[TR] I Mondiali, quelli belli.


13900

Leggenda Vivente
Utente Registrato
26 Aprile 2012
10,748
9,480
161
I L’andata. LHR-TSE-FRU

Come sappiamo, quest’anno si sono tenuti i mondiali di calcio in Russia. I cuginastri hanno vinto, gl’inglesi si sono illusi di vincere, dopo aver sorpassato, ai supplementari e ai rigori, mostri sacri del futbol come Colombia e Svezia. Ma i veri mondiali, quelli belli, sono un’altra cosa, e il 2018 doveva ancora regalarceli. E io non potevo mancare.

Il viaggio per i Mondiali belli belli in modo assurdo [cit.] non puo’ far altro che iniziare da Heathrow, e dal Terminal 4. T4 rimane sempre il peggiore, con una luminosita’ da prigione romena.

44812927532_3e4e08407f_b.jpg


Si vola, manco a dirlo, ancora una volta Air Astana. I banchi del check-in sono gli stessi di quelli del volo con Uzbekistan di Pasqua, cosa che causa copiosi sudori freddi, ma la vista della boarding pass, posto numero 48B, mi riempe subito di gioia e rilassatezza. Dopotutto, per noi soci Nomad Club blue, i servizi di livello sono garantiti.

30990361058_c6b9fde508_b.jpg


48B vuol dire middle seat, anche su Air Astana. Come mai? Beh, la risposta e’ semplice. A differenza di viaggi precedenti, fatti o in compagnia di brutti ceffi (Dancrane) o in solitaria, a stabbotta sono in compagnia della martire che da oramai una sfilza di anni mi sopporta, quella 8200 che aveva fatto capolino anche in TR precedenti. Sarete tutti, immagino, sorpresi nel sapere che ancora non m’ha mandato a stendere e, non solo, ha insistito per venire. Giuro.

Oggi il T4 e’ particolarmente vuoto, cosa che lo rende gradevole, di sicuro meglio di quello zoo del T5. Mangiamo qualcosina e poi diamo uno sguardo agli avvenimenti dall’alto della terrazza panoramica. La vista e’ quella che e’, se si esclude un povero 737 Aeroflot che doveva partire alle 8 e che, invece, viene dato partente per le 18. Il profumo di EU261 e’ fortissimo.

44863677041_90407319d5_b.jpg


43953134555_555113ba5e_b.jpg


Nel frattempo avviene il decollo di un 787 motorizzato RR, evento cosi’ raro che ve lo propongo.

30991379298_a55f0f395c_b.jpg


Zitto zitto, quatto quatto ecco l’arrivo del nostro 757, marchiato P4-FAS. La notizia positiva e’ che e’ uno di quelli con l’IFE, quella negativa e’ che gia’ c’ho volato.

43953115115_e21dc5c14d_b.jpg


Gli interni sono, per una macchina ventenne, ancora una volta perfetti (dedicato a tutti quelli che “se ha piu’ di cinque anni e’ uno scassone”). Il pitch non e’ amplissimo, specie se lo compariamo con gli A321 e gli A320 che operano le rotte nazionali o a corto raggio, ma l’avere un posto libero (ebbene si, mi sono evitato la trappola del middle seat) aiuta, e non poco.

44862425071_cc2bddff92_b.jpg


44862431731_34f741dc7e_b.jpg


A bordo, solo notizie positive: hanno cambiato il safety demo con uno piu’ artistico e soprattutto, godibile, che quasi non dispiace di veder 3 volte di fila; c’e’ il menu (scelta tra pollo e manzo, vegetariani aggiustatevi) e, chicca delle chicche, Eliminator degli ZZ Top nel canale audio. Devo ammettere che la scelta, tra film e musica, non sara’ male, specie se la confront con BA, anche sui nuovi Panasonic: troppa roba “di nicchia”, o “nuova”, che alla fin fine, per qualcuno che vuole solo spegnere il cervello per un po’, non va bene.

