[TR] Georgia con un po' di sfortuna: due settimane nella Colchide, giorno per giorno


GIORNO 12
Dopo la calura della metropoli, si torna a respirare un po’ di aria fresca di montagna. Stepantsminda, nota ancora come Kazbegi, è il centro nevralgico di tutto ciò che è montagna al confine con la Russia, lungo la strada militare, ed è laddove sono diretto.

La strada offre svariati punti di interesse che è difficile da vedere se non organizzando un massacrante tour specifico da Tbilisi, dato che i marshrutka fermano sì a piacere, ma non aspettano.

Così, per coniugare il tragitto verso nord con le soste, prendo un auto con autista su gotrip.ge, una specie di Uber sulle lunghe distanze, ma locale. Con l’autista ci si organizza via whatsapp prima di partire e di solito sono ben disponibili a modificare la tabella di marcia o il numero di soste. Ad attendermi, la mattina, una lucente Nissan Tiida con guida a destra e il suo autista, Nika, che sembra un membro dei System of a Down. Poche parole, guida sicura e musica a basso volume. So già che andremo d’accordo.

Partiamo la mattina verso le nove e mezza e dopo mezz’ora di traffico a Tbilisi, usciamo dalla città e passiamo sulla Georgian Military Road, una strada di importanza storica tra Russia e Georgia con Vladikavkaz ad un estremo e Tbilisi all’altro.

La strada è ben tenuta anche se vi sono numerosi punti con lavori in corso che rallentano la marcia. La prima parte fuori da Tbilisi è una tristissima lunghissima sequela di ristoranti/trattorie da matrimonio triste, intervallate da rivendite di pneumatici e l’occasionale villetta cum podere con mucche a invadere la carreggiata.

Dopo un’oretta circa ci fermiamo presso la fortezza di Ananuri, un complesso di due castelli e due chiese che domina la riserva di Zhinvali, specchio d’acqua assai poco attraente ma altrettanto funzionale alla scenografia del luogo (e a produrre energia elettrica).

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La chiesa della Vergine è la più antica delle due, ed è a ridosso della torre di guarda quadrata che limita uno di vertici della struttura difensiva.

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L’esterno della fortezza è invado da bancarelle, che vendono per lo più souvenir made in China, pane e bevande, tra cui questa limonata al dragoncello che è, come dire, peculiare.

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Soddisfatta la sete, ripartiamo su una strada che diventa man mano più scenografica all’avvicinarsi delle montagne. A Gudauri, uno ski-resort che si sta velocemente espandendo, siamo già a 2200m, e siamo anche incolonnati dietro una sfilza di camion battenti per lo più targa russa e azera.

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Pochi chilometri oltre, si trova uno dei luoghi più assurdi che ci siano nel paese, il monumento all’amicizia russo-georgiana – un ossimoro storico che è rimasto in piedi nonostante i rapporti non esattamente idilliaci tra Tbilisi e Mosca dopo la caduta dell’URSS. [History Channel] Curiosamente, il monumento celebra il bicentenario del trattato di Georgievsk, ovvero l’inizio della fine del Regno di Cartalia-Cachezia, l’ultima entità indipendente ad esercitare autorità su quello che fu l’antico Regno di Georgia, se si esclude la breve parentesi della Repubblica Democratica di Georgia tra il 1918 e il 1921 – la linea storica è spiegata molto bene al museo nazionale a Tbilisi, con pannelli esplicativi in inglese fatto davvero molto bene. Essere amici dei russi ha, storicamente, un significato piuttosto peculiare. [/History Channel]

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Il pregio maggiore del monumento è tuttavia la posizione, che abbraccia il passo di Jvari e la valle del Diavolo sottostante, con un panorama mozzafiato. Tutta la valle e le montagne, verdissime, che la circondano meriterebbero una sosta prolungata.

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Ci fermiamo ancora una volta superato il passo, per una curiosa sorgente ricca di ferro che colora di color ruggine la roccia calcarea su cui scorre. Parte dell’acqua è incanalata in una fontana ed è potabile – l’ho assaggiata e ha uno strano retrogusto minerale che ricorda la Ferrarelle, solo più ferroso. Ci sono decine di persone che riempiono taniche con quest’acqua che sembra avere proprietà mediche eccezionali, stando ai locali.

