[TR] Hecho en Colombia.


13900

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26 Aprile 2012
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Antefatto.

Per la gioia del buon Falkux, le due ruote tornano protagoniste di un mio TR, e con loro ritorna il sacro trittico costituito da destinazioni quantomeno dubbie, itinerari alla “viaggio della speranza” e cabine assolutamente poco premium. Questo e’ un ritorno alle origini, ed e’ bene partire dall’inizio.

Come tutti i neoconvertiti alla religione del Pedale (convertitevi e credete al ciclismo, convertitevi e credete al ciclismo), sono alla ricerca del Velocipede Perfetto. In tanti pensano che il VP sia una chimera, e di conseguenza accumulano bici. Io, pero’, non demordo. So cosa voglio, e in un giorno non meglio precisato del 2024 scopro, sull’Internette, Scarab Cycles.

Internet. Come facevamo, prima? Certo, non c’erano Zuckerberg e Musk a fomentare genocidi, distruggere l’autostima dei ragazzini e a sviare i processi democratici, ma prima dell’Internette dubito altamente che 13900, su suo divano di casa a Londra W3, potesse mettersi in contatto con Santiago, Julian, Alejandro e Gloria, basati in una piccola azienda alle porte di El Retiro, a sua volta alle porte di Medellin, Antioquia, Colombia.

La faccio breve: il Velocipede Perfetto esiste, per me, e si chiama Paramo Integrated. Una meraviglia di acciaio, splendido e leggerissimo acciaio speciale Columbus fatto a Caleppio in provincia di Milano, a poca distanza dalla Lidl di Paullo, con una geometria decisa apposta per me. Anche i componenti sono decisi da me: ruote Zipp 303 XPRL S, cambio elettronico SRAM Rival mullet (road davanti, e MTB dietro), cockpit e forcella in carbonio Enve, Selle Italia con stem ugualmente in carbonio, e una colorazione che, mi dice Alejandro, mi mandera’ in sollucchero.

Il Velocipede Perfetto sara’ pronto a Pasqua, e ho due opzioni: farmela spedire a Londra, lasciando il prezioso mezzo nelle grinfie di addetti al cargo disattenti e doganieri sospettosi – ma, soprattutto, che mi chiederanno un obolo non indifferente in materia di dazi doganali – oppure andare la’ di persona. Tantopiu’ che Julian, uno dei designers, mi fa “se vieni giu’ in Colombia possiamo farci due pedalate insieme, qui le strade sono ottime!”.

La soluzione non puo’ che essere una. Si va in Colombia.
 
L'inizio sembra promettente ihihih


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Voyages de l'espoir.

Stand-by con bici al seguito, specie se si tratta del Velocipede Perfetto, non è qualcosa che vorrei fare. Ripiego quindi sui biglietti commerciali, ovviamente in barbon. Iberia viene scartata in fretta, causa orari scomodi [cit] e il balzello per il velocipede. Avianca sarebbe la scelta migliore, ma il balzello per il velocipede è così alto che mi viene il sospetto che sia fornito dall'Associazione Colombiana Cravattari, Usurai e Strozzini Anonimi (ACCUSA), per cui non va bene nemmeno quella.

Rimangono le americane. Penso un attimo a United, e quasi medito l'acquisto - se non altro per provare il catramino 767 - ma gli orari, sempre [cit], non sono comodi. Allora trovo American e, chicca delle chicche, un a/r da Londra a Medellin costa un pelo meno di £700. Ci sono solo 3 cambi da fare.

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LHR-PIT, PIT-MIA, MIA-MDE e al ritorno MDE-MIA, MIA-ORD, ORD-LHR. Tutto prenotato, ovviamente, mentre iniziano a fioccare le notizie di gente arrestata, gente mandata in Salvador, gente rispedita al mittente senza nemmeno passare dal 'Via'. Io sto per andare in Colombia, a fare 'ciclismo', senza bici, con la faccia che ho. Sento profumo di sdoganamento da drio.

Ad ogni modo, giovedì santo ho il volo per PIT. Sbologno il collo a T5, vado in ufficio, lavoro un po', e poi torno airside. Il primo volo è su BA, e parte da T5C. Sullo sondo passa un 77W che porta uno sticker 'Great futures', a sponsorizzare non so più quale iniziativa fallimentare del governo.

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Vista verso T3 e cargo.

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Il velivolo di oggi, un luciderrimo B787-10. La domanda che sempre mi pongo è "chi diavolo va a Pittsburgh", e la risposta è "non tantissima gente". Il volo, da dashboard, è pieno all'80%, First non viene venduta su questa tratta.

