Antefatto.
Per la gioia del buon Falkux, le due ruote tornano protagoniste di un mio TR, e con loro ritorna il sacro trittico costituito da destinazioni quantomeno dubbie, itinerari alla “viaggio della speranza” e cabine assolutamente poco premium. Questo e’ un ritorno alle origini, ed e’ bene partire dall’inizio.
Come tutti i neoconvertiti alla religione del Pedale (convertitevi e credete al ciclismo, convertitevi e credete al ciclismo), sono alla ricerca del Velocipede Perfetto. In tanti pensano che il VP sia una chimera, e di conseguenza accumulano bici. Io, pero’, non demordo. So cosa voglio, e in un giorno non meglio precisato del 2024 scopro, sull’Internette, Scarab Cycles.
Internet. Come facevamo, prima? Certo, non c’erano Zuckerberg e Musk a fomentare genocidi, distruggere l’autostima dei ragazzini e a sviare i processi democratici, ma prima dell’Internette dubito altamente che 13900, su suo divano di casa a Londra W3, potesse mettersi in contatto con Santiago, Julian, Alejandro e Gloria, basati in una piccola azienda alle porte di El Retiro, a sua volta alle porte di Medellin, Antioquia, Colombia.
La faccio breve: il Velocipede Perfetto esiste, per me, e si chiama Paramo Integrated. Una meraviglia di acciaio, splendido e leggerissimo acciaio speciale Columbus fatto a Caleppio in provincia di Milano, a poca distanza dalla Lidl di Paullo, con una geometria decisa apposta per me. Anche i componenti sono decisi da me: ruote Zipp 303 XPRL S, cambio elettronico SRAM Rival mullet (road davanti, e MTB dietro), cockpit e forcella in carbonio Enve, Selle Italia con stem ugualmente in carbonio, e una colorazione che, mi dice Alejandro, mi mandera’ in sollucchero.
Il Velocipede Perfetto sara’ pronto a Pasqua, e ho due opzioni: farmela spedire a Londra, lasciando il prezioso mezzo nelle grinfie di addetti al cargo disattenti e doganieri sospettosi – ma, soprattutto, che mi chiederanno un obolo non indifferente in materia di dazi doganali – oppure andare la’ di persona. Tantopiu’ che Julian, uno dei designers, mi fa “se vieni giu’ in Colombia possiamo farci due pedalate insieme, qui le strade sono ottime!”.
La soluzione non puo’ che essere una. Si va in Colombia.
Per la gioia del buon Falkux, le due ruote tornano protagoniste di un mio TR, e con loro ritorna il sacro trittico costituito da destinazioni quantomeno dubbie, itinerari alla “viaggio della speranza” e cabine assolutamente poco premium. Questo e’ un ritorno alle origini, ed e’ bene partire dall’inizio.
Come tutti i neoconvertiti alla religione del Pedale (convertitevi e credete al ciclismo, convertitevi e credete al ciclismo), sono alla ricerca del Velocipede Perfetto. In tanti pensano che il VP sia una chimera, e di conseguenza accumulano bici. Io, pero’, non demordo. So cosa voglio, e in un giorno non meglio precisato del 2024 scopro, sull’Internette, Scarab Cycles.
Internet. Come facevamo, prima? Certo, non c’erano Zuckerberg e Musk a fomentare genocidi, distruggere l’autostima dei ragazzini e a sviare i processi democratici, ma prima dell’Internette dubito altamente che 13900, su suo divano di casa a Londra W3, potesse mettersi in contatto con Santiago, Julian, Alejandro e Gloria, basati in una piccola azienda alle porte di El Retiro, a sua volta alle porte di Medellin, Antioquia, Colombia.
La faccio breve: il Velocipede Perfetto esiste, per me, e si chiama Paramo Integrated. Una meraviglia di acciaio, splendido e leggerissimo acciaio speciale Columbus fatto a Caleppio in provincia di Milano, a poca distanza dalla Lidl di Paullo, con una geometria decisa apposta per me. Anche i componenti sono decisi da me: ruote Zipp 303 XPRL S, cambio elettronico SRAM Rival mullet (road davanti, e MTB dietro), cockpit e forcella in carbonio Enve, Selle Italia con stem ugualmente in carbonio, e una colorazione che, mi dice Alejandro, mi mandera’ in sollucchero.
Il Velocipede Perfetto sara’ pronto a Pasqua, e ho due opzioni: farmela spedire a Londra, lasciando il prezioso mezzo nelle grinfie di addetti al cargo disattenti e doganieri sospettosi – ma, soprattutto, che mi chiederanno un obolo non indifferente in materia di dazi doganali – oppure andare la’ di persona. Tantopiu’ che Julian, uno dei designers, mi fa “se vieni giu’ in Colombia possiamo farci due pedalate insieme, qui le strade sono ottime!”.
La soluzione non puo’ che essere una. Si va in Colombia.