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Da qui in poi, la strada si abbassa di quota e raggiunge in breve tempo Stepatsminda, dove arrivo che sono le due e mezza passate.

La proprietaria del B&B mi accoglie con un bicchiere di vino fatto in casa (probabilmente aveva 25 gradi tanto era alcolico) e google translate.

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Mi accomodo sulla terrazza a far nulla per un paio di ore, godendomi la brezza e la vista della Chiesa della Trinità di Gergeti, credo il monumento più fotografato di Georgia – ovviamente, come tutte le loro chiese più scenografiche, posta sulla collina più prominente di tutta la valle e le conseguenti quattordici bestemmie da via crucis per arrivarci.

Stepatsminda consiste in una via nord-sud, che è dove ci sono i minimarket, la banca, le fermate dei bus e i ristoranti; e in un reticolato di strade larghissime, “lastricate” in pietra, percorribili solo da jeep e con pendenze ridicole, che portano alle due aree residenziali, a est e ovest del fiume. La qualità architettonica del paese non è quello che vi porterà fin qui

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Con qualche eccezione, come la piccola parrocchia

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Al bus-cafè fanno una ottima cheesecake al limone, per gli amanti del genere

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Dopo una cena a base di kebab e una tremenda bevanda a base di uva spina, mi piazzo in terrazza per qualche lunga esposizione sul paese e la chiesa, dall’alto della mia guesthouse

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GIORNO 13

La mattina successiva il meteo non è dei più invitanti guardando verso ovest ma, pioggia o non pioggia, la destinazione è decisa – si va sul Gergeti. La posizione è davvero perfetta per una cartolina.

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Ci sono varie strade per salire – sentieri che aggirano la collina da sud, un sentiero che sembra salire sulla massima pendenza da est, sconsigliato da tutti, oppure una carrozzabile maltenuta, percorribile solo in jeep o a piedi, da nord-est. Scelgo di passare da sud, su un sentiero di rocce e sassi, completamente esposto, e con i 330 m di dislivello di su una pendenza media di oltre il 18%... – non ideale senza scarpe con un buon grip. Però è quasi deserto (la maggior parte delle persone sale in jeep).

L’attacco del sentiero, con la diroccata torre da guardia ad osservare l’incauto viandante

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Uno sguardo alle ultime case prima di cominciare a salire (nuovamente: dal ponte che attraversa il Terek, sono già 150m per salire fino a qui).

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Il torrente che scorre alla sinistra è alla base di un avvallamento molto stretto. Sembra di stare in Irlanda, se non fosse che l’Irlanda è piatta come le ragazze che piacciono ad aless.

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Dopo aver versato sudore sufficiente per una squadra da calcio, finalmente arrivo al pianoro che funge da base per la chiesa della Trinità – il cielo, le montagne, il verde dell’erba, la chiesa stessa: sembra che tutto sia fatto apposta per una foto drammatica.

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La chiesa e il campanile, risalenti entrambi al XIV secolo. I sovietici proibirono qualsiasi funzione religiosa, ma lasciarono in piedi la struttura, che divenne un’icona turistica.

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La ridente Stepatsminda, 450m più in basso

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La temperatura è perfetta (15 gradi), non piove, c’è un leggero venticello che porta nella direzione opposta voci e schiamazzi, di fronte, coperto dalle nubi, c’è l’imponente Kazbegi, con i suoi 5047 metri di altezza. Il nome georgiano, Mqinvartsveri, ha un significato infinitamente più poetico: Picco Ghiacciaio, che contrasta con l’essere in realtà un vulcano dormiente, ma attivo. Mi sdraio sull’erba e mi faccio una pennichella.

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... senonché, dopo un’oretta, il meritato riposo del viandante viene disturbato da questo rompicoglioni (un Jet Ranger X della Bell, registrato 4D-ADJ):

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Con tutti i posti e i prati dove riposarsi, queste mucche hanno deciso di occupare uno dei punti di passaggio dei fuoristrada

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Faccio uno spuntino a base di kofta/kebab e katchapuri all’unico stand the vende cibo – stranamente non ci sono assembramenti di bancarelle, qui sopra, prima di tornare indietro per la stessa strada dell’andata. Faccio tutta la discesa con una simpatica turbo-vecchina di Dresda coi pantaloni a fiori, che parla più o meno otto lingue, incluso un po’ di italiano, e che passa metà del suo tempo a viaggiare, e l’altra metà a casa a pianificare il viaggio successivo. Voglio farlo anche io quando sono grande!