44141932704_59941000b4_b.jpg


44812879612_1b7077cec9_b.jpg


43952088735_4e0d72460b_b.jpg


Uno sguardo al galley, dato che siamo in ultimissima fila (mai disponibile per check-in, cosi’ come quelle di emergenza):

43051389900_86cdca98fe_b.jpg


…mentre il mood lighting si sbizzarrisce.

29926164127_6525dcd06e_b.jpg


44141912804_f840af1a05_b.jpg


Le buone notizie continuano: labbira, come dicono a Torpignattara, e’ sempre nella latta da 0.5. Non viene offerta una scelta, c’e’ solo una oscura marca che, a giudicare dai disegni sul fianco, e’ di Almaty.

29926153407_b3ba56ea0e_b.jpg


Non e’ male, ma nel dubbio me ne faccio dare un’altra per confermare le prime impressioni. Un po’ come il Console (cui vanno, come al solito, i miei piu’ servili e deferenti omaggi) ha il test dell’espresso per giudicare un assistente di volo, io ho il test del barbone. Da vero white trash, la birra in lattina si beve dalla lattina, senza bicchiere (cosi’ si risparmia plastica, zio!). Alla seconda lattina, l’assistente se n’e’ ricordata. Brava.

30990273918_b5b5e70336_b.jpg


Il cibo, che ovviamente e’ caricato da Londra, fa pena, come quasi tutti i caterers di LHR (escluso Do&Co, ma anche li’ la qualita’ e’ piu’ bassa che da Do&Co in altri paesi d’Europa o in America). Fa la sua schifosa presenza anche il tubetto di Lily O’Brien, una specie di dessert al quadruplo caramello e diabete, ovviamente adorato dai britanni. Per i popoli civilizzati, e’ meglio il waterboarding.

44812813922_f35bf48e99_b.jpg


Il volo prosegue tranquillo, ma si dorme veramente poco malgrado le luci spente dopo nemmeno due ore di volo. Arriviamo in perfetto orario ad Astana, e facciamo transito internazionale. In men che non si dica siamo nel nuovo terminal, che e’ mignon come me lo ricordavo un tempo, e senza una mazza da fare. Prendiamo due caffe’ e ammazziamo il tempo, sognando di poter accedere alla lounge, con quel meraviglioso cartello “VIP” che promette lusso sibaritico ed eleganza senza pari.

29926100067_6b52ee7627_b.jpg


44141808004_4029920544_b.jpg


43051320300_31cec25726_b.jpg


Nulla di tutto cio’ accade; infatti, l’unico avvenimento e’ la chiamata per il nostro volo per Bishkek. Il servizio e’ effettuato da Embraer 190, che io associo sempre a BA Cityflyer e quindi a belle esperienze. Qui, purtroppo, regnera’ sopraffina la piu’ totale, incredibile e sopraffina ignoranza.

30990222668_981e3620fa_b.jpg


Il volo e’ farcito di giovani studenti indiani che hanno fatto connessione da Delhi, diretti a Bishkek per, stando agli enormi volumi che si passavano di mano in mano, studiare oftalmologia. Metto a memoria di non farmi mai operare alle cornee a Gurgaon da un giovane virgulto formatosi all’Universita’ Andrei Chikatilo di Bishkek Ovest, e saliamo sul Cobus che, con una frizzante temperatura di 8 gradi centigradi, ci porta all’E-190, battezzato Amina, su cui saliamo con un imbarco alla “pecore e vacche”, cui seguira’ il piu’ completo repertorio dei ragazzini in gita tra call bells, sedili reclinati, cinture slacciate e gente che si alza durante il decollo. Normale amministrazione.

44863624461_a3bdab1202_b.jpg


29927209757_395f85d546_b.jpg


43953057185_76620f876f_b.jpg


Il Bishkek internescional si presenta in veste veramente globale, almeno dall’apron. Buona parte dei rottami che, una volta, lo costellavano sono spariti, limitandosi all’il-76 che, come la statua di Lenin, e’ irrinunciabile a queste latitudini. Intorno sono spuntati aerei VIP emiratini e turchi; il Sultano e’ altresi’ arrivato con due aerei da trasporto, che (suppongo) siano gli A400M, che io mai avevo visto in carne ed ossa fino ad oggi.

