenti indiani che hanno fatto connessione da Delhi, diretti a Bishkek per, stando agli enormi volumi che si passavano di mano in mano, studiare oftalmologia. Metto a memoria di non farmi mai operare alle cornee a Gurgaon da un giovane virgulto formatosi all’Universita’ Andrei Chikatilo di Bishkek Ovest, e saliamo sul Cobus che, con una frizzante temperatura di 8 gradi centigradi, ci porta all’E-190, battezzato Amina, su cui saliamo con un imbarco alla “pecore e vacche”, cui seguira’ il piu’ completo repertorio dei ragazzini in gita tra call bells, sedili reclinati, cinture slacciate e gente che si alza durante il decollo. Normale amministrazione.
Il Bishkek internescional si presenta in veste veramente globale, almeno dall’apron. Buona parte dei rottami che, una volta, lo costellavano sono spariti, limitandosi all’il-76 che, come la statua di Lenin, e’ irrinunciabile a queste latitudini. Intorno sono spuntati aerei VIP emiratini e turchi; il Sultano e’ altresi’ arrivato con due aerei da trasporto, che (suppongo) siano gli A400M, che io mai avevo visto in carne ed ossa fino ad oggi.
L’interno non e’ peggiorato, ma nemmeno e’ migliorato. Ci vuole un’ora per passare l’immigrazione, e – fuori – ci aspetta Aibek.
...continua! (Chiedo scusa nel frattempo per le foto scure. Malgrado i miei tentativi e i cambiamenti con iPhoto, Flickr si rifiuta di riconoscerne le modifiche).
Come sappiamo, quest’anno si sono tenuti i mondiali di calcio in Russia. I cuginastri hanno vinto, gl’inglesi si sono illusi di vincere, dopo aver sorpassato, ai supplementari e ai rigori, mostri sacri del futbol come Colombia e Svezia. Ma i veri mondiali, quelli belli, sono un’altra cosa, e il 2018 doveva ancora regalarceli. E io non potevo mancare.
Il viaggio per i Mondiali belli belli in modo assurdo [cit.] non puo’ far altro che iniziare da Heathrow, e dal Terminal 4. T4 rimane sempre il peggiore, con una luminosita’ da prigione romena.

Si vola, manco a dirlo, ancora una volta Air Astana. I banchi del check-in sono gli stessi di quelli del volo con Uzbekistan di Pasqua, cosa che causa copiosi sudori freddi, ma la vista della boarding pass, posto numero 48B, mi riempe subito di gioia e rilassatezza. Dopotutto, per noi soci Nomad Club blue, i servizi di livello sono garantiti.

48B vuol dire middle seat, anche su Air Astana. Come mai? Beh, la risposta e’ semplice. A differenza di viaggi precedenti, fatti o in compagnia di brutti ceffi (Dancrane) o in solitaria, a stabbotta sono in compagnia della martire che da oramai una sfilza di anni mi sopporta, quella 8200 che aveva fatto capolino anche in TR precedenti. Sarete tutti, immagino, sorpresi nel sapere che ancora non m’ha mandato a stendere e, non solo, ha insistito per venire. Giuro.
Oggi il T4 e’ particolarmente vuoto, cosa che lo rende gradevole, di sicuro meglio di quello zoo del T5. Mangiamo qualcosina e poi diamo uno sguardo agli avvenimenti dall’alto della terrazza panoramica. La vista e’ quella che e’, se si esclude un povero 737 Aeroflot che doveva partire alle 8 e che, invece, viene dato partente per le 18. Il profumo di EU261 e’ fortissimo.


Nel frattempo avviene il decollo di un 787 motorizzato RR, evento cosi’ raro che ve lo propongo.

Zitto zitto, quatto quatto ecco l’arrivo del nostro 757, marchiato P4-FAS. La notizia positiva e’ che e’ uno di quelli con l’IFE, quella negativa e’ che gia’ c’ho volato.

Gli interni sono, per una macchina ventenne, ancora una volta perfetti (dedicato a tutti quelli che “se ha piu’ di cinque anni e’ uno scassone”). Il pitch non e’ amplissimo, specie se lo compariamo con gli A321 e gli A320 che operano le rotte nazionali o a corto raggio, ma l’avere un posto libero (ebbene si, mi sono evitato la trappola del middle seat) aiuta, e non poco.