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Passo il resto del pomeriggio a oziare, mangiare e impacchettare le mie cose per il ritorno a casa.
 
GIORNO 14
La mattina successiva si parte per Tbilisi; ci sono svariati marshrutka che percorrono la strada. Non sono previste soste, cosa che a me va benissimo, avendo già visto quel che mi interessava vedere due giorni prima. Dormo la maggior parte delle circa 3 ore di viaggio.

Il volo di rientro è nelle prime ore del mattino successivo, pertanto mi interessa solo un letto per dormire un paio di ore e fare un ultimo giro fotografico alla fotogenica capitale georgiana, peccato per la giornata nuvolosa (che però si accompagna bene al mio umore di quella giornata :D)

Il palazzo presidenziale, anch’esso disegnato da Michele de Lucchi. Pesantissimo.

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I tipici balconcini in legno

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Quella che sembra una sinagoga è in realtà l’opera. Il bus che va in aeroporto ferma proprio di fronte (da dove è stata fatta la foto)

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Finisco gli ultimi acquisti, vado in uno di quei ristoranti trappola-per-turisti in centro e mi faccio un piatto di khinkali con tanto di quel coriandolo da farci una coltivazione e me ne vado a dormire alle nove di sera per una sveglia alle 2 di notte.

GIORNO 15 – UN RIENTRO CON SOSTA

La mattina (o notte) prendo i miei bagagli e vado alla fermata; il bus 37 arriva una ventina di minuti dopo, già con qualche passeggero a bordo, per i circa 40 minuti di tragitto fino all’aeroporto.

Non ho memoria di controlli di sicurezza prima di accedere all’area check-in, ma ho ben presente la lunga coda ai banchi Ukraine International Airlines, nonostante il check-in dovesse essere aperto da poche decine di minuti. La coda non è poi così estenuante, e lascio il mio bagaglio anche se non c’è una coda per il drop-off – check-in fatto già online.

UIA è una specie di low-cost – bagaglio imbarcato, posto e pasto sono a pagamento.

TBS, anche landside, è una struttura nuova e funzionale, ed è pulito.

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I controlli (sia documenti, che sicurezza) sono veloci e funzionali. Il lato airside non mi è rimasto particolarmente impresso – eufemismo per dire che non c’era nulla di significativo da vedere o fare, o forse ero solamente addormentato. Fuori dalle vetrate vedo solo un 320 di Pegasus e un CS300, come ancora si chiamava, di Air Baltic.

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L’imbarco viene aperto puntualmente, e puntualmente si forma un gregge di pecore che assaltano il gate 201.

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Volo: PS 518
Tratta: TBS-KBP
Aereo: Boeing 737-86N
MSN: 36820
Reg: UR-PSZ
Primo volo: 09/11/2009
Consegnato: 09/02/2018
Età: 8.6 anni
Posto: 8A
Sched/Actual: 0530-0725 // 0549-0713
Durata volo: 2h 24’
Gate: 201

Imbarchiamo a piedi sul nostro fiammante 737-800, originariamente consegnato a Norwegian nel 2009, e prendo posto al mio 8A

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I sedili sembrano quelli vecchi di Ryanair, il pitch è scandaloso e la cabina non è tra le più pulite che abbia mai visto. Insomma, non è che mi aspettassi Singapore Airlines, ma siamo un po’ rasoterra, finora.

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In mezz’ora passiamo da notte fonda ai colori post-alba; sblocchiamo con circa venti minuti di ritardo. La compagnia preferita dai genovesi

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Un Mil-8T, uno degli elicotteri più sgraziati che esistano

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Ho come l’impressione che questo Dc9-51, un giovanotto di 43 anni passato anche per Alisarda/Meridiana nel 1990/91, non voli più

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Ci allineiamo alla pista 13R e decolliamo passando lungo il nuovo terminal, pieno di velivoli

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A sud-est dell’aeroporto internazionale si trova una delle due basi aeree di Tbilisi, quella di Vaziani. Sembra abbandonata, considerando lo sostanziale inesistenza delle forze aeree georgiane

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Una winglet non si nega a nessuno

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Vista l’ora della partenza, già sapendo che non avrei fatto colazione, in fase di prenotazione mi sono fatto tentare e ho pre-ordinato un pasto. La scelta per colazione era un pudding di formaggio e uvette (7€), oppure la classica combo uova strapazzate, salsiccia, un dolce e yogurt. Scelgo il secondo (10€).