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Sono al posto 47H, in penultima fila. L'ultima è occupata dalla classica famigliola del basso Lazio in vacanza: lui in tuta felpata, lei alla cavallerizza, due figlie e, in quattro, un livello combinato di inglese che arriva a quello del mitico Ringhio Gattuso (qui una perla del sommo). Mi siedo e sento le testuali perle:

"chebbello lattivù"
"ghebbello che stanno 'e cuffiette"
"Nun c'è gnente in italiano"

Mi metto lesto le cuffie noise cancelling e mi ricordo che, ad ogni costo, devo arrivare al CBP prima di loro. Guardiamoci però intorno. Qui la configurazione 3-3-3, in virtù della rastremazione della fusoliera, si restringe in un più umano 2-3-2 e io ho non solo il posto libero a fianco:

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Ho anche ampie praterie a disposizione.

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Partenza in orario, e caracolliamo dall'altro lato dell'aeroporto.

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Saliamo in quota, e inizia il servizio bevande. Si dica ciò che si vuole degli equipaggi di BA, di BA in generale, del Regno Unito (Regno Unto, come dice 13900 sr), ma il doppio G&T è garanzia.

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Così sollazzato, guardo qualche filmaccio, leggo il mio libro - il commovente A Stranger in Your Own City: Travels in the Middle East’s Long War di Gaith Abdul-Ahad - e ho il tempo di complimentarmi per essere in viaggio verso gli USA, coi tempi che corrono, coll'itinerario che ho, il passaporto con i timbri che ho, e dulcis in fundo un bel libro sull'invasione dell'Iraq del 2003 e tutto il corollario di schifo fino all'arrivo dell'ISIS. Poi arriva il pranzo, e prendo il Thai veggie curry. Oh, buono.

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Il volo passa con un misto di altri film, un paio di birre, due chiacchere con l'equipaggio. Arriva anche uno snack agli addittivi E-qualcosa e al glutammato monosodico.

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La bambina seduta dietro s'è fatta un letto di coperte e sta dormendo beatamente, ma alla fine si arriva a Pittsburgh.

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Un ultimo sguardo a BLH mentre mi avvio, a paso adelante, verso la dogana dribblando praticamente tutti.

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L'unico altro servizio internazionale è un 737 dall'Islanda.

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L'aeroporto di PIT è in rifacimento, per cui è tutto un cantiere, e l'area immigrazione sembra l'ingresso di un condominio IACP al Gallaratese. Sono miracolosamente tra i primi nella corsia degli stranieri, e l'addetto di CBP è, comprensibilmente visto l'ambiente, privo di qualsiasi gioia di vivere.

"Motivo della visita?" mormora mentre guarda lo schermo.
"Transito", je faccio io.

Timbro, ecciao. Prendo la bici, esco, trovo le fermate dei bus, e di li a poco arriva il bus per lo Sheraton, la cui palette di colori dev'esser stata scelta da Ned Flanders. Esterni: grigio quaglia. Corridoi: marrone, beige, marron glacé.

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La camera è ton-sur-ton. Copriletto color culo-di-cervo, tende color camicia delle SA, elegante tappezzeria da casa di riposo e poltrona arrubbata alla suddetta. Vi risparmio il bagno, le cui piastrelle avevano lo stesso colore di quelle di un hotel ad Aralsk, colla sola differenza che, là, due notti costavano 3mila tenge e qui una notte sola viene 48 volte tanto. Scendo dabbasso, prendo una bottiglietta d'acqua, e vado a dormire che domani la sveglia è antelucana.

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Il giorno dopo sono sul primo bus delle 4AM. I miei bagagli destano stupore tra gli astanti, un mazzo di pensionati americani.

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PIT è un altro di quegli aeroporti americani costruiti secondo logiche imperscrutabili. Il check-in, com'è ovvio, è al piano alto e fin qui tutto OK. Però TSA è dabbasso, e i gate sono accessibili tramite un trenino automatico tipo metro di Torino. Mah.

Il tutto è addobbato in un elegantissimo beige. Sembra di essere nel guardaroba dell'ispettore Derrick.