30991267808_9ffe844cde_b.jpg


L’interno non e’ peggiorato, ma nemmeno e’ migliorato. Ci vuole un’ora per passare l’immigrazione, e – fuori – ci aspetta Aibek.

...continua! (Chiedo scusa nel frattempo per le foto scure. Malgrado i miei tentativi e i cambiamenti con iPhoto, Flickr si rifiuta di riconoscerne le modifiche).
 
Inizio scoppiettante, sento già profumo di côtes d'agneau alla griglia, accompagnate da vino uzbeko grand cru classés
 
Per il momento, Air Astana 1 - Uzbekistan Airlines 0, a parità di avione.
Attendo la quantità di ignoranza, comunismo e sport per aggiornare il tabellone. E rilevo, quanto a fancazzismo del quale ingiustamente mi accusi, che stai postando di lunedì.
 
Ib – il resto dell’andata

Piccola precisazione: il trasporto pubblico su ruota, negli ‘Stan, e’ solitamente capillare e piu’ o meno organizzato; dopotutto, ogni macchina e’ un potenziale taxi. Quello che non e’, pero’, e’ veloce o puntuale. Chi non ha tempo (o non ha voglia di costringere la fidanzata a farsi ore di auto, dopo un red-eye, su un sedile assieme a tre vecchine e una capra) prenota una macchina con autista. Per questa volta mi sono fatto convincere da Iron Horse Nomads, che avevano promesso un autista parlante inglese e con un pick-up Toyota. Aibek, vaga somiglianza coll’Ammiraglio Ackbar di Guerre Stellari, conosce l’idioma albionico talmente bene che non riesce nemmeno a dire ”It’s a trap!”, e guida un Ford Galaxy monovolume che gia’ solo a guardarlo si capisce che porta sfiga. All’accensione, la cinghia cigola come se non ci fosse un domani.

Partiamo, e sfrecciamo in cigolante trionfo lungo una serie di superstrade praticamente perfette, roba mai vista da queste parti.

30991233028_a829cfa838_b.jpg

Un enorme cartello pubblicitario augura il benvenuto al Sultano Erdogan I in visita pastorale, e 8200 mi dice che pure Orban e’ in zona. Colpito da tanto populismo, Aibek ci fa capire che si ferma “giusto 5 minuti” per dare una controllata a quel rumore che esce dal cofano, iniziato come un leggero cigolio e ora paragonabile a 10 professoresse di latino che fanno stridere il gesso sulla lavagna.


30991243458_4572fab722_b.jpg


Vi immaginerete il classico meccanico sulla Paullese: prefabbricato in cemento, calendario di Selen sul muro, foto del santo di turno e gagliardetto dell’Inter. Invece, Bishkek ha un intero distretto dedicato alle riparazioni delle auto. Un reticolo di vie sterrate – cosi’ se le coppe dell’olio non erano forate, lo saranno – corrono intorno ai laboratori, alle botteghe e ai rivenditori, tutti (nessuno escluso) ricavati da container per spedizioni via nave. L’intera Asia Centrale e’ un ricettacolo di container, ma questo posto a Bishkek e’ l’epicentro. Se lavorate per Hapag-Lloyd, MSC o CMA e non sapete dove finiscono le vostre scatole, cercate qui.

Aibek si fionda a far vedere la macchina; una turba di uomini, quasi tutti russi, quasi tutti nella premiatissima combo “tuta & ciabatte”, si offre di darci una sedia, un coupon per la mensa (ricavata in due container). Ci sentiamo un po’ suore piovute in un bordello e un po’ nobili inglesi in una spedizione vittoriana. Un russo dall’aria particolarmente felina, sigaretta in bocca, si intrufola nello spazio tra ruota e passaruota, ed emette il verdetto. Aibek corre a prendere una cinghia di distribuzione e una puleggia, a naso quella dell’albero di trasmissione. Anche a uno ignorante come me e’ evidente che i “cinque minuti” promessici dal nostro sono destinati ad essere come il socialismo in quella canzone degli Offlaga Disco Pax: “in espansione”.