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I due tortini sono le uova strapazzate, completamente insapore, e all’inizio avevo pensato avessero messo per errore due budini nel piatto. Però è caldo (ustionante) e a quest’ora non ho grandi pretese. Diciamo che è scandaloso per quanto è costato, ma ha svolto la sua funzione di mettere qualcosa nello stomaco.

Dopo circa quaranta minuti, un’assistente di volo arriva tutta trafelata e scusandosi mi porge un bicchierone con della crema bianca e qualcosa sbriciolato dentro. È lo yogurt, parte della colazione, che si erano dimenticati quando hanno scaldato il pasto. Potevano continuare a scordarselo – yogurt bianco acidissimo che a me proprio non piace. Ne mangio un paio di cucchiaiate e poi lo lascio lì.

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Mi abbiocco un po’ e mi risveglio che stiamo sorvolando questa specie di acquitrino, già in discesa per KBP, che raggiungeremo poco dopo

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Parcheggiamo ad uno stand remoto con la sobria livrea di Windrose al nostro fianco, e veniamo bussati fino al terminal.

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Continua con un po' di foto in-topic a Natale dell'anno prossimo!

DaV
 
C'era qualcuno che suonava l'armonica sul volo UIA? Ricordo con giuoia un KBP-ALA dove un tizio ha suonato per 5 ore, mentre dietro di me cinque kazaki bevevano trielina in bicchierini da shot comprati al duty free, allietati da cioccolatini marca Lindov. Sembrava di stare nella biografia di Woody Guthrie. Però il cibo lo davano aggratise.
 
Sarei un passeggero in transito, ma ho volutamente creato un transito lungo tutta la giornata per avere la possibilità di fare un salto a Kyiv – mai stato prima d’ora in Ucraina e pochette una volta ci disse che Kyiv è una bella città. Noi crediamo a pochette. Un passaporto UE è un ottimo lasciapassare e ottengo il timbro molto velocemente. Cosa curiosa, tutti i paesi ex URSS mi hanno messo il timbro in fondo al passaporto, invece che andare in ordine di pagine libere. Boh.

Non avendo molto tempo, decido di soddisfare prima la passione per tutto ciò che è sovietico facendo un salto al museo aeronautico statale (una volta capito come usare il trasporto pubblico locale, che è la cosa meno immediata sulla faccia della terra, li mortacci...).

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Oltre al biglietto di ingresso, si possono comprare i biglietti per visitare alcuni degli aeromobili esposti. Ovviamente compro tutti i biglietti possibili :D

L’Izdeliye 181, un velivolo sperimentale dell’Antonov, mai andato oltre la fase di prototipo a causa della caduta dell’URSS

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Il secondo aereo passeggeri turbojet a volare al mondo, dopo il deHavilland Comet: il Tupolev Tu-104. È ancora una bellezza. Questo modello è uno dei 29 prodotti localmente in Ucraina, dei 201 esemplari totali che volò con Aeroflot e CSA.

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L’Il-14P fu pensato per rimpiazzare i Dc3 in servizio durante e dopo la guerra sia in ambito civile che militare.

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I modelli di Sukhoi degli anni ’60 sono piuttosto misconosciuti, come questo Su-15TM Flagon-F, quando invece i MiG erano onnipresenti

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Un mitico Il-18. Air Koryo credo sia stato uno degli ultimi operatori civili del modello, ritirandolo nel 2017.

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Una delle highlight dell’esposizione è senza dubbio l’Il-62, che è anche visitabile all’interno. Considerando che è ormai impossibile volarci sopra (una volta volata tra Pechino e Pyongyang, come testimonia questo TR di AZ1699), a meno di non fare un tour aviatorio in Corea del Nord (il nostro Jambock credo che sia stato uno dei pochi fortunati!), questa è la next best thing.