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La coda per la TSA è epica. Dico una mezzora abbondante prima di arrivare a questo punto, dove lo striscione sa più di perculatio che non altro:

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Chiacchero con la famiglia davanti a me, una giovane coppia che va a Tampa con Spirit e i due bambini che, giuro, si chiamavano McKenna (la bambina, ovviamente) e Cole (il bambino, che tra l'altro aveva un mullet invidiabile alla tenera età di sei anni). Alfine giungiamo airside in uno degli aeroporti più deprimenti che abbia avuto il privilegio di vedere. Roba che il Terminal 1 di Sottsass in confronto è da Compasso d'Oro. Se landside era beige, qui siamo grigi. Grigi come l'alba a novembre 1978 sulle acciaierie di Karaganda.

Guardiamo fuori che l'è mej dai. Oh, un altro aereo grigio!

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Almeno i voli sono in orario. Il PIT-MIA viene chiamato in fretta e, in virtù del mio status Pezzente su oneworld, salgo in gruppo 4. Già che c'è coda sulla jetty, vi spiego il mio rebranding degli status di oneworld. Blue = Barbone. Ruby/Bronze = Pezzente. Sapphire/Silver = Giargiana. Emerald/Gold = Cumenda. Premier/Consierge Key/quella roba li = SHILVIO.

Ecco, ridiamo e scherziamo ma tutto finisce non appena salgo sul 737 di AA. Luci fredde. Sedili grigio rattus norvegicus. Moquette antracite. Equipaggio che definire sbracato è ancora poco. Finestrini tutti abbassati, niente boarding music, niente messaggio di benvenuto.

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Tutto sembra dirmi che nessuno ha voglia di essere li, e anche l'aereo in sè sembra allestito proprio perchè si deve avere sedili. Man mano salgono tutti i passeggeri, sento il briefing pre-volo più svogliato di sempre, stacchiamo e partiamo. Finestrini tutti chiusi. In BA, dove li fanno aprire apposta, sarebbe anatema ma qua, invece, tutti se ne strafottono.

Parte il servizio, che si interrompe ogni secondo per 'turbolenze' (nzomma) e rimedio un Biscoff e del caffé: tutto sommato, non è che serva di più. Sempre nel buio più totale atterriamo a Miami, Gates D. MIA è un po' meno cupa di PIT, ma rimane comunque un aeroporto che doveva esser stato all'ultimo grido quando i Backstreet Boys chiedevano di spiegare perchè.

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Giro un po', trovo un ristorante cubano e mi prendo un muffin, una banana e un caffè dal serbatoione. $15 e la macchinetta automatica mi chiede pure una gratuity. Ccccerto.

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Almeno il transito è veloce, e di lì a poco è il momento di imbarcare sul volo per MDE. Clientela 'ruspante', tra turisti più o meno sessuali, un gruppone in stag do o, per dirla a loro modo, bachelor party, e parecchio zarrume. Menzione speciale per un assistente di volo Delta, in uniforme, letteralmente coperto di pins e spillette sul bavero.

L'avione stavolta è un 737MAX, distinguibile da quello precedente perchè un finestrino è alzato. La legittima occupante, non appena seduta, abbassa subito lo scurino e così partiamo.

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Memore delle lezioni del buon I-DAVE, invece del caffè prendo la gingerella, che - però - è dolce fino all'essere stomachevole. Vero, questi sono gli iuessei, pure l'acqua tonica è dolce qua.

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Tre ore dopo, sempre con tutto chiuso, atterriamo a MDE.

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Grande inizio. C'e' una ragione particolare per cui negli USA tengono chiusi i finestrini? O e' un 'vizio' AA?
 
Seguo interessato (anche perchè abito a un tiro di schioppo dalla Lidl di Paullo!!) sto spingendo mia moglie a un viaggio in terra Colombiana, ma al momento la vedo restìa a seguirmi😂
 
"La camera è ton-sur-ton. Copriletto color culo-di-cervo, tende color camicia delle SA, elegante tappezzeria da casa di riposo e poltrona arrubbata alla suddetta...".
Ecco, ora riderò per le prossime ore e nessuno ne capirà il motivo...
Grande racconto come al solito.
Grazie

ciao
Marco
 
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Arriva anche uno snack agli addittivi E-qualcosa e al glutammato monosodico.

Debole.

Memore delle lezioni del buon I-DAVE, invece del caffè prendo la gingerella, che - però - è dolce fino all'essere stomachevole. Vero, questi sono gli iuessei, pure l'acqua tonica è dolce qua.

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Brav fioeu!

Ma quindi non c'è obbligo di finestrino alzato in decollo e atterraggio negli States?

In trepidante attesa di vedere i colori scelti per il destriero!

DaV
 
sto cercando di capire, con l’aiuto di mia moglie, il link tra l’azienda vicina al LIDL e i ragazzi di Medellin, ma nel frattempo entrambi abbiam capito volare muricano e fare scalo negli US mette un sacco di allegria.
Attendiamo trepidanti l’OT!