44141780074_111160d7a2_b.jpg


44862291171_ce09dd4ce8_b.jpg


Un’ora e qualcosa dopo esserci fermati, non senza aver provato i bagni (manco a dirlo, ricavati in un container) e aver fatto conoscenza con un cane che non smetteva di ruttare, l’auto e’ riparata. Partiamo, direzione lago Issyk Kul.


43953001135_d8e3d33d14_b.jpg


La strada e’ splendida, e il panorama diverso da quanto mi aspettavo. Il sud del Kyrgyzstan era verde e coperto da foreste, qui invece sembra, quasi, di essere nel Sud-Ovest degli Stati Uniti. All’improvviso, come un miraggio, appare il lago, blu come l’Egeo e con la sponda opposta cosi’ lontana da darci l’impressione di essere in Grecia. Ma un cartello, appena dopo Bosteri, ci ricorda che siamo qui a fare: vedere i World Nomad Games.


43952982185_88d2a53c5a_b.jpg


44143498504_4d7f007af6_b.jpg


44813651322_20043cd7d4_b.jpg


43952994895_295118f1c1_b.jpg

 
II. Kok Boru, o il polo dei veri uomini

L’atmosfera di una citta’ dove si sta svolgendo un evento sportivo internazionale e’ sempre qualcosa di bello: cosi’ era a Torino, a Londra e, strano ma vero, a Cholpon Ata, polveroso paesello di un numero indefinito di anime, cresciuto disordinatamente dopo la traumatica fine dell’URSS. Buona parte della sponda Nord del lago Issyk Kul era zona di resort e sanatori, dedicati a tutti quelli che non erano finiti abbastanza in alto, nella graduatoria dei migliori produttori nella catena di montaggio per trattori “Ottobre Rosso” di Krasnoyark, per ricevere una settimana di ferie a Sochi. Finita l’URSS sono finiti i soldi, i sanatori, le colonie da Krasnoyark e, in generale, tutto. I detriti sono ancora intorno a noi, e Lenin sorveglia ancora l’orizzonte in un parco invaso dalle erbacce. Una certa rinascita, fatta di case piu’ o meno tamarre, e’ in corso ma tutto cio’ che e’ pubblico (marciapiedi, su tutto) ancora latita.

44864036211_20743e0198_b.jpg


Sia come sia, prendiamo un’efficientissima marshrutka che ci porta all’ippodromo. Ci sono momenti di puro terrore alla domanda su come si dica “ippodromo” in russo, cosa che risolviamo col sottoscritto che dice “kok boru stadyon!”, alla quale il buon uomo alla guida risponde “Ah, ippodrom!”.

Lo sport che andiamo a vedere non e’ consigliato agli animalisti, vegani, vegetariani, o in generale a coloro i quali vivono nella beata ignoranza che, si, gli animali muoiono per noi. Il nome e’ kok boru, ma ci sono altre accezioni a seconda dei paesi (Turchia, Russia, Uzbekistan, Afghanistan) in cui si pratica. In soldoni, il gioco prevede la partecipazione di due squadre di 12 uomini a cavallo e del cadavere di una pecora, o capra, decapitata. Scopo del gioco e’ di buttare la pecora dentro a un cerchio di terra, chiamato kazan. Chi vinge se magna la pecora. I piu’ se lo ricorderanno da qualche scena di Rambo III, quello in Afghanistan.