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Il cockpit pare enorme, colorato del tipico verde acqua che adorna tutti gli aerei russi. Mi pare ci fosse dietro uno studio sulla percezione del colore ma non ricordo i dettagli.

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La postazione dell’ingegnere di bordo

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Il galley

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Purtroppo la cabina passeggeri è stata sventrata e una inutile mostra di cimeli è stata messa al suo posto.

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Un ultimo sguardo prima di scendere

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Un Su-24, tornato alle luci della ribalta durante il conflitto siriano

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Torniamo al civile, con un altro heavy russo: l’Il-86. Aereo sfortunato in termini commerciali (poco più di un centinaio di velivoli prodotti), con motori tecnologicamente obsoleti e una lunghissima fase di sviluppo, ma assai sicuro – nessun incidente fatale negli oltre trent’anni di attività, una rarità per un velivolo sovietico. Purtroppo non è visitabile.

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Cosa più guerra fredda dell’Il-76? Tuttofare delle forze armate sovietiche, cargo, trasporto truppe, AWACS...

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Non facciamo mancare anche un regional – lo Yak-40! La principale peculiarità, oltre ai tre motori, è la scaletta di ingresso posteriore

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La cabina è stata mantenuta intatta. Non si può entrare in cockpit, ma non ci sono pannelli di plexiglas (per fortuna)

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Il museo è ospitato nella porzione nord-est di Zhuliany, il secondo aeroporto di Kyiv; fare spotting è quasi impossibile (l’aeroporto è circondato da un muro, a parte un largo cancello a maglie fitte, ed è rivolto a sud), ma da una piccola collinetta all’interno del museo qualcosa si può vedere dei pochi movimenti che gestisce. Tipo questo curioso incontro tra un 320 Wizzair e un altro Yak 40

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O la sconosciuta Bravo Airways

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Torno alla sezione militare, per questo velivolo semisconosciuto Yak-28

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Vi è anche una nutrita sezione ad ala rotante, che include uno dei primi esemplare di Mi-28

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È possibile salire su un Mi-8T – non che ci sia molto da vedere. Volare su questi aggeggi deve essere di una scomodità unica.

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Una close-up della pala di un Mi-6, un bestione da 44 tonnellate di peso massimo al decollo, ci ricorda che le pale sono dei profili alari

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Offerta speciale 2x1: un idrovolante Be-6 fa da mamma chioccia ad uno Yak-38 STOVL

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La palma della longevità tra i bombardieri sovietici spetta indubbiamente al Tu-142 Bear

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Un Tu-22M3 appartenuto all’aviazione ucraina. Dopo la divisione dell’URSS, in Ucraina rimasero un numero di bombardieri strategici.

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Intanto passa l’ennesima compagnia sconosciuta

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Altro aereo su cui è ormai impossibile volare – ne rimane forse qualche esemplare con compagnie russe dalla dubbia fama – il Tu-154

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I due Tu-134 in esposizione sarebbero entrambi visitabili, ma non oggi :(

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Finito il giro, e tralasciando di postare tutto il resto che è esposto e più o meno noto, torno verso il centro della città per un giro pomeridiano. Se passate da Kyiv, cercate di infilare un giro al museo perché merita davvero! Gli aerei sono ben tenuti e poter salire su alcuni dei più famosi liner sovietici non ha davvero prezzo.

Ho trovato il centro di Kyiv estremamente ben tenuto e assai interessante turisticamente. Sono partito dalla Porta d’Oro, una ricostruzione sovietica di quella che era la porta principale della città intorno all’anno 1000, quando era parte del Rus di Kiev, una sorta di federazione di signorie slaviche che si estendeva all’incirca dalla Carelia all’Ucraina centro-meridionale.

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Andando verso la cattedrale di Santa Sofia, mi imbatto in un corteo nazional-clericale. Ignoro se fosse una festività religiosa o una vera e propria manifestazione politica. Stavano sgombrando ed in ogni caso sembrava una cosa molto pacifica.