PS: noi andammo in Colombia nel 2017 con IB e avemmo (ebbimo?) il piacere di volare sul compianto A340, mi sa per l’ultima volta
 
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L'inizio sembra promettente ihihih


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Grazie!

Abbiamo anche un breve filmato del test della nuova bicicletta da parte del nostro!


Non a caso il gruppo Whatsapp che ho creato con altri due compagni di sventure ciclistiche si chiama "A Pinerolo!" in omaggio al Sommo.

Pedalate e strade. Ora si chiamano così in Colombia?

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Grande inizio. C'e' una ragione particolare per cui negli USA tengono chiusi i finestrini? O e' un 'vizio' AA?

Ma quindi non c'è obbligo di finestrino alzato in decollo e atterraggio negli States?

Catafottenza, penso. Atterrando a ORD - spoiler - fecero l'annuncio di alzare gli scurini, ma ovviamente nessuno si preoccupò.

Seguo interessato (anche perchè abito a un tiro di schioppo dalla Lidl di Paullo!!) sto spingendo mia moglie a un viaggio in terra Colombiana, ma al momento la vedo restìa a seguirmi😂

Convincila!

"La camera è ton-sur-ton. Copriletto color culo-di-cervo, tende color camicia delle SA, elegante tappezzeria da casa di riposo e poltrona arrubbata alla suddetta...".
Ecco, ora riderò per le prossime ore e nessuno ne capirà il motivo...
Grande racconto come al solito.
Grazie

ciao
Marco

Sembrava il tinello della signora Pina.


Cattivo :(

In trepidante attesa di vedere i colori scelti per il destriero!

DaV

Sobri ed eleganti, obvs.

sto cercando di capire, con l’aiuto di mia moglie, il link tra l’azienda vicina al LIDL e i ragazzi di Medellin, ma nel frattempo entrambi abbiam capito volare muricano e fare scalo negli US mette un sacco di allegria.
Attendiamo trepidanti l’OT!

PS: noi andammo in Colombia nel 2017 con IB e avemmo (ebbimo?) il piacere di volare sul compianto A340, mi sa per l’ultima volta

Il legame è questo: https://www.columbus1919.com/it/materiali/ la celeberrima Columbus.
 
Sei una garanzia... sono ancora piegato dallo "sdoganamento da drio" :)

Curioso di vedere la parte OT, sono stato un po' di volte in Colombia (visto che la mia compagna è originaria di quelle lande) ma lei conosce più le zone intorno a Bogota.
 
Bellissimo per ora, avanti!!
Riguardo gli oscuranti dei finestrini, negli USA non c'è l'obbligo di tenerli alzati nelle fasi critiche del volo. Se vi chiedono di alzarli è solo per motivi commerciali, ma sul corto raggio al contrario spesso li fanno chiudere tutti ai pax prima di sbarcare. Altra regola più leggera, non c'è l'obbligo di avere un passeggero seduto (e istruito dall'equipaggio) nelle uscite di emergenza non presidiate da assistenti di volo (se però sono presenti pax allora sì che devono ricevere un briefing).
Comunque mi accodo nell'attesa del seguito!
 
Mi perdonino tutti, purtroppo sono stato colpito da una valangata di lavoro tra cutovers importanti e cose varie.

Ritorniamo a venerdi santo. Aeroporto di Medellin, stanzone arrivi internazionali. La coda è tipo fila al banchetto dei Radicali quando davano via i 50euro del finanziamento ai partiti, il calore fa pensare alla Central Line, in molti - o forse tutti - intorno a me si sono spruzzati il nuovo profumo Eau d'aisselle sauvage, credo sia di Dior. Mezz'ora, quarantacinque minuti, un'ora, un'ora e mezza. Qualcuno sviene. Penso di gridare 'Nessuno pensa ai bambini?' ma alla fine arrivo al fondo. Ci sono dei poster appesi ai banchi dell'immigrazione che dicono che i dipendenti stanno sciperando, o meglio fanno work to rule. Che bello, manco il tempo di arrivare in America Latina e sono già in mezzo a lotta di classe e pasionarios.

Rimedio un Uber - arriverà il momento in cui sarà solo l'Italia a esser schiava della mafia dei tassinari - e sono al El Retiro. Della cittadina le impressioni sono ottime, ma mi rimando a un futuro post. Prendo possesso di una stanza nella locanda raccomandatami, vengo chiamato Don 13900 dalle signorine della suddetta, e mi faccio una doccia veloce che tra poco arriva Julian.