L’ippodromo e’ una nuova costruzione, piazzato nelle vicinanze del lago, fuori citta’, di fianco alla Gazprom Arena, dove invece si tengono le gare di pugilato, wrestling, lotta o, in generale, sberle. Le sberle sono uno sport seguitissimo, in Asia Centrale. Tutte le gare sono gratuite (gli unici eventi a pagamento erano apertura e chiusura dei giochi), e i controlli all’ingresso sono rilassati. Entriamo subito, e prendiamo possesso di due posti, mentre alcuni cavallerizzi fanno stiracchiare le zampe ai cavalli e il pubblico si fa via via piu’ numeroso. Alle 10.30 c’e’ il via del girone eliminatorio odierno: a sfidarsi, la repubblica russa dell’Altai e la Mongolia.


44814141022_55de64120a_b.jpg


43953368815_a2e4758dd4_b.jpg


44863971891_49c75306f4_b.jpg


43052686270_39052a4030_b.jpg



So cosa state pensando. ”Che buffonata”. “’Sta roba la fanno anche alla festa celtica di Portula, e viene sempre una schifezza”. “Quand’e’ che TW843 ritorna a fare i TR?”. Il dubbio, vi diro’, e’ venuto anche a me. Quanto di vero puo’ essere rimasto, della vita nomade? Quanto sono antichi questi giochi, e sono veramente genuini?

La risposta e’ stata, per me, sorprendente. Dell’esistenza del Kok Boru parlano cronache del 1600, e una delle primissime foto della regione, fatta dagli esploratori zaristi mandati da Von Kaufmann, nella meta’ del XIX secolo, mostra una banda di kirghisi pronti a dedicarsi allo sport. Ad oggi, in occasione di eventi particolari – festa dell’indipendenza, o perche’ gli va – il kok boru viene praticato, nei villaggi come nelle citta’.

Il gioco in se’, va detto, e’ violento. Una partita dura 40 minuti, ed e’ facile vedere cavalli che s’impennano, cavalieri disarcionati, sangue e sudore. Ma e’ anche vero che, per giocarci, occorre una dose di bravura e abilita’ tecnica che non mi aspettavo: saro’ melodrammatico, ma e’ nella capacita’ di muoversi in gruppo, a cavallo, e nel coordinamento tra bestia e uomo che si vede l’eredita’ di tutti quei popoli nomadi (dagli unni ai sarmati agli ungheri passando per i mongoli) che hanno terrorizzato Oriente e Occidente con le loro turbe di arcieri al galoppo.

Mi spiego meglio. La partita-tipo, ma anche l’azione-tipo, inizia con un duello. L’arbitro sceglie due giocatori (con quale criterio non saprei dirvi), che dovranno sfidarsi per raccogliere la capra da terra. Sembra facile, ma non lo e’. Innanzitutto, hanno a disposizione uno spazio limitato in cui muoversi; secondo, devono riuscire a manovrare il proprio cavallo in modo da bloccare l’avversario e, ovviamente, essere a portata di mano per la pecora. Una volta riuscito nell’impresa, il giocatore deve tener fermo il cavallo, tenere a bada l’avversario, arraffare la pecora (che sta un buon metro e venti sotto di lui), il tutto senza posare la frusta, che infatti molti si tengono tra i denti in quel frangente.

43898154395_641af497bd_b.jpg


43052643680_d9b5d3bbfc_b.jpg


Una volta arraffata la suddetta pecora, che si fa? Beh, innanzitutto tenerla non e’ facile. L’animale, anche senza l’encefalo, pesa tra i trenta e i quaranta kg e, ovviamente, non e’ progettato per il trasporto. Si puo’ tenerlo per una zampa, piazzarlo tra cavallo e gamba, o metterlo ‘in groppa’ al cavallo, in equilibrio sulle scapole dello stesso, ma non si puo’ incastrare sotto la sella. Risolta questa faccenda... si corre.


44808182961_3141395e92_b.jpg


30936854258_482d57a8b3_b.jpg


44814094812_736f06ee6a_b.jpg


Come dicevo, lo scopo del gioco e’ di scaraventare la pecora nel kazan, evitando gli avversari. Ora, Rambo l’ha fatta facile, ma credetemi che non lo e’. Supponiamo che abbiate la pecora, come il buon uomo qui sotto. L’avete piazzata a bordo, in qualche modo con una mano tenete la briglia del cavallo, e con l’altra la frusta. Il cavallo, com’e’ ovvio, schizza verso il kazan. Fin qui tutto bene, giusto?