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Santa Sofia (il nome deriva da Hagia Sophia di Istanbul, e non è una dedica a nessuna santa di nome Sofia) è parte di una cittadella religiosa che include la dimora del metropolita ucraino ortodosso, la torre campanaria e il refettorio. Ovviamente è vietato fare foto all’interno, che è a dir poco spettacolare (anche se in parte in restauro)

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Il giardino ospita sculture contemporanee, che è vietato abbracciare.

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Da Santa Sofia, una breve passeggiata conduce al monastero di S. Michele, con la sua chiesta azzurra

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E da lì di nuovo verso piazza Indipendenza, con il monumento ai fondatori

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Il bus per l’aeroporto parte dalla stazione, dove ho notato esserci un piccolo museo ferroviario – avendo anche un po’ di tempo a disposizione, decido di passare lì l’ultima parte della mia veloce visita alla capitale ucraina

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Gli interni di questo convoglio degli anni ’30, usato durante la guerra e poi da dignitari e notabili del partito, sono ora spesso noleggiati per film storici

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Il volo di ritorno nell'ultima puntata, in tempo per il Ramadan 2019.

DaV
 
Mi abbiocco vagamente durante i quaranta minuti in bus verso Boryspil; arrivo poco più di due ore prima del decollo e, già munito di carta d’imbarco, vado diretto ai controlli di sicurezza e passaporto – non prima di una foto all’ampia area check-in del recente (2012) Terminal D.

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Un tabello di tutto rispetto

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Credo sia vodka, ma probabilmente è più simile a benzina; notare il prezzo (su store online come Tannico costa quattro volte tanto). Mi aspettavo di vedere i locali comprarne litri, scolarseli tra l’imbarco e il decollo, e iniziare un piccolo genocidio, ma purtroppo non è una scena a cui riesco ad assistere.

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Ukraine International ha anche un paio di scaffali con gadget brandizzati assortiti, che fanno da contraltare all’economicissima vodka:

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L’area imbarchi del terminal D è piacevole – luminosa ma raccolta.

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Nuovo ingresso in flotta UIA: il 777-200ER. Non, non voliamo con lui, ma con un più modesto 737-800.

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Imbarchiamo, un po’ in ritardo.

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Volo: PS 315
Tratta: KBP-BGY
Aereo: Boeing 737-85R
MSN: 29040
Reg: UR-PSH
Primo volo: 06/01/2000
Consegnato: 17/06/2013
Età: 18.4 anni
Posto: 7A
Sched/Actual: 2035-2215 // 2053-2209
Durata volo: 2h 16’
Gate: D13

Imbarchiamo su un 738 che è ormai maggiorenne, precedentemente con Jet Airways. Con una configurazione Y186, mi sfugge come sia possibile un pitch così tremendo – neppure nel peggiore momento di Ryanair ricordo una simile scomodità. Il pantaloncino giallo è per la gioia di nicolap, ovviamente.

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Fuori dal finestrino ormai è già crepuscolo, per cui, oltre a questo 767 di Azur Air, non si riesce a fotografare altro.

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Ormai sono cotto, per cui mi abbiocco. Mi sveglio grazie ad un paio di scossoni pochi minuti dopo, ed è già ora di cena. Ovvimente UIA è una low-cost, ma in fase di prenotazione, ammaliato dalle belle immagini del sito, mi faccio ingannare e prenoto la cena: pierogi ripieni di carne con cipolle fritte (pesantissimi!) e il pudding alle uvette (asciuttissimo) con pesche sciroppate e una salsa ai frutti di bosco.

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Questo pasto porta il concetto di “difficoltà digestive” su un altro pianeta, ma mi aiuta a farmi un’altra oretta di sana dormita una volta sparecchiato il tavolino.

Atterriamo a Bergamo (questa volta non potevo sbagliare aeroporto!) con qualche minuto di anticipo, vanificato da una lunga attesa per il controllo documenti e una altrettanto lunga attesa per lo zaino.

Incredibilmente, contro ogni pronostico, finito prima della fine del mese :D

DaV
 
Che dire.. un TR veramente esauriente e coinvolgente. Sei tra quelli che, secondo me, hanno la capacità di coinvolgere il lettore. Mi sembrava essere lì con te..

Inviato dal mio VTR-L09 utilizzando Tapatalk
 
Spero tu ti sia ripreso presto! Quei pantaloncini gialli sono da incubo.