Julian è uno dei designers di Scarab e, assieme al fondatore Santiago e all'esperto dei colori Alejo, mi ha seguito nel processo. Saliamo in macchina, Julian spara i Mötörhead a livello inumano - gli raccomando la versione di Lemmy di Enter Sandman - e siamo in un secondo da Scarab.

La fabbrica è vuota, essendo festa, ma mi fanno fare un bel giro. Che posto, che meraviglia, che tutto.

Iniziamo con uno slogan che mi entra nel cuore.

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Una delle prime Scarab fatte dalla compagnia:

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Qui si vede tutta la gamma Scarab:

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Línea, Letras e Santa Rosa sono le road bikes. Línea è una superclassica, ruote max 28mm, rim brakes e una linea veramente d'antan. Letras è più pensata per i roleur, una bici da scalata. Sia rim che disco. Santa Rosa è il canto del cigno dell'acciaio in materia di bici da strada intese per la velocità.

Poi abbiamo quelle per gravel. Apuna è più una all-road, max 40c di tire width. Poi c'è la Paramo, con clearance fino ai 50. La mia sarà una Paramo Integrated, ossia una senza cavi esterni.

E infine eccoci con le MTB. Darién, come il famoso gap, che Julian ha appena preso.

I modelli sono quelli di cui sopra, ma tutto - o quasi è configurabile. I ragazzi di Scarab sono incredibili, a riguardo. A parte le misure, che si possono prendere da un bike fitter professionale, sono molto attenti nel capire che feeling vuoi dalla bici. Il risultato è questo, un disegno in CAD. Ogni bici ha le sue dimensioni, e ogni cliente ha il tuo profilo. Fanno circa 200 bici l'anno.

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L'officina, dove si passa dalle parole ai fatti. Qui i tubi vengono regolati.

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Il marchingegno dove vengono uniti i tubi. Solo Columbus, come si vede da quello splendido manifesto sullo sfondo. Il macchinario consente di angolare i pezzi come si vuole, e poi si salda. E che saldature, vedrete. Ogni tubo, ogni pezzo, è ordinato specificamente per il cliente (vedi i numeri).

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Uno sguardo d'insieme verso il riparto pittura.

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Ma andiamoci, al riparto pittura. Scarab usa vernici di alta qualità, pensate per il mondo automotive. Hanno una serie di colorazioni di base, che potete vedere qui. Molte hanno un elemento locale, come la Campesina, o la Condor. Sono tutte fatte in loco, a parte la Chiva, che viene completata da un pittore di autobus a Medellìn (i Chivas sono quegli autobus locali tutti colorati, more on that later).

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Ah, Scarab non usa decals. Tutti i loghi etc sono dipinti usando stencils. Ed ecco alcuni prodotti in corso d'opera. Una qualità che non si vede da nessun'altra parte.

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Ma ora è il momento di andar di sotto a vedere la mia... A tra poco. Spero domani.
 

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Sei una garanzia... sono ancora piegato dallo "sdoganamento da drio" :)

Curioso di vedere la parte OT, sono stato un po' di volte in Colombia (visto che la mia compagna è originaria di quelle lande) ma lei conosce più le zone intorno a Bogota.

Grazie! :) Dello sdoganamento da drio dobbiamo ringraziare una (purtroppo ex) forumer. Ah, bei tempi.



Scusate :(


Bellissimo per ora, avanti!!
Riguardo gli oscuranti dei finestrini, negli USA non c'è l'obbligo di tenerli alzati nelle fasi critiche del volo. Se vi chiedono di alzarli è solo per motivi commerciali, ma sul corto raggio al contrario spesso li fanno chiudere tutti ai pax prima di sbarcare. Altra regola più leggera, non c'è l'obbligo di avere un passeggero seduto (e istruito dall'equipaggio) nelle uscite di emergenza non presidiate da assistenti di volo (se però sono presenti pax allora sì che devono ricevere un briefing).
Comunque mi accodo nell'attesa del seguito!

Immaginavo che così fossero le regole, ma che ansia!

Soprattutto il giovedì (non si capisce perché, il giovedì c'è sempre gente tesa a replicare il Giro o il Tour) e nei fine settimana.

Possa tu trovare solo scene del genere, dal giovedi al mercoledi!

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Secondo me sta ancora pedalando nelle foreste colombiane, come corriere.

Chiamarle piste ciclabili avrebbe indotto in facili fraintendimenti.

Facili ironie!
 
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