A bordo, solo notizie positive: hanno cambiato il safety demo con uno piu’ artistico e soprattutto, godibile, che quasi non dispiace di veder 3 volte di fila; c’e’ il menu (scelta tra pollo e manzo, vegetariani aggiustatevi) e, chicca delle chicche, Eliminator degli ZZ Top nel canale audio. Devo ammettere che la scelta, tra film e musica, non sara’ male, specie se la confront con BA, anche sui nuovi Panasonic: troppa roba “di nicchia”, o “nuova”, che alla fin fine, per qualcuno che vuole solo spegnere il cervello per un po’, non va bene.



Uno sguardo al galley, dato che siamo in ultimissima fila (mai disponibile per check-in, cosi’ come quelle di emergenza):

…mentre il mood lighting si sbizzarrisce.


Le buone notizie continuano: labbira, come dicono a Torpignattara, e’ sempre nella latta da 0.5. Non viene offerta una scelta, c’e’ solo una oscura marca che, a giudicare dai disegni sul fianco, e’ di Almaty.

Non e’ male, ma nel dubbio me ne faccio dare un’altra per confermare le prime impressioni. Un po’ come il Console (cui vanno, come al solito, i miei piu’ servili e deferenti omaggi) ha il test dell’espresso per giudicare un assistente di volo, io ho il test del barbone. Da vero white trash, la birra in lattina si beve dalla lattina, senza bicchiere (cosi’ si risparmia plastica, zio!). Alla seconda lattina, l’assistente se n’e’ ricordata. Brava.

Il cibo, che ovviamente e’ caricato da Londra, fa pena, come quasi tutti i caterers di LHR (escluso Do&Co, ma anche li’ la qualita’ e’ piu’ bassa che da Do&Co in altri paesi d’Europa o in America). Fa la sua schifosa presenza anche il tubetto di Lily O’Brien, una specie di dessert al quadruplo caramello e diabete, ovviamente adorato dai britanni. Per i popoli civilizzati, e’ meglio il waterboarding.

Il volo prosegue tranquillo, ma si dorme veramente poco malgrado le luci spente dopo nemmeno due ore di volo. Arriviamo in perfetto orario ad Astana, e facciamo transito internazionale. In men che non si dica siamo nel nuovo terminal, che e’ mignon come me lo ricordavo un tempo, e senza una mazza da fare. Prendiamo due caffe’ e ammazziamo il tempo, sognando di poter accedere alla lounge, con quel meraviglioso cartello “VIP” che promette lusso sibaritico ed eleganza senza pari.



Nulla di tutto cio’ accade; infatti, l’unico avvenimento e’ la chiamata per il nostro volo per Bishkek. Il servizio e’ effettuato da Embraer 190, che io associo sempre a BA Cityflyer e quindi a belle esperienze. Qui, purtroppo, regnera’ sopraffina la piu’ totale, incredibile e sopraffina ignoranza.

Il volo e’ farcito di giovani studenti indiani che hanno fatto connessione da Delhi, diretti a Bishkek per, stando agli enormi volumi che si passavano di mano in mano, studiare oftalmologia. Metto a memoria di non farmi mai operare alle cornee a Gurgaon da un giovane virgulto formatosi all’Universita’ Andrei Chikatilo di Bishkek Ovest, e saliamo sul Cobus che, con una frizzante temperatura di 8 gradi centigradi, ci porta all’E-190, battezzato Amina, su cui saliamo con un imbarco alla “pecore e vacche”, cui seguira’ il piu’ completo repertorio dei ragazzini in gita tra call bells, sedili reclinati, cinture slacciate e gente che si alza durante il decollo. Normale amministrazione.



Il Bishkek internescional si presenta in veste veramente globale, almeno dall’apron. Buona parte dei rottami che, una volta, lo costellavano sono spariti, limitandosi all’il-76 che, come la statua di Lenin, e’ irrinunciabile a queste latitudini. Intorno sono spuntati aerei VIP emiratini e turchi; il Sultano e’ altresi’ arrivato con due aerei da trasporto, che (suppongo) siano gli A400M, che io mai avevo visto in carne ed ossa fino ad oggi.

L’interno non e’ peggiorato, ma nemmeno e’ migliorato. Ci vuole un’ora per passare l’immigrazione, e – fuori – ci aspetta Aibek.
...continua! (Chiedo scusa nel frattempo per le foto scure. Malgrado i miei tentativi e i cambiamenti con iPhoto, Flickr si rifiuta di riconoscerne le modifiche).