Col sonno che mi ritrovo a quest'ora nulla mi sconvolge, al massimo avrò sollevato un sopracciglio ;-)
Comunque secondo me era un tentativo di rendere omaggio ai colori ucraini e saltare tutte le file, scommetto che la maglietta era blu.
EDIT: piuttosto con i "pierogi ripieni di carne con cipolle fritte (pesantissimi!)", gli incubi li avrà avuti il vicino di posto...

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Ultima modifica:
C'era qualcuno che suonava l'armonica sul volo UIA? Ricordo con giuoia un KBP-ALA dove un tizio ha suonato per 5 ore, mentre dietro di me cinque kazaki bevevano trielina in bicchierini da shot comprati al duty free, allietati da cioccolatini marca Lindov. Sembrava di stare nella biografia di Woody Guthrie. Però il cibo lo davano aggratise.

Purtroppo no! Speravo anche io in maggior gnuranza, ne sono rimasto un po' deluso. Ma forse era l'orario...

Che dire.. un TR veramente esauriente e coinvolgente. Sei tra quelli che, secondo me, hanno la capacità di coinvolgere il lettore. Mi sembrava essere lì con te..

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Troppo gentile! Grazie!

Spero tu ti sia ripreso presto! Quei pantaloncini gialli sono da incubo.

Invidioso!

Ah... bravo, bello il ritorno! C'è ancora, a KBP, la mostra con i ritratti dei soldati?

Non ci ho fatto caso, onestamente, ma c'è un intero muro con le foto dei soldati morti lungo la recizione di S. Michele.

Col sonno che mi ritrovo a quest'ora nulla mi sconvolge, al massimo avrò sollevato un sopracciglio ;-)
Comunque secondo me era un tentativo di rendere omaggio ai colori ucraini e saltare tutte le file, scommetto che la maglietta era blu.

Non ti far abbindolare da 13900! Da qualche foto (non postata) intravedo in effetti la mia meravigliosa t-shirt a righe azzurre e blu :D

EDIT: piuttosto con i "pierogi ripieni di carne con cipolle fritte (pesantissimi!)", gli incubi li avrà avuti il vicino di posto...

Posto a fianco: libero :p

Apprezzo molto il tuo stile, TR interessante. Sono contento di aver visto la foto dei pantaloncini gialli prima di pranzo!

Grazie Silvano, ma sui pantaloncini ti stai facendo suggestionare! :D

DaV
 
Adoro i tuoi repot ma devo concordare con 13900, la foto dei pantaloncini che incorniciano un paio di "splendide" gambe pelose è per stomaci forti :p
 
TR molto bello. Georgia e un paese molto bello e ospitale.
Molto bello anche il museo aeronautico.
Grazie per aver condiviso.
 
TR molto interessante e molto ben narrato, con in più la chicca del museo aeronautico.
Grazie per avercelo raccontato.

ciao
Marco
 
Un altro TR-capolavoro, complimenti, foto bellissime e paesaggi incantevoli! :D
Grazie per avermi fatto conoscere un paese poco famoso a livello turistico ma che da quanto vedo merita molto! Bellissimo anche il museo a Kiev.
 
Mi ero perso anche questo. Insolito (almeno per me) e interessante! Grazie!
 
Adoro i tuoi repot ma devo concordare con 13900, la foto dei pantaloncini che incorniciano un paio di "splendide" gambe pelose è per stomaci forti :p

La realtà è che ho delle gambe bellissime e voi siete tutti invidiosi :D

TR molto bello. Georgia e un paese molto bello e ospitale.
Molto bello anche il museo aeronautico.
Grazie per aver condiviso.

Grazie a te per averlo letto!

TR molto interessante e molto ben narrato, con in più la chicca del museo aeronautico.
Grazie per avercelo raccontato.

ciao
Marco

Prego! Contento tu l'abbia trovato interessante :)

Un altro TR-capolavoro, complimenti, foto bellissime e paesaggi incantevoli! :D
Grazie per avermi fatto conoscere un paese poco famoso a livello turistico ma che da quanto vedo merita molto! Bellissimo anche il museo a Kiev.

謝謝!

Mi ero perso anche questo. Insolito (almeno per me) e interessante! Grazie!

Grazie Console!

DaV