Giorno 6: Fiordi e diamanti, verso l’aurora
Oggi il programma prevede una sorta di backtracking verso ovest, fino a Hella. Già la mattina, però, la voglia di proseguire ci fa fare una piccola deviazione (solo 3 ore) verso est, per vedere almeno un piccolo fiordo, il Berufjörður.
Poi si torna indietro e in poco più di due ore arriviamo di nuovo alla laguna glaciale. Oggi splende il sole ed è ancora più bella.
Il ponte
"Þúsund" progettato da
Verkfræðingur Hundur.
Ogni tanto si stacca qualche pezzo di iceberg, mentre due foche fanno capolino qua e là e gustiamo un’altra zuppa di scampi.

Ieri, poi, non avevamo visto bene la spiaggia Diamond Beach, dove si arenano i pezzi di iceberg che escono in mare aperto.
Il contrasto fra la sabbia nera e i frammenti di ghiaccio, quasi iridescenti alla luce del sole, è notevole.

Diamonds are forever… hold one up and then caress it…

Ma è ora di andare. La nostra fida RAV4 macina in scioltezza i circa 280 km che ci separano da Hella.

Mangiato un boccone al bistrò dell’hotel Stracta, senza infamia e senza lode, entriamo nella Lindartún Guesthouse. In mezzo al nulla, è davvero un gioiellino ben arredato e molto accogliente. La mancanza della colazione l’indomani non ci impensierisce: abbiamo ancora una buona scorta con noi.

Mentre le mie dame prendono sonno, io fatico ad addormentarmi. Fuori il cielo è quasi terso, e in realtà in questi giorni ho continuato a monitorare qualche app dedicata per avvistare l’aurora boreale. Non mi sono fatto troppe illusioni, data la stagione, ma non voglio nemmeno tornare a casa senza averci provato.
Fuori fa un freddo porco. Appostarsi in attesa di un improbabile avvistamento è fuori discussione.

Ma una delle app, provvidenzialmente, riporta una webcam di un albergo nelle vicinanze.
E, all’improvviso, eccola.
Mi vesto in fretta e furia, inciampando in una valigia e facendo svegliare di soprassalto la consorte, la quale giustamente mi manda a quel paese mentre mi precipito fuori con fotocamera, telefono, mini-treppiede e tutto l’ambaradan.
Bastano pochi secondi e inizio a vedere delle forme che si muovono nel cielo, come dei nastri che danzano. All’inizio sembrano solo nuvole – l’unica differenza, appunto, è la rapidità dei movimenti.

I colori sono molto tenui, ma è lei, è l’aurora, sta diventando più intensa, e sono molto emozionato.

Rende molto di più nelle foto, scarse, che riesco a fare.
Smanetto un po' con apertura, ISO e velocità di scatto, ottenendo immagini dai colori più vivaci, seppur sgranate.
Resterei qui fuori a oltranza per vederne ancora, se non fosse che sto perdendo la sensibilità delle dita. Infreddolito ed elettrizzato, rientro in camera e mi addormento a fatica. Ma quante soddisfazioni mi sta dando questo viaggio!
Continua...