44814118052_3db28ec1b6_b.jpg


44814082512_cf6e630283_b.jpg



Beh, fino ad un certo punto. Il fatto e’ che tutti gli avversari cercheranno di fermarvi, di togliervi l’agognato ovino decapitato. Si, ma come si fa a fermare uno a cavallo?

Tolte le schioppettate, ci sono due modi. Il primo e’ un lavoro di gruppo. Un plotone di avversari, in questo caso dell’Altai, circondano il cavallerizzo mongolo e, in pratica, lo guidano dove non puo’ far danni, ossia verso le linee di bordocampo. Se altri mongoli si uniscono alla comitiva, com’e’ ovvio che succeda, quello che succede e’ simile a una rolling maul in rugby. La vista di queste mischie e’ incredibile. Immaginatevi una dozzina di cavalli, in formazione compattissima, che si muovono piu’ o meno in una direzione. Polvere, nitriti, fruste che vanno su e giu’, grida e imprecazioni, cavalli che si imbizzarriscono... il tutto con una musica sincopata di sottofondo, trasmessa in filodiffusione, di solito throat singing.


29871514967_d548eec5be_b.jpg


29871475507_322dc1584a_b.jpg


30936860628_3197a09bb6_b.jpg


44814039042_91e3249a9e_b.jpg


Il secondo modo, invece, e’ l’uno contro uno. Poniamo, per caso, che un giocatore della Mongolia abbia la pecora. Immaginiamocelo che sprinta verso il kazan, tallonato da uno dell’Altai.

I due cavalli, spronati dai giocatori, sono al galoppo; non appena sono affiancati, il giocatore dell’Altai ha la sua occasione: sempre senza fermarsi, il nostro si butta – quasi letteralmente – sul cavallo del suo avversario: testa, schiena e spalle su quello, gambe e piedi ancora sul proprio. Cosi’ piazzato, il nostro cerca, a strattoni, di levare la pecora di mano all’avversario. Piu’ di una volta abbiamo visto uno o l’altro, a volte entrambi, quasi volare per terra.


44758780082_e1796e0dda_b.jpg


43898464135_94b254fcdb_b.jpg


44808566201_5912b2b2ab_b.jpg



Alla fine, succede. Il numero 9 della Mongolia, tale Nauryzkhan Khajnabi, s’impadronisce della capra dopo l’ennesimo duello uno contro uno. Un giocatore dell’Altai si butta a fermarlo, ma non ce la fa. Altri si aggiungono, ma non c’e’ niente da fare: Khajnabi e’ troppo in vantaggio. L’ippodromo s’incendia, siamo tutti in piedi sul divano [cit.]


44758568702_6c436af5ef_b.jpg


30937105358_881fd9fbbf_b.jpg


30937044828_05972f15bf_b.jpg



I cavalli non sono animali stupidi, checche’ ne dicano i detrattori di Caligola: ditegli di scapicollarsi contro un’ostacolo e pure la piu’ bestia delle bestie vi rispondera’ ”Zio, ma anche no”. Cosi’ fa il cavallo di .... che, all’approssimarsi del kazan, pianta le zampe anteriori e abbassa il culo a mo’ di rostro: ... ne approfitta per mettersi in piedi sulle staffe e, sfruttando il momento, lancia la pecora nel kazan. Centro pieno, Mongolia 1 – Altai 0.


44088650774_7602160028_b.jpg


29871277707_6b2401fa47_b.jpg



La partita finisce in fretta nel visibilio generale. Non credo di essermi mai divertito cosi’ tanto a un’evento sportivo. Saranno stati solo 40 minuti, ma a livello di spettacolo batte qualsiasi partita di calcio, in particolar modo se giocata dalla Juve. I mongoli vincitori prosieguono al prossimo livello (e, da tradizione, mangeranno la pecora), nerbate per gli Altai che, sapremo in seguito, saranno anche squalificati per esser riusciti a non arrivare tutti in tempo alla presentazione iniziale (mancavano un paio di riserve). Noi, nel frattempo, usciamo dall’ippodromo, pronti a prendere una marshrutka che, senza essere strapiena o rincoglionirci con la peggio musica, ci porta al Kyrchyn jailoo. Ma quello verra’ poi. Per il momento... continua!
 
I Caraibi proprio li schifate eh.
Meno male :D

Non posso fare a meno di schifarli; a seguito del trattato di Tordesillas di AC, i Caraibi (specialmente Varadero, Punta Cana, Montego Bay, ma anche le isole delle Maldive e Seychelles) sono di pertinenza di Dreamliner. A me rimangono i buhi de hulo, come dicono a Fiorenzuola.

Inizio scoppiettante, sento già profumo di côtes d'agneau alla griglia, accompagnate da vino uzbeko grand cru classés

Ti dirò, molte meno côtes d'agneau di quanto non avessi già visto, e zero vino uzbeko. Sarà stata la presenza di 8200 invece che di quel brutto personaggio di Dancrane.

Per il momento, Air Astana 1 - Uzbekistan Airlines 0, a parità di avione.
Attendo la quantità di ignoranza, comunismo e sport per aggiornare il tabellone. E rilevo, quanto a fancazzismo del quale ingiustamente mi accusi, che stai postando di lunedì.

Tra Air Astana e Uzair è un po' come Real Madrid - Frosinone. Circa all'accusa di fancazzismo, oggi ho iniziato a lavorare alle 6, ora delle 15 sono stato gentilmente invitato ad andarmene afangul dal capo.

Apprezzo sempre il tuo stile. Fantastica la descrizione del T4!

Grazie Silvano!

+1000

Bellissimo inizio tho, quando ho un attimo me lo leggo pure.

Leggi, deus lo volt! anzi, il popolo!

Spettacolo.

Gli Offlaga Disco Pax vanno però omaggiati con un link alla canzone che citi, specie per taluni sottoculturati musicali che infestano il forum.

Quella su Gurgaon, che è uno dei due nostri hub IT insieme a Noida, me la rivendo in ufficio :D

DaV

Vero, hai ragione :) grazie per aver ovviato!

Cavoli, Robespierre, tocca che mi legga sto TR!

Robespierre e statua di Lenin. Su!
 
Un maestro di narrativa, come di consueto.
Un plauso anche per la citazione degli ZZ Top che mi auguro ti abbiano accompagnato in volo con l’indimenticabile “Rough boy”.
 
E grazie ancora! Con voi frequent flyers & TReporters di aviazionecivile vedo ogni angolo del mondo. Spettacolo!
 
Ustia bello! Adesso ho capito perché la mia vicina nonché amica Kirghisa cavalca come un demonio! Deve essere una cosa ancestrale geneticamente trasmissibile...

Tra l'altro arriverà presto la yurta che si è fatta spedire, spero di vederne nel tuo bellissimo racconto!
 
Un maestro di narrativa, come di consueto.
Un plauso anche per la citazione degli ZZ Top che mi auguro ti abbiano accompagnato in volo con l’indimenticabile “Rough boy”.

Ciao Seaking, grazie per i complimenti! Rough Boy mi sa che non c'e' su Eliminator...

Come direbbero a Welwyn Garden City, ‘fandabidozi’ (ed attendo il resto con non troppo velata impazienza) :)

G

Grazie a te e agli indigeni dell'Herts!

E grazie ancora! Con voi frequent flyers & TReporters di aviazionecivile vedo ogni angolo del mondo. Spettacolo!

Grazie mggt, fa piacere saperlo :)

Quando sento parlare di rolling maul, mi emoziono :)
Gran bel TR!

Ha! Sinceramente non capisco molto di rugby, ma la sensazione che si provava era quella...

Fantastico as usual.

Denghiu


Grazie!

E' un piacere leggere i tuoi TR !

E per me leggerne i commenti! spero di continuare oggi.